domenica, 10 ottobre 2021
OMAGGIO A ANDREA ZANZOTTO
Ricordiamo Andrea Zanzotto nel centenario della sua nascita e a dieci anni dalla sua morte
Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011) poeta italiano tra i più importanti della seconda metà del Novecento
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[Rimettiamo in primo piano questo post pubblicato il 18 ottobre 2011]
Oggi, 18 ottobre 2011, ci ha lasciati un gigante della letteratura: il poeta Andrea Zanzotto. Era nato a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, il 10 ottobre del 1921 (dunque, aveva da poco compiuti i novant’anni). Era ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Conegliano (soffriva da tempo di problemi di natura cardiaca e respiratoria).
A lui, e alla sua memoria, questo “spazio”. Un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere Zanzotto a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Andrea Zanzotto e la sua produzione letteraria.
Vi ringrazio in anticipo!
Di seguito, l’articolo pubblicato su La Stampa.it e il video “Ritratti – Andrea Zanzotto” (di Marco Paolini, regia di Carlo Mazzacurati, 2009).
Massimo Maugeri
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da LA STAMPA.IT
Morto Zanzotto, il cantore del tempo. Il grande poeta aveva appena festeggiato 90 anni: al compleanno l’omaggio di Giorgio Napolitano
E’ morto il poeta Andrea Zanzotto. Era stato ricoverato ieri, per problemi ai polmoni, all’ospedale di Conegliano. Pochi giorni fa Padova aveva festeggiato i 90 anni dell’autore, in passato più volte indicato come candidato al Nobel. Originario di Pieve di Soligo, ha saputo trasformare il dialetto in un linguaggio universale, straordinario e ironico cantore del tempo di lunga e generosa militanza poetica. Formatosi a lezione di Concetto Marchesi, Manara Valgimigli e Diego Valeri tra il 1938 e il 1942, fu sostenuto negli esordi come poeta da Giuseppe Ungaretti e da Alfonso Gatto. Fu partigiano nelle file di Giustizia e libertà ed è famoso il sodalizio che ebbe con Federico Fellini. Per celebrare i suoi 90 anni sono usciti diversi libri (compreso un Oscar Mondadori), una raccolta di inediti (Interlinea editore) e un numero speciale della rivista «Autografo» fondata da Maria Corti.
Pochi giorni or sono, nel festeggiare il suo compleanno con la consegna del «Leone del Veneto», la massima onorificenza della Regione Veneto, è stata letta la lettera che gli ha scritto il capo dello Stato Giorgio Napolitano «Le sono vicino, caro Zanzotto – ha scritto ricordando i comuni trascorsi studenteschi a Padova negli anni della guerra e dell’antifascismo – nella visione della poesia come sentimento del tempo, e sono tra i tanti che ammirano la ricchezza di motivi ispiratori e di accenti con cui l’ha come tale rappresentata. Nell’orizzonte più vasto, poi, dei suoi interessi culturali e civili, ritrovo i fili, a me familiari, non solo di un percorso tra politica e utopie come quello da lei rievocato, ma dell’ancoraggio alla Resistenza e alla Costituzione, e dell’idea di un’unità del paese, messa in campo fin dal Medioevo sul terreno della storia letteraria».
«E colgo in lei – prosegue il messaggio di Napolitano – la vigile attenzione e il fermo richiamo a valori essenziali dinanzi ai guasti subiti dalla società e dallo Stato, al diffondersi non solo della corruzione ma di una volgarità fatua e rissosa, di spinte sgangherate e di bassi sentimenti. La ringrazio per questa severità appassionata dei suoi messaggi, per l’amore che rivolge alla natura ferita così come alla gente del suo Veneto – una volta povera e serva – sempre faticatrice, ora anch’essa presa in quel “progresso scorsoio” che turba noi tutti. Continui, caro Zanzotto, a farci sentire questa sua limpida voce».
Il poeta, presente in videoconferenza al Pedrocchi, si è detto molto toccato: «Tutto ciò – ha sottolineato con voce incerta ma sguardo intenso e penetrante – viene ad alleviare il corredo dell’età a volte così inclemente». E prima di dare voce ad alcuni versi scritti in memoria del padre «al quale devo moltissimo», Zanzotto ha tratto un suo personale consuntivo: «Non potevo attendermi una miglior verifica di aver investito in ideali e valori», capaci di restituire coerenza e unità ai «cocci» del vivere quotidiano.
Zanzotto era il poeta delle cose semplici ma complesse, indicato dalla critica come continuatore della linea ungarettiano-ermetica. Un poeta delle parole cesellate e comprese dal loro interno. Mai magniloquenti ma sempre cariche di una forza in grado di cristallizzare l’emozione in un verso.
Il poeta nasce nel 1921 a Pieve di Soligo. La sua famiglia è apertamente antifascista. La formazione scolastica avviene a Treviso, successivamente sarà all’Università di Padova che Zanzotto consegue la laurea in Lettere forgiando la propria conoscenza abbeverandosi alle lezioni del latinista Concetto Marchesi e del poeta, Diego Valeri. Fu proprio Valeri a spingerlo a conoscere i poeti simbolisti francesi, da Baudelaire e Rimbaud.
Laureato, Zanzotto inizia ad insegnare nella sua Marca, in quel di Valdobbiadene. Fu arruolato nel 1943 e partecipò attivamente alla Resistenza veneta. Dagli anni ‘60 inizia il percorso poetico che lo condurrà a collaborare a numerosissime riviste letterarie, tra cui ‘Il Caffé’ che riuniva gli esponenti di spicco del panorama letterario italiano, tra cui Calvino, Ceronetti e Volponi.
Nel 1969 pubblica Gli sguardi, i fatti e Senhal dedicato allo sbarco sulla luna. Ma è nel 1976 che Zanzotto fa un incontro cruciale, quello con il regista Federico Fellini con il quale collabora al Casanova. Con il cineasta riminese, Zanzotto collaborò anche alla sceneggiatura de La città delle donne. Per Fellini scrisse ancora i Cori per E la nave va del 1983. In quell’anno, fertile e denso di novità, Zanzotto pubblica un’altra opera fondamentale: I Fosfeni, secondo libro di trilogia grazie al quale conquista il premio ‘Librex Montale’.
Iniziano in questo periodo i problemi di depressione che affliggeranno, periodicamente, il poeta gettandolo spesso in un cupo e ripiegato silenzio. Gli ultimi anni vedono Zanzotto al lavoro sulla lingua veneta, nel 2001 esce Sovrimpressioni, meditazioni attorno alla distruzione del paesaggio. Poi nel 2005 è la volta dei Colloqui con Nino, una sorta di introspezione nel passato e nell’educazione sentimentale. Il 2009 segna l’uscita di In questo progresso scorsoio. Un testamento spirituale in cui il poeta esprime l’angoscia del tempo presente.
La poetica di Andrea Zanzotto è fortemente innovativa e declina un’avanguardia estremamente personale. Una rarefazione del linguaggio frutto di un intervento di pulizia e recupero di fonemi ascrivibili quasi a un linguaggio infantile ma al contempo colto. Amplissime e frequenti le sue incursioni nell’universo semantico del greco classico, che il poeta sa intrecciare con visionaria precisione dell’etimo al suo verso sempre misura, sempre minutamente cesellato.
Zanzotto non è un oratore civile, a differenza da altri protagonisti, nel panorama letterario italiano che gli furono pure amici. Ma non mancò proprio nel giorno del suo ultimo compleanno, sul limitare dell’intera sua esistenza, di intervenire con parole nette e vibranti su di un tema di stringente attualità nel dibattito politico. Ebbe a dichiarare in un’intervista al nostro quotidiano La Stampa: «Mi ha fatto molto piacere sentire il Capo dello stato riaffermare l’unità d’Italia e liquidare certi giochi di parole che negli anni avevano creato un imbroglio. La Padania non esiste, il popolo padano neppure. Questa è una storia più che ventennale di equivoci e spettri. La riaffermazione di Napolitano potrà darci il senso di una tregua. E sono convinto che piano piano questo fantasma sparirà».
(da La Stampa.it del 18/10/2011)
Tags: andrea zanzotto, poesia
Scritto domenica, 10 ottobre 2021 alle 07:08 nella categoria OMAGGI, RICORRENZE, ANNIVERSARI E CELEBRAZIONI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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