LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » nobel letteratura 2008 http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 ABDULRAZAK GURNAH vince il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2020 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/10/07/nobel-per-la-letteratura/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/10/07/nobel-per-la-letteratura/#comments Thu, 07 Oct 2021 11:45:13 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/10/06/toto-nobel-per-la-letteratura-2008/ Il forum permanente di Letteratitudine dedicato ai premi Nobel per la Letteratura.

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ABDULRAZAK GURNAH vince il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2021

Il premio Nobel per la letteratura per il 2021 viene assegnato al romanziere Abdulrazak Gurnah (nato a Zanzibar nel 1948) “”per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti“.

Gurnah è nato nel 1948 ed è cresciuto sull’isola di Zanzibar nell’Oceano Indiano, ma è arrivato in Inghilterra come rifugiato alla fine degli anni ‘60. Ha pubblicato dieci romanzi e alcuni racconti. Il tema del disfacimento del rifugiato percorre tutto il suo lavoro.

Approfondimenti biografici
Abdulrazak Gurnah (Zanzibar, 20 dicembre 1948) è uno scrittore e romanziere tanzaniano naturalizzato britannico, vincitore nel 2021 del Premio Nobel per la letteratura.
Scrive in inglese e vive nel Regno Unito. I suoi romanzi più noti sono Paradiso (Paradise, 1994), che è stato selezionato per il Booker Prize e per il Whitbread Prize, Il disertore (Desertion, 2005), e Sulla riva del mare (By the Sea, 2001), che è stato selezionato per il Booker Prize ed è stato finalista per il Los Angeles Times Book Awards.

Gurnah in May 2009Nato sull’isola di Zanzibar, al largo della costa dell’Africa orientale, Gurnah si trasferì in Gran Bretagna nel 1968. Dal 1980 al 1982, Gurnah ha insegnato alla Bayero University, a Kano in Nigeria. Si è poi trasferito all’Università del Kent, dove ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1982. Attualmente è professore e direttore degli studi universitari presso il Dipartimento di inglese. Il suo principale interesse accademico è la scrittura postcoloniale, assieme ai discorsi associati al colonialismo, in particolare per quanto riguarda l’Africa, i Caraibi e l’India.
Ha curato due volumi di Saggi sulla scrittura africana, ha pubblicato articoli su numerosi scrittori postcoloniali contemporanei, tra cui VS Naipaul, Salman Rushdie e Zoë Wicomb. È l’editore di A Companion to Salman Rushdie (Cambridge University Press, 2007). Lavora come redattore alla rivista Wasafiri dal 1987.

Gurnah ha supervisionato progetti di ricerca sulla scrittura di Rushdie, Naipaul, GV Desani, Anthony Burgess, Joseph Conrad, George Lamming e Jamaica Kincaid.

Il 7 ottobre 2021 vince il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti”.

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LOUISE GLÜCK vince il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2020

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Louise Glück, poetessa statunitense, ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2020 “per la sua inconfondibile voce poetica che, con austera bellezza, rende l’esistenza individuale un’esperienza universale.”

Glück è spesso descritta come poeta autobiografica; il suo lavoro è noto per la sua intensità emotiva e per aver attinto spesso al mito, alla storia o alla natura per meditare sulle esperienze personali e sulla vita moderna.

Nel suo lavoro, Glück si è concentrata sugli aspetti illuminanti del trauma, del desiderio e della natura. Nell’esplorare questi ampi temi, la sua poesia è diventata nota per le sue franche espressioni di tristezza e isolamento. Gli studiosi si sono concentrati anche sulla sua costruzione di personaggi poetici e sul rapporto, nelle sue poesie, tra autobiografia e mito classico.

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Note biobibliografiche

La poetessa americana Louise Glück è nata nel 1943 a New York e vive a Cambridge, nel Massachusetts. Oltre a scrivere, è professoressa di inglese alla Yale University, New Haven, Connecticut. Ha debuttato nel 1968 con “Firstborn”, ed è stata presto acclamata come uno dei poeti più importanti della letteratura contemporanea americana. Ha ricevuto diversi premi prestigiosi, tra cui il Premio Pulitzer (1993) e il National Book Award (2014).
Louise Glück ha pubblicato dodici raccolte di poesie e alcuni volumi di saggi sulla poesia. Tutti sono caratterizzati da una ricerca della chiarezza. L’infanzia e la vita familiare, lo stretto rapporto con genitori e fratelli, è una tematica che è rimasta centrale per lei. Nelle sue poesie, il sé ascolta ciò che resta dei suoi sogni e delle sue delusioni, e nessuno può essere più duro di lei nell’affrontare le illusioni del sé. Sebbene Glück non neghi il significato del retroterra autobiografico, non deve tuttavia essere considerata una poetessa confessionale. Glück cerca l’universale, e in questo si ispira ai miti e ai motivi classici, presenti nella maggior parte delle sue opere. Le voci di Didone, Persefone ed Euridice – gli abbandonati, i puniti, i traditi – sono maschere di un sé in trasformazione, tanto personale quanto universalmente valido.

Con collezioni come “Il trionfo di Achille” (1985) e “Ararat” (1990), Glück ha trovato un pubblico crescente negli Stati Uniti e all’estero. In “Ararat” tre caratteristiche si uniscono per ripresentarsi successivamente nei suoi scritti: il tema della vita familiare; l’intelligenza austera; e un raffinato senso compositivo che contraddistingue il libro nel suo insieme. Glück ha anche sottolineato che in queste poesie si è resa conto di come impiegare la dizione ordinaria nella sua vena poetica. Il tono ingannevolmente naturale è sorprendente. Incontriamo immagini quasi brutalmente dirette di dolorose relazioni familiari. Sono immagini candide e intransigenti, senza traccia di ornamento poetico.
Rivela molto della sua poesia quando nei suoi saggi Glück cita il tono urgente di Eliot, l’arte dell’ascolto interiore in Keats o il silenzio volontario in George Oppen. Ma nella sua stessa severità e riluttanza ad accettare semplici principi di fede assomiglia più di qualsiasi altro poeta, Emily Dickinson.
Louise Glück non è solo coinvolta dalle erranze e dalle mutevoli condizioni di vita, ma è anche una poetessa del cambiamento radicale e della rinascita, dove il balzo in avanti è fatto da un profondo senso di perdita. In una delle sue collezioni più lodate, “The Wild Iris” (1992), per la quale ha ricevuto il Premio Pulitzer, descrive il miracoloso ritorno alla vita dopo l’inverno nella poesia “Snowdrops”:

Non mi aspettavo di sopravvivere
la terra mi sopprime. Non me lo aspettavo
svegliarsi di nuovo, sentire
nella terra umida il mio corpo
in grado di rispondere di nuovo, ricordando
dopo tanto tempo come riaprire
nella luce fredda
della prima primavera -

paura, sì, ma di nuovo tra voi
piangendo si rischia la gioia

nel vento crudo del nuovo mondo.

Va anche aggiunto che il momento decisivo del cambiamento è spesso segnato dall’umorismo e dall’arguzia pungente. La raccolta “Vita Nova” (1999) si conclude con le righe: “Pensavo che la mia vita fosse finita e il mio cuore si fosse spezzato. / Poi mi sono trasferita a Cambridge. ” Il titolo allude al classico di Dante, La Vita Nuova, che celebra la nuova vita sotto le spoglie della sua musa Beatrice. Celebrata in Glück è piuttosto la perdita di un amore che si è disintegrato.

“Averno” (2006) è una raccolta magistrale, un’interpretazione visionaria del mito della discesa di Persefone agli inferi nella prigionia di Ade, il dio della morte. Il titolo deriva dal cratere a ovest di Napoli che era considerato dagli antichi romani come l’ingresso agli inferi. Un altro risultato spettacolare è la sua ultima collezione, Faithful and Virtuous Night (2014), per la quale Glück ha ricevuto il National Book Award. Il lettore è nuovamente colpito dalla presenza della voce e Glück si avvicina al motivo della morte con notevole grazia e leggerezza. Scrive poesie oniriche e narrative che rievocano ricordi e viaggi, solo per esitare e fermarsi per nuove intuizioni. Il mondo viene distrutto, solo per diventare di nuovo magicamente presente.

Anders Olsson
Presidente del Comitato Nobel

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OLGA TOKARCZUK, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2018 – PETER HANDKE, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2019

Come è noto, nel 2018 il Premio Nobel per la Letteratura non è stato assegnato a causa dello scandalo per le molestie sessuali che ha coinvolto la stessa Accademia svedese che assegna il premio. Si è deciso, di conseguenza, di assegnare l’ambito riconoscimento letterario per il 2018 insieme a quello per l’anno 2019.
Oggi, giovedì 10 ottobre, a Stoccolma, sono stati dunque annunciati i nomi dei vincitori delle due edizioni: 2018 e 2019.

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Il Premio per l’edizione 2018 va a Olga Tokarczuk; quello per il 2019 a Peter Handke

Olga Tokarczuk (nata a Sulechów il 29 gennaio 1962) è una scrittrice polacca piuttosto nota. Con l’opera I vagabondi (in Italia edita da Bompiani nel 2018) ha vinto il Man Booker International Prize.
Prima di iniziare la sua carriera letteraria, dal 1980 ha studiato psicologia presso l’Università di Varsavia. Durante i suoi studi, ha fatto volontariato in una struttura per adolescenti con problemi comportamentali. Dopo la laurea nel 1985, si è trasferita prima a Breslavia (Wrocław) e successivamente a Wałbrzych, dove ha iniziato a praticare come terapeuta. Tokarczuk si considera una discepola di Carl Jung e cita la sua psicologia come un’ispirazione per il suo lavoro letterario. Dal 1998 Tokarczuk ha vissuto in un piccolo villaggio vicino a Nowa Ruda, da dove gestisce anche la sua casa editrice privata, Ruta.
Il Premio Nobel per la Letteratura 2018 le è stato conferito con la seguente motivazione:per la sua immaginazione narrativa che, con passione enciclopedica, rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita“.

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Peter Handke (nato a Griffen il 6 dicembre 1942) è uno scrittore e poeta austriaco.
Handke nasce a Griffen, nella Carinzia, il 6 dicembre del 1942 da padre austriaco e da madre facente parte della minoranza slovena della regione, morta suicida nel 1971, evento che segnerà profondamente il giovane Handke (alla prematura morte della madre l’autore dedicherà poi il romanzo semi-autobiografico Infelicità senza desideri). Ha studiato giurisprudenza presso l’Università di Graz, ma senza laurearsi, perché si è dedicato presto alla letteratura.
Dal suo romanzo Prima del calcio di rigore (Die Angst des Tormanns beim Elfmeter, 1970) il regista Wim Wenders, con il quale aveva avuto altre collaborazioni, trae il film omonimo. I due sono tornati a collaborare per il film Il cielo sopra Berlino.
Con La donna mancina (Die linkshändige Frau, 1976) anche Handke ha tratto un film (1978) da un proprio libro.
Alla situazione dell’ex-Jugoslavia ha dedicato tre lunghi reportage, e per solidarietà contro i bombardamenti sui civili in Serbia ha rifiutato il premio Büchner.
Nel 2009 è stato insignito del Premio Franz Kafka
Il Premio Nobel per la letteratura 2019 gli è stato conferito con la seguente motivazione: “per la sua opera influente che, con ingegno linguistico, ha esplorato le periferie e le specificità dell’esperienza umana”.


Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Sole 24Ore, Ansa, Il Fatto Quotidiano.


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KAZUO ISHIGURO: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2017

La motivazione: “who, in novels of great emotional force, has uncovered the abyss beneath our illusory sense of connection with the world” (in romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo)

“Questa notizia è sorprendente e del tutto inaspettata”, ha dichiarato Ishiguro dopo aver appreso la notizia dell’attribuzione del Premio Nobel . “Giunge in un momento in cui il mondo è incerto sui suoi valori, sulla sua leadership e sulla sua sicurezza. Spero solo che il conferimento di questo grande onore, anche in piccolo, potrà in qualche modo incoraggiare a operare per il bene comune e la pace in questo nostro tempo .

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Kazuo Ishiguro nasce l’8 novembre 1954 a Nagasaki, in Giappone. La famiglia si trasferisce in Gran Bretagna quando ha cinque anni. Ishiguro ritorna in visita nel suo Paese natale soltanto da adulto. Alla fine degli anni Settanta Ishiguro si laurea in Inglese e Filosofia all’Università del Kent, e studia Creative Writing all’Università dell’East Anglia.

Ishiguro si dedica a tempo pieno alla scrittura fin dal suo primo libro, Un pallido orizzonte di colline (1982). Sia il primo che il suo secondo romanzo, Un artista del mondo fluttuante (1986) si svolgono a Nagasaki pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. I temi ai quali più spesso Ishiguro viene accostato sono qui già presenti: la memoria, il tempo, l’autoinganno. Particolarmente evidenti nel suo più noto romanzo, Quel che resta del giorno (1989), da cui è stato tratto il film omonimo per la regia di James Ivory con Anthony Hopkins nel ruolo del maggiordomo Stevens ossessionato dal dovere.

Seguono il romanzo Quando eravamo orfani (2000), in cui nella Shangai alle porte della grande guerra un detective indaga sulla sorte dei suoi genitori rapiti; e l’opera distopica Non lasciarmi (2005), con cui Ishiguro introduce nella sua scrittura una corrente sotterranea di fantascienza. Dal romanzo è stato tratto il film omonimo di Marck Romanek con Keira Knightley.

Segue la raccolta di racconti dal titolo Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo (2009), in cui la musica gioca un ruolo centrale nel raffigurare le relazioni fra i personaggi.

Nel suo ultimo romanzo, Il gigante sepolto (2015), una coppia di anziani compie un viaggio a piedi attraverso un arcaico paesaggio inglese, nella speranza di riunirsi al figlio ormai adulto, che da anni non vede. Il romanzo esplora, in maniera toccante, come il ricordo sia intimamente legato all’oblio, la storia al presente, e la fantasia alla realtà.

Oltre alle sue otto opere di narrativa, Ishiguro ha scritto anche sceneggiature cinematografiche e televisive.

Tutte le opere di Kazuo Ishiguro sono tradotte in Italia da Einaudi.

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BOB DYLAN: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2016

A BOB DYLAN, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2016: “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”.

Di seguito proponiamo la traduzione in lingua italiana della nota biobibliografica diramata dall’Accademia svedese

Risultati immagini per bob dylanBob Dylan è nato il 24 maggio 1941 a Duluth, Minnesota. È cresciuto in una famiglia ebraica della classe media nella città di Hibbing. Da adolescente ha suonato in varie band e nel tempo ha approfondito il suo interesse per la musica, coltivando una particolare passione per la musica folk americana e il blues. Uno dei suoi idoli è stato il cantante folk Woody Guthrie. È stato anche influenzato dai primi autori della Beat Generation, così come dai poeti modernisti.

Dylan si trasferisce a New York nel 1961 e lì ha iniziato ad esibirsi in club e caffè del Greenwich Village. Ha incontrato il produttore John Hammond con il quale ha firmato un contratto per il suo album di debutto, chiamato Bob Dylan (1962). Negli anni successivi ha registrato un numero di album che hanno avuto un enorme impatto sulla musica popolare: Bringing It All Back Home e Highway 61 Revisited nel 1965, Blonde On Blonde nel 1966 e Blood On The Tracks nel 1975. La sua produttività è proseguita nei decenni successivi, con ulteriori capolavori come Oh Mercy (1989), Time out of Mind (1997) e Modern Times (2006).

I tour di Dylan del 1965 e del 1966 hanno attirato parecchia attenzione. Per un periodo è stato accompagnato dal cineasta D. A. Pennebaker, che ha documentato la vita intorno al palco in quello che sarebbe poi divenuto il film di Dont Look Back (1967). Dylan ha registrato un gran numero di album che ruotano attorno ad argomenti sensibili come le condizioni sociali dell’uomo, la religione, la politica e l’amore. I suoi testi sono stati continuamente pubblicati in nuove edizioni, con il titolo Lyrics (Testi). Come artista, Dylan è sorprendentemente versatile; è stato attivo anche come pittore, attore e sceneggiatore.

Oltre alla sua vasta produzione di album, Dylan ha pubblicato un lavoro sperimentale come Tarantula (1971) e la collezione Writings and Drawings (1973). Ha scritto l’autobiografia Chronicles (2004), incentrata sui ricordi dei primi anni a New York e che fornisce scorci della sua vita al centro della cultura popolare. A partire dalla fine degli anni Ottanta, Bob Dylan è stato constantemente impegnato in tour nell’mabito di un’iniziativa chiamata “Never-Ending Tour”. Dylan ha lo status di icona. La sua influenza sulla musica contemporanea è profonda, e lui è l’oggetto di un flusso costante di letteratura secondaria.

(Traduzione dall’inglese di Massimo Maugeri)

La nota biobibliografica diramata dall’Accademia svedese in lingua inglese è disponibile qui.

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SVETLANA ALEKSIEVIC: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2015

Literature Laureate

È SVETLANA ALEKSIEVIC, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2015: per la sua “opera polifonica, un monumento al coraggio e al dolore della contemporaneità”.

Ragazzi di zincoIncantati dalla mortePreghiera per CernobylSvetlana Aleksievič, nata a Ivano-Frankivs’k, il 31 maggio 1948 è una giornalista bielorussa conosciuta soprattutto per essere stata cronista, per i connazionali, dei principali eventi dell’Unione Sovietica della seconda metà del XX secolo: dalla guerra in Afghanistan, al disastro di Černobyl’, ai suicidi seguiti allo scioglimento dell’URSS.

Su ognuno di questi particolari argomenti ha scritto libri, tradotti anche in varie lingue (pubblicati dalle edizioni E/O, primo editore italiano a pubblicare la Aleksievic, e dalla Bompiani), che le sono valsi la fama internazionale e importanti riconoscimenti: La guerra non ha un volto di donna (sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale), Ragazzi di zinco (sui reduci della guerra in Afghanistan – edizioni E/O), Incantati dalla morte (sui suicidi in seguito al crollo dell’URSS – edizioni E/O), Preghiera per Cernobyl (sulle vittime della tragedia nucleare-  edizioni E/O), Tempo di seconda mano (la vita in Russia dopo il crollo del comunismo – Bompiani).

Avversata dal regime del presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko, è stata costretta a lasciare il paese perché su di lei gravava l’accusa di essere un agente della CIA. Attualmente vive a Parigi.

L’8 ottobre 2015 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura, “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”.

Tempo di seconda manoQuattordicesima donna a vincere il Premio Nobel, è la seconda persona di origini ucraine a vincerlo dopo Shmuel Yosef Agnon che lo vinse nel 1966. “Amo la Russia, ma non quella di Stalin e Putin“, ha dichiarato Svetlana Aleksievič; aggiungendo: “Dedico questo premio al mio piccolo paese, schiacciato nel tritacarne della storia“.

Sandra Ozzola Ferri (editrice delle edizioni E/O, insieme al marito Sandro Ferri) ha dichiarato all’Espresso: “Il primo libro che abbiamo pubblicato, nel 2001, è ‘Preghiera per Černobyl”: abbiamo capito subito che il ‘plus’ di Svetlana era la sua incredibile capacità di ascoltare e restituire le voci di chi aveva vissuto un’esperienza traumatica, fosse la guerra in Afghanistan o l’esplosione della centrale nucleare. Per ogni libro, lei fa centinaia di interviste, di conversazioni. Così la Storia diventa davvero esperienza umana. E tutte queste voci si sentono nel tessuto della sua scrittura“.

(Fonte: wikipedia e varie)

Su LetteratitudineNews:

- Videontervista a SVETLANA ALEKSIEVIC, Premio Nobel per la Letteratura 2015

- Un estratto di “Ragazzi di zinco” (edizioni E/O)

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PATRICK MODIANO: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2014
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È PATRICK MODIANO, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2014: “Per l’arte della memoria attraverso la quale ha evocato destini umani più inafferabili e svelato il mondo dell’occupazione nazista in Francia”.

(Clicca sulle copertine per leggere le schede dei libri)

L'orizzonte Riduzione di penaPatrick Modiano è uno scrittore e sceneggiatore francese. Nasce a Boulogne-Billancourt, una città poco distante da Parigi, il 30 luglio del 1945, figlio di Albert Modiano, un ebreo francese di origini italiane, e di Louisa Colpijn, un’attrice belga di etnia fiamminga. Studia in Alta-Savoia poi a Liceo Henri-IV a Parigi dove ha come insegnante di geometria Raymond Queneau, amico della madre e che diventerà amico suo. Termina gli studi ad Annecy e decide di non proseguirli. Introdotto da Queneau nel mondo letterario, conosce l’editore Gallimard e, nel 1967 scrive il suo primo romanzo La Place de l’Etoile (pubblicato, appunto, da Gallimard). Il romanzo gli vale il Premio Roger Nimier.

Fiori di rovinaÈ documentarista per Carlo Ponti e paroliere per Françoise Hardy. Nei suoi romanzi, per lo più ambientati nella Parigi occupata dai nazisti e costruiti intorno alla figura dello straniero, dell’esule, dell’ebreo, si intrecciano una vena disperata di ascendenza esistenzialista e il gusto della rievocazione. L’autore rievoca molto spesso, nei personaggi dei suoi romanzi, l’ambigua figura del padre, un ebreo sicuramente vittima del Nazismo, che, arrestato nel 1943, si dimostrò pronto a tutto per sopravvivere (infatti sfuggì alla deportazione grazie a potenti amicizie collaborazioniste); una figura dalla duplice e ambigua identità, invischiato molto spesso in rapporti di complicità con i carnefici.

Nel 1978 il romanzo Rue des boutiques obscures (dove lui ha anche abitato), gli vale il Premio Goncourt. Negli anni successivi approfondirà i temi a lui cari e affinerà la propria poetica grazie a una serie di romanzi dedicati a figure femminili che sono vissute durante gli anni bui della guerra, e alle cui vite dimenticate egli cerca di offrire il risarcimento della memoria.
A questo filone appartengono Dora Bruder e Des inconnues, rispettivamente del 1996 e del 1999.

Dora Bruder

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È ALICE MUNRO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2013

È ALICE MUNRO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2013: “master of the contemporary short story (maestra del racconto contemporaneo).

Il suo nome “circolava” già da diverse edizioni a questa parte

Alice Munro (Wingham, 10 luglio 1931) è una scrittrice canadese. Vincitrice per tre volte del Governor General’s Award, il più importante premio letterario canadese si aggiudica – a coronamento della sua brillante carriera – il Premio Nobel per la Letteratura 2013. In Italia è pubblicata dalla casa editrice Einaudi.
I suoi racconti indagano le relazioni umane analizzate attraverso la lente della vita quotidiana. Sebbene la maggior parte delle sue storie sia ambientata nel Southwestern Ontario, la sua fama come scrittrice di racconti è internazionale, è considerata uno dei maggiori scrittori di racconti vivente.

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La biografia
Alice Munro è nata nella città di Wingham, Ontario in una famiglia di allevatori e agricoltori. Suo padre si chiamava Robert Eric Laidlaw e sua madre, una insegnante di scuola, Anne Clarke Laidlaw (nata Chamney). Cominciò a scrivere da adolescente e pubblicò la sua prima novella, The Dimensions of a Shadow, mentre era studentessa all’University of Western Ontario nel 1950. Durante questo periodo lavorò come cameriera, raccoglitrice di tabacco e impiegata di biblioteca. Nel 1951, abbandonò l’università presso la quale aveva frequentato la facoltà di Inglese dal 1949, per sposare James Munro e trasferirsi a Vancouver, British Columbia. Le sue figlie Sheila, Catherine, and Jenny nacquero rispettivamente nel 1953, 1955 e 1957; Catherine morì quindici ore dopo essere venuta alla luce. Nel 1963 i Munro si trasferirono a Victoria dove aprirono “Munro’s Books”. Nel 1966 nacque un’altra figlia Andrea.
La prima raccolta di racconti di Alice Munro, “La danza delle ombre felici” (Dance of the Happy Shades) (1968) ebbe un gran favore di critica e vinse in quello stesso anno il Governor General’s Award. A questo successo seguì “Lives of Girls and Women” (1971), una raccolta di storie interconnesse tra loro che fu pubblicato come romanzo.
Alice e James Munro divorziarono 1972. Lei ritornò nell’Ontario e diventò “Writer-in-Residence” all’università del Western Ontario. Nel 1976 si sposò con Gerald Fremlin, un geografo. La coppia si trasferì in una fattoria nei pressi di Clinton, Ontario. Successivamente si spostarono dalla fattoria in un casa nella città di Clinton, Ontario.
Nel 1978, con la raccolta di novelle “Chi ti credi di essere?” (Who Do You Think You Are?, negli Stati Uniti The Beggar Maid: Stories of Flo and Rose), Alice Munro vinse il Governor General’s Literary Award per la seconda volta. Dal 1979 al 1982 girò Australia, Cina e Scandinavia. Nel 1980 ottenne il posto di Writer-in-Residence sia alla University of British Columbia sia alla University of Queensland. Lungo gli anni ottanta e novanta Munro ha pubblicato una raccolta di brevi racconti una volta ogni quattro anni ottenendo numerosi premi nazionali e internazionali.
Nel 2002, sua figlia Sheila Munro ha pubblicato un libro di memorie d’infanzia, Lives of Mothers and Daughters: Growing Up With Alice Munro.
I racconti di Alice Munro sono pubblicati abbastanza frequentemente in riviste come The New Yorker, The Atlantic Monthly, Grand Street, Mademoiselle, e The Paris Review.
In una intervista per promuovere la sua raccolta del 2006 La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) Munro ha ipotizzato che non avrebbe più pubblicato ulteriori raccolte.
Il suo racconto “The Bear Came Over the Mountain” presente nel libro “Nemico, amico, amante…” è stato adattato per il grande schermo in un film diretto da Sarah Polley con il titolo di “Away from Her – Lontano da lei” e interpretato da Julie Christie e Gordon Pinsent. Il film è stato presentato nel 2006 al Toronto International Film Festival.
Nel 2005 è stata insignita del titolo di duchessa dell’Ontario dal sovrano del Regno di Redonda.

(Fonte: Wikipedia)

Clicca qui, per avere notizie sui libri di Alice Munro.

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MO YAN, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2012

Lo scrittore cinese Mo Yan (pubblicato in Italia da Einaudi), riceve il Premio Nobel per la Letteratura 2012. Questa, in sintesi, la motivazione dell’Accademia svedese: “con realismo allucinatorio fonde fiabe popolari, storia e contemporaneità“.

Mo Yan, originario di Gaomi nella provincia dello Shandong, nasce il 17 febbraio 1955 da una famiglia numerosa di contadini poveri e, dopo aver terminato i cinque anni delle scuole elementari, smette di studiare. In principio porta al pascolo mucche e pecore e i suoi rapporti con questi animali sono più frequenti di quelli con le persone; prova cosí il gusto della solitudine, ma acquista una profonda conoscenza della natura. Crescendo, unendosi agli adulti partecipa alle attività lavorative della comunità. A diciotto anni va a lavorare in una manifattura di cotone, e facendo capriole tra le balle si riempie di fili. Nel febbraio del 1976 abbandona il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell’esercito. Fa il soldato semplice, il caposquadra, l’istruttore, il segretario e lo scrittore. Nel 1997, congedatosi dall’esercito, inizia a lavorare per un giornale. Nel frattempo si è laureato presso la Facoltà di Letteratura dell’Istituto Artistico dell’Esercito di Liberazione Popolare (1984-1986) e ha ottenuto un Master in Studi letterari e artistici presso l’Università Normale di Pechino (1989-1991). Inizia a pubblicare nel 1981.
Fra le sue numerose opere narrative, Einaudi ha finora pubblicato Sorgo rosso, L’uomo che allevava i gatti (entrambi del 1997), Grande seno, fianchi larghi (2002), Il supplizio del legno di sandalo (2005) e Le sei reincarnazioni di Ximen Nao. Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino. Delle sue undici novelle si ricordano Felicità, Fiocchi di cotone, Esplosioni, Il ravanello trasparente. Tra i racconti, Il cane e l’altalena e Il fiume inaridito, che Einaudi ha pubblicato nella raccolta di racconti L’uomo che allevava i gatti (2008).
Ha anche scritto opere teatrali e sceneggiature cinematografiche come Sorgo rosso, Il sole ha orecchie, Addio mia concubina.
Il film Sorgo rosso è stato premiato con l’Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino. Il film Il sole ha orecchie è stato premiato con l’Orso d’Argento al Festival del Cinema di Berlino.
Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino per la sua intera opera.
Nel 2012 gli è stato tributato il Premio Nobel per la Letteratura.

@ dal sito Einaudi


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TOMAS TRANSTRÖMER, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2011

L’edizione 2011 del Premio Nobel per la letteratura è stato assegnato al poeta, psicologo, pianista e traduttore svedese Tomas Tranströmer. Nella motivazione dell’Accademia svedese leggiamo che “attraverso le sue immagini dense e limpide, ci ha offerto un nuovo accesso alla realtà”. E poi: “La gran parte della poesia di Tranströmer è caratterizzata da economia di linguaggio, concretezza e metafore struggenti. Nelle sue ultime raccolte si è spostato verso uno stile ancora più essenziale e un più elevato grado di concentrazione”.
Segue la nota biografica di Tranströmer tratta dalla libera enciclopedia Wikipedia Italia (a cui vanno i migliori in bocca al lupo per il suo futuro!).
Massimo Maugeri
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(da Wikipedia Italia)

Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931) è uno scrittore, poeta e traduttore svedese, molto conosciuto e apprezzato in Patria, vincitore del Nordic Council’s Literature Prize, dello Struga Poetry Evenings (del quale sono stati insigniti poeti del calibro del cileno Pablo Neruda e degli italiani Edoardo Sanguineti e Eugenio Montale) e del Neustadt International Prize for Literature nel 1990. Nel 2011 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “attraverso le sue immagini dense e nitide, ha dato nuovo accesso alla realtà”.
Nato a Stoccolma, frequenta la Scuola Latina di Södra e si laurea in Psicologia presso l’Università di Stoccolma, la più prestigiosa del Paese, nel 1956. Nel 1954 aveva pubblicato una raccolta poetica intitolata “17 dikter” (17 poesie), nella quale racchiudeva anche alcune opere realizzate all’età di soli tredici anni. Nel 1990 è stato colpito da un ictus, che tuttavia non gli ha impedito di continuare a scrivere: nel 1993, infatti, ha pubblicato “Minnena ser mig” (I ricordi mi stanno guardando), la sua prima autobiografia, e nel 2004 “Den stora gåtan”, la sua più celebre – a livello europeo – raccolta di versi, è pubblicata nel Regno Unito con il titolo “The Great Enigma” (Il Grande Enigma).
È stato più volte accusato da altri poeti, specialmente negli anni settanta, di essere troppo legato alla tradizione letteraria svedese e di tralasciare i grandi mutamenti contemporanei, non parlandone in poesie e romanzi. La sua opera, in effetti, è posta a metà tra il Modernismo, l’Espressionismo e il Surrealismo, tre correnti artistiche e letterarie esauritesi già da un paio di decenni. La sua poetica, comunque, è concentrata nella ricerca dell’uomo nella vita di tutti i giorni, nel bizzarro (espresso nei suoi versi mistici) e negli universali aspetti della mente e del suo immenso potere, al di sopra del bene e del male. Come scrittore, invece, non ha mai avuto un grandioso successo.

Tranströmer è molto amico del poeta statunitense Robert Bly, con il quale si è impegnato per anni in una fitta corrispondenza fuori dal tempo. Questa corrispondenza è stata raccolta nel libro Air Mail, opera che tratta le tematiche più varie non sempre “in modo tradizionale”, come gli è stato invece criticato.

Ha vinto diversi premi letterari, tra i quali ricordiamo in particolare il macedone Struga Poetry Evenings, forse il più prestigioso, che è stato vinto dagli autori più importanti della Letteratura di questi ultimi anni.

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MARIO VARGAS LLOSA, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2010

Il Premio Nobel per la Letteratura 2010, va allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, nato a Arequipa, il 28 marzo 1936.
Questa la motivazione: “for his cartography of structures of power and his trenchant images of the individual’s resistance, revolt, and defeat” (“per la sua cartografia delle strutture del potere e la sua tagliente immagine della rivolta, della resistenza e della sconfitta dell’individuo”).
Famoso per i suoi numerosi libri, inizia con “La ciudad y los perros” (1963, La città e i cani), ambientato in un collegio militare della capitale Lima, “La casa verde” (1966) e “Conversación en la Catedral” (1969, Conversazione nella “catedral”), in tutte le opere si caratterizza per la sua capacità descrittiva.
Successivamente scrive “Pantaleón y las visitadoras” (1973, Pantaleón e le visitatrici) e “La tia Julia y el escribedor” (1977, La zia Julia e lo scribacchino).

Avvia anche una carriera politica, candidandosi senza successo alla presidenza del Perù, come principale antagonista di Alberto Fujimori.

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giovedì, 08 ottobre 2009

IL NOBEL PER LA LETTERATURA ALLA SCRITTRICE TEDESCA HERTA MÜLLER

Herta Müller, scrittrice tedesca di origine romena, è il Premio Nobel per la Letteratura 2009. La motivazione: “who, with the concentration of poetry and the frankness of prose, depicts the landscape of the dispossessed”

Herta Müller, nata nel 1953 in un villaggio tedesco del Banato romeno, emigrata in Germania nel 1987 e oggi inserita a pieno titolo nel canone contemporaneo della letteratura tedesca, ha saputo restituire in un’opera poetica e saggistica molteplice, ma pressoché costante nella qualità degli esiti, la memoria della quotidianità e della persecuzione della minoranza di lingua tedesca in Romania nei decenni della dittatura di Ceauşescu. In Italia, tuttavia, il suo destino editoriale è stato alquanto ingrato: dopo le storie brevi di Bassure (Editori Riuniti 1987) e il romanzo breve In viaggio su una gamba sola (Marsilio 1992), l’attenzione dell’editoria nostrana per l’autrice parve declinare, benché nel 1994 fosse uscito Herztier, alla lettera “bestia del cuore”, il romanzo che più riccamente di ogni altro «riesce a trovare e far scaturire la poesia persino dal degrado materiale e spirituale di un’intera nazione». Sono parole, queste ultime, tratte dal risvolto di copertina dell’edizione italiana, per la quale si è dovuto attendere poco meno di un quindicennio, ma che finalmente offre ai lettori italofoni un’opera bella e importante, che tra l’altro è valsa all’autrice il prestigioso premio Kleist. L’onore al merito va all’editore Keller di Rovereto, il quale, forse per favorirne una più ampia appetibilità, l’ha pubblicata, sulle orme dell’edizione inglese, con il titolo Il paese delle prugne verdi (trad. di Alessandra Henke, pp. 254, € 14,00). Di questa storia, una volta presa confidenza con una lingua intensamente poetica, capace di squarci visionari e sconfinante a tratti in un perturbante surrealismo, colpisce innanzitutto l’aderenza empatica alla realtà descritta, che è la quotidianità oppressa di quattro giovani intellettuali dissidenti, la narratrice e tre amici, dagli anni di studio universitario all’inserimento professionale in una società dannata, pregna di paura e solitudine, estraneità e diffidenza, dove l’uomo istruito è disprezzato e nei mattatoi si beve davvero il sangue caldo delle bestie macellande. Quella a cui il regime, «fautore di cimiteri» e responsabile spietato della miseria collettiva, condanna i quattro è poco meno di una morte in vita, dove le perquisizioni e gli interrogatori sono solo le prime tappe di una persecuzione che, se non porta alla follia, chiama il suicidio o, nel migliore dei casi, incoraggia l’espatrio. La resistenza, in un simile contesto, è opzione assai ardua, e a volte fallisce. A compiere la bellezza esaustiva di questo poema in prosa altamente politico, teso in ogni momento a denunciare la mutilazione sistematica operata dal regime sulle esistenze individuali, sono poi l’alternarsi della vicenda principale con i flashback sull’infanzia della narratrice, che svelano l’abbrutimento doloso della vita privata e familiare fin nei suoi risvolti più intimi, e la presenza di due personaggi femminili, Lola e Teresa, che nella loro vitalità eslege e nel loro tragico destino incarnano al massimo grado la triste fatalità di trovarsi a «camminare, mangiare, dormire e amare qualcuno nella paura».

Fonte: qui
(Questa recensione è apparsa su «Alias» del 2 agosto 2008 con il titolo Herta Müller e il macello di Ceausescu)

Di seguito, una video intervista rilasciata dalla Müller.

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NOBEL PER LA LETTERATURA 2008: vince Jean-Marie Gustave Le Clézio
(post del 9 ottobre 2008)

Jean-Marie Gustave Le Clézio era tra i super favoriti. Me l’aveva confermato un paio di giorni fa per telefono Daniela Marcheschi che, tra le altre cose, è una vera esperta in materia di Premio Nobel per la Letteratura e Accademia di Svezia (ne approfitto per segnalare il suo Alloro di Svezia e questa raccolta di poesie di Birgitta Trotzig, da lei curata, appena edita da Oscar Mondadori: Nel fiume di luce).
Vi invito, inoltre, ad ascoltare l’intervista che la stessa Marcheschi ha rilasciato oggi nel corso della trasmissione Fahrenheit (dovreste trovarla on line domattina: qui… insieme all’intervista a Daria Galateria).

Le Clézio è stato premiato con la seguente motivazione: “Autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un’umanità dentro e fuori la civiltà imperante”.

Segue il video relativo alla premiazione.

Trovate approfondimenti sui siti di Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa e – per chi conosce le lingue straniere – Le Figaro, El Pays, The Times, The New York Times.

In Italia, al momento, sono disponibili sei libri di Le Clézio tradotti in italiano e pubblicati da: Instar libri, :duepunti, Net, Il Saggiatore e Rizzoli.
Il libro di più recente pubblicazione è “Il continente invisibile” (2008, Instar libri)

Qui trovate un inedito di Le Clézio pubblicato nel 2004 su Il Corriere della Sera: si intitola “Nascere in una guerra”.

Segue la nota biografica presente su Wikipedia Italia e il post relativo alle nostre discussioni pre-Premio.

« autore di nuove partenze, avventura poetica e estasi sensuale, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civiltà regnante » – (Motivazione del Premio Nobel per la letteratura 2008)

Jean-Marie Gustave Le Clézio (Nizza, 13 aprile 1940) è uno scrittore francese.
La famiglia di Le Clézio è originaria della Bretagna emigrata verso le isole Maurizie nel Settecento (suo padre era chirurgo nell’esercito francese in Africa).
Egli inizia a scrivere dall’età di 7/8 anni e, malgrado i molti viaggi trascorsi, non ha mai smesso di farlo.
Effettua gli studi nel collegio universitario letterario di Nizza e dopo essersi laureato in lettere, diventa insegnante negli Stati Uniti d’America.
A soli 23 anni, pubblica con Gallimard la sua prima opera: Le procès verbal (il Verbale) e diventa noto ricevendo il Premio Renaudot e mancando per poco il Premio Goncourt.
Da allora pubblica più di 30 libri: fiabe, romanzi, saggi, novelle, due traduzioni dalla mitologia indiana e anche innumerevoli prefazioni e articoli e alcuni contributi ad opere collettive.
Nella sua opera si possono distinguere abbastanza nettamente due periodi.
Il primo periodo va dal 1963 al 1975, i romanzi e i saggi di Le Clézio esplorano i temi della follia, del linguaggio, della scrittura, con la volontà di esplorare certe possibilità formali e tipografiche, come fecero altri scrittori della sua epoca: Georges Perec e Michel Butor. Le Clézio si conquistò allora l’immagine di scrittore innovatore e ribelle che gli procurò l’ammirazione di Michel Foucault e Gilles Deleuze.
Alla fine degli anni ‘70 (secondo periodo) Le Clézio compie un cambiamento nel suo stile e pubblica libri più lenti. La sua scrittura è più serena e i temi dell’infazia, della minoranza, del viaggio, passano al primo piano. Questo modo letterario seduce il suo grande pubblico. Nel 1980, è il primo a ricevere il Premio Paul Morand conferito dall’Académie française, per la sua opera “Désert”.
Nel 1994 è eletto “più grande scrittore vivente in lingua francese”.
Nel 2008 vince il premio Nobel per la letteratura.

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TOTO NOBEL PER LA LETTERATURA 2008 – lunedì, 6 ottobre 2008

Chi vincerà, quest’anno, il Nobel per la Letteratura?
Lo sapremo giovedì prossimo.
Intanto, se vi fa piacere, e tanto per giocare un po’, potete provare a indovinare.
Avete dei nomi in particolare? Chi meriterebbe di vincere? E perché?
Quale sarà il continente che, attraverso l’autore, sarà premiato?

Su Il Mattino di oggi leggiamo quanto segue:
“La corsa al Nobel letterario sembra particolarmente aperta. Se un candidato statunitense viene considerato scarsamente favorito (tra tutti spicca Philip Roth), maggiori possibilità vengono date agli europei. I bookmaker britannici puntano su un italiano, il saggista Claudio Magris, del quale da poco è stato tradotto in svedese «Alla cieca». Magris, illustre germanista, sarebbe gradito ai giurati del Nobel per le sue riflessioni storiche e filosofiche sul Danubio. Fra gli europei, si fanno anche i nomi dell’olandese Cees Noteboom, dei francesi Yves Bonnefoy e Jean-Marie Le Clezio, dello svedese Tomas Transtromer. Candidati anche l’israeliano Amos Oz, il poeta australiano Les Murray, il nigeriano Chinua Achebe, il poeta siriano Adonis“.
Queste… le indicazioni.

Voi che ne pensate?
Dite la vostra, su!

Massimo Maugeri

P.s. L’anno scorso, come ricorderete, vinse Doris Lessing.

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AGGIORNAMENTO DEL 17 ottobre 2008

In esclusiva per Letteratitudine la Instar libri – che ringrazio – mi ha concesso la possibilità di pubblicare gli incipit dei libri di Le Clézio presenti sul loro catalogo.
Li potete leggere di seguito. Mentre è possibile leggere le prime pagine del romanzo “Il verbale” direttamente dal sito della :duepunti edizioni.
Massimo Maugeri

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da “Il Continente invisibile – (Instar libri, 2008, euro 11, p. 126)

Raga*

Dicono che l’Africa sia il continente dimenticato.
L’Oceania è il continente invisibile.
Invisibile, perché i primi viaggiatori che vi si sono avventurati non ne hanno colto la natura, e perché rimane ancora oggi un luogo senza riconoscimento internazionale, un passaggio, quasi un’assenza.
Quando Balboa scopre il Pacifico, dopo una faticosa traversata dell’Istmo di Panama, cade in ginocchio sulla spiaggia del Darién e prende possesso di quel mare in nome del re di Spagna, senza immaginarne l’estensione. Forse sta già pensando alla via per l’Occidente, che consentirà di raggiungere l’Oriente e il Giappone seguendo il sole.
Nel XVI secolo, convinti della rotondità del nostro pianeta (che molti marinai davano per certa ancor prima che venisse ufficialmente dimostrata), i geografi crearono due miti, entrambi falsi, ed entrambi ispiratori di grandi viaggi d’esplorazione. Il primo era il mito di Anian, il famoso passaggio a Nordovest che doveva permettere alle navi di raggiungere l’Oriente senza arrischiarsi nel difficoltoso viaggio attraverso l’Arabia e l’India.
Il secondo era il mito del continente australe, una massa di terraferma che, secondo i geografi, doveva assicurare l’equilibrio del globo facendo da contrappeso al continente asiatico.
Quirós, Mendaña, quindi Magellano, Bougainville e Cook partirono alla ricerca di questo continente del Sud. Quirós pensò di averlo trovato quando per la prima volta toccò le coste della Nuova Guinea. Per lui, la scoperta di quella terra era tanto un imperativo morale quanto una necessità politica. «Questa parte del mondo costituisce un quarto del globo terrestre, e data la sua estensione potrebbe ospitare il doppio dei regni e delle province di tutte le terre di cui Vostra Maestà è attualmente il Signore; e ciò senza l’inconveniente del vicinato dei Mori e dei Turchi
[…]. Vi si troveranno gli antipodi dell’Africa, dell’Europa e dell’Asia Maggiore. Vi informo che i territori che ho scoperto intorno ai quindici gradi di latitudine sono, come sarà detto più avanti, più ragguardevoli della Spagna e di tutti i regni ai quali si vorrà paragonarli, e nel loro insieme possono essere definiti un vero e proprio paradiso terrestre.»
Successivamente, Bougainville e Cook corressero il suo errore: il navigatore portoghese aveva scoperto soltanto isole, nient’altro che isole. Cook morì alle Hawaii, l’Astrolabe e la Boussole naufragarono in acque che Dumont d’Urville crederà di ritrovare quarant’anni più tardi. Fatto scalo a Espiritu Santo (la prima terra incontrata dopo aver lasciato le coste del Perù nel 1606), Torres tracciò delle carte così imprecise che nessun viaggiatore riuscirà a ritrovare l’isola prima di Bougainville, il quale darà all’arcipelago il dolce nome di Grandi Cicladi, e di Cook, che lo battezzerà con il triste appellativo di Nuove Ebridi, in ricordo del proprio Paese natale. Torres si spinse poi fino in Nuova Guinea (già segnalata da Saavedra nel 1528), passando al largo di una lingua di terra che non riuscì a identificare e che in seguito diventerà la Nuova Caledonia. Il mito del continente sopravviverà sino alla fine del XVIII secolo. Il grande geografo e cartografo Alexander Dalrymple ci crede ancora nel 1770, poco prima che gli esploratori inglesi e francesi vi approdino davvero.
Si potrebbe quasi parlare di scoperte casuali.

* Nome dell’Isola di Pentecoste in lingua apma (in lingua sa: Aorea) – [N.d.A.].

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da “L’africano – (Instar libri, 2007, euro 10, p. 102)

Ogni essere umano è il risultato di un padre e di una madre. Si può non riconoscerli, non amarli, dubitare di loro. Eppure sono lì, con il loro volto, i loro atteggiamenti, i loro modi e le loro manie, le illusioni, le speranze, la forma delle mani e delle dita dei piedi,
il colore degli occhi e dei capelli, il modo di parlare, i pensieri, probabilmente l’ora della morte; ci hanno trasmesso ogni cosa.
Per lungo tempo ho sognato che mia madre fosse nera. Dopo il ritorno dall’Africa mi ero inventato una storia, un passato, per fuggire la realtà in un Paese dove non conoscevo più nessuno, in una città dov’ero diventato uno straniero. In seguito, quando mio padre è andato in pensione ed è venuto a vivere con noi in Francia, ho scoperto che era lui l’africano.
È stato difficile ammetterlo. Ho dovuto tornare indietro, ricominciare da capo, cercare di capire.
In ricordo di ciò ho scritto questo breve libro.

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Elenco dei vincitori

Anno Ritratto Premiati Nazionalità Lingua Motivazione
1901 Sully Prudhomme Francia Francese “in riconoscimento della sua composizione poetica, che dà prova di un alto idealismo, perfezione artistica ed una rara combinazione di qualità tra cuore ed intelletto”
1902 Theodor Mommsen Germania Tedesco “al più grande maestro vivente della scrittura storica, con speciale riferimento al suo maggior lavoro, Storia di Roma
1903 Bjørnstjerne Bjørnson Svezia-Norvegia Norvegese “un tributo alla sua nobile, magnifica e versatile poeticità, con la quale si è sempre distinto per la chiarezza della sua ispirazione e la rara purezza del suo spirito”
1904 Frédéric Mistral Francia Occitano “in riconoscimento della chiara originalità e della vera ispirazione della sua produzione poetica, che splendidamente riflette gli scenari naturali e lo spirito nativo del suo popolo, e, in aggiunta, al suo importante lavoro come filologo provenzale”
José Echegaray y Eizaguirre Spagna Spagnolo “in riconoscimento delle numerose e brillanti composizioni che, in maniera individuale ed originale, hanno fatto rivivere la grande tradizione del dramma spagnolo”
1905 Henryk Sienkiewicz Polonia Polacco “per i suoi notevoli meriti come scrittore epico”
1906 Giosuè Carducci Italia Italiano “non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”
1907 Rudyard Kipling Regno Unito (Nato in India britannica) Inglese “in considerazione del potere dell’osservazione, dell’originalità dell’immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo”
1908 Rudolf Christoph Eucken Germania Tedesco “in riconoscimento della sua seria ricerca della verità, il suo potere di penetrare il pensiero, la sua enorme capacità di visione, il calore e la forza delle sue opere con le quali ha trasmesso una filosofia idealistica della vita”
1909 Selma Lagerlöf Svezia Svedese “per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere”
1910 Paul Johann Ludwig Heyse Germania Tedesco “un tributo alla consumata capacità artistica, permeata dall’idealismo, che egli ha dimostrato durante la sua lunga carriera produttiva come poeta lirico, drammaturgo, novellista e scrittore di storie brevi famose nel mondo”
1911 Maurice Polidore Marie Bernhard Maeterlinck Belgio Francese “per le sue molte attività letterarie, specialmente per la sua opera drammatica, che si distinguono per la ricchezza d’immaginazione e la poetica fantastica, che rivela, a volte sotto forma di favola, una profonda ispirazione, mentre in un modo misterioso si rivolge ai sentimenti propri del lettore e ne stimola l’immaginazione”
1912 Gerhart Hauptmann Germania Tedesco “in riconoscimento della sua fertile, varia ed eccelsa produzione nella sfera dell’arte drammatica”
1913 Rabindranath Tagore India britannica Bengalese “per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest”
1914 non assegnato
1915 Romain Rolland Francia Francese “un tributo all’elevato idealismo della sua produzione letteraria, alla comprensione ed all’amore per la verità con le quali ha descritto i diversi tipi di esistenza umana”
1916 Carl Gustaf Verner von Heidenstam Svezia Svedese “in riconoscimento della sua importanza come esponente rappresentativo di un nuovo tempo nella nostra letteratura”
1917 Karl Adolph Gjellerup Danimarca Danese “per la sua varia e ricca poeticità, ispirata da elevati ideali”
Henrik Pontoppidan Danimarca Danese “per le sue reali descrizioni della vita moderna in Danimarca”
1918 non assegnato
1919 Carl Spitteler Svizzera Tedesco “in riconoscimento al suo poema epico, Olympischer Frühling
1920 Knut Hamsun Norvegia Norvegese “per il suo monumentale lavoro. Il risveglio della Terra
1921 Anatole France Francia Francese “in riconoscimento della sua brillante realizzazione letteraria, caratterizzata da nobiltà di stile, profonda comprensione umana, grazia, e vero temperamento gallico”
1922 Jacinto Benavente Spagna Spagnolo “per il felice metodo col quale ha proseguito la tradizione illustre del dramma spagnolo”
1923 William Butler Yeats Irlanda Inglese “per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un’intera nazione”
1924 Władysław Stanisław Reymont Polonia Polacco “per il suo grande romanzo epico, I contadini
1925 George Bernard Shaw Regno Unito (Nato in Irlanda) Inglese “per il suo lavoro intriso di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza”
1926 Grazia Deledda Italia Italiano “per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”
1927 Henri Bergson Francia Francese “in riconoscimento delle sue ricche e animate idee e della brillante capacità con la quale ha saputo esprimerle”
1928 Sigrid Undset Norvegia (Nata in Danimarca) Norvegese “principalmente per la sua imponente descrizione della vita nordica durante il medioevo”
1929 Thomas Mann Germania Tedesco “principalmente per i suoi grandi romanzi I Buddenbrook e La montagna incantata
1930 Sinclair Lewis Stati Uniti Inglese “per la sua arte descrittiva vigorosa e grafica e per la sua abilità nel creare, con arguzia e spirito, nuove tipologie di personaggi”
1931 Erik Axel Karlfeldt Svezia Svedese “la poesia di Erik Axel Karlfeldt”
1932 John Galsworthy Regno Unito Inglese “per la sua originale arte narrativa, che trova la sua forma più alta ne La saga dei Forsyte
1933 Ivan Alekseevič Bunin Francia (Nato in Russia) Russo “per la precisione artistica con la quale ha trasposto le tradizioni classiche russe in prosa”
1934 Luigi Pirandello Italia Italiano “per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale”
1935 non assegnato
1936 Eugene O’Neill Stati Uniti Inglese “per la forza, l’onestà e le emozioni profondamente sentite dei suoi lavori drammatici, che incarnano un concetto originale di tragedia”
1937 Roger Martin du Gard Francia Francese “per la forza artistica e la verità con la quale ha dipinto il conflitto umano così come gli aspetti fondamentali della vita contemporanea nel suo ciclo di romanzi Les Thibault
1938 Pearl S. Buck Stati Uniti Inglese “per le sue ricche e veramente epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”
1939 Frans Eemil Sillanpää Finlandia Finlandese “per la sua profonda comprensione dei contadini del proprio paese e la squisita arte con la quale ha ritratto il loro modo di vivere e la relazione con la natura”
1940 non assegnato
1941 non assegnato
1942 non assegnato
1943 non assegnato
1944 Johannes Vilhelm Jensen Danimarca Danese “per la sua fervida immaginazione poetica con la quale ha combinato una intellettuale curiosità e uno stile fresco e creativo”
1945 Gabriela Mistral Cile Spagnolo “per la sua lirica, ispirata da forti emozioni, che ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni idealistiche dell’intero mondo latino americano”
1946 Hermann Hesse Svizzera (Nato in Germania) Tedesco “per la sua forte ispirazione letteraria coraggiosa e penetrante esempio classico di ideali filantropici ed alta qualità di stile”
1947 André Gide Francia Francese “per la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica”
1948 Thomas Stearns Eliot Regno Unito (Nato negli Stati Uniti) Inglese “per il suo notevole e pionieristico contributo alla poesia contemporanea”
1949 William Faulkner Stati Uniti Inglese “per il suo contributo forte e artisticamente unico al romanzo americano contemporaneo”
1950 Bertrand Russell Regno Unito Inglese “in riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei quali egli si erge a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero”
1951 Pär Fabian Lagerkvist Svezia Svedese “per il suo vigore artistico e per l’indipendenza del suo pensiero con cui cercò, nelle sue opere, di trovare risposte alle eterne domande che l’umanità affronta”
1952 François Mauriac Francia Francese “per il profondo spirito e l’intensità artistica con la quale è penetrato, nei suoi romanzi, nel dramma della vita umana”
1953 Winston Churchill Regno Unito Inglese “per la sua padronanza delle descrizioni storiche e biografiche, nonché per la brillante oratoria in difesa ed esaltazione dei valori umani”
1954 Ernest Hemingway Stati Uniti Inglese “per la sua maestria nell’arte narrativa, recentemente dimostrata con Il vecchio e il mare e per l’influenza che ha esercitato sullo stile contemporaneo”
1955 Halldór Laxness Islanda Islandese “per la vivida potenza epica con la quale ha rinnovato la grande arte narrativa dell’Islanda
1956 Juan Ramón Jiménez Porto Rico (Nato in Spagna) Spagnolo “per la sua poesia piena di slancio, che costituisce un esempio di spirito elevato e di purezza artistica nella lingua spagnola”
1957 Albert Camus Francia (Nato nell’Algeria francese) Francese “per la sua importante produzione letteraria, che con perspicace zelo getta luce sui problemi della coscienza umana nel nostro tempo”
1958 Boris Pasternak (rifiutato su pressione del regime sovietico) Unione Sovietica Russo “per i suoi importanti risultati sia nel campo della poesia contemporanea che in quello della grande tradizione epica russa”
1959 Salvatore Quasimodo Italia Italiano “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”
1960 Saint-John Perse Francia (Nato in Guadalupa) Francese “per il volo sublime ed il linguaggio evocativo della sua poesia che in modo visionario riflette gli stati del nostro tempo”
1961 Ivo Andrić Jugoslavia (Nato in Austria-Ungheria) Serbo “per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese”
1962 John Steinbeck Stati Uniti Inglese “per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”
1963 Giorgos Seferis Grecia (Nato nell’ Impero ottomano) Greco “per i suoi scritti eminentemente lirici, ispirati da un profondo legame con il mondo della cultura ellenica”
1964 Jean-Paul Sartre (rifiutato) Francia Francese “per la sua opera che, ricca di idee e pregna di spirito di libertà e ricerca della verità, ha esercitato un’influenza di vasta portata nel nostro tempo”
1965 Michail Aleksandrovič Šolochov Unione Sovietica Russo “per la potenza artistica e l’integrità con le quali, nella sua epica del Don, ha dato espressione a una fase storica nella vita del popolo russo”
1966 Shmuel Yosef Agnon Israele (Nato in Austria-Ungheria) Ebraico “per la sua arte narrativa profondamente caratteristica con i temi della vita della gente ebrea”
Nelly Sachs Svezia (Nata in Germania) Tedesco “per la sua scrittura lirica e drammatica eccezionale, che interpreta il destino d’Israele con resistenza commovente”
1967 Miguel Ángel Asturias Guatemala Spagnolo “per i suoi vigorosi risultati letterari, profondamente radicati nei tratti distintivi e nelle tradizioni degli Indiani dell’America Latina”
1968 Yasunari Kawabata Giappone Giapponese “per la sua abilità narrativa, che esprime con grande sensibilità l’essenza del pensiero giapponese”
1969 Samuel Beckett Irlanda Inglese / Francese “per la sua scrittura, che – nelle nuove forme per il romanzo ed il dramma – nell’abbandono dell’uomo moderno acquista la sua altezza”
1970 Aleksandr Isaevič Solženicyn Unione Sovietica Russo “per la forza etica con la quale ha proseguito l’indispensabile tradizione della letteratura russa”
1971 Pablo Neruda Cile Spagnolo “per una poesia che con l’azione di una forza elementare porta vivo il destino ed i sogni del continente”
1972 Heinrich Böll Germania Ovest Tedesco “per la sua scrittura che con la relativa combinazione di vasta prospettiva sul suo tempo e di un’abilità sensibile nella descrizione ha contribuito ad un rinnovamento della letteratura tedesca”
1973 Patrick White Australia (Nato in Regno Unito) Inglese “per un’arte narrativa epica e psicologica che ha introdotto un nuovo continente nella letteratura”
1974 Eyvind Johnson Svezia Svedese “per un’arte narrativa, lungimirante in terre ed epoche, al servizio della libertà”
Harry Martinson “per una scrittura che cattura le gocce di rugiada e riflette il cosmo”
1975 Eugenio Montale Italia Italiano “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”
1976 Saul Bellow Stati Uniti (Nato in Canada) Inglese “per la sensibilità umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che si trovano combinati nella sua opera”
1977 Vicente Aleixandre Spagna Spagnolo “per una scrittura poetica creativa che illumina la condizione dell’uomo nell’universo e nella società attuale, allo stesso tempo rappresentando il grande rinnovamento delle tradizioni della poesia spagnola tra le guerre”
1978 Isaac Bashevis Singer Stati Uniti (Nato in Polonia) Yiddish “per la sua veemente arte narrativa che, radicata nella tradizione culturale ebraico-polacca, fa rivivere la condizione umana universale”
1979 Odysseas Elytīs Grecia Greco “per la sua poesia, che, contro lo sfondo di tradizione greca, dipinge con forza e chiarezza intellettuale la lotta dell’uomo moderno per la libertà e la creatività”
1980 Czesław Miłosz Polonia Polacco “che con voce chiara e lungimirante espone la condizione degli uomini in un mondo di gravi conflitti”
1981 Elias Canetti Regno Unito (Nato in Bulgaria) Tedesco “per i suoi lavori caratterizzati da un’ampia prospettiva, ricchezza di idee e potere artistico”
1982 Gabriel García Márquez Colombia Spagnolo “per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente”
1983 William Golding Regno Unito Inglese “per i suoi romanzi che, con l’acume di un’arte narrativa realistica e la diversità e universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo odierno”
1984 Jaroslav Seifert Cecoslovacchia (Nato in Austria-Ungheria) Ceco “per la sua poesia che, dotata di freschezza, sensualità ed inventiva, fornisce un’immagine di liberazione dello spirito e della versatilità indomita dell’uomo”
1985 Claude Simon Francia (Nato in Madagascar) Francese “che nei suoi romanzi fonde la creatività del poeta e del pittore nella profonda conoscenza del tempo e la descrizione della condizione umana”
1986 Wole Soyinka Nigeria Inglese “che in un’ampia prospettiva culturale e con una poetica fuori dagli schemi mostra il dramma dell’esistenza”
1987 Iosif Aleksandrovič Brodskij Stati Uniti (Nato in Unione Sovietica) Russo / Inglese “per una condizione di scrittore esauriente, denso di chiarezza di pensiero e di intensità poetica”
1988 Nagib Mahfuz Egitto Arabo “che, attraverso gli impianti ricchi di sfumatura – ora con limpide vedute realistiche, ora evocativamente ambiguo – ha formato un’arte narrativa araba che si applica a tutta l’umanità”
1989 Camilo José Cela Spagna Spagnolo “per una prosa ricca ed intensa, che con la pietà trattenuta forma una visione mutevole della vulnerabilità dell’uomo”
1990 Octavio Paz Messico Spagnolo “per una scrittura appassionata, dai larghi orizzonti, caratterizzata da intelligenza sensuale e da integrità umanistica”
1991 Nadine Gordimer Sudafrica Inglese “che con la sua scrittura epica magnifica – nelle parole di Alfred Nobel – è stata di notevole beneficio all’umanità”
1992 Derek Walcott Saint Lucia Inglese “per un’apertura poetica di grande luminosità, sostenuto da una visione storica, il risultato di un impegno multiculturale”
1993 Toni Morrison Stati Uniti Inglese “che in racconti caratterizzati da forza visionaria e rilevanza poetica dà vita ad un aspetto essenziale della realtà statunitense”
1994 Kenzaburō Ōe Giappone Giapponese “che con forza poetica crea un mondo immaginario in cui vita e mito si condensano per formare uno sconcertante ritratto dell’attuale condizione umana”
1995 Séamus Heaney Irlanda Inglese “per gli impianti di bellezza lirica e di profondità etica, che esaltano i miracoli giornalieri e la vita passata”
1996 Wisława Szymborska Polonia Polacco “per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”
1997 Dario Fo Italia Italiano “seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”
1998 José Saramago Portogallo Portoghese “che con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà elusiva”
1999 Günter Grass Germania Tedesco “le cui giocose fiabe ritraggono la faccia dimenticata della storia”
2000 Gao Xingjian Cina (dal 1940 al 1998) Francia (dal 1998) Cinese “per un’opera dal valore universale, intuito pungente e ingegnosità linguistica che hanno aperto nuove strade al romanzo e al teatro cinese”
2001 Vidiadhar Surajprasad Naipaul Regno Unito (Nato in Trinidad e Tobago) Inglese “per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse”
2002 Imre Kertész Ungheria Ungherese “per una scrittura che sostiene l’esperienza fragile dell’individuo contro l’arbitrarietà barbarica della storia”
2003 John Maxwell Coetzee Sudafrica Inglese “che in innumerevoli maschere ritrae il sorprendente coinvolgimento dello straniero”
2004 Elfriede Jelinek Austria Tedesco “per il flusso melodico di voci e controvoci in romanzi e testi teatrali, che con estremo gusto linguistico rivelano l’assurdità dei cliché sociali e il loro potere”
2005 Harold Pinter Regno Unito Inglese “perché nelle sue commedie [egli] scopre il baratro che sta sotto le chiacchiere di tutti i giorni e spinge ad entrare nelle stanze chiuse dell’oppressione”
2006 Orhan Pamuk Turchia Turco “perché nel ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture”
2007 Doris Lessing Regno Unito (Nata in Persia) Inglese “cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”
2008 Jean-Marie Gustave Le Clézio Francia / Mauritius Francese “autore di nuove partenze, avventura poetica ed estasi sensuale, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civiltà regnante”
2009 Herta Müller Germania (Nata in Romania) Tedesco “con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”
2010 Mario Vargas Llosa Perù / Spagna Spagnolo “per la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”
2011 Tomas Tranströmer Svezia Svedese “attraverso le sue immagini dense e nitide, ha dato nuovo accesso alla realtà”
2012 Mo Yan Cina Cinese “che con un realismo allucinatorio fonde racconti popolari, storia e contemporaneità”
2013 Alice Munro Canada Inglese “maestra del racconto breve contemporaneo”
2014 Patrick Modiano Francia Francese “per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e scoperto il mondo della vita dell’occupazione”
2015 Svjatlana Aleksievič Bielorussia (Nata in Unione Sovietica) Russo “per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”
2016 Bob Dylan Stati Uniti Inglese “per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”
2017 Kazuo Ishiguro Regno Unito (Nato in Giappone) Inglese “che, in romanzi di grande forza emotiva, ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”
2018 Olga Tokarczuk
Assegnato nel 2019
Polonia Polacco “per un’immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita.”
2019 Peter Handke Austria Tedesco “per un lavoro influente che con ingegnosità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell’esperienza umana”
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LA NECESSITÀ DI SCRIVERE PER LE CLÈZIO, Premio Nobel per la Letteratura 2008 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/12/la-necessita-di-scrivere-per-le-clezio-premio-nobel-per-la-letteratura-2008/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/12/la-necessita-di-scrivere-per-le-clezio-premio-nobel-per-la-letteratura-2008/#comments Fri, 12 Dec 2008 21:09:14 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/12/la-necessita-di-scrivere-per-le-clezio-premio-nobel-per-la-letteratura-2008/ Il 10 dicembre, a Stoccolma, si è celebrata la cerimonia della consegna del Premio Nobel per la Letteratura attribuito – com’è noto – a Jean-Marie Gustave Le Clézio (ne abbiamo discusso qui).
Su Repubblica del 9 dicembre 2008 (cfr. pag. 43, sezione “Cultura”) è stato pubblicato una parte del discorso che Le Clézio ha tenuto il sabato prima – sempre a Stoccolma - durante una conferenza (l’intero discorso è disponibile sul sito del Nobel).
Vi propongo di seguito il testo, giacché contiene spunti molto interessanti (che integrano il post sul “perché scrivere” che avevo pubblicato in seguito al contributo di Ferdinando Camon).
In effetti il testo di Le Clèzio comincia con la seguente domanda: Perché si scrive?

Vi anticipo alcuni passaggi che potrebbero fornire lo spunto per una discussione. Naturalmente vi invito a leggere l’intero pezzo (dato che leggere solo alcune frasi estrapolate da un testo può essere fuorviante).

Dice Le Clèzio:

- Se si scrive, significa allora che non si agisce. Che ci si sente in difficoltà alle prese con la realtà, che si sceglie un altro mezzo per intervenire, un altro modo di comunicare, una distanza, un tempo per riflettere.

- Lo scrittore non ha più la presunzione di credere che potrà cambiare il mondo, che con i suoi racconti e i suoi romanzi potrà dare origine a un modello di vita migliore. Più semplicemente, vuole essere testimone… quando nella maggior parte dei casi altro non è che un semplice spettatore.

- Agire: è questo che lo scrittore vorrebbe più di ogni altra cosa. Agire, piuttosto che testimoniare. (…) E tuttavia, in quello stesso istante, una voce rivela allo scrittore che ciò non sarà possibile, che le sue parole sono soltanto parole che il vento della società disperderà, che i sogni altro non sono che chimere.

- Con quale diritto pretendere di essere migliori? Spetta effettivamente allo scrittore cercare soluzioni? (…) Come potrebbe mai agire lo scrittore, se altro non sa che ricordare?

- La letteratura non è qualcosa di arcaico che sopravvive e al quale dovrebbero sostituirsi logicamente le arti dell’ audiovisivo, e più di ogni altra cosa il cinema. È una strada complessa, difficile da percorrere, ma che io credo sia ancora più necessaria oggi che ai tempi di Byron o di Victor Hugo.

- Lo scrittore, il poeta, il romanziere sono creatori. Ciò non significa che inventano la lingua, ma che la adoperano per creare bellezza, pensieri, immagini. Ecco perché di loro non si può fare a meno. Il linguaggio è l’invenzione più straordinaria del genere umano, perché precede ogni cosa, rende partecipi tutti. (…) Gli scrittori, in certa qual misura, ne sono i custodi. Quando scrivono i loro romanzi, i loro poemi, le loro opere per il teatro, fanno vivere il linguaggio. Non utilizzano le parole: al contrario, sono al servizio del linguaggio.

E adesso… a voi.
Cosa ne pensate? Qual è il “passaggio” con cui vi sentite più in linea? E quello con cui siete in disaccordo?
(Ammesso che ci sia)

Massimo Maugeri

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La necessità di scrivere
di Jean-Marie Gustave Le Clézio

Perché si scrive? Immagino che ciascuno abbia una sua risposta a questo interrogativo così semplice. Contano le predisposizioni, l’ ambiente, le circostanze. Le inettitudini, anche. Se si scrive, significa allora che non si agisce. Che ci si sente in difficoltà alle prese con la realtà, che si sceglie un altro mezzo per intervenire, un altro modo di comunicare, una distanza, un tempo per riflettere. Se analizzo le circostanze che mi hanno condotto a scrivere – non lo faccio per gentilezza, ma per premura nei confronti della precisione – noto che come punto di partenza nel mio caso c’ è la guerra. La guerra, intesa però non come un grande periodo di sconvolgimenti, nel quale si vissero avvenimenti storici e decisivi, come la campagna di Francia raccontata dai due versanti del campo di battaglia di Valmy, per esempio, da Goethe sul versante tedesco e dal mio antenato Francois sul versante dell’ armata rivoluzionaria. Racconti esaltanti, travolgenti. No, la guerra per me è quella che vivevano i civili e soprattutto i bambini piccoli. Nemmeno per un istante mi è mai parsa un momento storico. Avevamo fame, avevamo paura, avevamo freddo: questo è quanto. Ricordo di aver visto sfilare sotto la mia finestra le truppe del maresciallo Rommel che risalivano le Alpi alla ricerca di un passaggio verso il nord dell’ Italia e dell’ Austria. Quell’ avvenimento non mi ha lasciato un ricordo particolarmente indelebile. Al contrario, negli anni che hanno fatto seguito alla guerra, ricordo molto bene di essere stato sprovvisto di tutto, e specialmente di che scrivere e di che leggere. Mancava la carta, mancava la penna a inchiostro. Disegnai e scrissi le mie prime parole sul retro delle tessere del razionamento, servendomi di una matita da falegname blu e rossa: da ciò nacque in me una certa predilezione per i supporti ruvidi e per le matite ordinarie. Mancando i libri per l’ infanzia, lessi i dizionari di mia nonna. Erano meravigliose rampe di lancio per partire all’ esplorazione del mondo, per vagabondare col pensiero e sognare davanti alle tavole illustrate, alle cartine geografiche, agli elenchi di parole sconosciute. Il primo libro che scrissi, all’ età di sei o sette anni, del resto si intitolava “Le Globe à mariner”, seguito pochissimo tempo dopo dalla biografia di un re immaginario denominato Daniel III – era forse svedese? – e da una favola raccontata da un gabbiano. Quello fu un periodo di reclusione. I bambini non avevano neppure la libertà di uscire a giocare all’ aperto, perché i terreni e i giardini situati nei pressi della casa di mia nonna erano stati minati. Casualmente, nel corso delle mie passeggiate, ricordo di aver costeggiato una volta una recinzione di filo spinato sistemata lungo il mare e di aver letto appeso ad essa un cartello in francese e in tedesco, che proibiva l’ accesso a chiunque, con tanto di teschio.
I libri sono entrati nella mia vita un po’ dopo, sotto forma di varie raccolte di libri che mio padre era riuscito a mettere insieme: provenivano dalla dispersione della sua eredità avvenuta quando era stato espulso dalla sua casa natale di Moka, nell’ isola Mauritius. Fu allora che capii quella verità che non è mai percepita con immediatezza dai bambini, ovvero che i libri sono un tesoro più prezioso dei beni immobili o dei conti in banca. Fu in quei volumi – in linea di massima antichi e rilegati – che scoprii i grandi testi della letteratura universale, il Don Chisciotte illustrato da Tony Johannot, La vita di Lazarillo de Tormes; Le leggende di Ingoldsby, I viaggi di Gulliver; i grandi romanzi ispirati di Victor Hugo, Novantatré, I lavoratori del mare, o L’ uomo che ride. E anche Le sollazzevoli istorie di Balzac. Ma i libri che mi sono rimasti maggiormente impressi furono le raccolte di storie di viaggi, per la maggior parte dedicati all’ India, all’ Africa, e alle Isole di Mascareigne, come pure i grandi resoconti delle esplorazioni, di Dumont d’ Urville o dell’ Abbé Rochon, di Bougainville, di Cook, e ovviamente il Milione di Marco Polo. Nella vita del tutto insignificante di una piccola borgata di provincia intorpidita e sonnolenta, dopo gli anni di piena libertà vissuti in Africa, quei libri mi trasmisero il gusto dell’ avventura, mi permisero di farmi un’ idea della grandezza del mondo reale, di esplorare con l’ istinto e i sensi piuttosto che con la conoscenza diretta. In un certo senso mi permisero di comprendere molto presto la natura contraddittoria della vita infantile, che conserva un rifugio nel quale può dimenticare la violenza e le ostilità, togliendosi il piacere di osservare la vita esteriore dal quadrato della sua finestra.
Allora, perché scrivere? Lo scrittore – già da tempo – non ha più la presunzione di credere che potrà cambiare il mondo, che con i suoi racconti e i suoi romanzi potrà dare origine a un modello di vita migliore. Più semplicemente, vuole essere testimone. Si osservi questo altro albero nella foresta dei paradossi: lo scrittore vuole farsi testimone, quando nella maggior parte dei caso altro non è che un semplice spettatore. Lo scrittore non può essere miglior testimone di quando lo è suo malgrado, a malincuore. L’ assurdo è che ciò che egli testimonia non è ciò che ha visto, né ciò che ha inventato. L’ amarezza, talvolta la disperazione, nasce dal fatto che egli non è presente alla requisitoria. Tolstoj ci fa vedere il male che l’ armata napoleonica infligge alla Russia e tuttavia nulla è cambiato nel corso della Storia. Madame de Duras scrive Ourika, Harriet Beecher Stowe La capanna dello zio Tom, ma sono i popoli resi schiavi a cambiare il proprio destino, a ribellarsi e a fondare contro l’ ingiustizia i movimenti di resistenza dei fuggitivi, in Brasile, in Guyana, alle Antille e infine a fondare ad Haiti la prima repubblica di neri. Agire: è questo che lo scrittore vorrebbe più di ogni altra cosa. Agire, piuttosto che testimoniare. Scrivere, immaginare, sognare, affinché le proprie parole, le proprie invenzioni, i propri sogni intervengano nella realtà, cambino gli animi e i cuori, spalanchino un mondo migliore. E tuttavia, in quello stesso istante, una voce rivela allo scrittore che ciò non sarà possibile, che le sue parole sono soltanto parole che il vento della società disperderà, che i sogni altro non sono che chimere. Con quale diritto pretendere di essere migliori? Spetta effettivamente allo scrittore cercare soluzioni? Non si trova egli piuttosto nella posizione della guardia campestre che nell’ opera teatrale Knock, ovvero il Trionfo della Medicina, vorrebbe addirittura impedire un terremoto? Come potrebbe mai agire lo scrittore, se altro non sa che ricordare?
Non intendo in ogni caso crogiolarmi in un atteggiamento negativo. La letteratura – ecco dove volevo arrivare – non è qualcosa di arcaico che sopravvive e al quale dovrebbero sostituirsi logicamente le arti dell’ audiovisivo, e più di ogni altra cosa il cinema. È una strada complessa, difficile da percorrere, ma che io credo sia ancora più necessaria oggi che ai tempi di Byron o di Victor Hugo. Due sono le motivazioni di questa esigenza: prima di tutto la letteratura è fatta di linguaggio. È il suo significato primo: lettere, ovvero ciò che è scritto. In Francia la parola “romanzo” indica quegli scritti in prosa che utilizzavano per la prima volta dal Medio Evo la nuova lingua che tutti parlavano, la lingua romanza. La “novella” nasce anch’ essa da questa idea di novità. Più o meno nel medesimo periodo, in Francia si smise di adoperare la parola “rimeur” (“compositore di rime”), per parlare invece di poesia e di poeti – derivanti dal verbo greco poiein, creare. Lo scrittore, il poeta, il romanziere sono creatori. Ciò non significa che inventano la lingua, ma che la adoperano per creare bellezza, pensieri, immagini. Ecco perché di loro non si può fare a meno. Il linguaggio è l’ invenzione più straordinaria del genere umano, perché precede ogni cosa, rende partecipi tutti. Senza il linguaggio non ci sarebbero le scienze, non ci sarebbe la tecnica, non ci sarebbero leggi, non ci sarebbe l’ arte, non ci sarebbe l’ amore. Ma questa invenzione, senza l’ apporto di qualcuno che la trasmetta, diventa virtuale, teorica. Può diventare anemica, ridursi, sparire. Gli scrittori, in certa qual misura, ne sono i custodi. Quando scrivono i loro romanzi, i loro poemi, le loro opere per il teatro, fanno vivere il linguaggio. Non utilizzano le parole: al contrario, sono al servizio del linguaggio. Lo celebrano, lo affinano, lo trasformano, perché il linguaggio vive attraverso di loro, grazie a loro e accompagna le trasformazioni sociali o economiche della loro epoca.
(traduzione di Anna Bissanti)
Jean-Marie Le Clézio

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