Aprile 23, 2024

139 thoughts on “NON LASCIAR MAI CHE TI VEDANO PIANGERE, di Amir Valle

  1. Cari amici,
    sono molto lieto di poter inaugurare un nuovo appuntamento con Babelit: lo spazio di Letteratitudine dedicato all’incontro con autori non italiani nell’ambito di un dibattito bilingue. In questa nuova puntata di Babelit incontreremo lo scrittore, saggista, critico letterario e giornalista cubano Amir Valle (Cuba, 1967), il quale ha ottenuto importanti riconoscimenti in paesi come: Colombia, Repubblica Domenicana, Germania e Spagna per saggi, racconti e romanzi.

  2. Amir Valle ha al suo attivo la pubblicazione di più di una ventina di libri, ma in questa occasione discuteremo del suo primo romanzo pubblicato in Italia: “Non lasciar mai che ti vedano piangere” (edito da Anordest, nella collana Célebres Inéditos diretta da Gordiano Lupi; la traduzione del libro è di Giovanni Agnoloni).

  3. Si tratta di un romanzo (pubblicato contemporaneamente in Italia, Spagna, Germania, Francia e Stati Uniti) che ha già beneficiato di ottimi riscontri a livello internazionale: una storia coinvolgente e dai ritmi molto serrati, basata su una serie di coincidenze che hanno “incrociato” le vicende di personaggi celebri del calibro di Charles Chaplin, Marylin Monroe e Joe Dimaggio.
    Sul post avrete modo di leggere la scheda del libro, per capire di cosa tratta…

  4. Ne approfitto (anche qui tra i commenti) per ringraziare l’amico scrittore e traduttore Giovanni Agnoloni… che svolgerà il ruolo di “traduttore simultaneo online” per consentirci di dialogare con Amir.

  5. Intanto, qualche altra informazione sul protagonista di questo nuovo appuntamento di “Babelit”…

    Amir Valle è un esule cubano e vive a Berlino. Scrittore, critico letterario e noto giornalista, è considerato una delle voci fondamentali della narrativa contemporanea latino-americana. La sua opera è stata elogiata da scrittori come Manuel Vázquez Montalbán e i premi Nobel per la Letteratura Gunter Grass e Mario Vargas Llosa. Vincitore di importanti premi letterari internazionali come il Premio Internazionale Mario Vargas Llosa, il Premio Internazionale Rodolfo Walsh per il miglior libro al mondo in lingua spagnola e il Premio Internazionale di romanzi noir di Carmona, Premio Novelpol per il miglior romanzo noir pubblicato in Spagna. La casa editrice più importante in Spagna, Planeta, ha pubblicato “Jineteras” (2006), considerato dalla critica il miglior bestseller underground della letteratura cubana degli ultimi cinquant’anni.

  6. Come ho già accennato, Amir Valle ha pubblicato più di una ventina di libri, tra i quali si distinguono il libro di racconti ” La nostalgia es un tango de Gardel”, il libro di saggi “Brevísimas demencias: la narrativa cubana de los 90”, i libri testimonianza “Jineteras” (Premio Internacional Rodolfo Walsh) “eHabana Babilonia, la cara oculta de las jineteras” e i romanzi” Las puertas de la noche”, “Si Cristo te desnuda”, “Entre el miedo y las sombras”,” Los desnudos de Dios”, “Las palabras y los muertos” (Premio Internacional de Novela Mario Vargas Llosa), “Santuario de sombras” e “Largas noches con Flavi”a (Premio Internacional de Novela Negra Città di Carmona, Spagna).
    La sua opera è stata elogiata da scrittori come Augusto Roa Bastos, Manuel Vázquez Montalbán y Mario Vargas Llosa. Il suo ultimo lavoro è la storia romanzata della capitale cubana: “La Habana. Puerta de las Américas”.

  7. È stato detto di lui:
    “Il suo sguardo spregiudicato non risponde a nessuno schema o dogma politico-sociale, pretende solo di penetrare, come un dardo, ben più a fondo della superficie di una società complessa: è questa la radice della sua bellezza”.
    Manuel Vázquez Montalbán

  8. Ribadisco l’invito a rivolgervi direttamente ad Amir Valle
    Come sempre, per favorire la discussione, proverò a formulare qualche domanda concentrandomi in modo particolare su uno dei “protagonisti” di questo libro: Charlie Chaplin (figura centrale del romanzo).

  9. Come sempre, qui a Letteratitudine, il dibattito si svilupperà con calma nei prossimi giorni.
    Ne approfitto per ringraziarvi in anticipo per la partecipazione e per augurarvi una buona serata e una serena notte.
    (Potrò tornare a intervenire non prima di domani sera).

  10. Ringrazio molto l’amico Massimo Maugeri, e sono lieto di partecipare a questo forum, dove comincio inserendo direttamente le domande in lingua spagnola, sperando che anche lettori da altre parti del mondo (o ispanofoni in Italia) vogliano partecipare:

    1. ¿Habéis visto por lo menos una película de Chaplin? ¿Cual es
    vuestra preferida?
    2. ¿Y qué os podéis comentar sobre “El grande dictador”? Si lo habéis
    visto… qué recuerdo tenéis de esta película?
    3. ¿Qué tipo de contribución ha dado Chaplin al desarrollo del arte
    del siglo XX y del cine en particular?
    4. ¿Qué impacto ha tenido la obra de Chaplin en la historia de la
    segunda mitad del siglo XX?
    5. ¿De qué forma puede un personaje famoso defenderse del “poder
    político” que trata de subyugarlo?

  11. Questo dibattito non me lo perderò per nulla al mondo, anche perché Chaplin è uno dei miei miti. Interverrò con calma più tardi o domani. Per ora: grazie!!!

  12. Anche a me affascina molto la figura di Chaplin, così come quelle della coppia Marylin Monroe e Joe Dimaggio.

  13. Mio caro giovanotto,
    qui c’è pane per i miei denti, perchè certo…voi giovani non potete ricordare l’impatto dei film di Chaplin, la rivoluzione che portò “il dittatore” in piena epoca fascista….che anni…e che coraggio mostrò Chaplin in quella occasione. Immaginate che voleva dire in quel periodo,(era il 1940) quando Hitler era nel pieno della forza e della approvazione mondiale, mettere in ridicolo la sua dittaura, beffeggiarla, e per di più da parte di un personaggio umile, angelico, un antieroe.
    Io che sono un vecchietto più che ottuagenario (ahimè più vicino ai 90 che agli 80) posso raccontarvi…

  14. E dunque…. Immaginate solo questo…
    Il viceministro degli Esteri, Richard Austen Butler, chiese ai suoi uomini di indagare sul nuovo progetto cinematografico di Charlie Chaplin a Hollywood, “Il Dittatore”. Londra era infatti in ansia.
    Il premier britannico Neville Chamberlaine stava tentando di salvare la
    pace europea con la politica dell’“appeasement” nei confronti della
    Germania nazista. Il Patto di Monaco era stato appena siglato
    (settembre 1938) e nel gennaio del 1939 Chamberlaine rese omaggio
    a Mussolini con una visita ufficiale in Italia. Il film del grande attore e
    regista ebbe quindi effetti disastrosi sulle strategie politiche di Downing Street e del Foreign Office verso il Fuehrer e il Duce.
    E poi Chaplin era da sempre in odore di “comunismo” sulle due sponde
    dell’Atlantico, in specie dopo il trionfo mondiale di “Tempi Moderni”
    nel 1936…..

  15. ecco, questi erano i tempi in cui nacque il dittatore…ed ecco perchè il libro di Amir Valle coglie nel segno.
    Io posso ben testimoniarlo!

  16. Signor Amir Valle, come si è documentato? In che modo nel suo romanzo la storia si intreccia alla narrazione?

  17. Bè, mio buon Maugeri, mi ha fatto fare un bel tuffo nel passato.
    Tempi difficili, in verità. Voi giovani neanche potete immaginare quanto poco c’era, quale la semplicità, quale la assoluta mancanza di mezzi.
    La mia familglia aveva solo una bicicletta, mia madre mi rivoltava ogni anno il cappotto e il cinematografo ci faceva sognare. Le signorine portavano cappellini e guanti, noi giovanotti giacca e cravatta, sempre. Se boccheggiavamo le sigarette ci arrivava lo scapaccione di mio padre dietro la nuca, e il rossetto a scuola era vietato. Una mia compagna aveva ritagliato le foto del duce dai giornali e ne aveva fatto un album, ma la madre – infischiandosene del fatto che era Mussolini – lo considerò comunque un atto indecente e la chiuse in casa per due settimane…
    questi erano i tempi in cui uscì il dittatore….
    che nostalgia!
    Mi abbia suo,
    Professor Emilio

  18. In effetti la componente di denuncia politica è centrale in Chaplin , che per questo fu anche perseguitato dalle autorità americane, in cui dominava il feroce anticomunismo del senatore Joseph McCarthy. Di fatto Chaplin fu costretto a rimanere per lungo tempo in esilio in Europa visto che gli americani lo ritenevano persona non gradita e non idonea a restare negli USA.
    Credo quindi che la trama del libro di Amir Valle si basi su questa persecuzione verso Chaplin. Sbaglio, signor Valle?
    Posso chiederle cosa l’ha spinta a scrivere questo libro, quale necessità?
    grazie di cuore e complimenti

  19. Carissimo Signor Valle,
    che tema affascinante!
    C’è un legame emotivo tra l’esilio vissuto da Chaplin e il suo personale esilio a Berlino da Cuba? Ha nostalgia della sua terra?
    Grazie anche a chi vorrà tradurre le mie domande e davvero ogni augurio di fortuna per questo romanzo!
    Come si dice?…Buena suerte ! (.. o sbaglio?)

  20. – Señor Amir Valle, ¿como se ha documentado? ¿De cual forma en su novela la historia se entreteje con la narración?

    – De hecho la denuncia política es central en Chaplin, que por esta razón fue perseguido también por las autoridades americanas, en las que dominaba el feroz anticomunismo del senador Joseph McCarthy. Chaplin tuvo que quedar en exilio durante muchos años en Europa, ya que los americanos lo consideraban “persona non grata” y sin los requisitos para vivir en los Estados Unidos.
    Entonces creo que la intriga del libro de Amir Valle es basada en esta persecución contra Chaplin. ¿O me equivoco, Señor Valle?
    ¿Puedo preguntarle cual necesitad le ha llevado a escribir esta novela?

    – ¿Hay una conexión emotiva entre el exilio de Chaplin y el exilio personal de Usted en Berlín? ¿Tiene nostalgia de su tierra?

  21. Caro Massi,
    è un libro davvero colmo di suggestioni quello che ci presenti oggi!
    Vorrei salutare l’autore e il traduttore e ringraziarli per questa esperienza così completa, a cavallo tra due lingue e due mondi.

  22. In effetti l’influenza di Chaplin nell’evoluzione del pensiero moderno e della letteratura del novecento è molto incisiva, Massi.
    Basti pensare alla attualissima riflessione che Chaplin propone sul rapporto uomo-macchina (che potremmo estendere alla nostra era del computer), o alla evocazione potente, con il suo Charlot, dell’antieroe, delle sue domande di fronte all’epoca moderna, alle masse, all’efficientismo sfrenato, che invece di regalare libertà, rende prigionieri…

  23. Ci sono parallellismi anche con la letteratura, poi. Non manca chi accosta Charlot a Zeno di Italo Svevo, attori entrambi del dramma morboso degli inadeguati e degli incapaci a vivere.
    Questo modello atipico di antieroe ha caratteristiche di personalità immutabili simili anche al Woody dei film di Allen.
    Insomma, la maschera di Charlot, del clown che riesce a ispirare al tempo stesso sorriso e malinconia, è un simbolo dei nostri tempi, della loro altalenante ricerca, del loro ondeggiare sul vuoto, tra apparente felicità e amarezza. E’ la favola dell’uomo moderno.

  24. Per questo trovo che l’idea di Amir Valle di incentrare la sua storia su Chaplin e Marylin Monroe, sia dolente e modernissima, specchio del nostro difficile tempo, delle sue contraddizioni e delle sue seduzioni destinate a ingoiarci.
    Signor Valle, come mai la scelta di personaggi così famosi?

  25. Infine mille in bocca al lupo al signor Valle, cui auguro ancora moltissimo successo con questo e altri libri.
    Buona serata (e grazie a Giovanni Agnoloni, che avrà la pazienza di tradurre la mia domanda)!

  26. Bellissimo post, tanti complimenti ed auguri al libro di Amir Valle.
    Chaplin è stato un artista enorme, completo, preveggente e di grande sensibilità.
    Più di ogni altro suo film, fra cui naturalmente Il dittatore, ho nel cuore le immagini di Luci della città, secondo me un vero capolavoro.
    Ha sempre mescolato il riso col pianto Chaplin e questa è caratteristica solo dei grandi uomini dell’arte e della vita. Il romanticismo sfortunato eppure capace di sedurci ad ogni sguardo, l’autenticità del suo saper mostrare i sentimenti veri delle persone più fragili, quelle con qualche handicap come la bella fioraia, sono alcuni fra i ritratti che questo grande ci ha lasciato.
    Mi piacerebbe chiedere ad Amir Valle quali di questi tratti ritrova nella sua stessa scrittura e se qualcosa del rinomato perfezionismo di Chaplin sente possa appartenere anche a lui come scrittore.

  27. Signor Amir, può gentilmente raccontarci qualcosa del titolo? Mi ha colpito molto, chi e perché non deve lasciar mai che lo vedano piangere?
    E’ forse l’impossibilità di mostrarci al mondo con tutte le nostre fragilità? O possiamo tentare di farlo solo ricostruendo il nostro passato attraverso una ricomposizione meticolosa dei ricordi, quali che essi siano?
    una buona notte a tutti.

  28. Estimado Massimo, gracias por invitarme a este interesante sitio.

    Pido disculpas a todos los que hasta ahora han preguntado porque no puedo responder en italiano. Lo entiendo bastante, pero no puedo hablar ni escribir en italiano.

    Comienzo a responder, una a una, las preguntas que ustedes me han hecho.

  29. 1. Avete mai visto un film di Chaplin? Qual è il vostro preferito?

    En mi caso personal, yo soy un fan de las películas de Chaplin, desde que era un niño. Las he visto todas, incluso las que hizo en cine sonoro. Mis preferidas son, en orden de prioridad, El vagabundo, La quimera del oro, El gran dictador y Tiempos modernos.

    2. E “Il grande dittatore”? Nel caso in cui l’aveste visto… che ricordo conservate di questo film?
    Es una película que sigo disfrutando siempre que la veo. La considero una película importante, especialmente porque, mucho antes de que el mundo supiera verdaderamente toda la tragedia del fascismo, Chaplin supo anunciar lo que podría sufrir el mundo debido a los delirios de poder de unas mentes enfermas como las de Hitler y Mussolini.

  30. 3. Che tipo di contributo ha dato Chaplin allo sviluppo dell’arte del Novecento e del cinema in particolare?
    Chaplin es un genio del cine. En mi novela utilizo una frase del director de cine Billy Wilder que dice: “Al crear a Chaplin, Dios estaba en muy buena forma. Necesitará uno o dos siglos para conseguir hacer otro genio de este calibre”. En mi opinión personal, no ha nacido hasta ahora otro artista de cine tan completo como él.

  31. 4. Che impatto ha avuto l’opera di Chaplin sulla storia della seconda metà del XX secolo?
    Todos los actores, cuando le preguntas por el legado de Chaplin, elogian su obra y reconocen su magisterio. Pero sobre todo reconocen la actualidad de su modo de encarnar a los personajes. Recuerden además que Chaplin no sólo actuaba, sino también escribía los guiones, buscaba a los actores que trabajaban con él, hacía tomas de cámara, e incluso escribía la música.

  32. 5. In che modo un personaggio celebre può proteggersi dal “potere politico” che cerca di soggiogarlo?
    Habría que escribir un libro para responder a esta pregunta. Pero básicamente, Chaplin lo hizo sin claudicar, sin bajar la cabeza ante el poder, y por eso tuvo que irse al exilio, a pesar de que el poder político intentó comprarlo muchas veces y de muchas formas distintas.

  33. Pregunta de Emilio
    Signor Amir Valle, come si è documentato? In che modo nel suo romanzo la storia si intreccia alla narrazione?
    Soy periodista y tengo el vicio de investigar siempre a fondo todas las historias que escribo, cuando la novela está basada en la realidad. En la investigación de esa novela partí de una sugerencia de mi maestro, el paraguayo Augusto Roa Bastos, quien me hizo ver cuántas coincidencias históricas había en el siglo XX en torno a Chaplin. Busqué esas coincidencias y me di cuenta que personajes internacionalmente conocidos como el Hitler o el Ché Guevara habían recibido también la influencia de Chaplin y empecé a buscar. Encontré, por ejemplo, algunos testimonios de nazis colegas de Goebbels, el ministro de información de Hitler, que aseguran que a Hitler le encantó la película de Chaplin y que una de las cosas que más le gustó fue la burla que hizo de Mussolini. Fue un trabajo pesado, pero disfruté mucho haciendo esa investigación.

  34. Otra pregunta de Emilio
    Signor Amir Valle, come si è documentato? In che modo nel suo romanzo la storia si intreccia alla narrazione?
    En la novela alternan cuatro historias: la Alemania nazi de 1942 donde Hitler, luego de ver junto a Goebbels la película “El gran dictador” ordena secuestrar a Chaplin y llevarlo a Berlín; Miami en 1952, en la que el Ché, todavía desconocido, decide secuestrar a Chaplin, Marilyn Monroe y al pelotero Joe Dimaggio, con la idea de llevarlos a recorrer los países pobres de América que él había recorrido en su primer viaje; Suiza en 1977, luego de la muerte de Chaplin, cuando dos delincuentes, comandados por un antiguo nazi, roba el cadáver de Chaplin de su tumba; y la Alemania actual, donde se cuenta la historia de una muchacha neonazi que escapa de ese mundo gracias al impacto que en su niñez tuvo la película “El vagabundo”, de Chaplin.

  35. Pregunta de Antonio
    In effetti la componente di denuncia politica è centrale in Chaplin , che per questo fu anche perseguitato dalle autorità americane, in cui dominava il feroce anticomunismo del senatore Joseph McCarthy. Di fatto Chaplin fu costretto a rimanere per lungo tempo in esilio in Europa visto che gli americani lo ritenevano persona non gradita e non idonea a restare negli USA.
    Credo quindi che la trama del libro di Amir Valle si basi su questa persecuzione verso Chaplin. Sbaglio, signor Valle?
    Posso chiederle cosa l’ha spinta a scrivere questo libro, quale necessità?
    grazie di cuore e complimenti

    Realmente la novela sólo toca un momento de ese período, pero es como usted dice: Chaplin fue muy perseguido, fue acusado de ser un espía de los rusos y se enfrentó a esa persecución mientras pudo hasta que, al ver que su vida corría peligro, decidió exiliarse. Mi novela va más allá: creo que, por desgracia, la gente ha ido olvidando la grandeza de Chaplin y en los tiempos que vivimos creo que toda su obra es importante por los mensajes de humanismo que él dejó en todas sus películas. Quise reflejar en la novela como una sola de sus películas: “El gran dictador” impactó al mundo.

  36. Pregunta de Maria Vittoria
    C’è un legame emotivo tra l’esilio vissuto da Chaplin e il suo personale esilio a Berlino da Cuba? Ha nostalgia della sua terra?

    Lo primero que hay que recordar es que Chaplin era inglés y por eso lo que a veces llamamos “exilio” fue sólo el regreso a su tierra, Europa. Él eligió vivir en Suiza, pero viajaba mucho a su país y retomó el contacto con sus antiguos colegas de teatro, cosa que según dijo él mismo, fue muy importante para él en esa etapa de su vida.
    Mi exilio fue distinto: a mí, por mis novelas críticas publicadas en Europa, decidieron desterrarme y en uno de los viajes que hice a España, cuando quise regresar, el gobierno me impidió entrar a mi país. Nunca quise emigrar, a mi me echaron de mi tierra, y eso lo hizo todo más difícil. Siento nostalgia por mi país, claro, pero hay una Cuba, una isla que viaja conmigo siempre a todas partes, mi Cuba, mi propio país, y ese nadie ha podido arrebatármelo.

  37. Pregunta de Simona lo iacono

    Signor Valle, come mai la scelta di personaggi così famosi?

    A partir de mi idea de mostrar cómo Chaplin influyó en distintos personajes a lo largo de la historia del siglo XX empecé a buscar y encontré a personajes como Marilyn Monroe, Ché Guevara, muy famosos, que estuvieron relacionados directamente o fueron impactados por el arte genial del cómico inglés. No hubo intención, simplemente esos personajes surgieron en el proceso de investigación y decidí escribir la novela con sus historias y su relación con Chaplin.

  38. Pregunta de Francesca G. Marone
    Signor Amir, può gentilmente raccontarci qualcosa del titolo? Mi ha colpito molto, chi e perché non deve lasciar mai che lo vedano piangere?

    El título son palabras exactas que me dijo la joven alemana que protagoniza una de las cuatro tramas de la novela. Ella sufrió tanto en su corta vida que decidió endurecer su corazón, al menos exteriormente. Su tesis es que si te ven llorar, en los tiempos que vivimos, la gente descubre tu debilidad y se aprovecha de ello. Ella fue débil y todavía hoy sigue creyendo que toda su desgracia se debe a esa debilidad. Por eso el título: en los tiempos que vivimos nunca dejes que te vean llorar.

  39. Ringraziandovi di nuovo anch’io per l’attenzione e la gentilezza, inizio a tradurre le risposte di Amir Valle:

    – Che tipo di contributo ha dato Chaplin allo sviluppo dell’arte del Novecento e del cinema in particolare?
    Chaplin è un genio del cinema. Nel mio libro uso una frase del regista Billy Wilder che dice: “Quando creò Chaplin, Dio era in ottima forma. Ci vorranno uno o due secoli per avere un altro genio del suo calibro”. A mio avviso, ad oggi non è nato un altro artista cinematografico completo come lui.

  40. – Che impatto ha avuto l’opera di Chaplin sulla storia della seconda metà del XX secolo?
    AMIR VALLE: Tutti gli attori , quando chiedi loro dell’eredità lasciata da Chaplin, elogiano la sua opera e lo riconoscono come maestro. Ma soprattutto riconoscono l’attualità del suo modo di incarnare i personaggi. Ricordate poi che Chaplin non recitava soltanto, ma scriveva anche le sceneggiature, cercava gli attori che lavoravano con lui, faceva le riprese, e componeva pure la musica.

  41. – In che modo un personaggio celebre può proteggersi dal “potere politico” che cerca di soggiogarlo?
    AMIR VALLE: Bisognerebbe scrivere un libro per rispondere a questa domanda. Fondamentalmente, però, Chaplin l’ha fatto senza zoppicare, senza chinare il capo davanti al potere, e per questo è dovuto andare in esilio, benché il potere politico abbia cercato di comprarlo molte volte e in tanti modi diversi.

  42. Domanda di Emilio
    – Signor Amir Valle, come si è documentato? In che modo nel suo romanzo la storia si intreccia alla narrazione?
    AMIR VALLE: Sono giornalista, e ho il vizio di fare sempre indagini approfondite per tutte le storie che scrivo, quando il romanzo è basato sulla realtà. Nella ricerca fatta per questo romanzo sono partito da un suggerimento del mio maestro, il paraguayano Augusto Roa Bastos, che mi fece notare quante coincidenze storiche ci fossero nel XX secolo, intorno a Chaplin. Le ho cercate e mi sono reso conto di come anche personaggi conosciuti internazionalmente come Hitler o Ché Guevara fossero stati influenzati da Chaplin, e ho iniziato ad approfondire. Per esempio, ho scoperto alcune testimonianze di nazisti colleghi di Goebbels, il ministro dell’informazione di Hitler, che assicurano che a Hitler il film di Chaplin piacque molto, e che una delle cose che lo colpì di più fu la parodia che fece di Mussolini. E’ stato un lavoro duro, ma nello svolgerlo mi sono anche divertito molto.

  43. Domanda di Antonio
    In effetti la componente di denuncia politica è centrale in Chaplin , che per questo fu anche perseguitato dalle autorità americane, in cui dominava il feroce anticomunismo del senatore Joseph McCarthy. Di fatto Chaplin fu costretto a rimanere per lungo tempo in esilio in Europa visto che gli americani lo ritenevano persona non gradita e non idonea a restare negli USA.
    Credo quindi che la trama del libro di Amir Valle si basi su questa persecuzione verso Chaplin. Sbaglio, signor Valle?
    Posso chiederle cosa l’ha spinta a scrivere questo libro, quale necessità?
    grazie di cuore e complimenti

    AMIR VALLE: In effetti il romanzo tocca solo un momento di questo periodo, ma è come dice Lei: Chaplin fu molto perseguitato, fu accusato di essere una spia dei russi e fece fronte a questa persecuzione finché poté, fino a quando, vedendo la propria vita in pericolo, decise di autoesiliarsi. Il mio romanzo va oltre: credo che, sfortunatamente, la gente via via abbia dimenticato la grandezza di Chaplin, e nei tempi che viviamo penso che tutta la sua opera sia importante per i messaggi profondamente umani che ha lasciato in tutti i suoi film. Il mio romanzo ha cercato di riflettere l’impatto che un suo film in particolare, “Il grande dittatore”, ha avuto sul mondo.

  44. Domanda di Maria Vittoria
    C’è un legame emotivo tra l’esilio vissuto da Chaplin e il suo personale esilio a Berlino da Cuba? Ha nostalgia della sua terra?

    AMIR VALLE: La prima cosa che bisogna ricordare è che Chaplin era inglese, perciò quello che a volte chiamiamo “esilio” fu solo il ritorno alla sua terra, l’Europa. Lui scelse di vivere in Svizzera, ma andava spesso nel suo paese, e riprese contatto coi suoi vecchi colleghi di teatro, cosa che, come lui stesso ebbe a dire, fu molto importante in questa fase della sua vita.
    Il mio esilio è stato diverso: io, per i miei romanzi critici pubblicati in Europa, sono stato cacciato: infatti, in uno dei miei viaggi in Spagna, quando decisi di tornare, il governo mi impedì di rientrare nel mio paese. Non ho mai voluto emigrare, ma mi hanno allontanato dalla mia terra, e questo ha reso tutto più difficile. Ho nostalgia del mio paese, certo, ma c’è una Cuba, un’isola che viaggia sempre con me dappertutto, la mia Cuba, il mio paese, e questo nessuno ha potuto togliermelo.

  45. Domanda di Simona Lo Iacono
    Signor Valle, come mai la scelta di personaggi così famosi?
    AMIR VALLE: Partendo dalla mia idea di mostrare come Chaplin avesse influito su diversi personaggi nel corso della storia del XX secolo, ho cominciato a cercare e trovato personaggi come Marilyn Monroe e Ché Guevara, molto famosi, che ebbero un rapporto diretto con lui o furono colpiti dall’arte geniale del comico inglese. Non l’ho “fatto apposta”, ma semplicemente questi personaggi sono emersi dal mio percorso d’indagine, e ho deciso di scrivere il romanzo con le sue storie e il suo legame con Chaplin.

  46. Altra domanda di Emilio
    Signor Amir Valle, come si è documentato? In che modo nel suo romanzo la storia si intreccia alla narrazione?
    AMIR VALLE: Nel romanzo si alternano quattro storie: la Germania nazista del 1942, dove Hitler, dopo aver visto con Goebbels il film “Il grande dittatore”, ordina di sequestrare Chaplin e di portarlo a Berlino; Miami nel 1952, dove il Ché, ancora sconosciuto, decide di rapire Chaplin, Marilyn Monroe e il giocatore di baseball Joe DiMaggio, con l’idea di portarli nei paesi poveri dell’America che lui aveva attraversati nel suo primo viaggio; la Svizzera nel 1978, dopo la morte di Chaplin, quando due delinquenti, al comando di un vecchio nazista, trafugano il cadavere di Chaplin; e la Germania di oggi, dove si ambienta la storia di una giovane neonazista che fugge da quel mondo grazie all’impatto che quando era piccola ebbe su di lei il film “Il vagabondo” di Chaplin.

  47. Domanda di Francesca G. Marone
    Signor Amir, può gentilmente raccontarci qualcosa del titolo? Mi ha colpito molto, chi e perché non deve lasciar mai che lo vedano piangere?
    AMIR VALLE: Il titolo sono le parole esatte che mi disse la giovane tedesca protagonista di uno dei quattro filoni narrativi del romanzo. Aveva tanto sofferto, nella sua ancor breve vita, che aveva deciso di indurirsi il cuore, almeno all’esterno. Secondo lei, se ti vedono piangere, al tempo in cui viviamo, le persone scoprono la tua debolezza e se ne approfittano. Lei è stata debole, e ancor oggi continua a pensare che tutte le sue disgrazie siano state dovute a questa debolezza. Da qui il titolo: nel tempo in cui viviamo, non lasciar mai che ti vedano piangere.

  48. Per ora non mi vengono domande in mente, ma credo che il miglior modo per conoscere un po’ di più Amir Valle sia acquistare e leggere il suo libro. Cosa che conto di fare al più presto.

  49. Ho letto con interesse i commenti, tutti hanno destato la mia curiosità, pertanto penso di procurami questo e magari altri libri di Amir Valle.
    Grazie caro Massimo, di questo spazio in cui c’è sempre di che arricchirsi.
    Cari saluti a te, a Simona, a tutti gli intervenuti.
    cb

  50. Scrivo anche io per ringraziare Amir Valle, Giovanni Agnoloni, Massimo Maugeri e tutti gli intervenuti.
    Ho letto con grandissimo piacere ed interesse tutti i commenti e ho appreso cose nuove. Non sempre capita.

  51. Dimenticavo di scrivere che tra i tanti pregi di questo post, c’è pure quello di ricordare l’importanza della figura di Chaplin.
    In effetti, ultimamente, non se ne parla più granché. Ed è un peccato.
    Grazie, dunque, anche per questo.

  52. Davvero un bellissimo dibattito. Unisco i miei complimenti a quelli degli altri.
    Provo a rispondere alle domande e poi mi rivolgerò al bravissimo Amir Valle di cui ho già ammirato le risposte date alle domande finora pervenute.

  53. 1. Avete mai visto un film di Chaplin? Qual è il vostro preferito?
    Chaplin lo amavo a tal punto che, negli anni Settanta, quando ancora non c’erano nemmeno i registratori, avevo acquistato alcuni filmini in super 8 (ve lo ricordate?) per vedere qualche spezzone di film ogni volta che mi andava. Era perfetto, perché avevo un proiettore senza sonoro e per me vedere quegli spezzoni di film muto equivaleva ad andare al cinema.
    Ho un ricordo particolarmente nostalgico e commovente del film “Il monello”.

  54. 2. E “Il grande dittatore”? Nel caso in cui l’aveste visto… che ricordo conservate di questo film?
    Bellissimo. Uno dei film/capolavoro della storia del cinema. Non solo per la componente di denuncia, attraverso la parodia, ma già solo per l’alto valore artistico. Chaplin era un genio. Sono d’accordo.

  55. 3. Che tipo di contributo ha dato Chaplin allo sviluppo dell’arte del Novecento e del cinema in particolare?
    Immenso e incommensurabile. Senza Chaplin probabilmente il cinema non sarebbe diventato quello che è poi diventato. Tra gli attori più famosi dalla nascita dell’industria hollywoodiana, figura al decimo posto della classifica AFI dei 25 migliori attori di tutta la storia del cinema. Io lo metterei tra i primi cinque.

  56. 4. Che impatto ha avuto l’opera di Chaplin sulla storia della seconda metà del XX secolo?
    Rispondere a questa domanda è più difficile. Non so fino a che punto l’arte riesca a influenzare la storia. Dipende dai momenti: a volte credo di sì, altre volte penso sia proprio impossibile. Non so se l’opera di Chaplin ha avuto influenze sulla grande Storia, di certo ne ha avute nella storia dell’arte.

  57. 5. In che modo un personaggio celebre può proteggersi dal “potere politico” che cerca di soggiogarlo?
    Evitando di scenderci a patti e pagandone le conseguenze. Non vedo altri modi, purtroppo.

  58. @ Amir Valle
    Intanto volevo farle i complimenti. Leggerò di certo il suo romanzo. Avevo questa curiosità da chiederle. Le piacerebbe se questo suo romanzo venisse trasposto in film? In caso affermativo, che cast immaginerebbe? E quale regista sceglierebbe se potesse sceglierlo?

  59. Domanda di Amelia
    Fue precisamente mi amigo Giovanni Agnoloni, el traductor de esta novela, quien primero me dijo que la novela parecía escrita para hacer una película. Y claro que la idea me encanta. Eso sí, no se me ocurre ahora mismo ningún director.

  60. Domanda di Amelia
    AMIR VALLE: è stato proprio il mio amico Giovanni Agnoloni, il traduttore di questo romanzo, il primo a dirmi che sembrava scritto per farne un film. E ovviamente l’idea mi affascina. Però adesso non mi viene in mente nessun regista.

  61. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo post. La gentilezza dell’autore e del suo traduttore che percepisco garbatissimi e colti.
    Davvero complimenti di cuore, mi sento trasportata e presa per mano tra uno stato e l’altro, una lingua e l’altra, una sensazione e l’altra.
    Questo è il potere senza confini della letteratura!
    Bravo Massimo, complimenti alla tua Babele!

  62. Volevo chiedere al signor Amir Valle: la complessità dei tempi che viviamo, la loro tragicità, la loro durezza …può essere lenita dallo sforzo letterario? Nel suo libro sembra che l’arte (l’amore per i film di Chaplin) abbia un ruolo salvifico. E’ questa la speranza ? Il ruolo di resurrezione che ha l’arte in generale?

  63. Auguro una buona serata a tutti e ringrazio di cuore l’instancabile opera di traduzione di Giovanni Agnoloni. Davvero bravissimo! Grazie a tutti della bellissima esperienza!

  64. Sí, Renata, de algún modo es como dices. Yo escribo porque siento que el mundo está tan mal que mi labor es hacerle ver al hombre cuánta porquería ha regado en nuestro mundo. Esa es la esperanza que yo veo en la literatura ante los tiempos que corren: la de mostrar la cara fea a la gente, para que se vean en el espejo de sus propias miserias. Por eso escribo. Y por eso esta novela: una de las tesis de Chaplin, como artista, es que el mundo necesitaba ser cambiado, a partir de las buenas cosas ue hay en el corazón de la especie humana.

  65. Risposta a Renata (che ringrazio per le sue gentilissime parole):

    AMIR VALLE: Sì, Renata, in qualche modo è come dici. Io scrivo perché sento che il mondo sta tanto male che il mio compito è far vedere all’uomo che porcherie ha disseminato per il pianeta. E’ questa la speranza che scorgo nella letteratura, nel tempo in cui viviamo: quella di mostrare alla gente il volto peggiore delle cose, perché vi vedano rispecchiate le proprie miserie. Per questo scrivo. E da qui questo romanzo: una delle tesi di Chaplin, come artista, è che il mondo avesse bisogno di essere cambiato a partire dalle cose buone che ci sono nel cuore della specie umana.

  66. Cari amici, rieccomi qui. Grazie di cuore a tutti per la partecipazione, ma – soprattutto – consentitemi di ringraziare in maniera speciale Amir Valle (per la sua generosità a prendere parte alla discussione) e Giovanni Agnoloni (per la sua abnegazione a tradurre e a fare da interprete).
    Grazie davvero!

  67. Come sempre, ne approfitto per salutare tutti partecipanti alla discussione.
    Un caro saluto a: Leo, Annamaria, Emilio, Antonio, Maria Vittoria, Simona (la mia supersocia di scrittura), Francesca G., Vale, Cristina Bove, Antonello, Amelia Corsi, Renata.

  68. @ Amir Valle
    Caro Amir, benvenuto a Letteratitudine!
    Vorrei approfittare per chiederti qualcosa su di te in quanto scrittore. Raccontaci qualcosa dei tuoi inizi… quand’è che per la prima volta hai pensato: voglio fare lo scrittore…

  69. @ Amir Valle
    Che tipo di riscontro sta avendo “Non lasciar mai che ti vedano piangere” negli altri paesi in cui è stato pubblicato?
    Puoi dirci qualcosa a proposito?

  70. Preguntas de Massimo Maugeri:

    – Querido Amir, bienvenido en Letteratitudine!
    Quiero aprovechar esta oportunidad para preguntarte algo sobre tí como escritor. ¿Puedes decir algo de tus inicios?… cuando pensaste por la primera vez: “Quiero ser un escritor”…

    – ¿Cuales son tus “puntos de referencia” literarios? (tus autores y libros preferidos)?

    – ¿Como ha sido tu experiencia italiana, presentando “Non lasciar mai che ti vedano piangere”?
    http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/09/28/non-lasciar-mai-che-ti-vedano-piangere-di-amir-valle/
    ¿Qué recuerdo tienes de esta presentació?

    – ¿Qué éxito está teniendo “Non lasciar mai che ti vedano piangere” en los otros países en los que ha sido publicado? ¿Puedes contarnos algo?

  71. Ciao, sono un appassionato di Chaplin e apprendo con molto piacere dell’esistenza di questo libro che leggerò senz’altro.
    Ho pensato : perché non approfittare di questo thread per far conoscere un di più di Chaplin a chi segue questo Forum?
    Ho ricevuto l’ok da Max Maugeri, perciò procedo.

  72. Il personaggio attorno al quale Chaplin costruì larga parte delle sue sceneggiature, e che gli diede fama universale, fu quello del “vagabondo” (The Tramp in inglese; Charlot in italiano, francese e spagnolo): un omino dalle raffinate maniere e la dignità di un gentiluomo, vestito di una stretta giacchetta, pantaloni e scarpe più grandi della sua misura, una bombetta e un bastone da passeggio in bambù; tipici del personaggio erano anche i baffetti e l’andatura ondeggiante. L’emotività sentimentale e il malinconico disincanto di fronte alla spietatezza e alle ingiustizie della società moderna, fecero di Charlot l’emblema dell’alienazione umana – in particolare delle classi sociali più emarginate – nell’era del progresso economico e industriale.

  73. In effetti, ancora oggi, da noi Chaplin viene ricordato con il nome di Charlot (vero e proprio nome d’arte).

  74. Chaplin fu una delle personalità più creative e influenti del cinema muto. La sua vita lavorativa nel campo dello spettacolo ha attraversato oltre 75 anni. Fu influenzato dal comico francese Max Linder, a cui dedicò uno dei suoi film. Star mondiale del cinema, fu oggetto di adulazione e di critiche serrate, anche a causa delle sue idee politiche. Nei primi anni Cinquanta, durante il Maccartismo, la sua identificazione con la sinistra lo costrinse a stabilirsi in Europa.

  75. Domanda per Amir Valle.
    Leggo che la ragazza neonazista viene salvata dall’orrore dal ricordo dei film di Chaplin.
    In che senso ciò avviene?
    Si tratta di ricordi collegati alla sua infanzia?

  76. Pregunta de Alessandro V:

    Leo que la chica neonazi se rescata del horror gracias a las películas de Chaplin.

    ¿En qué sentido acontece esto?
    ¿Se trata de recuerdos de su infancia?

  77. @ Massimo Maugeri
    @ Giovanni Agnoloni
    Ma che fine ha fatto Amir Valle? Perché non ha più risposto alle ultime domande poste?

  78. Comunque, raccoglierò l’invito di Massimo Maugeri ad inserire ulteriori informazioni su Chaplin e la sua opera.

  79. Ecco le risposte di Amir in spagnolo. Seguirà la mia traduzione.

    Giovanni

    AMIR

    Quiero pedir disculpas a todos los que han participado en este foro porque tuve que interrumpir mis respuestas debido a que cambié de compañía telefónica y estuvo más de una semana sin internet. Gracias a todos nuevamente y aquí respondo a las otras preguntas que faltaban.

    PREGUNTAS DE MASSIMO MAUGERI:

    – Querido, bienvenido en Letteratitudine!
    Quiero aprovechar esta oportuniad para preguntarte algo sobre tí como escritor. Puedes decir algo de tus inicios… ¿cuándo pensaste por la primera vez: “Quiero ser un escritor”…

    Mis padres eran maestros y el primer recuerdo que tengo relacionado a un libro fue a mi madre, en las noches, leyéndome historias fabulosas para que me durmiera. Gracias a eso y al interés que ellos pusieron en educarme, a los tres años sabía leer y a los cuatro escribía perfectamente. Recuerdo que a los seis años escribí la que yo creía era una inmensa novela: una cursi historia de amor que, recuerdo, escribí de un tirón luego de ver el filme Los paraguas de Cherburgo. Años después, cuando mi madre me enseñó aquella “novela” descubrí que eran solamente unas seis hojas escritas con mi horrible letra grande; es decir, era una historia donde un muchacho enamorado que sufre mucho porque se tiene que ir al servicio militar y cuando regresa abraza a su novia y la “novela” termina con un beso, como en las películas de Hollywood. Es decir una tontería, pero fue mi primer intento.

    – ¿Cuales son tus “puntos de referencia” literarios (tus autores y libros preferidos)?
    Es una larga lista, que ha ido enriqueciéndose con el paso de los años. Pero ya una vez dije en una de las entrevistas que me han hecho que, si las referencias literarias que me hicieron el escritor que soy son cinco autores: el norteamericano Erskine Caldwell (básicamente con sus novelas El camino del tabaco y La tierrita de Dios, por la dura psicología de sus personajes); el mexicano Juan Rulfo (con los cuentos de El llano en llamas); el premio Nobel peruano Mario Vargas Llosa (especialmente por obras donde demuestra todos los movimientos que puede hacer un escritor con el lenguaje en idioma español: Los cachorros, Conversación en La Catedral, La guerra del fin del mundo); el cubano José Soler Puig (con dos de las novelas más grandes escritas en lengua española, El pan dormido y Un mundo de cosas) y el norteamericano Ernest Hemingway (con esa perfección técnica de todos sus cuentos). No es que ellos sean mis autores y libros preferidos, repito, pero son los que más han influido en el escritor que soy.

    – ¿Como ha sido tu experiencia italiana, presentando “Non lasciar mai che ti vedano piangere”?

    Ha sido una presentación entre escritores y amigos de los escritores y eso les ha conferido a las presentaciones algo especial, casi íntimo. Lamentablemente, como he dicho en alguna entrevista, acá en Italia no se conoce mucho la rica literatura que se escribe en América Latina y aunque en español mis obras tengan mucha resonancia, en Italia soy totalmente desconocido. Si a eso le sumas la crisis económica.

    http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/09/28/non-lasciar-mai-che-ti-vedano-piangere-di-amir-valle/
    ¿Qué recuerdo tienes de esta presentación?

    Fue un evento pequeño, pero muy importante. No me gustan los eventos grandes porque son muy fríos en lo referente a experiencias personales. Allí en Ravena, pude compartir y volver a conversar largamente con el traductor de mi obra al italiano, el escritor Giovanni Agnoloni, a quien ya considero como parte de mi familia y a quien debo enteramente mi existencia para el público italiano (en palabras más claras, ninguno de ustedes me conociera, si Giovanni no se hubiera propuesto que mi obra se publicara en Italia y ha hecho tantas gestiones para promover mi obra que a veces siento vergüenza porque se quita buena parte de su tiempo como escritor para promover mis novelas). También me reencontré allí con un viejo colega, el español Juan Madrid, uno de los más importantes escritores de la novela negra española. Hice amistad con la periodista Cristina Marra y conocí a Nevio Galeati y a su esposa Maria Cristina Capanni y a la hija de ambos, Martina, personas de un gran corazón, que me atendieron como si me conocieran desde hace siglos. Para ser un evento tan pequeño, mis libros se vendieron bien. Pero si no se hubiera vendido ni un solo ejemplar, de todos modos me sentiría contento por haber compartido con tanta gente linda.

    – ¿Qué éxito está teniendo “Non lasciar mai che ti vedano piangere” en los otros países en los que ha sido publicado? ¿Puedes contarnos algo?

    La novela se publicó primero en Italia y justo por estos días debe aparecer en español. Por la crítica tan buena que ha recibido aún sin ser publicada, por parte de importantes escritores latinoamericanos que la han leído, espero que tenga tan buena suerte como otros libros míos publicados anteriormente.

    PREGUNTA DE ALESSANDRO V:

    Leo que la chica neonazi se rescata del horror gracias a las películas de Chaplin.
    ¿En qué sentido acontece esto? ¿Se trata de recuerdos de su infancia?

    En Cuba diríamos que estás haciendo trampa, querido Alessandro, pues preguntas algo que deberías averiguar por ti mismo leyendo el libro… jejeje… Pero lo que preguntas ocurre, de manera general, así: de niña ella tuvo una infancia muy linda y esa dulce infancia se vio cortada de golpe por una enorme desgracia personal. En esa infancia dulce ella vio una película de Chaplin (no te digo el nombre) y esa película la marcó de modo tan fuerte que, años después, es justamente ese recuerdo, esa marca, la que le permite entender todo el horror del entorno neonazi en el cual se ha visto forzada a entrar. Claro, todo eso es contado en la novela en un largo proceso.

  80. Ed ecco la mia traduzione.

    Giovanni

    AMIR:

    Mi scuso con tutti coloro che hanno partecipato a questo forum, ma ho dovuto interrompere le mie risposte perché un cambiamento di compagnia telefonica mi ha privato di internet per più di una settiman. Grazie ancora a tutti voi: rispondo qui alle nuove domande.

    DOMANDE DI MASSIMO MAUGERI:

    -Caro Amir, benvenuto a Letteratitudine!
    Vorrei approfittare per chiederti qualcosa su di te in quanto scrittore. Raccontaci qualcosa dei tuoi inizi… quand’è che per la prima volta hai pensato: voglio fare lo scrittore…

    I miei genitori erano maestri, e il primo ricordo che ho, legato a un libro, è di mia madre, mentre di notte mi leggeva delle favole per farmi addormentare. Grazie a questo e alla dedizione che i miei spesero nell’educarmi, a tre anni sapevo leggere ed a quattro scrivevo perfettamente. Ricordo che a sei anni scrissi quello che credevo essere un romanzo smisurato: una storia d’amore un po’ pacchiana che buttai giù tutta in una tirata dopo aver visto il film “Les Parapluies de Cherbourg”. Anni dopo, quando mi madre mi mostrò quel “romanzo”, mi resi conto che erano solamente cinque o sei fogli scritti in lettere terribilmente grandi; insomma, era una storia in cui un ragazzo innamorato soffre molto perché deve andare a fare il militare, e quando ritorna abbraccia la sua fidanzata, e il “romanzo” finisce con un bacio, come nei film di Hollywood. Era una sciocchezza, ma fu il mio primo tentativo.

    – Quali sono i tuoi “riferimenti letterari”? (i tuoi autori e libri preferiti, intendo)

    La lista è lunga, ed è andata arricchendosi con il passare degli anni. Però già una volta, in un’intervista che mi hanno fatto, ho avuto modo di dire che i modelli letterari che mi hanno reso lo scrittore di oggi sono cinque autori: l’americano Erskine Caldwell (in particolare con i suoi romanzi “La via del tabacco” e “La tierrita de Dios” (NON TROVO IL TITOLO ITALIANO, MA POTREBBE ESSERE “LA MANO DI DIO”, N.D.T.), per la cruda psicologia dei suoi personaggi); il messicano Juan Rulfo (con i racconti de “La pianura in fiamme”), e il Premio Nobel peruviano Mario Vargas Llosa (specialmente per le opere in cui dà prova di tutti i modi in cui uno scrittore può articolare la lingua spagnola: “I cuccioli”, “Conversazione nella cattedrale”, “La guerra della fine del mondo”); il cubano José Soler Puig (con due dei più grandi romanzi scritti in lingua spagnola, “El pan dormido” e “Un mundo de cosas”) e l’americano Ernest Hemingway (con la perfezione tecnica di tutti i suoi racconti). Non che siano i miei autori e i miei libri preferiti, ripeto, ma sono quelli che più mi hanno influenzato come scrittore.

    -Come è stata la tua esperienza italiana nel presentare “Non lasciar mai che ti vedano piangere”?

    E’ stata una presentazione tra scrittori e amici di scrittori, e questo le ha conferito un carattere speciale, quasi intimo. Purtroppo, come ho detto in qualche intervista, qui in Italia non si conosce molto la ricca letteratura che si scrive in America Latina, e nonostante le mie opere in spagnolo abbiano un notevole risonanza, in Italia sono totalmente sconosciuto. E a questo si aggiunge la crisi economica.

    http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/09/28/non-lasciar-mai-che-ti-vedano-piangere-di-amir-valle/
    Che ricordo conservi di questa presentazione?

    E’ stato un piccolo evento, ma molto importante. Non amo i grandi eventi, perché sono molto freddi in termini di esperienze personali. A Ravenna ho potuto ritrovarmi e avere una nuova occasione per conversare a lungo con il traduttore della mia opera in italiano, lo scrittore Giovanni Agnoloni, che considero già parte della mia famiglia e al quale devo interamente la mia esistenza per il pubblico italiano (in termini più chiari, nessuno di voi mi conoscerebbe, se Giovanni non avesse sollecitato la pubblicazione della mia opera in Italia e non si fosse tanto adoperato per promuoverla, tanto che a volte mi sento in colpa, perché diffondere i miei romanzi gli costa buona parte del tempo da dedicare alla scrittura) (PER ME E’ UN PIACERE, AMIR, MA GRAZIE PER LE BELLISSIME PAROLE – GIOVANNI). E ho pure ritrovato un vecchio collega, lo spagnolo Juan Madrid, uno dei più importanti noiristi spagnoli. Ho fatto amicizia con la giornalista Cristina Marra e ho conosciuto Nevio Galeati e sua moglie Maria Cristina Capanni, con la loro figlia Martina, persone di gran cuore che si sono dedicate a me come se mi conoscessero da secoli. Per essere un piccolo evento, i miei libri si sono venuti bene. Però, anche se non si fosse venduto neppure un esemplare, ad ogni modo sarei contento per essere stato insieme a tante belle persone.

    – Che tipo di riscontro sta avendo “Non lasciar mai che ti vedano piangere” negli altri paesi in cui è stato pubblicato? Puoi dirci qualcosa a proposito?

    Il romanzo è uscito prima in Italia, e proprio in questi giorni deve uscire in spagnolo. Considerando le critiche così favorevoli che ha ricevuto senza essere stato ancora pubblicato, da parte di importanti scrittori latinoamericani che l’hanno letto, spero che vada bene come altri miei libri pubblicati in precedenza.

    DOMANDA DI ALESSANDRO V:
    Leggo che la ragazza neonazista viene salvata dall’orrore dal ricordo dei film di Chaplin.
    In che senso ciò avviene?
    Si tratta di ricordi collegati alla sua infanzia?

    A Cuba diremmo che stai “barando”, caro Alessandro, perché domandi una cosa dovresti verificare tu stesso leggendo il libro… (scherzo). Però i fatti di cui chiedi, in generale, vanno così: la ragazza ebbe un’infanzia molto bella, anche se questa dolcezza fu bruscamente interrotta da un’enorme disgrazia. E in quel periodo sereno vide un film di Chaplin (non ti dico quale), film che la segnò così tanto che, anni dopo, è proprio questo ricordo, questa impressione di fondo, quella che le permette di comprendere tutto l’orrore dell’ambiente neonazista in cui si è vista costretta ad entrare. Chiaramente, nel romanzo tutto questo viene raccontato nel quadro di un’articolata vicenda.

  81. Ripartiamo dagli inizi e dai riferimenti biografici.
    Allora…
    Secondo la biografia ufficiale Chaplin nacque il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth. Nei registri del Comune di Londra, però, non c’è traccia della sua nascita, ma solo la notifica della sua presenza nel 1891, due anni dopo la nascita.
    Nel 2011 è stata ritrovata una lettera a lui indirizzata datata 1970, che ipotizza la sua venuta al mondo in un carro di zingari accampato nei pressi di Birmingham da Charles Chaplin Senior e Hannah Harriette Hill; il padre era un guitto del teatro di varietà con un debole per l’alcol, la madre una cantante. Il matrimonio finì quando Hannah fu scoperta a tradire suo marito con un altro cantante del Music Hall, Leo Dryden, che avrebbe portato alla nascita di Wheeler Dryden, fratellastro del quale Chaplin verrà a conoscenza solo molto più tardi.

  82. La separazione avvenne l’anno dopo la nascita di Charles. Il padre cercò di tenere con sé e con la sua convivente sia il piccolo Charles sia suo fratello Sydney, di quattro anni maggiore. Il tentativo fallì e i due bambini andarono a vivere con la madre che riceveva dieci scellini la settimana per il mantenimento di entrambi. Per le precarie condizioni finanziarie della famiglia, Charles e il fratello Sydney trascorsero due anni fra collegi e istituti per orfani a Lambeth.

  83. Il padre morì quando Charlie aveva dodici anni e la madre, affetta da turbe mentali, venne ricoverata in un istituto presso Croydon. Trascorse gli ultimi sette anni della sua vita in una villa donatale dai figli in California, dove morì nel 1928.
    Le vicende dell’infanzia non impedirono al piccolo Chaplin di apprendere proprio dalla madre l’arte del canto e della recitazione. I primi passi sul palcoscenico li mosse assieme a lei alla tenera età di cinque anni. Nel 1896 durante una recita in un teatro di varietà Hannah fu sonoramente fischiata e costretta ad abbandonare il palcoscenico; a sostituirla venne mandato in scena il piccolo Charlie che ottenne un discreto successo cantando una canzone popolare dell’epoca, ‘E Dunno Where ‘E Are.

  84. Nel 1898 si trasferì a Manchester, nei pressi di Belle Vue. Qui frequentò la scuola per tre anni. Grazie alle conoscenze del padre, entrò a far parte di una vera compagnia, gli Eight Lancashire Lads formata tutta da enfants prodige, sotto la guida di William Jackson. Gli otto bambini si esibivano in un ballo con gli zoccoli.

  85. Nel 1900, all’età di undici anni, il fratello riuscì a fargli ottenere il ruolo comico di un gatto nella pantomima Cinderella (Cenerentola), rappresentata all’Hyppodrome di Londra, nella quale recitava anche il famoso clown Marceline. Nello stesso anno Sydney si imbarcò su una nave come trombettiere: il peso della madre ricadde così sulle spalle del piccolo Charlie. Nonostante la buona volontà, la vita era estremamente dura, Hannah fu addirittura ricoverata in ospedale con una diagnosi di depressione causata dalla denutrizione.

  86. Nel 1903 Charles ebbe una piccola parte in Jim, the Romance of a Cockney grazie alla quale ottenne la sua prima recensione favorevole sulla carta stampata; di lì a poco il primo ruolo fisso in teatro: quello dello strillone Billy in Sherlock Holmes (regia di Quentin McPherson), portato a lungo in tournée. Intanto il fratello era tornato a Londra e aveva cominciato anche lui a lavorare in teatro. Grazie alla migliorata situazione finanziaria, i due riuscirono a far dimettere Hannah dall’ospedale, anche se poco tempo dopo una ricaduta ne determinò l’internamento definitivo.

  87. Fra il 1906 e il 1907 Chaplin lavorò ne Il Circo di Casey, misto di varietà e numeri circensi. L’esperienza gli permise di familiarizzare con il mondo del circo e di entrare nella compagnia di Fred Karno, anche grazie al fratello Sydney che già vi lavorava. La paga era di 3 sterline a settimana ed il debutto avvenne nel 1906 con” L’incontro di calcio”, in cui Charles interpretava la parte di un individuo senza scrupoli che tenta di drogare il portiere avversario prima dell’incontro.
    Il fratello maggiore ideava le pantomime e Charlie le doveva interpretare. Così Chaplin imparò l’arte di esprimersi senza parole. Ben presto il giovane Chaplin divenne, insieme a Stanley Jefferson (meglio conosciuto come Stan Laurel) uno degli attori più apprezzati della compagnia.

  88. Oltre al teatro Chaplin si dedicava al podismo. Era iscritto al club podistico di Kennington e si allenava sulle distanze lunghe. Nel 1908 prese anche in considerazione l’idea di iscriversi alla maratona delle Olimpiadi di Londra, ma proprio in quel periodo si ammalò.

  89. Nel 1909 la compagnia di Karno iniziò le tournée all’estero: dapprima a Parigi e, due anni dopo, negli Stati Uniti. Chaplin era il primo comico in A Night in an English Music Hall, atto unico di pantomima e danza. L’esperienza americana non fu particolarmente felice, ciononostante la compagnia ritornò oltreoceano anche l’anno successivo e questa volta le cose andarono diversamente: il successo fu grande grazie anche al giovane Charles, entrato da poco ma già elemento di punta della compagnia.

  90. Chaplin fu notato dal produttore Mack Sennett, che nel novembre 1913 lo mise sotto contratto per la casa cinematografica Keystone. Era il primo contratto di Chaplin per una casa cinematografica. Il compenso fu di 175 dollari la settimana.
    Di fatto, la carriera cinematografica di Chaplin comincia da qui.
    Se posso, inserirò altra notizie nei prossimi giorni.
    Grazie per l’opportunità.
    W Chaplin!

  91. aggiungerei “Luci della ribalta”. Ha lasciato , nel cinema, un’impronta eccezionale.

  92. Ciao Massimo. Volevo solo dirvi che mi avete fatto venir voglia di rivedere Chaplin. Per fortuna in rete c’è un grande assortimento.

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