LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » musica http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 DIBATTITO SU LETTERATURA E MUSICA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/25/letteratura-musica/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/25/letteratura-musica/#comments Fri, 25 Jun 2010 21:52:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2270 imageQuesto post si è trasformato, nel tempo, in uno spazio permanente dedicato al dibattito sul rapporto tra letteratura e musica.
Si discuterà periodicamente su alcuni libri che rientrano nella tematica, coinvolgendo – laddove possibile – i rispettivi autori.
Ringrazio lo scrittore Claudio Morandini (consiglio la lettura di questa intervista sul blog “La poesia e lo spirito”), che mi darà una mano ad animare e moderare la discussione.
Massimo Maugeri
(11 ottobre 2010)

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POST ORIGINARIO DEL 25 GIUGNO 2010

letteratura-e-musicaVorrei avviare un nuovo e (spero) interessante dibattito su un tema particolare: il rapporto tra letteratura e musica…

Un rapporto che – a mio avviso – ha origini antichissime: basti pensare alla “musicalità” dei versi poetici o di certi testi narrativi (perché anche un romanzo deve “suonare” nella testa del lettore). Ma non mi riferisco solo a questo.
Mi piacerebbe poter prendere in considerazione, per poi analizzarli, i romanzi che si sono occupati di musica (e viceversa)… che hanno fatto vivere la musica all’interno delle loro pagine.

Di conseguenza, mi pongo (e vi pongo) alcune domande…

Che cosa hanno in comune letteratura e musica?
In cosa si differenziano nettamente?

In quali occasioni la musica è “entrata” nella letteratura (con particolare riferimento alla narrativa)?
Quali titoli di romanzi vi vengono in mente?

E in quali occasioni, viceversa, la musica ha “rappresentato” la letteratura?

Quale romanzo eleggereste come il più rappresentativo del rapporto tra musica e letteratura?

Per partecipare alla discussione inviterò alcuni autori che hanno scritto, di recente, romanzi che in un modo o nell’altro hanno a che fare con la musica.

Primi ospiti di questo forum (che spero possa diventare “permanente”) sono: Marta Morazzoni, Claudio Morandini e Achille Maccapani. Discuteremo dei loro nuovi libri e degli argomenti proposti.
Di seguito, le schede sui suddetti libri… e il contributo di Nicolò Carnimeo sul romanzo della Morazzoni.
Claudio Morandini mi darà una mano ad animare il post.

Mi raccomando… aspetto i vostri contributi.

Massimo Maugeri

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Il più recente romanzo di Marta Morazzoni si intitola “La nota segreta“, ed è pubblicato da Longanesi.
Questa, la trama del libro….

Nel monastero di Santa Radegonda, nella Milano del 1736, vive una ragazza dallo straordinario talento musicale. Il suo nome è Paola Pietra, una giovane contessa in clausura per imposizione della sua illustre famiglia. La voce di contralto, scura e potente, è la sua unica ragione di vita; ma la passione per la musica rappresenta una minaccia per la badessa del convento. Oltre la grata, nel corso delle messe cantate, un diplomatico inglese in missione presso l’arciduca d’Austria nota la sua voce e non la dimentica. Nasce così, da una suggestione del canto, da profumi e immagini rubate, l’amore proibito fra la novizia e Sir John Breval, a cui farà seguito la fuga dal convento sino a Venezia e da lì il viaggio della ragazza per nave in un mare pieno di insidie… Romanzo d’amore, romanzo d’avventura, romanzo di rivendicazione femminile, La nota segreta è un fiume narrativo in piena, che scorre fra intrighi e colpi di scena; al centro, un personaggio femminile straordinariamente consapevole e attuale, nel quale l’autrice si confronta e si riflette in un continuo, sorprendente gioco di specchi.

Recensione/ intervista a “La nota segreta” di Marta Morazzoni (Longanesi)
di Nicolò Carnimeo

Una voce unica, inconfondibile, negli acuti dello Stabat Mater lancia un messaggio disperato attraverso le fitte grate del convento di clausura di Santa Redegonda nella Milano del 1736. Colei che canta non conosce a chi sono destinati i suoi sentimenti, eppure nel profondo dell’animo sa che qualcuno è pronto ad accoglierli. Il modo in cui sboccia l’amore tra Paola Pietra monaca di clausura e il nobile inglese John Breval ne “La nota segreta” (Longanesi 2010) di Marta Morazzoni, ha del miracoloso, ma la magia è che ci si crede davvero, come se nell’amore vi sia una componente di predestinazione, più forte di qualunque condizione avversa. Ancor più straordinario è che in ognuno di noi, nascosta sotto coltri di cinismo, c’è ancora la consapevolezza che ciò possa essere reale. La fascinazione del racconto ci ha spinto ad incontrare l’autrice.

Paola Pietra è realmente esistita, come si è imbattuta in questo personaggio? Cosa ha trovato straordinario nel suo carattere?
Ho conosciuto Paola Pietra leggendo il romanzo di Rovani, ma è stato per così dire ritardato l’approccio all’idea di raccontarne la storia. Per molto tempo non me ne sono curata, fin quando il soggetto mi è sembrato di colpo come già formato e scritto, pur scegliendo di modificare e inventare tanti particolari e dettagli e addirittura cose sostanziali, altre dalla storia vera di Paola Pietra. La mia non voleva essere una biografia e non ho condotto studi particolari su questo soggetto. È stato solo il la di un’invenzione.

Quale è il suo rapporto e cosa rappresentano per lei la musica e il canto? Nel romanzo si nota non solo una spiccata sensibilità, ma una conoscenza profonda…
Il mio rapporto con la musica è molto tenace e fa parte della mia storia da quando ero piccola. Del resto lavoro sempre ascoltando musica e per conto mio avrei davvero amato molto saper cantare; quindi nella passione e nella vocalità di Paola e della sua maestra ho messo molto delle mie tensioni e emozioni, della mia idea di voce come strumento dell’anima ma anche del corpo.

Quanto di vero c’è nella storia narrata? Può descrivere come nell’immaginazione di un autore riesce a generarsi un sentimento così particolare capace d’essere portato solo dalle note oltre le grate di un convento?
Di vero nella storia narrata c’è la fuga di Paola e il matrimonio con l’inglese che si è innamorato di lei, nella realtà in altro modo rispetto alla mia invenzione, come è vero e documentato lo scioglimento dei voto da parte della Penitenzieria di Roma. A me è piaciuto inventare una storia che partisse da una sensualità e sensibilità così marcata attraverso aspetti di solito poco considerati, la voce di lei, l’olfatto, il tatto, cose apparentemente minori su cui si costruisce una storia di intensa profondità. Non so se credibili e meno e non mi preoccupo della credibilità dell’incontro che ho immaginato. Sono per altro convinta che certe storie e certe passioni nascano nei modi più inattesi e sfuggano alla razionalità. Paola Pietra mi ha dato il destro di costruire un’ipotesi così apparentemente assurda, ma segnata da una tensione che nasce per entrambi dal loro corpo prima che dalla loro mente.

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claudio-morandini-rapsodiaIl più recente romanzo di Claudio Morandini si intitola “Rapsodia su un solo tema. Colloqui con Rafail Dvoinikov” ed è edito da Manni.
Questa, la trama del libro…

Nel 1996 Ethan Prescott, giovane compositore di Philadelphia, si reca più volte in Russia a incontrare l’anziano collega Rafail Dvoinikov, per una lunga intervista che è anche l’omaggio di un discepolo nei confronti di un maestro quasi dimenticato. Il titolo del progetto, Rapsodia su un solo tema, rimanda a una delle partiture più emblematiche di Dvoinikov.
Il vecchio rievoca infanzia e giovinezza, incontri, amori, umiliazioni, con la libertà e il disincanto di chi finalmente non deve più rendere conto a nessuno. La sua musica e le sue parole dimostrano che si può rimanere liberi, come artisti e come uomini, anche sottostando alle direttive di un potere oppressivo.
Schiudendosi come una matrioska, questo romanzo combina tentativi di saggio, pagine di conversazioni e di diario, verbali di interrogatori, trascrizioni da un pamphlet settecentesco, per raccontare di musicisti che parlano di altri musicisti che raccontano di altri musicisti che immaginano la vita di altri musicisti ancora.
In sottofondo, la Storia, spesso dolorosa ed enigmatica, del Novecento.

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Bacchetta in levareIl più recente romanzo di Achille Maccapani si intitola Bacchetta in levare (edito da Marco Valerio).
Segue un breve scheda del libro…

Un direttore d’orchestra di fama internazionale, sconvolto da una lacerante crisi personale decide improvvisamente di smettere con la carriera artistica.

Con una serie di colpi di scena che condurranno ad esiti imprevedibili, sarà invece il ritorno sul podio a svelargli la verità che ad ogni costo cercava di rimuovere dalla propria vita. E a riconciliarsi col mondo che lo circonda.

Un romanzo che ci introduce dietro le quinte del mondo della musica sinfonica.

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AGGIORNAMENTO DEL 30 GIUGNO 2010
A proposito del rapporto tra letteratura e musica pop/rock, l’ufficio stampa della Fanucci mi ha segnalato il nuovo libro di Francesco Marchetti (già autore di saggi su Lucio Battisti). Si tratta di un romanzo, intitolato “Perdonami“, i cui protagonisti sono (musicalmente parlando) agli antipodi: Carlo è un giovane rockettaro (amante dei Deep Purple, degli AC/DC e dei Led Zeppelin); Marta, invece, stravede per Tiziano Ferro.
Di seguito, la scheda del libro. Invito Francesco Marchetti a partecipare alla discussione e a parlarci del suo romanzo.
Massimo Maugeri

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“Perdonami” di Francesco Marchetti (Fanucci, 2010)

Carlo è un giovane rockettaro, tutto Deep Purple e AC/DC, quello che si autodefinisce “un fan postgenerazionale dei Led Zeppelin”. Ma un giorno incontra Marta, ventitré anni, che ascolta solo Tiziano Ferro e che di musica non sembra affatto un’esperta, e proprio lui, che non pensava di poter ascoltare la musica “commerciale”, pur di conquistare il suo cuore si finge un estimatore del cantante. Con l’aiuto del suo migliore amico comincia a studiare la vita, le canzoni e ogni curiosità reperibile su Tiziano Ferro, e poco a poco fa breccia nel cuore di Marta. E mentre conosce meglio questa ragazza dal fisico perfetto e con una grande passione per lo sport, scopre che dietro l’apparenza c’è qualcosa di più: una storia personale tormentata dalla bulimia e dal difficile rapporto con una madre irraggiungibile e troppo bella. Nel cercare di capire Marta, Carlo finisce per spingersi troppo in là; e per riconquistarla potrà affidarsi solo alla musica che lei ama così tanto… perché “Un rockettaro che ascolta Tiziano Ferro è la fine del mondo”.

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AGGIORNAMENTO DEL 14 ottobre 2010

la-musica-e-il-mio-radar-nuzzoloAggiorniamo lo spazio inserendo notizie sul nuovo libro curato da Massimiliano Nuzzolo: “La musica è il mio radar“.
Tra fiction e realtà, diciannove autori famosi e meno famosi, giovani e meno giovani, scrivono di se stessi per rendere omaggio alla musica. Ne emerge un incredibile e variegato universo sonoro, a volte quasi impercettibile, pacifico e di sottofondo, altre volte dirompente e rumoroso, altre ancora divertente, spiazzante, ma sempre lì, a meno di un passo da noi, ben presente come un abbraccio, come un singolare compagno di viaggio dell’esistenza.
Dai dischi in vinile al mitico Walkman degli anni Ottanta, dalla musica come riscatto sociale e mezzo di comunicazione all’attuale processo di globalizzazione sonora e di saturazione del mercato, da Battisti, De Gregori e Tenco a Kurt Cobain e Bob Dylan, ricordi di infanzia, di tempi e luoghi lontani si mescolano in narrazioni oniriche e romantiche tra zarzuela e rock’n’roll.
Diciannove racconti che parlano di musica e di vita e di come la prima sia importante per la seconda, perché capace di legare imprescindibilmente a sé i momenti più indimenticabili dell’esistenza di ogni essere umano.
IVANO BARIANI – RICHARD BLANDFORD – FEDERICA DE PAOLIS – MARCO DI MARCO – RENZO DI RENZO – ELISA GENGHINI – TEO LORINI – ANDREA MALABAILA – IGNACIO MARTÍNEZ DE PISÓN – FEDERICO MOCCIA – RAUL MONTANARI – GIANLUCA MOROZZI – GIULIO MOZZI – PAOLO NORI – MASSIMILIANO NUZZOLO – TOMMASO PINCIO – MARCO ROSSARI – UGO SETTE – MAREK VAN DER JAGT

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ELENCO DI AUTORI E LIBRI CITATI NEL CORSO DEL DIBATTITO

Ho pensato che potrebbe essere utile inserire, in coda al post, un elenco aggiornato dei titoli citati nel corso della discussione. A ogni titolo corrisponde un link. Cliccandoci sopra si aprirà una pagina sul libro in questione.
Ringrazio Claudio Morandini che ha predisposto, dietro mia richiesta, l’elenco che segue.
Massimo Maugeri

  • Roberto Russi, “Letteratura e musica” (Carocci, 2005)
  • Thomas Bernhard, “Il soccombente”, Adelphi
  • Luciano Berio,“Lezioni americane” (Einaudi), e “Intervista sulla musica” (Einaudi)
  • Alex Ross “Il resto è rumore” (Bompiani)
  • Colloqui di Stravinskij con Robert Craft, Einaudi, poi Adelphi , le “Cronache della mia vita
  • Tiziano Scarpa “Stabat mater” Einaudi
  • Cristò “Come pescare, cucinare e suonare la trota” (ed. Florestano)
  • Minervini “Incanto classico” (Stilo)
  • Paolina Leopardi “Mozart” Il Notes Magico
  • Guido Conterio (”Città caffè”, “Fosca Bis”, entrambi Mobydick
  • Jean Echenoz “Ravel. Un romanzo”, Adelphi
  • Hélène Grimaud, “Variazioni selvagge” e “Lezioni private” , Bollati Boringhieri
  • Hella Haasse “La pianista e i lupi”, Iperborea
  • Patrizia Bisi “Daimon”, Einaudi
  • Thomas Mann, “Doctor Faustus”, Mondadori
  • Patrizia Rinaldi, “Piano Forte”, Sinnos
  • Bonnefoy “L’alleanza tra la poesia e la musica”, Archinto
  • Cortázar, “ Clone” in “Tanto amore per Glenda”, Guanda
  • Francis Scott Fizgerald, “Il Grande Gatsby
  • Matteo Di Giulio “Quello che brucia non ritorna”, Agenzia X
  • Toni Morrison, “Jazz”, Frassinelli
  • Paolo Maurensig “Canone inverso”, Mondadori
  • Nick Hornby “Alta fedeltà”, “Un ragazzo”, “Tutta un’altra musica”, Guanda
  • Murakami “Norwegian Wood. Tokio Blues”, Einaudi
  • Baricco, ”Novecento” e ”Le mucche del Wisconsin”, Feltrinelli
  • Andrea De Carlo, “Arcodamore”, Bompiani
  • Cecilia Chailly, “Era dell’amore”, Bompiani 1998
  • Renzo Rosso, “La dura Spina”, ISBN
  • Norma Stramucci, Paola Ciarlantini, “Il cielo leggero” Azimut 2008
  • Thomas Mann “Doctor Faustus”, Lev Tolstoi “La sonata a Kreutzer”
  • Thomas Bernhardt, “Il soccombente”, “Perturbamento”, “Ja”, Adelphi
  • Enzo Siciliano “Carta per musica” ,Oscar Mondadori
  • Enzo Siciliano ”I bei momenti”, Mondadori
  • Paola Baratto “Solo pioggia e jazz” e “Saluti dall’esilio”, Manni
  • AA VV “Mina, una forza incantatrice”, Euresis, 1998
  • R. Murray Schafer “Il paesaggio sonoro”, Unicopli/Ricordi 1985
  • Hans Werner Henze “Canti di viaggio”, Il Saggiatore 2005
  • Evan Eisenberg “L’angelo del fonografo”, Instar 1997
  • AA VV “Il silenzio” (a cura di Fabrizio Filiberti), Interlinea
  • AA VV “Dylan revisited – Racconti su Mr. Tambourine”, Manni 2008
  • Davide Sparti, “Suoni inauditi” e “L’ identità incompiuta. Paradossi dell’improvvisazione
  • Guido Michelone, “Mi ricordo il jazz. Guida bibliografica per “sfogliare” la musica
  • afroamericana”, Marcos y Marcos
  • Dino Buzzati, “Il musicista invidioso”, “La notizia”, “Paura alla Scala”, in “Sessanta
  • racconti”, e i libretti “Ferrovia soprelevata” – sic – e “Procedura penale” nei Meridiani Mondadori
  • Dino Buzzati, “Solitudini”, ne “Le notti difficili”, Oscar Mondadori 1971
  • Katò Havas “La paura del pubblico, Cause e rimedi – con particolare riferimento ai violinisti
  • Dino Buzzati, “Un amore”, Mondadori
  • Franco Marcoaldi “Sconcerto”, Bompiani 2010
  • Paola Capriolo “Il pianista muto”, Bompiani 2009
  • Giovanni Iudica “Il principe dei musici”, Sellerio, 2008
  • Giorgio Vigolo “Diabolus in musica – Prose ed elzeviri musicali”, Zandonai 2008.
  • Gert Jonke “La morte di Anton Webern”, Meridiano Zero
  • Antonio Pizzuto “Sinfonia 1923” Mesogea 2005.
  • Antonio Pizzuto “Sinfonia 1927”, Lavieri 2010
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ELEGGIAMO LA MIGLIOR CANZONE E IL MIGLIOR ALBUM DI TUTTI I TEMPI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/08/16/eleggiamo-la-miglior-canzone-e-il-miglior-album-di-tutti-i-tempi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/08/16/eleggiamo-la-miglior-canzone-e-il-miglior-album-di-tutti-i-tempi/#comments Sat, 16 Aug 2008 08:36:38 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/08/16/eleggiamo-la-miglior-canzone-e-il-miglior-album-di-tutti-i-tempi/ Parto per qualche giorno di vacanza, lontano da web e pc.
Prima di andare, però, vi lascio questo post e la possibilità di partecipare a un giochino d’agosto “extraletterario”.
Vi propongo di eleggere la canzone e il long playing più belli di tutti i tempi (“belli” nel senso di migliori).
L’idea mi è venuta pensando alle note classifiche stilate pochi anni fa dalla prestigiosa rivista americana “Rolling Stone” (i 500 migliori singoli e i 500 migliori album di tutti i tempi).
bob-dylan.jpgOvviamente le suddette classifiche sono nettamente sbilanciate a favore della musica anglosassone.

Ecco, vi invito a giocare eleggendo la “vostra” miglior canzone e il “vostro” miglior album.
Ciascuno di voi dovrà tentare di convincere gli altri della bontà della vostra scelta a suon (questa parola ci sta benissimo) di link su YouTube, riportando testi in originale e tradotti, ecc.
Insomma, dovrete cercare di far proseliti.
Poi ognuno voterà secondo un sistema che verrà stabilito nelle fasi iniziali del gioco.

Vi anticipo che per Rolling Stone il miglior album di tutti i tempi è Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (dei Beatles); mentre la miglior canzone è Like a Rolling Stone (di Bob Dylan).

thebeatles.jpg

Affido la conduzione del gioco a Enrico Gregori (in qualità di ex critico musicale) e a Gea Polonio (in qualità di ex DJ).

Di seguito, invece, potrete leggere le classifiche di Rolling Stone limitatamente alle prime cinquanta posizioni.
Il gioco durerà fino al 31 agosto (giorno della “proclamazione”).
Siete tutti invitati a partecipare.
Gli unici requisiti richiesti sono: allegria, leggerezza e cordialità.

Se l’iniziativa vi piace, promuovetela sui vostri blog.
A voi!

Massimo Maugeri

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Lista delle 50 miglior canzoni secondo “Rolling Stone”

  1. Like a Rolling StoneBob Dylan (1965)
  2. (I Can’t Get No) SatisfactionThe Rolling Stones (1965)
  3. ImagineJohn Lennon (1971)
  4. What’s Going OnMarvin Gaye (1971)
  5. RespectAretha Franklin (1967)
  6. Good VibrationsThe Beach Boys (1966)
  7. Johnny B. GoodeChuck Berry (1958)
  8. Hey JudeThe Beatles (1968)
  9. Smells Like Teen SpiritNirvana (1991)
  10. What’d I SayRay Charles (1959)
  11. My GenerationThe Who (1965)
  12. A Change Is Gonna ComeSam Cooke (1964)
  13. YesterdayThe Beatles (1965)
  14. Blowin’ in the WindBob Dylan (1963)
  15. London CallingThe Clash (1980)
  16. I Want to Hold Your HandThe Beatles (1963)
  17. Purple HazeJimi Hendrix (1967)
  18. MaybelleneChuck Berry (1955)
  19. Hound dogElvis Presley (1956)
  20. Let It BeThe Beatles (1970)
  21. Born to RunBruce Springsteen (1975)
  22. Be My BabyThe Ronettes (1963)
  23. In My LifeThe Beatles (1965)
  24. People Get ReadyThe Impressions (1965)
  25. God Only KnowsThe Beach Boys (1966)
  26. A Day in the LifeThe Beatles (1967)
  27. LaylaDerek and the Dominos (1970)
  28. (Sittin’ on) the Dock of the BayOtis Redding (1968)
  29. Help!The Beatles (1965)
  30. I Walk the LineJohnny Cash (1956)
  31. Stairway to HeavenLed Zeppelin (1971)
  32. Sympathy for the DevilThe Rolling Stones (1968)
  33. River Deep – Mountain HighIke & Tina Turner (1966)
  34. You’ve Lost That Lovin’ Feelin’The Righteous Brothers (1964)
  35. Light My FireThe Doors (1967)
  36. OneU2 (1991)
  37. No Woman, No CryBob Marley (1975)
  38. Gimme ShelterThe Rolling Stones (1969)
  39. That’ll Be the DayBuddy Holly and the Crickets (1957)
  40. Dancing in the StreetMartha and the Vandellas (1964)
  41. The WeightThe Band (1968)
  42. Waterloo SunsetThe Kinks (1968)
  43. Tutti FruttiLittle Richard (1956)
  44. Georgia on My MindRay Charles (1960)
  45. Heartbreak HotelElvis Presley (1956)
  46. HeroesDavid Bowie (1977)
  47. Bridge over Troubled WaterSimon & Garfunkel (1970)
  48. All Along the WatchtowerJimi Hendrix (1968)
  49. Hotel CaliforniaEagles (1976)
  50. The Tracks of My TearsSmokey Robinson (1965)

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Lista dei 50 miglior album secondo “Rolling Stone”

  • 1) Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (The Beatles)
  • 2) Pet Sounds (The Beach Boys)
  • 3) Revolver (The Beatles)
  • 4) Highway 61 Revisited (Bob Dylan)
  • 5) Rubber Soul (The Beatles)
  • 6) What’s Going on (Marvin Gaye)
  • 7) Exile on Main Street (The Rolling Stones)
  • 8 ) London Calling (The Clash)
  • 9) Blonde on Blonde (Bob Dylan)
  • 10) The Beatles (The Beatles)
  • 11) The Sun Sessions (Elvis Presley)
  • 12) Kind of Blue (Miles Davis)
  • 13) The Velvet Underground & Nico (The Velvet Underground)
  • 14) Abbey Road (The Beatles)
  • 15) Are You Experienced (The Jimi Hendrix Experience)
  • 16) Blood on the Tracks (Bob Dylan)
  • 17) Nevermind (Nirvana)
  • 18) Born to Run (Bruce Springsteen)
  • 19) Astral Weeks (Van Morrison)
  • 20) Thriller (Michael Jackson)
  • 21) The Great Twenty-Eight (Chuck Berry)
  • 22) John Lennon/Plastic Ono Band (John Lennon)
  • 23) Innervisions (Stevie Wonder)
  • 24) Live at the Apollo (James Brown)
  • 25) Rumours (Fleetwood Mac)
  • 26) The Joshua Tree (U2)
  • 27) King of the Delta Blues Singers (Robert Johnson)
  • 28) Who’s Next (The Who)
  • 29) Led Zeppelin (Led Zeppelin)
  • 30) Blue (Joni Mitchell)
  • 31) Bringing It All Back Home (Bob Dylan)
  • 32) Let It Bleed (The Rolling Stones)
  • 33) The Ramones (Ramones)
  • 34) Music From Big Pink (The Band)
  • 35) The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (David Bowie)
  • 36) Tapestry (Carole King)
  • 37) Hotel California (Eagles)
  • 38) The Anthology, 1947 – 1972 (Muddy Waters)
  • 39) Please Please Me (The Beatles)
  • 40) Forever Changes (Love)
  • 41) Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols (Sex Pistols)
  • 42) The Doors (The Doors)
  • 43) Dark Side of the Moon (Pink Floyd)
  • 44) Horses (Patti Smith)
  • 45) The Band (The Band)
  • 46) Legend (Bob Marley and The Wailers)
  • 47) A Love Supreme (John Coltrane)
  • 48) It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back (Public Enemy)
  • 49) At Fillmore East (The Allman Brothers Band)
  • 50) Here’s Little Richard (Little Richard)
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    AGGIORNAMENTO DEL 29 AGOSTO 2008

    Dopo ampio e significativo dibattito, magistralmente condotto da Gea Polonio e Enrico Gregori, indico di seguito i titoli della miglior canzone e del miglior album di tutti i tempi secondo i frequentatori di Letteratitudine.

    Massimo Maugeri

    MIGLIOR CANZONE: Stairway to HeavenLed Zeppelin (1971) (in ex aequo con “O CAROLINE  – Matching Mole” e “HEROES – David Bowie”)

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    MIGLIOR ALBUM: The Velvet Underground & Nico (The Velvet Underground)

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    http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/08/16/eleggiamo-la-miglior-canzone-e-il-miglior-album-di-tutti-i-tempi/feed/ 928
    LETTERATURA E MUSICA http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/10/letteratura-e-musica/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/10/letteratura-e-musica/#comments Wed, 09 Apr 2008 22:34:48 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/10/letteratura-e-musica/ I testi delle canzoni sono letteratura?

    Quand’è che un testo musicale può considerarsi testo letterario a tutti gli effetti?

    E ancora… il testo di una canzone può rientrare nell’ambito della cosiddetta grande letteratura?

    Queste le domande che pongo nel post di oggi, incentrato sul tema “letteratura e musica”. Un post che pubblico anche a seguito della notizia dell’attribuzione del premio Pulitzer a Bob Dylan.

    Come ha scritto Enzo Gentile su “Il Mattino” del 9 aprile: “A questo punto, quando canterà per l’ennesima volta che i «tempi stanno cambiando» ci sarà da dargli ancora ragione. Mentre il Nobel per la letteratura è ancora dietro l’angolo, a Bob Dylan arriva ora uno dei riconoscimenti internazionali più prestigiosi, quel Pulitzer che da 65 anni segnala le eccellenze nel campo del giornalismo e delle arti e che nella sua storia non aveva mai premiato un rocker, esponente di una musica ritenuta in passato barbarica e sovversiva. L’artista di Duluth è stato insignito dell’onorificenza alla carriera con una motivazione secca, che non lascia spazio agli equivoci: «Per il profondo impatto sulla cultura e la musica d’America grazie a composizioni liriche dallo straordinario potere poetico». (…)

    I giurati del Pulitzer hanno inteso indicare con Dylan un cardine, una sorta di periscopio della cultura contemporanea, una voce e un testimone senza confini.”

    -A proposito di Bob Dylan, vi segnalo che nel 1972
    la Newton Compton ha pubblicato per la prima volta in Italia una raccolta di suoi testi, Blues, ballate e canzoni.

    Una raccolta – riproposta in edizione economica (a 5 euro) – dove compaiono le tematiche di impegno politico e sociale, di accusa e di disperazione che hanno reso Dylan un’icona del Movimento di contestazione, nonostante egli non vi si identificasse appieno.

    Il volume è introdotto dall’esperta di letteratura americana Fernanda Pivano.

    Di seguito avrete modo di leggere i contributi di Francesco Di Domenico ed Enrico Gregori, che hanno affrontato – rispettivamente – i temi: “letteratura e musica italiana” e “letteratura e musica straniera”.

    Massimo Maugeri

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    LETTERATURA E MUSICA ITALIANA

    di Francesco Di Domenico

    dido.JPG

    “E’ giunta mezzanotte/ si spengono i rumori si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffé
    le strade son deserte/ deserte e silenziose, un’ultima carrozza cigolando se ne và.”

    Probabilmente con questa strofa di “Vecchio Frack”, di Domenico Modugno comincia la storia dei cantautori in Italia e la musica comincia ad avere una sua categoria “colta”.Già in Francia molti poeti avevano cantato, e tre su tutti, Brassens, Brel e Leo Ferrè, veri artisti multimediali, avevano fatto diventare questa materia musicale una vera e propria categoria letteraria. Di lì a poco, in Italia, tutta una generazione di musicisti insofferenti, che avevano una proposta non solo melodica ma comprensiva anche di testi poetici e letterari, avrebbero rivoluzionato un certo modo di proporre la musica. Erano quasi tutti di provenienza da studi classici.       

    Comincia Modugno che narra in tre minuti, gorgheggiando a modo suo, il racconto di un suicidio, circoscrivendolo in un ambiente da “telefoni bianchi”. E’ un racconto vero o quantomeno il suo explicit. La musica da quel momento può narrare e poetare in senso non volgare, come  era successo fino ad allora, dove i testi erano stati un semplice complemento per usare la voce come strumento, per veicolare il motivo, la melodia. I componimenti dei cantautori cominciano ad essere vere e proprie poesie a versi sciolti o a rima baciata, sovente usando anche la tecnica del Limerick anglosassone, la forma scherzosa e non-sense della poesia,  come ne  “Il Testamento” di De Andrè : “…per quella candida vecchia contessa che non si muove più dal mio letto/ per estirparmi l’insana promessa di riservarle i miei numeri al lotto/ non vedo l’ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati”. Gino Paoli, che canta “Il cielo in una stanza”, sembra rovesciare la tristezza delle stanze leopardiane, con un inno d’amore liberatorio. Veri racconti brevi irrompono nelle sale discografiche “minori”, cantati da scrittori e poeti che vogliono uscire dalla pagina scritta e narrarli accompagnati da chitarre, quando non da intere orchestre. Uno scrittore e poeta straordinario, che addiziona alle sue liriche una musica gradevole e colta appare, giusto come una nuvola barocca, sulla seconda metà del secolo breve: Faber De Andrè: “Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d’arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l’esuberanza creativa.” Diceva così Fabrizio De Andrè, dovendo giustificare le insistenze dei giornalisti. Ma l’esuberanza creativa l’avrebbe avuta e come visto l’immensa produzione poetica e l’inserimento in moltissime antologie scolastiche dei suoi brani. Scrivono di tutto i cantanti-autori, persino saggi politici e invettive come Claudio Lolli ne “La piccola borghesia”:   Vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia. Godi quando gli anormali son trattati da criminali/ chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali. Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare. Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione alterando bilanci e conti/ fatture e bolle di commissione. Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria hai fatto dell’ipocrisia la tua formula di poesia.   

    Francesco Guccini, poeta, scrittore e polemista fine, mette in musica dopo tante storie e racconti un polemico elzeviro contro i giornalisti che lo avevano accusato di imborghesimento: “L’avvelenata”,Una risposta feroce in rima: “Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po’ di milioni, voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni…
    Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!”

    Quindi finanche giornalismo, mettendo alla berlina un personaggio “cult” del tempo, il giornalista Riccardo Bertoncelli.   “Se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte, tra la vita e la morte avrei scelto l’America”, ne aveva già recitato tante di poesie, molto ermetiche, quasi montaliane, alcune di una delicatezza estrema (“E guarda l’amore che non ha commenti da fare, l’amore comunque che non ha paura del mare da attraversare.”)

    Francesco De Gregori, ma con questa frase inserita nella “Donna cannone” riuscì persino a ragionare di filosofia citando la “non scelta” di Schopenhauer.

    Ora, una medievalizzazione del gusto musicale, che cammina di pari passo con un “barbarismo” culturale che sta modificando i rapporti di forza tra comunicazione e letteratura sembra abbia bloccato queste deliziose commistioni; viaggia comunque, spedito e silenzioso come un fiume carsico un grande “raccontatore” che da oltre quarantanni ha narrato storie surreali accompagnato da un piano tanghèro e da un orchestrina jazz: Paolo Conte.

    Le sue parole sono entrate nel frasario cult e colto delle generazioni susseguitesi: “Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti” e sull’amore : “Non perderti per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia, di uno innamorato di te”.

    I suoi racconti ci hanno narrato pezzi d’Italia, storie d’amore; ci hanno fatto vedere film’s d’amore. Se Conte avesse voluto allargare in romanzi scritti le sue ineffabili storie avremmo avuto sicuramente un po’ di letteratura in più.

    p.s. ho omesso molti autori validi, ma ho dimenticato, volutamente, un autore che considero sopravvalutato: Luigi Tenco. Non fu un vero poeta, ma un presuntuoso e bravo musicista, che trascinò la sua arroganza culturale fino ad un gesto estremo di narcisismo, il suo personale autoannientamento con il suicidio. Era stato fortunato perché una sua bella melodia aveva fatto da sigla al formidabile sceneggiato su Maigret (“un giorno come un altro”), ma le sue erano belle canzonette, come dice umilmente Bennato, la poesia è altro.

    Francesco Di Domenico

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     LETTERATURA E MUSICA STRANIERA

    di Enrico Gregori

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    Oltremanica e oltreoceano i testi delle canzoni (almeno dagli anni 60 in poi) si sono ispirati alla rivendicazione sociale e/o alla trasposizione della realtà in una sorta di “poetica”.
    Non credo sia utile, in questa sede, citare i “soliti” Dylan, Coen, Baez o Simon, in quanto autori celeberrimi.Tentiamo di (ri)scoprire chi, per esempio, si affidò a un paroliere quasi suo clone per mettere nero su bianco il suo dolore, il suo disagio, la sua infelicità interrotta solo episodicamente da scorci di gioia.Tim Buckley, per esempio, musicista e cantante pressochè insuperabile, che si affidò sempre al paroliere Larry Beckett. Come nella “Song to the siren” (Canzone alla sirena).

    “…Sono confuso come un bimbo appena nato
    Sono turbato dalla marea:
    Devo fermarmi tra i distruttori?
    Devo giacere con la morte mia sposa?
    Ascoltami cantare “nuota da me, nuota da me, lasciati dire:
    Sono qui, sono qui, aspettando di poterti abbracciare”.
    Paradossale la vita di Tim Bucley, morto per eroina dopo che si era disintossicato. Una “una tatum” talmente pura che lo stroncò.
    Suo figlio, Jeff, musicista anche lui, morirà annegato. Un’altra coppia padre-figlio accomunata nella morte, esattamente come Bruce e Brandon Lee. 
    Ma se intorno a noi c’è solo odio, guerra, distruzione e infelicità. Si può fuggire e ritrovare se stessi.
    Una trasposizione quasi metafisica di Peter Hammil e dei suoi “Van der Graaf Generator” nella epocale “Refugees” (Fuggitivi) dove l’Ovest altro non è (forse) che un sogno da raggiungere e coltivare per avere ancora la speranza.

    “…..L’Ovest sono Mike e Susie
    L’Ovest è dove io amo
     
    Là noi passeremo gli ultimi giorni delle nostre vite
    Racconteremo le solite vecchie storie
    Bene, almeno abbiamo tentato
    Andremo verso l’Ovest, con il sorriso sui nostri volti……”

    L’infelicità di chi in teoria ha tutto, tranne se stesso.
    Nick Drake, autore di tre capolavori ufficiali.
    Figlio di un ricco diplomatico inglese, Nick non ha mai voluto rassegnarsi alla vita da figlio di papà.
    Un artista enorme e (all’epoca) trascurato.
    La sua celebrità, come spesso accade, comincia in un giorno del lontano 1974.
    Quando la madre trova Nick, 26 anni, stroncato da un’overdose di tranquillanti.
    Oggi Nick Drake significa ristampe, cover, colonne sonore, cult.
    L’esatto contrario di ciò che lui (per sfregio) sentiva di essere nei confronti della vita. “Parasite” (Parassita).

     …”E guarda, puoi
    vedermi per terra
    Perché sono il parassita di questa città
    Danzando una giga
    in una chiesa con campane
    Un segno dei tempi odierni
    E non sentendo nessuna campana
    da un’altra guglia
    La gente tutta in costernazione
    Cadendo così in basso su
    un cucchiaio d’argento
    Prendendo in giro la luna
    E cambiando la fune per
    una misura troppo piccola
    Tutta la gente viene appesa
    Guarda e mi vedrai passare
    Perché sono il parassita che viaggia in coppia
    Quando togli la maschera
    a un pagliaccio del luogo
    E ti senti già come lui…”

    Ascoltare i testi di pezzi americani o inglesi è stata sempre un’arma a doppio taglio.
    Magari ci si è innamorati di una musica senza accorgersi che il testo fosse di una banalità sconcertante.
    O, più spesso, la stessa bellezza della musica ci ha fatto trascurare le parole.
    Qui ho fatto tre esempi, a pioggia, i primi che mi sono venuti in mente tenendo come filo logico il disagio. Ma tanto, volendo, ci sarebbe da scoprire nei testi dei Procol Harum o dei King Crimson, tanto per fare due esempi di gruppi che nelle note di copertina avevano il giusto orgoglio di inserire tra i componenti del gruppo a tutti gli effetti Keith Reid (Procolo Harum) e Pete Sinfield (King Crimson)
    Il loro “strumento?”. “Words”… parole.
    Per chi vuole “leggere” oltre che ascoltare.

     Enrico Gregori

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    http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/04/10/letteratura-e-musica/feed/ 169
    BUON 2008 IN… MUSICA E GIOCHI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/12/30/buon-2008-in-musica-e-giochi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/12/30/buon-2008-in-musica-e-giochi/#comments Sat, 29 Dec 2007 23:22:39 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/12/30/buon-2008-in-musica-e-giochi/ Ed ecco l’ultimo post del 2007. Un post di fine anno e – in quanto tale – improntato su un’allegria goliardica e festosa.

    Un post dove potremo scambiarci gli auguri per l’anno che verrà.

    A proposito, come sarà secondo voi il 2008? Meglio o peggio dell’anno che ci lasciamo alle spalle?

    Vi invito a scrivere citazioni, stralci di brani, poesie, racconti (di autori celebri o di vostra produzione), titoli di libri e di canzoni o quant’altro abbia a che vedere con l’ultimo giorno dell’anno e/o con l’anno che verrà.

    Ciò premesso, questo sarà un post… molto musicale.

    Del resto non è possibile pensare alla notte di san Silvestro senza musica, giusto?

    E allora vi auguro di trascorrere un fine d’anno danzante sulle note delle musiche che più vi piacciono e vi si confanno (ciascuno col proprio gusto).

    Se vogliamo restare in tema potrei proporvi un classico della musica leggera italiana: L’anno che verrà di Lucio Dalla; ma non mancano i successi internazionali come New year’s day degli U2.

    Che altre canzoni in tema vi vengono in mente?

    Comunque vada vi auguro di sopravvivere ai bagordi, soprattutto quelli mangerecci.

    Non ingozzatevi, eh?

    E mentre che ci sono, dato che parliamo di musica e sopravvivenza, ne approfitto per presentarvi la cover di un noto successo di Gloria Gaynor (I will survive). Quella che potrete ascoltare e sentire cliccando qui sotto è un’esecuzione live e acustica di un quartetto femminile: le Charlies Angels acoustic band (mi dicono di scrivere Charlies, anziché Charlie’s). Valentina (chitarra), Florinda (voce), Giorgia (basso) ed Erica (violino): band acustica che rinnova, nel nome e nel look, la celebre serie televisiva americana degli anni Settanta (con strumenti musicali al posto delle armi). La band, nata a Catania nel 2004, si esibisce con successo nei locali della città e della provincia, interpretando – con arrangiamenti propri – le cover più note del panorama musicale nazionale e internazionale degli anni Settanta e Ottanta.

    E ora vi propongo un gioco. Siete tutti invitati a partecipare.

    Si tratta di un giochino leggero e molto goliardico (va bene, lo ammetto: è un gioco stupido… ma siamo qui per divertirci e per chiudere l’anno in allegria, giusto?).

    In sostanza è un gioco gemello di quello “carnascialesco” che vi proposi a febbraio: attrici e attori del vostro cuore. Vi ricordate?

    Questa volta ve lo ripropongo con una variante musicale. Immaginate di dover dedicare una canzone (italiana o straniera… non importa) alla star del cinema da voi prediletta (del presente o del passato, vivente o scomparsa).

    Dovete scegliere una canzone e spiegare i motivi della scelta. La combinazione canzone/star dev’essere inedita. Esempio: come molti di voi sapranno la celebre Candle in the wind di Elton John è dedicata a Marilyn Monroe (la canzone fu poi riciclata in memoria della principessa Diana). Ecco, questa combinazione non vale, poiché è già edita e dichiarata.

    Dunque, presentate le vostre combinazioni inedite canzone/star precisando le motivazioni della scelta (è consentito modificare e/o adattare il testo della canzone prescelta). Poi la comunità sceglierà la combinazione “migliore”.

    Comincio io.

    Come scrissi nell’altro post ho una predilezione per l’attrice Jennifer Aniston. Alla Aniston dedico la mia canzone preferita che è Hey Jude! dei Beatles (scritta dall’immenso Paul McCartney), che all’occorrenza diventa Hey Jen!.

    Motivazione della scelta.

    La povera Jennifer (Jen) ha vissuto momenti di grande difficoltà dal punto di vista personale a causa della separazione dal marito Brad Pitt (poi accoppiatosi con Angelina Jolie).

    La dedica di Hey Jude! (Hey Jen!) è una specie di esortazione… una sorta di invito alla riscossa (ma è anche un piccolo – piccolissimo – tributo alla canzone, al suo autore e all’attrice).

    “Hey Jen, don’t make it bad / take a sad song and make it better (…) and any time you feel the pain, hey Jen, refrain / don’t carry the world upon your shoulders…”

    Ovvero: “Ehi Jen, non farla difficile / prendi una canzone triste e rendila migliore (…) e ogni volta che senti il dolore, ehi Jen, trattieniti / non portare il mondo sulle spalle”.

    Ora, siccome anche le Charlies Angels sono delle accanite beatlesiane, e anche loro apprezzano molto la Aniston,… be’, abbiamo deciso di conferire un carattere – come dire – realistico alla nostra dedica.

    Cliccate sul video sotto e vedrete.

    Ehi.. è un gioco, eh?

    Partecipate anche voi!

    E il 1° gennaio 2008 non dimenticate di gustarvi il concerto di capodanno, dove non mancherà di certo un’ottima versione di Sul bel Danubio blu dell’immortale Johann Strauss.

    BUON 2008 A TUTTI!

    Massimo Maugeri

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