Incontriamo Takashi Murakami a Lucca Comics & Games 2025
Tutti gli uomini che hanno cani si somigliano a causa dei cani?
Press Café con Takashi Murakami acclamato autore del commovente “Il Cane che Guarda le Stelle” e “Kota. Il cane che vive con noi”
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di Furio Detti
Camera di Commercio, Sala Oro
Lucca, 30 ottobre 2025 – Una minibio introduttiva è d’uopo, essendo Murakami omonimo dell’altro celebre artista pop giapponese, creatore dell’estetica Superflat. Takashi Murakami (Osaka, 1965) è un mangaka autodidatta che ha riscosso successo internazionale con Hoshi Mamoru Inu (Futabasha, 2008; ed. it. J-Pop, 2009 trad. ita “Il Cane che Guarda le Stelle”) e che ha dedicato al mondo canino e alle relazioni uomo-cane anche il successivo Kota Oide (2017-18, trad. ita “Kota. Il cane che vive con noi”). Sta per uscire il suo Pino, libera rilettura distopico-robotica ispirata al Pinocchio di Collodi.
Sono state concesse al Press Café solo domande concordate in precedenza con l’editore (JPop). Letteratitudine pur ammessa alla presentazione non ne ha potute sottoporre. Qui riproponiamo quindi quanto emerso.
Murakami esordisce in italiano con il suo consueto umorismo: “Ho iniziato a studiare Italiano da settembre, inizio ottobre. Ora quindi posso parlare nella vostra lingua con stesso grado di due mesi bambino!”
Come mai il ruolo di protagonista proprio ai cani nelle sue opere (Il cane che guarda le stelle e Kota, il cane che vive con noi?
Io amo i cani ovviamente, ne ho avuti tre, adesso due. Ho sempre pensato che per noi esseri umani sia molto bello sapere che c’è sempre qualcuno che ci aspetta. I cani, che ci attendono con ansia mentre siamo via dimostrano così tutto il loro affetto, la loro presenza e la loro amicizia e gentilezza. Loro regalano la felicità agli esseri umani, quindi ho deciso di metterli al centro dei miei manga.
Pinocchio è una storia simbolica: poiché ha deciso, in Pino, di narrarlo di nuovo, quale aspetto del Pinocchio originale lo ha colpito?
Pinocchio è stato reso popolare nel mondo da Disney, che ne ha realizzato la celebre versione; io però ho letto anche l’originale di Collodi. Di cosa si tratta? Io penso che sia la storia di un personaggio che, partendo da uno stato di povertà e ignoranza, riesce alla fine a cambiare, progredire e diventare umano, a imparare delle cose. Credo che si possa dire lo stesso del mio personaggio, Pino. Per quanto riguarda lui, la sua caratteristica principale, al contrario di Pinocchio, è che Pino è una creatura artificiale di eccellente qualità e che deve invece in qualche modo “regredire” per arrivare allo stesso punto del Pinocchio collodiano.
Nelle sue storie molti personaggi perdono tutto per poi scoprire l’essenziale. Si tratta anche della sua visione della vita?
Io ho avuto un’infanzia abbastanza complicata, può quindi essere che il tema delle mie storie sia anche il percorso per ottenere qualcosa. Nonostante le mie iniziali difficoltà, però ho avuto molti amici, mi sono sposato, ho un figlio, ho un lavoro, quindi sono riuscito a maturare e a crescere umanamente. La mia vita ha conseguito qualcosa quindi potrebbe essere che questa idea sia alla base di molte mie storie e molti miei personaggi.
“Il cane è il mio salvatore!”
(Takashi Murakami)
I cani vivono meno degli uomini ma danno loro tutto. Questa sproporzione che effetto ha, se ne ha uno, su di lei?
L’amore che si riceve da un cane è senza limiti. Il cane vi ascolta e aspetta sempre, anche nei momenti peggiori della vita i cani sono sempre una salvezza, un aiuto inestimabile. Non è semplice amicizia, è qualcosa che salva. Il cane è il mio salvatore.
Perché Pino e Pinocchio nel suo nuovo manga si legano alla cupezza della distopia?
Ho scelto il burattino di Collodi per parlare di una creazione umana che fosse attuale. Mi è venuto subito in mente un androide, un robot. Un oggetto ormai attualmente possibile, magari non complesso come lo ho immaginato; ma ho deciso di ambientare la storia nel prossimo futuro. Se il mio lavoro è cupo, penso che ciò accada perché chiunque immagini il mondo a venire non potrebbe mai essere capace di pensare che le ombre e il male siano bandite dal futuro. Così anche nella mia immaginazione, succede questo.
La IA ha degli aspetti controversi: che ne pensa in generale e nell’ambito del suo lavoro artistico?
Una volta ho provato a usare ChatGPT per creare una storia proponendo delle parole chiave. L’output a dire il vero è stato interessante e io mi sono emozionato nel leggerlo; ma questo risultato non coincideva comunque con le mie aspettative. Non era la storia che in fondo immaginavo. Potrà funzionare benissimo per altre persone, ma per me no. Se un giorno la AI provasse a condizionare il mio modo di pensare, sicuramente entreremmo in conflitto.
Rileggere Il Cane che Guarda le Stelle dopo che è morto il proprio animale domestico è un’esperienza tra le più rivelatrici; quindi una domanda personale: quanto c’è della sua esperienza in questo manga riguardo alla perdita dei nostri amici e quanto di semplice osservazione del mondo?
Metà e metà, si tratta certo di una miscela delle due cose.
Perché scegliere una madre adulta, single, realizzata e alternativa come genitore di Pino?
Me ne sono reso conto grazie alle tante domande che sto ricevendo in questi giorni: può essere che io stesso abbia il desiderio di aver avuto una figura del genere di riferimento nella mia infanzia.
Chiunque abbia avuto un cane potrebbe riconoscere come autentico quanto viene narrato in Kota: questo vale per tuti gli uomini, a dispetto delle culture locali, perché così sono tutti i cani? Si tratta di una ipotesi vera?
Ho letto che l’evoluzione umana sia stata profondamente influenzata dalla relazione con i cani. Sì, la vita con un cane influenza molto gli esseri umani e questa è una teoria a cui voglio credere. Il cane è una creatura essenziale per l’uomo: è esattamente questo che rende l’esperienza di vita col cane comune in tutto il mondo, al netto delle divergenze culturali. Io – comunque – pur vivendo con dei cani, non è che abbia avuto chi sa che vantaggio evolutivo [ride]!
Nei suoi manga il disegno è essenziale: come trova l’equilibrio tra semplicità grafica e intensità emotiva?
Grazie per l’osservazione. Io non ho studiato materie artistiche né sono mai stato assistente di mangaka professionisti. Sono diventato un autore studiando da me; non ho un metodo o una tecnica particolare, cerco sempre di seguire il cuore e l’istinto anche se ogni volta mi chiedo se un certo modo di disegnare possa funzionare con la storia che sto affrontando.

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