A Lucca Comics & Games 2025: 3 minuti con… Simon Bisley
Per Letteratitudine in esclusiva direttamente dall’artista, impegnatissimo a firmare copie e albi, uno scambio fulmineo e metallaro di domande, una one-shot di 3 minuti rivelatrice del carattere esplosivo del nostro autore.
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di Furio Detti
Simon Bisley (UK, 1962), premio Eisner “Best Artist 1992”, fumettista e illustratore, ha segnato in modo distintivo il panorama del comic-book a partire dalla fine degli anni Ottanta. Autodidatta praticamente da sempre – ebbe solo un breve passaggio in un college d’arte prima di dedicarsi pienamente al suo stile personale – esordì su consiglio di Pat Mills con la rivista 2000 AD.
La grafica di Bisley deve tutto alla street-art: potente, acrilici, sovrapposizioni materiche, una resa pittorica sulle orme di Frank Frazetta, Bill Sienkiewicz, Richard Corben e persino elementi tratti dal graffitismo urbano e dalle copertine rock. Dopo ABC Warriors, Bisley lavora sulla serie fantasy celtica Sláine (sempre per 2000 AD) e poi entra nel mondo statunitense del fumetto collaborando con DC Comics: spicca su tutti l’one-shot crossover Batman/Judge Dredd: Judgement on Gotham (1992). Attualmente collabora con la rivista Heavy Metal.
Tra le sue opere più note figura anche la serie anti-eroica Lobo. Bisley contribuì in modo decisivo a definire il look del personaggio, non suo – con muscoli iper-esagerati, stivali da motociclista, catene e teschi come elementi iconici – trasformando un personaggio minore in una figura memorabile del fumetto.
LETT. – Che genere di arte (fumettistica) servirebbe in questo specifico periodo storico?
Bisley – La mia!
LETT – Ci mancherebbe!
Bisley – Comunque qualsiasi arte libera, che non si conformi a nulla. Vedi: anche se tenti di entrare nell’industria, finisce che ti chiedano uno specifico stile. Puoi tentare il manga (oggi il manga è popolare!), puoi cercare una tua proposta, il manga… beh se ti ci ispiri non devi copiarlo, devi avere una tua individualità: è importante!
Se tu dovessi tornare a sperimentare un duo creativo, come hai fatto con Pat Mills, chi sceglieresti adesso come partner?
Sceglierei Bill Sienkiewicz, amo il suo lavoro, è fantastico. E – Man! – ci sono tanti grandi tipi in giro adesso. Ma, se potessi… William Turner, Salvador Dalì, se fossero vivi lavorerei con loro!
Prima volta a Lucca?
No. C’ero anche la volta scorsa (2024). Era più tranquillo l’anno scorso, oggi il festival è ancor più fuori di testa. Grande show. Mi piace.
Sei sempre stato devoto a saghe epiche con tanta divertente ultraviolenza e grandi e grossi tizi nerboruti (Pensiamo a Hara e Hokuto no Ken, quest’anno…): pensi di cambiare soggetto nelle tue opere? Un cambio di mentalità?
No.
Ancora e ancora tizi tosti?
Ancora più tizi tosti e donne! Uomini ganzi, donne toste. Follia! Mi piace che si prendano a botte per il movimento, i muscoli, l’azione!
Ultima domanda… quanto ti rappresenta il personaggio di Lobo, quanto Lobo c’è in te?
Mi piace il tipo. Fuori di senno, sì. Un po’ tutti lo sono al mondo, ma Lobo è il mio alter ego.
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