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lunedì, 16 maggio 2016

VISTA DAL TRADUTTORE

Nel 2008, su Letteratitudine, organizzai un dibattito online intitolato “Il difficile ruolo dei traduttori” (fu una discussione molto partecipata, con quasi mille commenti).
Riporto di seguito l’incipit del post citato…

Tradurre non è un mestiere facile. Tutt’altro.
Ed è anche un mestiere che si svolge nell’ombra. A volte in pieno buio. Eppure la traduzione di un libro è fondamentale.
Lo sappiamo bene: una buona traduzione è capace di valorizzare un romanzo (e di restituirlo “integro” al lettore che lo legge in una lingua differente rispetto a quella originale), una cattiva traduzione può ucciderlo (il romanzo, ma a volte anche il lettore… nel senso che può uccidere la sua voglia di leggere).
Nonostante ciò il traduttore è spesso visto come un addetto ai lavori “secondario”, che non deve mai superare la soglia del “dietro le quinte”.

Di recente, riflettendo – per l’appunto – sul ruolo dei traduttori, mi è venuta in mente un’idea finalizzata a valorizzare ulteriormente queste figure professionali di assoluto rilievo, partendo dal presupposto che (ovviamente) il traduttore conosce meglio di chiunque altro il libro che ha tradotto… ma, nella maggior parte di casi, conosce anche la poetica e l’approccio narrativo dell’autore dell’opera.

Da qui l’idea di creare una nuova rubrica di Letteratitudine che avrà, dunque, un duplice obiettivo: mettere in risalto l’esperienza del tradurre (fornendo visibilità al traduttore) ed evidenziare il rapporto tra traduttore e autore dell’opera tradotta. Il titolo di questa nuova rubrica è molto semplice e indicativo: VISTA DAL TRADUTTORE.

Protagonisti assoluti saranno, dunque, i traduttori e (di riflesso) le opere tradotte.

Lunga vita ai traduttori! Grazie, cari traduttori, per il compito delicato e fondamentale che svolgete a beneficio di noi lettori.
E grazie, naturalmente, a tutte le amiche e gli amici di Letteratitudine che vorranno seguire questo nuovo spazio online.

Massimo Maugeri

* * *

Tutte le puntate di “Vista dal traduttore” sono disponibili qui.

(continua…)

Pubblicato in VISTA DAL TRADUTTORE   Commenti disabilitati

martedì, 23 dicembre 2008

IL DIFFICILE RUOLO DEI TRADUTTORI (laboratorio di traduzioni)

laboratorio-di-traduzioniNel corso del dibattito, questo post si è trasformato in una sorta di spazio/laboratorio dedicato alla traduzione letteraria animato da Francesca Giulia Marone e altri volontari.
(Massimo Maugeri)

————————————————

Tradurre non è un mestiere facile. Tutt’altro.
Ed è anche un mestiere che si svolge nell’ombra. A volte in pieno buio. Eppure la traduzione di un libro è fondamentale.
Lo sappiamo bene: una buona traduzione è capace di valorizzare un romanzo (e di restituirlo “integro” al lettore che lo legge in una lingua differente rispetto a quella originale), una cattiva traduzione può ucciderlo (il romanzo, ma a volte anche il lettore… nel senso che può uccidere la sua voglia di leggere).
Nonostante ciò il traduttore è spesso visto come un addetto ai lavori “secondario”, che non deve mai superare la soglia del “dietro le quinte”.
Ma è davvero giusto che sia così? Ed è davvero così? Secondo voi?
Ne parliamo con la scrittrice e traduttrice Gaja Cenciarelli che ci offre un articolo già pubblicato su La poesia e lo spirito. Contestualmente ne discutiamo con gli autori (tutti traduttori) del volume “Il mestiere di riflettere- Storie di traduttori e traduzioni” (Azimut, 2008, pagg. 276, euro 12,50) curato da Chiara Manfrinato: Federica ACETO, Susanna BASSO, Rossella BERNASCONE, Emanuela BONACORSI, Rosaria CONTESTABILE, Federica D’ALESSIO, Riccardo DURANTI, Luca FUSARI, Daniele A. GEWURZ, Giuseppe IACOBACI, Eva KAMPMANN, Chiara MARMUGI, Anna MIONI, Daniele PETRUCCIOLI, Laura PRANDINO, Anna RUSCONI, Lisa SCARPA, Denise SILVESTRI, Andrea SIROTTI, Paola VALLERGA, Isabella ZANI.
“Traduttore, traditore, recita un vecchio adagio”.
Noi traduttori non ci sentiamo affatto traditori, però. Semmai traditi, delle volte.
Dietro buona parte dei libri che fanno bella mostra di sé nelle vetrine e sugli scaffali delle librerie ci siamo noi: noi con il nostro lavoro quotidiano, col nostro fare talvolta la guerra e talvolta l’amore con il romanzo di turno.
Già, perché la nostra è una vita agrodolce, una vita segnata dall’invisibilità, condizione che a volte ci sta a pennello e altre volte ci sta un po’ stretta. Bene che ci vada, siamo un nome che fa capolino da un frontespizio.

Anticipo qui alcune domande di Gaja Cenciarelli, estrapolate dal pezzo che potrete leggere di seguito:
- Chi scrive, vive con maggiore insofferenza la traduzione?
- Chi traduce, costretto a ritmi incredibilmente serrati, costretto comunque a trascurare la propria scrittura, non sviluppa forse un profondo rapporto di odio-amore nei confronti della traduzione o questo è indipendente dalle passioni del traduttore?
- Quanti «libri inutili» si traducono?
- Quante ore si passano a cercare, a scegliere, a meditare su «parole inutili» di cui non rimarrà nulla?
- Come può, uno scrittore che traduce, non soffrire di questa «inutilità»?
- E come può a un traduttore – pur non essendo scrittore – risultare tollerabile l’indifferenza con cui viene trattato dagli «addetti ai lavori»?

Gaja Cenciarielli mi aiuterà ad animare e a moderare questo post.
Ospite speciale sarà Katharina Schmidt, traduttrice tedesca (dall’italiano) di opere di autori noti tra cui Niccolò Ammaniti e Roberto Mistretta (spero che Katharina riesca a intervenire nonostante i numerosi impegni per darci la sua testimonianza dalla Germania). In fondo al post potrete leggere la prefazione del libro “Il mestiere di riflettere”, firmata dalla curatrice.

Massimo Maugeri
(continua…)

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