Incontriamo Tetsuo Hara a Lucca Comics & Games 2025
Il Fuoco di Kenshiro arde coi giganti degli Uffizi
Al Press-Cafe di LCG il Sensei Tetsuo Hara riceve la consacrazione del premio “Maestro del Fumetto” 2025 e incontra i giornalisti
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di Furio Detti
Camera di Commercio, Sala Oro
Lucca, 30/10/25 – Una sala gremitissima. Ingressi centellinati. Tensione palpabile. Manca poco che “s’incendi l’aria” come recita la versione italiana della sigla…
Naturalmente parliamo di Tetsuo Hara, papà dell’Uomo dalle Sette Stelle, Ken Shiro della Sacra Scuola di Hokuto. Lo introduce il Direttore di LCG Emanuele Vietina che ne rammenta l’eccezionale caratura di autore capace di aver segnato il mondo del fumetto, di aver realizzato un’epica memorabile e di aver contribuito a diffondere uno stile visivo inconfondibile: Hara è una leggenda vivente del manga e dell’anime.
La sua serie apocalittica e iperviolenta ha caratterizzato un’era di palinsesti televisivi, dagli anni ’90, definendo un genere e rendendo iconica (e da noi, inizialmente famigerata) la saga anime e manga di Hokuto no Ken. Adesso la critica e l’intera filiera di LCG gli rendono omaggio e il mangaka incassa il prestigiosissimo riconoscimento culturale di essere il primo autore nipponico a essere incluso nella collezione di autoritratti della Galleria degli Uffizi in Firenze, grazie alla sinergia di LCG e del Museo fiorentino e al riconoscimento come “Maestro del Fumetto, LCG 2025” su voto unanime della giuria “per avere innovato il genere con profondità di dettaglio anatomico e resa della fisicità dei soggetti”.
Un prestigioso riconoscimento, con la sua inclusione fra le opere della galleria degli Uffizi, a fianco dei giganti dell’Arte, Michelangelo Buonarroti, Raffaello, Leonardo da Vinci, Botticelli e altri immortali, è il primo “bacio” conferito dalla città lucchese all’autore che, commosso, si inchina e ringrazia, salutando i giornalisti presenti e idealmente il pubblico.
Vietina ricorda ancora che la mostra da sola, presso la Chiesa dei Servi, è il primo passaporto per 100 tavole, legate alla cultura artistica nazionale. Il confronto dei personaggi di Hara con Baccio Bandinelli e la sua Scuola, presenti nelle opere prestate dalla galleria fiorentina e visibili fino alla fine del Festival lucchese, descrive una naturale affinità: l’estetica del modellato rinascimentale si riverbera sulle anatomie così caratteristiche degli eroi combattenti di Hokuto e Nanto.
Il Laocoonte e il Perseo con Medusa di Benvenuto Cellini sono stati utilizzati come modelli per i dipinti del Sensei a corredo dell’esposizione. Questo incontro con l’Italia e la fanbase continuerà con i successivi momenti dedicati dall’artista presso lo stand Panini e con la collaborazione di Coamix ai fan che sono migliaia e dovranno letteralmente conquistarsi e acquistare l’onore e il privilegio di un autografo e di una dedica con disegno per celebrarne i 40 anni di carriera. La sinergia fra istituzioni, editori e LCG è uno dei punti di forza rimarcati da Vietina per la trasformazione della cultura pop in cultura artistica a tutti gli effetti.
Le prime domande non colgono affatto Hara reticente. E la prima domanda è per la rivista Fantascienza.com sulla fonte di ispirazione del mangaka per gli abiti dei suoi personaggi e se essi rispecchino quelli del film Mad Max o se ci fosse qualche aneddoto particolare in merito.
Hara è preciso e indica chiaramente che non solo si è ispirato a Mad Max 2 ma che ha attinto a altri classici del genere fantascienza-distopico come Guerre Stellari e Blade Runner.
Quanto a altre ispirazioni su cui sono stati chiesti lumi, Hara ha detto di aver seguito una serie di riferimenti così vasta da includere probabilmente persino qualcosa dell’immaginario Disney. Fra le altre domande:
Che cosa fa la differenza fra un manga di successo e una leggenda?
Per Hara parte del segreto appartiene a un buon editing. “Fra tutte le opere di successo, quelle che restano nella storia e si rivelano come le più grandi, sono sempre quelle che hanno fruito di un editor capace di far crescere l’autore, impedendogli di adottare una sola, limitante, prospettiva sul suo stesso lavoro. Questa diversità di approcci e visione fa dell’opera una candidata non solo al successo immediato, ma a una fama duratura nel tempo. Io posso dire di essere stato fortunato nel costruire una solida relazione con il mio editor che mi segue sin dagli esordi.”
Editori e proposte: come orientarsi?
Inizialmente Hara aveva puntato, seguendo i consigli di alcuni editor e colleghi sull’avventura sportiva legata al motocross con Tetsu no Don Quixote, ma in realtà il motocross non divenne mai così popolare come sperato e la serie non ebbe il successo atteso. Cose che succedono.
Il volto di un eroe
Rispondendo sempre intorno alla sua ispirazione, Hara ha confermato: “Se dovessi scegliere per una live action il volto di Ken penserei a un italiano, e, devo dire, molto alto. Inizialmente ho pensato a Stallone per il fisico e a Mel Gibson e altri. Mi sono anche ispirato a Bruce Lee e Yûsaku Matsuda.”
Quando si è accorto della potenza di Hokuto no Ken presso i fan?
“Durante un viaggio in Francia nel 2011. Lì mi resi conto che anche in Europa esisteva una fanpase in crescita e appassionata. Per me è stata la spinta a lavorare ancora più duramente per raccontare le avventure dell’Uomo di Hokuto.” Questa scoperta gli ha permesso anche di introdurre elementi più personali nel tandem con lo sceneggiatore Buronson (Yoshiyuki Okamura). Naturalmente la riconoscenza va anche al pubblico italiano di cui egli sta sperimentando il calore e la passione: “Per me, abituato a disegnare nel mio studio, simili riconoscimenti sono una assoluta novità. Non ho mai ricevuto prima una accoglienza del genere.”
Se e quando ha avvertito un salto di qualità nelle opere precedenti a Ken?
Hara non ricorda particolari episodi anche se agli esordi ha commesso di certo errori di valutazione sulla qualità del suo stesso lavoro, come ogni professionista in crescita.
Cosa rappresenta Ken?
“Per me Ken è stato un modo per rendere consolazione e un po’ di metaforica rivalsa per tutti i miei giovani lettori adolescenti, spesso vittime di bullismo a scuola. Nella vita reale certo non puoi trasformarti in un maestro marzialista dal nulla, ma mostrare ai miei lettori come Ken punisse i prepotenti è credo abbia alleggerito la giornata a tutti i giovani in situazioni penose o difficili fra coetanei soprattutto.”
La domanda finale: quale fuoco anima Ken?
“Se mi chiedete quale fuoco animi il cuore di Kenshiro io risponderei senza esitazione il bushido, l’antica virtù dei guerrieri. Che è la semplice consapevolezza che non si raggiunge mai l’eccellenza ma che ogni volta esiste la maniera di fare qualcosa di più, di essere migliore, di avere più coraggio, di superare un altro ostacolo. Insomma di non finire mai la propria evoluzione: c’è sempre qualcosa da portare a termine!”

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