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giovedì, 24 dicembre 2020

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

http://www.carloneworld.org/images/Speciale_Natale/gif_animate/buon_Natale/snowybridgebymindy-blank.gifCare amiche e cari amici,
vi auguro di cuore di trascorrere un sereno Natale e uno splendido capodanno.

Per qualche giorno non pubblicherò nuovi post. E come di consueto rimetto in primo piano questo “spazio” dedicato al Natale e al nuovo anno.

Il 2020 è stato un anno particolarmente difficile e doloroso. Speriamo davvero che il 2021 possa offrire una luce diversa e nuove prospettive.

Ancora auguri! Buon Natale e felice anno nuovo a tutti!

Massimo Maugeri

(continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, EXTRALETTERE E VARIE   495 commenti »

domenica, 30 dicembre 2007

BUON 2008 IN… MUSICA E GIOCHI

Ed ecco l’ultimo post del 2007. Un post di fine anno e – in quanto tale – improntato su un’allegria goliardica e festosa.

Un post dove potremo scambiarci gli auguri per l’anno che verrà.

A proposito, come sarà secondo voi il 2008? Meglio o peggio dell’anno che ci lasciamo alle spalle?

Vi invito a scrivere citazioni, stralci di brani, poesie, racconti (di autori celebri o di vostra produzione), titoli di libri e di canzoni o quant’altro abbia a che vedere con l’ultimo giorno dell’anno e/o con l’anno che verrà.

Ciò premesso, questo sarà un post… molto musicale.

Del resto non è possibile pensare alla notte di san Silvestro senza musica, giusto?

E allora vi auguro di trascorrere un fine d’anno danzante sulle note delle musiche che più vi piacciono e vi si confanno (ciascuno col proprio gusto).

Se vogliamo restare in tema potrei proporvi un classico della musica leggera italiana: L’anno che verrà di Lucio Dalla; ma non mancano i successi internazionali come New year’s day degli U2.

Che altre canzoni in tema vi vengono in mente?

Comunque vada vi auguro di sopravvivere ai bagordi, soprattutto quelli mangerecci.

Non ingozzatevi, eh?

E mentre che ci sono, dato che parliamo di musica e sopravvivenza, ne approfitto per presentarvi la cover di un noto successo di Gloria Gaynor (I will survive). Quella che potrete ascoltare e sentire cliccando qui sotto è un’esecuzione live e acustica di un quartetto femminile: le Charlies Angels acoustic band (mi dicono di scrivere Charlies, anziché Charlie’s). Valentina (chitarra), Florinda (voce), Giorgia (basso) ed Erica (violino): band acustica che rinnova, nel nome e nel look, la celebre serie televisiva americana degli anni Settanta (con strumenti musicali al posto delle armi). La band, nata a Catania nel 2004, si esibisce con successo nei locali della città e della provincia, interpretando – con arrangiamenti propri – le cover più note del panorama musicale nazionale e internazionale degli anni Settanta e Ottanta.

E ora vi propongo un gioco. Siete tutti invitati a partecipare.

Si tratta di un giochino leggero e molto goliardico (va bene, lo ammetto: è un gioco stupido… ma siamo qui per divertirci e per chiudere l’anno in allegria, giusto?).

In sostanza è un gioco gemello di quello “carnascialesco” che vi proposi a febbraio: attrici e attori del vostro cuore. Vi ricordate?

Questa volta ve lo ripropongo con una variante musicale. Immaginate di dover dedicare una canzone (italiana o straniera… non importa) alla star del cinema da voi prediletta (del presente o del passato, vivente o scomparsa).

Dovete scegliere una canzone e spiegare i motivi della scelta. La combinazione canzone/star dev’essere inedita. Esempio: come molti di voi sapranno la celebre Candle in the wind di Elton John è dedicata a Marilyn Monroe (la canzone fu poi riciclata in memoria della principessa Diana). Ecco, questa combinazione non vale, poiché è già edita e dichiarata.

Dunque, presentate le vostre combinazioni inedite canzone/star precisando le motivazioni della scelta (è consentito modificare e/o adattare il testo della canzone prescelta). Poi la comunità sceglierà la combinazione “migliore”.

Comincio io.

Come scrissi nell’altro post ho una predilezione per l’attrice Jennifer Aniston. Alla Aniston dedico la mia canzone preferita che è Hey Jude! dei Beatles (scritta dall’immenso Paul McCartney), che all’occorrenza diventa Hey Jen!.

Motivazione della scelta.

La povera Jennifer (Jen) ha vissuto momenti di grande difficoltà dal punto di vista personale a causa della separazione dal marito Brad Pitt (poi accoppiatosi con Angelina Jolie).

La dedica di Hey Jude! (Hey Jen!) è una specie di esortazione… una sorta di invito alla riscossa (ma è anche un piccolo – piccolissimo – tributo alla canzone, al suo autore e all’attrice).

“Hey Jen, don’t make it bad / take a sad song and make it better (…) and any time you feel the pain, hey Jen, refrain / don’t carry the world upon your shoulders…”

Ovvero: “Ehi Jen, non farla difficile / prendi una canzone triste e rendila migliore (…) e ogni volta che senti il dolore, ehi Jen, trattieniti / non portare il mondo sulle spalle”.

Ora, siccome anche le Charlies Angels sono delle accanite beatlesiane, e anche loro apprezzano molto la Aniston,… be’, abbiamo deciso di conferire un carattere – come dire – realistico alla nostra dedica.

Cliccate sul video sotto e vedrete.

Ehi.. è un gioco, eh?

Partecipate anche voi!

E il 1° gennaio 2008 non dimenticate di gustarvi il concerto di capodanno, dove non mancherà di certo un’ottima versione di Sul bel Danubio blu dell’immortale Johann Strauss.

BUON 2008 A TUTTI!

Massimo Maugeri

Pubblicato in SONDAGGI, GIOCHI E SVAGHI   117 commenti »

domenica, 23 dicembre 2007

I VOSTRI NATALE 2007 E CAPODANNO 2008

Cari amici,

vi auguro di cuore di trascorrere un sereno Natale e uno splendido capodanno.

Per qualche giorno non pubblicherò nuovi post; però potremo utilizzare questo come una sorta di diario comune sul Natale e sul nuovo anno.

Vi propongo di:

- scambiarci gli auguri

- raccontare le vostre festività natalizie

- riportare citazioni sul Natale e sul nuovo anno (frasi celebri, stralci di brani, ecc.)

- pubblicare, tra i commenti, brevi racconti e poesie sul Natale e sull’anno nuovo (di autori celebri, ma anche di vostra creazione)

- raccontare aneddoti in tema

Vi offro due storie.

La prima è una storia vera e ce la racconta Massimo Gramellini (pubblicata su La Stampa di ieri 22 dicembre, rubrica Buongiorno).

L’altra è una breve narrazione (fiction) che ci viene elargita in anticipazione dal “nostro” Gordiano Lupi nella veste di direttore editoriale della casa editrice Il Foglio.

ANCORA AUGURI DI BUON NATALE E BUON ANNO A TUTTI VOI!

vostro Massimo Maugeri

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IL BENE CHE NON MUORE

di Massimo Gramellini

Da un cattivo esempio potrà mai nascere un buon esempio? La sera di Natale di tanti anni fa, il giovane disoccupato Larry Stewart entrò in una chiesa di Kansas City per chiedere l’elemosina. Tese la mano a una signora ingioiellata che stava pregando Dio con spettacolare fervore. «Torna domani», lo liquidò lei, sprezzante. Larry decise che non avrebbe più chiesto l’elemosina a nessuno ma che l’avrebbe fatta a chiunque, per evitare agli altri l’umiliazione di subire un rifiuto come quello che aveva appena incassato lui. Diventato un piccolo imprenditore televisivo, invece di gettarsi in politica si incollò la barba di Babbo Natale sulla faccia e cominciò a dispensare biglietti da 5 dollari ai miserabili della città. Intanto i suoi affari crebbero e con essi i bigliettoni del Babbo misterioso: da 10 e poi da 100 dollari. Finché un giorno gli trovarono un tumore all’esofago e Larry dovette dare fondo a tutti i risparmi per le cure. Il suo cruccio era di morire senza lasciare nulla. Perciò si svelò in pubblico: ammise di essere il Babbo segreto, implorando chiunque fosse ricco come un tempo lo era stato lui di prendere il suo posto, il prossimo Natale. Il prossimo Natale sarebbe questo. Larry adesso è una foto che sorride su una lapide del camposanto di Kansas City. Ma da alcuni giorni in città c’è un Babbo misterioso che si aggira fra i poveri, distribuendo banconote da 100 dollari. Morale della favola vera: il bene può nascere da un buon esempio come da uno cattivo. Perché la qualità dell’esempio è importante. Ma quella del cuore che lo osserva, di più.

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NATALE A CUBA

Janet ripensava a quel film americano che aveva visto la sera prima in televisione. Strade colorate di bianco e bambini carichi di regali. Negozi affollati e auto di grossa cilindrata. Genitori indaffarati tra pacchi di regali e provviste per casa. Alberi strani addobbati di luci e colori, che si accendevano e si spegnevano, decorando piazze e strade. In alto, da un palazzo all’altro, ghirlande fiorite e luci intermittenti completavano un panorama surreale. Era un film. Solamente un film. Strani personaggi vestiti di rosso, muniti di un buffo cappello e una vistosa barba bianca, si aggiravano per strada consegnando pacchetti a bambini della sua età. Si muovevano sopra carri trainati da animali mai visti, dotati di lunghe e nodose corna, portavano scatoloni colorati avvolti di nastro e fiocchi che debordavano dalle vetture.

A Janet il film era piaciuto molto, non tanto per la storia, quanto per l’atmosfera che descriveva e per le emozioni che trasmetteva. Narrava di famiglie senza problemi che potevano permettersi grande quantità di carne su tavole imbandite. Descriveva bambini allegri, pieni di giocattoli elettronici e libri colorati da sfogliare e disegnare. Parlava di coppie felici che si muovevano per le strade di una città coperta di neve (così avevano chiamato quella strana roba biancastra che le ricordava il cotone). E poi regali, musica, famiglie riunite a una tavola colorata di rosso, chiese affollate e dolci canzoni.

Tutto questo l’aveva distolta per un attimo dalla sua solita vita. Intendiamoci, non che la sua realtà quotidiana le dispiacesse. Non avrebbe cambiato per niente al mondo la libertà di correre a perdifiato tra palme e banani insieme ai bambini del villaggio. Non avrebbe mai voluto rinunciare a lunghi pomeriggi sulla spiaggia e neppure ai giochi sul piazzale, quando si schizzavano con l’acqua della cannella comune. Le sue bambole di pezza, che il padre costruiva con pazienza, non erano poco. Ci giocava da anni e ancora resistevano, compagne dei pochi momenti di solitudine, amiche della notte quando temeva il buio della campagna e il lugubre canto dei grilli.

Janet viveva a Cavaña, periferia dimenticata dell’Avana, insieme alle sorelle più grandi e ai genitori. Un piccolo campo dava loro da vivere. Frutta, verdura, qualche animale da cortile. In certi periodi dell’anno avevano persino un maiale da ingrassare. Come le piaceva quando veniva il tempo di ammazzarlo e in allegria dividevano le parti prelibate dagli scarti! Guardava suo padre intento nel lavoro e cercava di aiutarlo. Non temeva il sangue e neppure le grida dell’animale. Era un rito che riuniva tutta la famiglia e anticipava il grande evento. Janet sapeva che era Natale quando suo padre affilava i coltelli. L’animale doveva soffrire il meno possibile perché la lama sarebbe penetrata a fondo, fino a colpire il cuore. La cena di fine anno non si poteva celebrare senza una fetta di maiale. Nonostante le restrizioni. Nonostante il periodo speciale proclamato da Fidel. Certo, lo sapeva bene che il Natale non era una festa così importante e che le date fondamentali erano altre. Il primo giorno dell’anno, soprattutto, che ricordava il Trionfo della Rivoluzione, così le avevano detto al Circolo Infantile e così diceva sua madre quando raccontava storie prima di andare a dormire. Quello era il suo mondo di bambina. Colori decisi, verde dei campi e rosso dei fiori, ma anche azzurro intenso di un cielo scolpito da arcobaleni luminosi dopo piogge furenti. Cicloni che si abbattevano improvvisi portando via tetti e speranze. Corse nella polvere e giochi inventati con la fantasia dei ragazzini. Nascondino, una palla di stracci, bambole di stoffa e cenci.

Un film aveva sconvolto troppe certezze.

Janet aveva assaporato l’irrealtà di un mondo fatto di luci e si era immersa in un sogno. Babbo Natale, si chiamava quel personaggio vestito di rosso. Un vecchio dalla barba bianca, che portava doni ai bambini, cavalcando una slitta trainata da veloci animali a quattro zampe. Si chiamavano renne e assomigliavano un poco ai cavalli che aveva visto nelle campagne di Viñales e Pinar del Rio. Passava per il camino di notte, entrava non visto nelle case e depositava pacchi regalo sotto un luccicante albero di Natale.

Janet si avvicinò alla madre in cucina, come sempre intenta a separare i fagioli buoni da quelli cattivi per il piatto di riso del mezzogiorno. Era il pranzo della vigilia, di quel ventiquattro dicembre così uguale a tutti gli altri giorni della loro vita. Riso e fagioli non per tradizione o convinzione religiosa, ma per necessità. La carne ci sarebbe stata per la festa di fine anno. Era abbastanza.

“Mamma” domandò preoccupata “ma noi abbiamo un camino?”

“E per che farne, figlia mia?”

“Per far entrare Babbo Natale con i regali.”

La mamma guardò la bambina scuotendo la testa.

“Questi film americani…”

Da un po’ di tempo la televisione di Fidel aveva cominciato a trasmettere cose un tempo proibite. Voleva dare un segnale di cambiamento. Far capire che qualcosa si stava muovendo. In realtà riusciva soltanto a confondere le idee alla povera gente.

La mamma prese Janet in braccio.

“A Cuba non passa Babbo Natale, piccola mia…”

“Perché mamma?” chiese delusa la bambina.

“Babbo Natale viene dal freddo e si muove con slitte trainate da renne. I suoi animali sono abituati al rigido inverno dell’Europa e degli Stati Uniti. Deve attraversare tempeste di neve e tormente di vento glaciale. Da noi non potrebbe resistere neppure un minuto”.

“A me piacerebbe vederlo. Avrei tante cose da chiedere in dono”.

“Non si può, bambina mia. Non si può. Siamo fuori dalle rotte di Babbo Natale. Noi abbiamo già tanto. Tu pensa a quei poveri bambini europei chiusi nelle case d’inverno, mentre tu giochi libera nei campi. Tu vai al mare a tuffarti in ogni stagione e loro stanno in casa a ripararsi da tempeste di neve. Nella vita non si può avere tutto”.

La mamma era stata convincente.

Janet pensò che quei bambini erano veramente sfortunati. Facevano una vita da reclusi e non conoscevano la gioia di una corsa all’aperto se non in poche stagioni dell’anno. Molti di loro non avevano mai visto una vera spiaggia. Era giusto che avessero un Babbo Natale per esaudire desideri almeno un giorno all’anno.

“Io quello che voglio posso farlo sempre” pensò Janet.

Tra non molto sarebbe stato l’ultimo giorno dell’anno e avrebbero fatto festa. Il Natale non era importante. Sarebbe passato come sempre inosservato se non fosse stato per un film americano. Avrebbe atteso la festa del maiale squartato sul campo e la parata militare sul Malecón imbandierato a festa. Il primo giorno dell’anno le avrebbero dato una bandierina tricolore da sventolarla sul lungomare insieme alle compagne del Circolo Infantile. Janet non capiva bene il senso, ma sapeva che faceva parte della festa, di una tradizione di cose da fare. Probabilmente avrebbe ancora pensato a un vecchio dalla barba bianca che portava regali ai bambini, invece di ascoltare le noiose parole di un altro vecchio dalla barba nera, che indossava una divisa militare di colore verde.

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Tratto da Ricordano L’Avana – Taccuino avanero e storie cubane

Di prossima pubblicazione per Edizioni Il Foglio

www.ilfoglioletterario.it

collana Taccuini di viaggio diretta da Francesca Mazzucato

http://taccuinidiviaggioinsolitieobliqui.blogspot.com/

racconto offerto da Gordiano Lupi

 

Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI   229 commenti »

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