Commenti a: OMAGGIO A ELSA MORANTE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-1320532 Massimo Maugeri Mon, 10 Jul 2017 19:26:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-1320532 O meglio, per l'analisi. :) O meglio, per l’analisi. :)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-1320531 Massimo Maugeri Mon, 10 Jul 2017 19:25:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-1320531 Grazie per il commento, Gloria! Grazie per il commento, Gloria!

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Di: Gloria Gaetano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-1320449 Gloria Gaetano Sun, 09 Jul 2017 17:25:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-1320449 Preferisco fare un'analisi de L'isola di Arturo, pittosto che un commento. Introduzione Scritto nel 1952, “L’isola di Arturo” narra la difficile vita del giovane protagonista dal nome di una stella. Con quest’opera pubblicata nel 1957, la Morante si garantì il Premio Strega e confermò così le sue doti narrative. Biografia dell'autore Elsa Morante è nata a Roma nel 1913. Imparò a leggere e a scrivere da sola senza bisogno di frequentare le scuole medie ed elementari. Iniziò ben presto a comporre le sue prime poesie e fiabe; più grande s’iscrisse al liceo classico dove sostenne risultati tanto positivi da permetterle di frequentare l'università. Non ottenne però la laurea perché troppo occupata dall'attività letteraria, avendo cominciato a scrivere novelle e racconti pubblicati su riviste femminili. Nel 1941 uscì la sua prima raccolta di novelle "Il gioco segreto" e nello stesso anno si sposò con lo scrittore Alberto Moravia, con il quale, però si separò nel 1962. Il suo primo romanzo, "Menzogna e sortilegio", fu pubblicato nel 1948 e ricevette il Premio Viareggio, nel 1957 la Morante ricevette il “Premio strega” grazie a "L'isola di Arturo", successivamente scrisse anche un libro di poesie (Alibi), un libro di racconti (Lo scialle Andaluso) ed una raccolta di poesie e prose (Il mondo salvato dai ragazzini). Nel 1974 compose la sua più famosa opera: "La storia" e il suo ultimo suo romanzo, "Aracolei", risale al 1982, dopodiché Elsa morì a Roma tre anni dopo. I personaggi I personaggi di questo libro non sono classificabili in classe precisa, in primo piano c’è la famiglia del protagonista che, nonostante le apparenze, è sufficientemente ricca per rinunciare al lavoro, invece, sullo sfondo ci sono gli abitanti dell’isola di Procida, gente semplice che svolge i mestieri tipici del luogo e del tempo. Arturo Gerace Arturo Gerace è il vivace protagonista della storia, un giovane di quattordici, che fa della sua isola un mondo incantato. Arturo, che è la voce narrante, si descrive da solo: un bel ragazzino che di statura superava di poco il metro, ma fiero dei suoi occhi neri e dei bei capelli mori, che tagliava solo per non sembrare una ragazza, sempre spettinati e d’estate addirittura incrostati di sale.Compiuti sedici anni il giovane Gerace diventò un uomo, alto e forte capace di attirare su di sé le attenzioni delle giovani compaesane. Da piccolo era cresciuto con la sua balia Silvestro, perché la madre era morta nel metterlo alla luce e il padre era sempre lontano dall’isola per compiere chi sa quali viaggi avventurosi. Così Arturo, allattato con latte di capra, dovette abituarsi presto ad essere grande ed a badare a se stesso, l’unico inseparabile amico che aveva era un cane femmina di nome Immacolatella. Man mano che il giovane cresceva aumentava in lui l’ammirazione per suo padre, che a causa dei lunghi e continui viaggi, era diventato irraggiungibile come un dio, almeno finché non fosse cresciuto e con questo desiderio di crescere, Arturo passava le giornate aspettando. L’isola rappresentava per il protagonista tante cose, in certi giorni gli pareva una prigione, nella quale era costretto ad attendere il giorno del suo sedicesimo compleanno, a volte lo rassicurava, perché finché lui fosse rimasto a Procida suo padre sarebbe sempre tornato, e altre volte si rendeva conto che quello era il suo mondo e il solo pensiero di allontanarsene gli stringeva il cuore come una morsa d’acciaio. Si può affermare che Arturo fosse molto ingenuo, non aveva mai ricevuto una vera istruzione e tutto ciò che sapeva sul mondo lo aveva appreso in qualche libro di avventura, il suo genere preferito. Non conosceva nulla dell’altro sesso, che considerava come un insieme di creature inferiori, brutte e goffe nelle loro forme abbondanti, ma queste idee gli erano state tramandate dal padre e quando Arturo imparò a conoscere le donne i suoi atteggiamenti nei loro confronti cambiarono, almeno in parte. Wilhelm Gerace Wilhelm è il trentacinquenne padre di Arturo, nato da una breve relazione tra Antonio Garace e una giovane ragazza tedesca. Da come ce lo descrive Arturo, che per lui aveva una vera e propria adorazione, è un uomo bellissimo, alto, con i capelli biondi e lucenti come l’oro, e due così azzurri, che nella loro bellezza e purezza, potevano essere eguagliati solo dal mare di Procida. Il giovane era approdato su quest’isola vent’anni prima, quando suo padre, in punto di morte, lo aveva chiamato al suo seguito per lasciargli l’eredità Gerace: un modesto patrimonio frutto di anni e anni trascorsi da avventuriero. Arrivato sull’isola, Wilhelm conobbe Romeo l’Amalfitano, detto solamente “l’Amalfitano”, instaurando con lui un rapporto d’amicizia, perché simili tra loro, avevano in comune l’odio per le donne e il disprezzo per il resto della società, e quando Romeo ormai vecchio e mal ridotto, morì, gli lasciò in eredità la casa dei Guaglioni, così Wilhelm si stabilì a Procida, non rinunciando però ai suoi viaggi. Egli era, infatti, incapace di trattenersi in un posto fisso troppo a lungo, e nel corso degli anni le sue abitudini non cambiarono, nemmeno con la nascita di Arturo, o il matrimonio con Nunziata o l’arrivo di Carmine- Arturo: non lo si può proprio definire uno spirito libero, ma quasi. Solo in seguito si scoprirà che i suoi viaggi non erano avventurosi come il figlio, per molto tempo, aveva creduto: egli al massimo arrivava ai confini della città di Napoli (però su questi argomenti, l’autore non fornisce molte spiegazioni). Nunziata Nunziata è il nome della sedicenne sposa di Wilhelm; prima di approdare a Procida viveva a Napoli in un monolocale, con la famiglia composta dalla madre Violante, tanti fratelli e sorelle più piccoli e una comare. Nunziata non era di certo una ragazza bellissima, perché il suo corpo era di una bambina che stava crescendo e che ancora non aveva raggiunto le forme di un’adulta, la sua statura era normale, ma le gambe sembravano troppo tozze e corte, sproporzionate, rispetto al resto. Però Nunziata poteva vantarsi di una chioma lussureggiante di bellissimi capelli ricci e neri come la notte, che in un brivido di pazzia, le scendevano a ciuffi sulle spalle e sul viso, coprendo delicatamente le orecchiette. La pelle del collo e del viso era tenue, tinta di un rosa candito, che solamente sulle gote si ravvivava di tonalità scarlatte, gli occhi neri, screziati di viola, facevano capolino sotto due folte sopracciglia more, che si congiungevano all’altezza del naso e le labbra, dal colore di una fragola, spiccavano in quell’insieme immacolato come una rosa in mazzo di gigli bianchi. Dal suo sguardo si capiva immediatamente che era una ragazza dolce e fragile, che non osava mai ribellarsi al volere degli altri: soprattutto col marito, che la umiliava e la scherniva, si comportava come una bestia da lavoro, sempre timorosa del padrone, ma allo stesso tempo affezionata, e sottomessa a lui. Arrivata a Procida Nunziata aveva come unica compagnia quella dei suoi ritratti delle Vergini e così fu per i primi tempi, ma poi abbandonò la sua timidezza e si fece amiche molte donne del paese, che la aiutarono quando rimase incinta. Di lei si può dire che era molto buona e devota, infatti, non osava mai infrangere uno dei dieci comandamenti, e anche quando il suo cuore, in fondo in fondo, provava dell’ amore sincero per Arturo, il suo buon senso e la sua coscienza le impedirono di manifestare i suoi sentimenti. Lo spazio Le avventure del giovane Arturo sono ambientate a Procida, un’isoletta a largo della costa napoletana, che il narratore descrive minuziosamente in ogni particolare. L’isola era per la maggior parte coperta dalla campagna che d’estate si ricopriva di bellissime ginestre; su per le colline verso la campagna, era attraversata di straducce chiuse fra muri, oltre i quali si stendevano come giardini imperiali, i frutteti e i vigneti. Sulla costa c’erano varie spiagge dalla sabbia fine e delicata e altre più piccole e nascoste fra le scogliere, coperte di ciottoli e conchiglie, che i gabbiani sceglievano per loro dimore. L’isola ovviamente era fornita di un porto, ma quello di Procida non era molto grande, perché non vi attraccano mai imbarcazioni eleganti come le navi da crociera, che invece, popolano gli altri porti dell’arcipelago, ma piccole chiatte o barconi mercantili o il traghetto per Napoli, oltre le barche da pesca degli isolani. Intorno al porto le case erano così fitte e ravvicinate, che le viuzze apparivano come angusti e severi corridoi, nonostante i muri fossero dipinti con i vivaci colori delle conchiglie. L’isola era sovrastata dall’imponente stazza del Castello Penitenziario e del suo borgo, che raccoglieva i peggiori criminali di quella zona, e perciò, molto spesso, il nome “Procida” era associato alla gran prigione. La Casa dei Guaglioni, con vista sul penitenziario, era la dimora del protagonista: non apparteneva al patrimonio della stirpe Gerace, ma era stata regalata a Wilhelm da un vecchio amico molto ricco di nome Romeo l’Amalfitano. Il castello Gerace, così scherzosamente chiamato da Arturo, era assai immenso, costruito sull’alto di un monticello, in mezzo ad un terreno incolto; la facciata principale volgeva al paese mentre a destra c’era una piccola scala che congiungeva con il piano carrozzabile, dietro, infine, si stendeva una larga spianata, giù dalla quale il terreno diventava scosceso e impervio e attraverso una lunga frana si arrivava ad una spiaggetta dalla forma triangolare dov’era attraccata la Torpediniera delle Antille, la barca di Arturo. I muri esterni, costruiti senza grazia e mal dipinti di rosa stinto, facevano apparire il palazzo grezzo come un casale di campagna, se non fosse stato per il maestoso portone centrale e le inferiate ricurve. All’interno c’erano una ventina di stanze a al pian terreno una grande cucina e un immenso salone; le pareti erano ovunque ricoperte di carta di Francia e portavano i segni di trent’anni di feste e di ozio. La camera di Arturo era piccola, con il letto accostato al muro e dei cassettoni dove egli riponeva i suoi indumenti, c’era anche una finestra con le inferiate scure che la mattina faceva entrare i primi raggi dell’alba. A fianco di questa stanza c’era la camera del suo balio Silvestro, uno sgabuzzino angusto con una branda in metallo e delle ceste che fungevano da armadio, dentro le quali Arturo si ricorda di essere stato nascosto da piccolo. La camera del padre era la più grande di tutta la casa, dentro c’erano solo un letto enorme di legno massello, un armadio e una cassettiera, il pavimento era sempre sporco di polvere e dappertutto si notavano i mozziconi delle sigarette lasciati lì da Arturo e Wilhelm. Tutta la casa era sporca e disordinata perché da quando Romeo l’Amalfitano era morto nessuno l’aveva più pulita, fatta eccezione per la cucina, dove il cuoco si prendeva il disturbo di riordinare un po’ ogni tanto. Il tempo La storia è ambientata in un tempo non precisato, tuttavia da alcune frasi è possibile dedurlo: “Cominciano a richiamare la gente in vista della guerra”, “Egli m’andava spiegando, che nonostante una recente intesa di pace firmata con cerimonie grandiose delle Potenze (dovevano essere stati questi, ora lo capivo, i famosi eventi internazionali cui Stella alludeva, origine dell’amnistia, e della sua libertà), la guerra mondiale, in realtà, era imminente, senza rimedio. Poteva prorompere da un mese all’altro, forse da un giorno all’altro. E anche chi era contrario, come lui, ci andava in mezzo, in quest’imbroglio demoniaco.”, “Udite simili novità, io rimasi qualche istante a riflettere…”. Dai riferimenti dei personaggi si può dedurre che la storia si svolge pochi anni prima l’inizio della prima guerra mondiale, e quindi vicino all’epoca in cui la Morante scrisse il libro. Fabula e intreccio I fatti sono narrati in analessi, poiché il protagonista, che si presume sia adulto, ricorda i giorni della sua infanzia fino al momento in cui abbandona la sua isola per entrare nell’esercito. Spesso in questa analessi, che ripercorre gli anni e i giorni in ordine cronologico, vengono inseriti altri flash-back, perciò fabula e intreccio non corrispondono; ci sono anche numerose digressioni, come le lunghe descrizioni dei personaggi o dell’ambiente circostante, e a volte delle prolessi, che perlopiù anticipano di poco gli eventi raccontati. La storia racconta un arco di sedici anni, ma mentre gli ultimi due sono descritti accuratamente, dei primi quattordici si nominano solo gli eventi più importanti, e così facendo il ritmo della narrazione risulta prima vivace poi lento. Lingua-stile-punto di vista Il genere scelto dall’autore è quello del romanzo, ossia un testo narrativo in prosa, di una discreta ampiezza, che tratta di vicende reali o fantastiche di uno o più personaggi. Le tecniche narrative usate sono la narrazione in prima persona, il discorso diretto (“Arturo, - soggiunse quindi, fieramente.- è rimasto a Procida senza di me mille volte, e non ha mai fatto storie, a vedermi partire. Ecco che cosa si guadagna, a intrigarsi con le femmine.”), le prolessi (“… io non sapevo che, davvero, doveva essere l’ultimo anno da me passato sull’isola!”), che il narratore inserisce per invogliare il lettore e tenere la sua concentrazione fissa sulla storia che è in atto. Ogni tanto nel corso della storia vengono inseriti anche delle digressioni, momenti in cui la storia si ferma e lascia spazio alle considerazioni del protagonista o alle descrizioni dei paesaggi e degli ambienti; ci sono dei brevi flash-back, per lo più ricordi lontani, come quello della cesta in cui Arturo fu nascosto da piccolo per evitare che i parenti della madre defunta rivendicassero il neonato. La sintassi è paratattica e le proposizioni sono in maggioranza lunghe (“Appena arrivato a casa, pareva già pentito di trovarcisi, fino alla disperazione: così che si affrettava a ripartire, sebbene poi, al momento dei saluti, si staccasse da Procida a malincuore; e magari di lì a due o tre giorni, ricomparisse fra noi un’altra volta!”). Il registro stilistico è medio e il lessico semplice e comune, quando c’è la narrazione in prima persona, basso e con presenza di parole dialettali quando sono i vari personaggi a parlare: “Eh guagliò, sei uno solo, e ti credevo una banda!”. Le figure retoriche più utilizzate sono le similitudini, ad esempio “Fra un momento, già questo colore sarà diverso, variazioni impercettibili, come una ridda di favolosi insetti girano senza posa nella luce.”, oppure “… la vita, là nel fondo, rimane come un punto acceso, moltiplicato da mille specchi.”; a volte compaiono anche delle metafore (“Perfino il triste Penitenziario, là sulla punta della collina, è un arcobaleno di mille colori mutevoli dal mattino alla sera.”) e delle enumerazioni (“Vuole il dramma e il sacrificio, quella brutta razza, vuole il tempo, il decadiemto, la strage, la speranza… vuole la morte!”). Riassunto Arturo è vissuto a Procida con la sola compagnia del cane Immacolatella, mentre suo padre, Wilhelm Gerace, era sempre lontano, in giro per il mondo impegnato in viaggi avventurosi. Il tempo sull’isola passava e Arturo intanto cresceva aspettando il ritorno improvviso del padre; un giorno quando Wilhelm tornò gli annunciò che sarebbe ripartito presto e altrettanto presto sarebbe tornato in compagnia della nuova moglie Nunziata. Così pochi giorni dopo ecco i due novelli sposini scendere dal piroscafo e dal quel momento la vita del ragazzo cambiò totalmente. Non si sa per quale strano motivo, egli aveva in odio la matrigna, e senza chiamarla mai per nome, le sue giornate con lei trascorrevano lente e strazianti: Arturo, mentre il padre non c’era, passava più ore possibili lontano dalla casa dei Guaglioni, rimuginando il suo odio per quella creatura goffa e sgraziata che aveva conquistato l’amore del suo idolo. Presto la matrigna rimase incinta e Arturo nel vederla in quello stato la trova bella per la prima volta; nella sera del 22 novembre, il giovane venne svegliato improvvisamente dalle urla strazianti di Nunziata, e così corse in paese per chiamare la mammana, cioè l’ostetrica. Al suo ritorno Carmine-Arturo era già nato e da quella sera Nunziata, che aveva sempre riposto le sue cure verso Arturo, si dedicò solamente a Carminiello. Il protagonista ingelosito decise di inscenare un finto suicidio per attirare l’attenzione su di sé e riuscito nel suo intento, si fece accudire per una settimana, al termine della quale, confessò a Nunziata i suoi sentimenti con un bacio appassionato, ma l’effetto non fu quello desiderato e la loro amicizia si ruppe per sempre. Per riconquistarla intraprese una relazione con una sua amica di nome Assuntina, ma ciò non bastò ed anzi, il loro rapporto si oscurò ulteriormente. Intanto le visite del padre si erano fatte più frequenti e lunghe, durante le quali trascorreva la maggior parte delle giornate chiuse in casa o al penitenziario per trovare l’amico Stella, questo ovviamente all’insaputa di tutti. Una sera tornando a casa, Arturo si trovò ad affrontare Stella, e in quell’occasione tra i due scoppiò una lite violenta che alla fine coinvolse anche Wilhelm. La mattina seguente il padre partì con l’amico, ignorando completamente la promessa che aveva fatto al figlio quand’era piccolo, ossia di viaggiare con lui appena avesse compiuto sedici anni. Arturo, offeso nell’orgoglio, si chiuse in camera sua e ne uscì solamente il giorno dopo per litigare con Nunziata, dopodiché scappò di casa e si rifugiò in una grotta fingendosi morto. Verso sera però ricevette la visita di Silvestro e assieme a lui partì per la guerra, lasciando per sempre Procida. Preferisco fare un’analisi de L’isola di Arturo, pittosto che un commento.

Introduzione

Scritto nel 1952, “L’isola di Arturo” narra la difficile vita del giovane protagonista dal nome di una stella. Con quest’opera pubblicata nel 1957, la Morante si garantì il Premio Strega e confermò così le sue doti narrative.

Biografia dell’autore

Elsa Morante è nata a Roma nel 1913. Imparò a leggere e a scrivere da sola senza bisogno di frequentare le scuole medie ed elementari. Iniziò ben presto a comporre le sue prime poesie e fiabe; più grande s’iscrisse al liceo classico dove sostenne risultati tanto positivi da permetterle di frequentare l’università. Non ottenne però la laurea perché troppo occupata dall’attività letteraria, avendo cominciato a scrivere novelle e racconti pubblicati su riviste femminili. Nel 1941 uscì la sua prima raccolta di novelle “Il gioco segreto” e nello stesso anno si sposò con lo scrittore Alberto Moravia, con il quale, però si separò nel 1962.
Il suo primo romanzo, “Menzogna e sortilegio”, fu pubblicato nel 1948 e ricevette il Premio Viareggio, nel 1957 la Morante ricevette il “Premio strega” grazie a “L’isola di Arturo”, successivamente scrisse anche un libro di poesie (Alibi), un libro di racconti (Lo scialle Andaluso) ed una raccolta di poesie e prose (Il mondo salvato dai ragazzini). Nel 1974 compose la sua più famosa opera: “La storia” e il suo ultimo suo romanzo, “Aracolei”, risale al 1982, dopodiché Elsa morì a Roma tre anni dopo.

I personaggi

I personaggi di questo libro non sono classificabili in classe precisa, in primo piano c’è la famiglia del protagonista che, nonostante le apparenze, è sufficientemente ricca per rinunciare al lavoro, invece, sullo sfondo ci sono gli abitanti dell’isola di Procida, gente semplice che svolge i mestieri tipici del luogo e del tempo.

Arturo Gerace

Arturo Gerace è il vivace protagonista della storia, un giovane di quattordici, che fa della sua isola un mondo incantato.
Arturo, che è la voce narrante, si descrive da solo: un bel ragazzino che di statura superava di poco il metro, ma fiero dei suoi occhi neri e dei bei capelli mori, che tagliava solo per non sembrare una ragazza, sempre spettinati e d’estate addirittura incrostati di sale.Compiuti sedici anni il giovane Gerace diventò un uomo, alto e forte capace di attirare su di sé le attenzioni delle giovani compaesane.
Da piccolo era cresciuto con la sua balia Silvestro, perché la madre era morta nel metterlo alla luce e il padre era sempre lontano dall’isola per compiere chi sa quali viaggi avventurosi. Così Arturo, allattato con latte di capra, dovette abituarsi presto ad essere grande ed a badare a se stesso, l’unico inseparabile amico che aveva era un cane femmina di nome Immacolatella.
Man mano che il giovane cresceva aumentava in lui l’ammirazione per suo padre, che a causa dei lunghi e continui viaggi, era diventato irraggiungibile come un dio, almeno finché non fosse cresciuto e con questo desiderio di crescere, Arturo passava le giornate aspettando.
L’isola rappresentava per il protagonista tante cose, in certi giorni gli pareva una prigione, nella quale era costretto ad attendere il giorno del suo sedicesimo compleanno, a volte lo rassicurava, perché finché lui fosse rimasto a Procida suo padre sarebbe sempre tornato, e altre volte si rendeva conto che quello era il suo mondo e il solo pensiero di allontanarsene gli stringeva il cuore come una morsa d’acciaio.
Si può affermare che Arturo fosse molto ingenuo, non aveva mai ricevuto una vera istruzione e tutto ciò che sapeva sul mondo lo aveva appreso in qualche libro di avventura, il suo genere preferito. Non conosceva nulla dell’altro sesso, che considerava come un insieme di creature inferiori, brutte e goffe nelle loro forme abbondanti, ma queste idee gli erano state tramandate dal padre e quando Arturo imparò a conoscere le donne i suoi atteggiamenti nei loro confronti cambiarono, almeno in parte.

Wilhelm Gerace

Wilhelm è il trentacinquenne padre di Arturo, nato da una breve relazione tra Antonio Garace e una giovane ragazza tedesca.
Da come ce lo descrive Arturo, che per lui aveva una vera e propria adorazione, è un uomo bellissimo, alto, con i capelli biondi e lucenti come l’oro, e due così azzurri, che nella loro bellezza e purezza, potevano essere eguagliati solo dal mare di Procida.
Il giovane era approdato su quest’isola vent’anni prima, quando suo padre, in punto di morte, lo aveva chiamato al suo seguito per lasciargli l’eredità Gerace: un modesto patrimonio frutto di anni e anni trascorsi da avventuriero.
Arrivato sull’isola, Wilhelm conobbe Romeo l’Amalfitano, detto solamente “l’Amalfitano”, instaurando con lui un rapporto d’amicizia, perché simili tra loro, avevano in comune l’odio per le donne e il disprezzo per il resto della società, e quando Romeo ormai vecchio e mal ridotto, morì, gli lasciò in eredità la casa dei Guaglioni, così Wilhelm si stabilì a Procida, non rinunciando però ai suoi viaggi.
Egli era, infatti, incapace di trattenersi in un posto fisso troppo a lungo, e nel corso degli anni le sue abitudini non cambiarono, nemmeno con la nascita di Arturo, o il matrimonio con Nunziata o l’arrivo di Carmine- Arturo: non lo si può proprio definire uno spirito libero, ma quasi.
Solo in seguito si scoprirà che i suoi viaggi non erano avventurosi come il figlio, per molto tempo, aveva creduto: egli al massimo arrivava ai confini della città di Napoli (però su questi argomenti, l’autore non fornisce molte spiegazioni).

Nunziata

Nunziata è il nome della sedicenne sposa di Wilhelm; prima di approdare a Procida viveva a Napoli in un monolocale, con la famiglia composta dalla madre Violante, tanti fratelli e sorelle più piccoli e una comare.
Nunziata non era di certo una ragazza bellissima, perché il suo corpo era di una bambina che stava crescendo e che ancora non aveva raggiunto le forme di un’adulta, la sua statura era normale, ma le gambe sembravano troppo tozze e corte, sproporzionate, rispetto al resto.
Però Nunziata poteva vantarsi di una chioma lussureggiante di bellissimi capelli ricci e neri come la notte, che in un brivido di pazzia, le scendevano a ciuffi sulle spalle e sul viso, coprendo delicatamente le orecchiette.
La pelle del collo e del viso era tenue, tinta di un rosa candito, che solamente sulle gote si ravvivava di tonalità scarlatte, gli occhi neri, screziati di viola, facevano capolino sotto due folte sopracciglia more, che si congiungevano all’altezza del naso e le labbra, dal colore di una fragola, spiccavano in quell’insieme immacolato come una rosa in mazzo di gigli bianchi.
Dal suo sguardo si capiva immediatamente che era una ragazza dolce e fragile, che non osava mai ribellarsi al volere degli altri: soprattutto col marito, che la umiliava e la scherniva, si comportava come una bestia da lavoro, sempre timorosa del padrone, ma allo stesso tempo affezionata, e sottomessa a lui.
Arrivata a Procida Nunziata aveva come unica compagnia quella dei suoi ritratti delle Vergini e così fu per i primi tempi, ma poi abbandonò la sua timidezza e si fece amiche molte donne del paese, che la aiutarono quando rimase incinta.
Di lei si può dire che era molto buona e devota, infatti, non osava mai infrangere uno dei dieci comandamenti, e anche quando il suo cuore, in fondo in fondo, provava dell’ amore sincero per Arturo, il suo buon senso e la sua coscienza le impedirono di manifestare i suoi sentimenti.

Lo spazio

Le avventure del giovane Arturo sono ambientate a Procida, un’isoletta a largo della costa napoletana, che il narratore descrive minuziosamente in ogni particolare.
L’isola era per la maggior parte coperta dalla campagna che d’estate si ricopriva di bellissime ginestre; su per le colline verso la campagna, era attraversata di straducce chiuse fra muri, oltre i quali si stendevano come giardini imperiali, i frutteti e i vigneti. Sulla costa c’erano varie spiagge dalla sabbia fine e delicata e altre più piccole e nascoste fra le scogliere, coperte di ciottoli e conchiglie, che i gabbiani sceglievano per loro dimore.
L’isola ovviamente era fornita di un porto, ma quello di Procida non era molto grande, perché non vi attraccano mai imbarcazioni eleganti come le navi da crociera, che invece, popolano gli altri porti dell’arcipelago, ma piccole chiatte o barconi mercantili o il traghetto per Napoli, oltre le barche da pesca degli isolani.
Intorno al porto le case erano così fitte e ravvicinate, che le viuzze apparivano come angusti e severi corridoi, nonostante i muri fossero dipinti con i vivaci colori delle conchiglie.
L’isola era sovrastata dall’imponente stazza del Castello Penitenziario e del suo borgo, che raccoglieva i peggiori criminali di quella zona, e perciò, molto spesso, il nome “Procida” era associato alla gran prigione.
La Casa dei Guaglioni, con vista sul penitenziario, era la dimora del protagonista: non apparteneva al patrimonio della stirpe Gerace, ma era stata regalata a Wilhelm da un vecchio amico molto ricco di nome Romeo l’Amalfitano.
Il castello Gerace, così scherzosamente chiamato da Arturo, era assai immenso, costruito sull’alto di un monticello, in mezzo ad un terreno incolto; la facciata principale volgeva al paese mentre a destra c’era una piccola scala che congiungeva con il piano carrozzabile, dietro, infine, si stendeva una larga spianata, giù dalla quale il terreno diventava scosceso e impervio e attraverso una lunga frana si arrivava ad una spiaggetta dalla forma triangolare dov’era attraccata la Torpediniera delle Antille, la barca di Arturo.
I muri esterni, costruiti senza grazia e mal dipinti di rosa stinto, facevano apparire il palazzo grezzo come un casale di campagna, se non fosse stato per il maestoso portone centrale e le inferiate ricurve.
All’interno c’erano una ventina di stanze a al pian terreno una grande cucina e un immenso salone; le pareti erano ovunque ricoperte di carta di Francia e portavano i segni di trent’anni di feste e di ozio. La camera di Arturo era piccola, con il letto accostato al muro e dei cassettoni dove egli riponeva i suoi indumenti, c’era anche una finestra con le inferiate scure che la mattina faceva entrare i primi raggi dell’alba.
A fianco di questa stanza c’era la camera del suo balio Silvestro, uno sgabuzzino angusto con una branda in metallo e delle ceste che fungevano da armadio, dentro le quali Arturo si ricorda di essere stato nascosto da piccolo.
La camera del padre era la più grande di tutta la casa, dentro c’erano solo un letto enorme di legno massello, un armadio e una cassettiera, il pavimento era sempre sporco di polvere e dappertutto si notavano i mozziconi delle sigarette lasciati lì da Arturo e Wilhelm.
Tutta la casa era sporca e disordinata perché da quando Romeo l’Amalfitano era morto nessuno l’aveva più pulita, fatta eccezione per la cucina, dove il cuoco si prendeva il disturbo di riordinare un po’ ogni tanto.

Il tempo

La storia è ambientata in un tempo non precisato, tuttavia da alcune frasi è possibile dedurlo: “Cominciano a richiamare la gente in vista della guerra”, “Egli m’andava spiegando, che nonostante una recente intesa di pace firmata con cerimonie grandiose delle Potenze (dovevano essere stati questi, ora lo capivo, i famosi eventi internazionali cui Stella alludeva, origine dell’amnistia, e della sua libertà), la guerra mondiale, in realtà, era imminente, senza rimedio. Poteva prorompere da un mese all’altro, forse da un giorno all’altro. E anche chi era contrario, come lui, ci andava in mezzo, in quest’imbroglio demoniaco.”, “Udite simili novità, io rimasi qualche istante a riflettere…”.
Dai riferimenti dei personaggi si può dedurre che la storia si svolge pochi anni prima l’inizio della prima guerra mondiale, e quindi vicino all’epoca in cui la Morante scrisse il libro.

Fabula e intreccio

I fatti sono narrati in analessi, poiché il protagonista, che si presume sia adulto, ricorda i giorni della sua infanzia fino al momento in cui abbandona la sua isola per entrare nell’esercito.
Spesso in questa analessi, che ripercorre gli anni e i giorni in ordine cronologico, vengono inseriti altri flash-back, perciò fabula e intreccio non corrispondono; ci sono anche numerose digressioni, come le lunghe descrizioni dei personaggi o dell’ambiente circostante, e a volte delle prolessi, che perlopiù anticipano di poco gli eventi raccontati.
La storia racconta un arco di sedici anni, ma mentre gli ultimi due sono descritti accuratamente, dei primi quattordici si nominano solo gli eventi più importanti, e così facendo il ritmo della narrazione risulta prima vivace poi lento.

Lingua-stile-punto di vista

Il genere scelto dall’autore è quello del romanzo, ossia un testo narrativo in prosa, di una discreta ampiezza, che tratta di vicende reali o fantastiche di uno o più personaggi.
Le tecniche narrative usate sono la narrazione in prima persona, il discorso diretto (“Arturo, – soggiunse quindi, fieramente.- è rimasto a Procida senza di me mille volte, e non ha mai fatto storie, a vedermi partire. Ecco che cosa si guadagna, a intrigarsi con le femmine.”), le prolessi (“… io non sapevo che, davvero, doveva essere l’ultimo anno da me passato sull’isola!”), che il narratore inserisce per invogliare il lettore e tenere la sua concentrazione fissa sulla storia che è in atto. Ogni tanto nel corso della storia vengono inseriti anche delle digressioni, momenti in cui la storia si ferma e lascia spazio alle considerazioni del protagonista o alle descrizioni dei paesaggi e degli ambienti; ci sono dei brevi flash-back, per lo più ricordi lontani, come quello della cesta in cui Arturo fu nascosto da piccolo per evitare che i parenti della madre defunta rivendicassero il neonato.
La sintassi è paratattica e le proposizioni sono in maggioranza lunghe (“Appena arrivato a casa, pareva già pentito di trovarcisi, fino alla disperazione: così che si affrettava a ripartire, sebbene poi, al momento dei saluti, si staccasse da Procida a malincuore; e magari di lì a due o tre giorni, ricomparisse fra noi un’altra volta!”).
Il registro stilistico è medio e il lessico semplice e comune, quando c’è la narrazione in prima persona, basso e con presenza di parole dialettali quando sono i vari personaggi a parlare: “Eh guagliò, sei uno solo, e ti credevo una banda!”.
Le figure retoriche più utilizzate sono le similitudini, ad esempio “Fra un momento, già questo colore sarà diverso, variazioni impercettibili, come una ridda di favolosi insetti girano senza posa nella luce.”, oppure “… la vita, là nel fondo, rimane come un punto acceso, moltiplicato da mille specchi.”; a volte compaiono anche delle metafore (“Perfino il triste Penitenziario, là sulla punta della collina, è un arcobaleno di mille colori mutevoli dal mattino alla sera.”) e delle enumerazioni (“Vuole il dramma e il sacrificio, quella brutta razza, vuole il tempo, il decadiemto, la strage, la speranza… vuole la morte!”).

Riassunto

Arturo è vissuto a Procida con la sola compagnia del cane Immacolatella, mentre suo padre, Wilhelm Gerace, era sempre lontano, in giro per il mondo impegnato in viaggi avventurosi.
Il tempo sull’isola passava e Arturo intanto cresceva aspettando il ritorno improvviso del padre; un giorno quando Wilhelm tornò gli annunciò che sarebbe ripartito presto e altrettanto presto sarebbe tornato in compagnia della nuova moglie Nunziata. Così pochi giorni dopo ecco i due novelli sposini scendere dal piroscafo e dal quel momento la vita del ragazzo cambiò totalmente.
Non si sa per quale strano motivo, egli aveva in odio la matrigna, e senza chiamarla mai per nome, le sue giornate con lei trascorrevano lente e strazianti: Arturo, mentre il padre non c’era, passava più ore possibili lontano dalla casa dei Guaglioni, rimuginando il suo odio per quella creatura goffa e sgraziata che aveva conquistato l’amore del suo idolo.
Presto la matrigna rimase incinta e Arturo nel vederla in quello stato la trova bella per la prima volta; nella sera del 22 novembre, il giovane venne svegliato improvvisamente dalle urla strazianti di Nunziata, e così corse in paese per chiamare la mammana, cioè l’ostetrica. Al suo ritorno Carmine-Arturo era già nato e da quella sera Nunziata, che aveva sempre riposto le sue cure verso Arturo, si dedicò solamente a Carminiello.
Il protagonista ingelosito decise di inscenare un finto suicidio per attirare l’attenzione su di sé e riuscito nel suo intento, si fece accudire per una settimana, al termine della quale, confessò a Nunziata i suoi sentimenti con un bacio appassionato, ma l’effetto non fu quello desiderato e la loro amicizia si ruppe per sempre.
Per riconquistarla intraprese una relazione con una sua amica di nome Assuntina, ma ciò non bastò ed anzi, il loro rapporto si oscurò ulteriormente.
Intanto le visite del padre si erano fatte più frequenti e lunghe, durante le quali trascorreva la maggior parte delle giornate chiuse in casa o al penitenziario per trovare l’amico Stella, questo ovviamente all’insaputa di tutti.
Una sera tornando a casa, Arturo si trovò ad affrontare Stella, e in quell’occasione tra i due scoppiò una lite violenta che alla fine coinvolse anche Wilhelm.
La mattina seguente il padre partì con l’amico, ignorando completamente la promessa che aveva fatto al figlio quand’era piccolo, ossia di viaggiare con lui appena avesse compiuto sedici anni. Arturo, offeso nell’orgoglio, si chiuse in camera sua e ne uscì solamente il giorno dopo per litigare con Nunziata, dopodiché scappò di casa e si rifugiò in una grotta fingendosi morto.
Verso sera però ricevette la visita di Silvestro e assieme a lui partì per la guerra, lasciando per sempre Procida.

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Di: Flavia Della Valle http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-1261779 Flavia Della Valle Mon, 29 Feb 2016 08:28:47 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-1261779 ELSA MORANTE, GRANDE SCRITTRICE, GRANDE DONNA,GRANDE PERSONALITA' DI QUELLE SEMPRE PIU' RARE AI NOTRI TEMPI FATTI DI APPARENZA NON ABBASTANZA VALORIZZATA ELSA MORANTE,
GRANDE SCRITTRICE, GRANDE DONNA,GRANDE PERSONALITA’ DI QUELLE SEMPRE PIU’ RARE AI NOTRI TEMPI FATTI DI APPARENZA
NON ABBASTANZA VALORIZZATA

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Di: Uno scrittore allo specchio: ELSA MORANTE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-1252872 Uno scrittore allo specchio: ELSA MORANTE Fri, 04 Dec 2015 15:03:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-1252872 Uno scrittore allo specchio: ELSA MORANTE https://letteratitudinenews.wordpress.com/2015/12/03/uno-scrittore-allo-specchio-elsa-morante/ Uno scrittore allo specchio: ELSA MORANTE
https://letteratitudinenews.wordpress.com/2015/12/03/uno-scrittore-allo-specchio-elsa-morante/

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-134671 Massimo Maugeri Sun, 12 Dec 2010 21:32:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-134671 Carissima Amina, grazie di cuore per il tuo intervento e per la tua testimonianza sulla letteratura di Elsa Morante (che ci offri dalla bellissima Tunisi). Grazie per le belle risposte e complimenti per premio "Silvana Olla". - Ti prego di salutarmi tantissimo la mia cara amica prof.ssa Rawdha Razgallah (a cui sarò per sempre riconoscente per avermi invitato a presentare, nella vostra bellissima Tunisi, il mio primo romanzo "Identità distorte"). Carissima Amina,
grazie di cuore per il tuo intervento e per la tua testimonianza sulla letteratura di Elsa Morante (che ci offri dalla bellissima Tunisi).
Grazie per le belle risposte e complimenti per premio “Silvana Olla”.
-
Ti prego di salutarmi tantissimo la mia cara amica prof.ssa Rawdha Razgallah (a cui sarò per sempre riconoscente per avermi invitato a presentare, nella vostra bellissima Tunisi, il mio primo romanzo “Identità distorte”).

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Di: amina http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-134559 amina Sat, 11 Dec 2010 11:43:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-134559 caro massimo, prima di tutto vorrei ringraziati per questa occasione,grazie d aver ricordato dell esistenza di una scrittrice molto speciale che purtroppo spesso viene trascurata. sono una studentessa di master in letteratura italiana a tunisi, sto preparando la tesi sulla Morante con la professoressa Rawdha Razgallah. anche la mia tesi di laurea era sulla Morante e con La Prof.ssa Razgallh.Era intitolata: il rapporto madre figlio come forma di resistenza in Aracoeli di Elsa Morante. un lavoro in cui ho sotto posto il romanzo ad una lettura femminista e per cui ho vinto il premio Silvana Olla dal Centro studi e ricerche delle donne di Cagliari il febbraio scorso. la tesi che sto preparando e anche essa sul rapporto madre figlio pero sull opera morantiana in genere. cerchero di rispondere alle domande: 1- le opere della morante sono speciali, opere che uno deve leggere parecchie volte per poterne parlare,per poterne afferrare il messaggio.nel mio caso sono opere che non finisco mai di leggere.:-) 2-il mio libro preferito e Aracoeli, il primo libro letto,me ne sono subito innamorata, perche e ricchissimo,pieno di immagini,suoni e di sentimenti intensi. 3-il ladro dei lumi, e un racconto piccolo piccolo, ma racchiude tutta la Morante. 4-citazione preferita: tutto quel che t appartiene o che da te proviene e ricco d una grazia favolosa. la Morante crede nell essere umano, nelle piccole faccende di ogni giorno, la grazia e in noi dobbiamo vederla e non cercarla altrove. 5- la Morante e stata una scrittrice solitaria, estranea a qualsiasi tradizione letteraria e la sua scrittura tutt oggi non lascia intravedere modelli, uno scrittore puo lasciare un sua impronta non solo nei lettori ma anche nel mondo eterno della letteratura. caro massimo,
prima di tutto vorrei ringraziati per questa occasione,grazie d aver ricordato dell esistenza di una scrittrice molto speciale che purtroppo spesso viene trascurata.
sono una studentessa di master in letteratura italiana a tunisi, sto preparando la tesi sulla Morante con la professoressa Rawdha Razgallah. anche la mia tesi di laurea era sulla Morante e con La Prof.ssa Razgallh.Era intitolata: il rapporto madre figlio come forma di resistenza in Aracoeli di Elsa Morante. un lavoro in cui ho sotto posto il romanzo ad una lettura femminista e per cui ho vinto il premio Silvana Olla dal Centro studi e ricerche delle donne di Cagliari il febbraio scorso.
la tesi che sto preparando e anche essa sul rapporto madre figlio pero sull opera morantiana in genere.
cerchero di rispondere alle domande:
1- le opere della morante sono speciali, opere che uno deve leggere parecchie volte per poterne parlare,per poterne afferrare il messaggio.nel mio caso sono opere che non finisco mai di leggere.:-)
2-il mio libro preferito e Aracoeli, il primo libro letto,me ne sono subito innamorata, perche e ricchissimo,pieno di immagini,suoni e di sentimenti intensi.
3-il ladro dei lumi, e un racconto piccolo piccolo, ma racchiude tutta la Morante.
4-citazione preferita: tutto quel che t appartiene o che da te proviene
e ricco d una grazia favolosa.
la Morante crede nell essere umano, nelle piccole faccende di ogni giorno, la grazia e in noi dobbiamo vederla e non cercarla altrove.
5- la Morante e stata una scrittrice solitaria, estranea a qualsiasi tradizione letteraria e la sua scrittura tutt oggi non lascia intravedere modelli, uno scrittore puo lasciare un sua impronta non solo nei lettori ma anche nel mondo eterno della letteratura.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-134401 Massimo Maugeri Thu, 09 Dec 2010 16:40:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-134401 Grazie mille, Aquila. Grazie mille, Aquila.

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Di: aquila non vedente http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-134383 aquila non vedente Thu, 09 Dec 2010 11:11:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-134383 "LA STORIA" è un libro che mi è rimasto profondamente impresso nella mente. http://aquilanonvedente.wordpress.com/2009/02/22/la-storia/ “LA STORIA” è un libro che mi è rimasto profondamente impresso nella mente.
http://aquilanonvedente.wordpress.com/2009/02/22/la-storia/

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-134089 Massimo Maugeri Mon, 06 Dec 2010 16:31:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-134089 Cara Anita, grazie di cuore per il tuo contributo. Per me è stato graditissimo e utile. (Torna a trovarci spesso). Cara Anita,
grazie di cuore per il tuo contributo.
Per me è stato graditissimo e utile.
(Torna a trovarci spesso).

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Di: Anita http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-134062 Anita Mon, 06 Dec 2010 10:08:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-134062 Mi unisco a tutti voi nel ricordo di Elsa Morante, anche se è strano ricordarne la morte quando la si sente come una persona viva, profondamente contemporanea perché interessata al sentire umano in ogni tempo. Per me è stata una scoperta sconvolgente: ho preso in mano la Storia, una vecchia edizione trovata in casa di un parente, dopo anni di resistenza a questa figura che mi pareva presuntuosa e vanesia, avendo letto solo uno dei suoi primi racconti, "Prima della classe". Ha ragione chi dice che non si può leggere "La Storia" senza che si inneschi un legame emozionale forte, per me è stato come se dalla commedia vissuta di tutti i giorni aprissi le pagine alla vita reale. E' stato poi il turno de "L'isola di Arturo", con tutto lo stupore iniziale di come una donna possa mettersi così bene nei panni di un bambino, con la riscoperta dei miei stessi sentimenti dell'infanzia e dell'adolescenza (alcuni in realtà restano anche crescendo), tutto questo però non per farne un ritratto puntuale ma per un senso di utilità, di crescita umana. Capisco la difficoltà che può rendere ostili all'opera di Elsa Morante, perché è come se per proseguire nella lettura mettesse sempre di fronte alla necessità di capirsi, di scoprirsi con onestà, di togliere un velo dalle proprie ambiguità. C'è anche tanta accettazione però, grazie alla sospensione di ogni morale, che sarebbe probabilmente di intralcio nella scoperta continua del mondo, dell'uomo, della storia. Non so di che utilità può essere per altri questo contributo, ma è quello che sento e che forse da quando ho incontrato Elsa Morante sento ancor più di voler esprimere, dimenticando la paura di un'apertura che possa diventare invasione o giudizio. Mi viene da dire: "Sospendiamo la critica, l'estraneità, leggiamola immersi e fusi nella storia, rischiamo il coinvolgimento, come in amore". Intanto fuori nevica... Mi unisco a tutti voi nel ricordo di Elsa Morante, anche se è strano ricordarne la morte quando la si sente come una persona viva, profondamente contemporanea perché interessata al sentire umano in ogni tempo. Per me è stata una scoperta sconvolgente: ho preso in mano la Storia, una vecchia edizione trovata in casa di un parente, dopo anni di resistenza a questa figura che mi pareva presuntuosa e vanesia, avendo letto solo uno dei suoi primi racconti, “Prima della classe”. Ha ragione chi dice che non si può leggere “La Storia” senza che si inneschi un legame emozionale forte, per me è stato come se dalla commedia vissuta di tutti i giorni aprissi le pagine alla vita reale. E’ stato poi il turno de “L’isola di Arturo”, con tutto lo stupore iniziale di come una donna possa mettersi così bene nei panni di un bambino, con la riscoperta dei miei stessi sentimenti dell’infanzia e dell’adolescenza (alcuni in realtà restano anche crescendo), tutto questo però non per farne un ritratto puntuale ma per un senso di utilità, di crescita umana. Capisco la difficoltà che può rendere ostili all’opera di Elsa Morante, perché è come se per proseguire nella lettura mettesse sempre di fronte alla necessità di capirsi, di scoprirsi con onestà, di togliere un velo dalle proprie ambiguità. C’è anche tanta accettazione però, grazie alla sospensione di ogni morale, che sarebbe probabilmente di intralcio nella scoperta continua del mondo, dell’uomo, della storia. Non so di che utilità può essere per altri questo contributo, ma è quello che sento e che forse da quando ho incontrato Elsa Morante sento ancor più di voler esprimere, dimenticando la paura di un’apertura che possa diventare invasione o giudizio. Mi viene da dire: “Sospendiamo la critica, l’estraneità, leggiamola immersi e fusi nella storia, rischiamo il coinvolgimento, come in amore”. Intanto fuori nevica…

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Di: Ausilio Bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133940 Ausilio Bertoli Sun, 05 Dec 2010 23:02:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133940 @ Sergio Sozi Caro Sergio, penso che sia Ida, la protagonista de "La Storia" di Elsa Morante, a ricondurti mentalmente all'amata, grandissima Nannarella, ovvero la Pina di "Roma, città aperta", tanto per citare la protagonista di un film osannato sia dal pubblico sia dalla critica, interpretato appunto da Anna Magnani. Ma oso dire di più: se il ruolo di Ida nel film di Comencini fosse stato interpretato dalla Magnani anziché da Claudia Cardinale, credo che lo stesso film avrebbe assunto un valore, una prospettiva e una credibilità diversi, indubbiamente più consoni alla figura, allo spirito e alla vita della protagonista del romanzo. Perché il "mondo" e la personalità di Annarella nell'immaginario anche mio, oltre che altrui, rispecchia - per parecchi aspetti - il mondo, il sangue, l'anima angustiata di Ida. Cordialità. @ Sergio Sozi

Caro Sergio,
penso che sia Ida, la protagonista de “La Storia” di Elsa Morante, a ricondurti mentalmente all’amata, grandissima Nannarella, ovvero la Pina di “Roma, città aperta”, tanto per citare la protagonista di un film osannato sia dal pubblico sia dalla critica, interpretato appunto da Anna Magnani.
Ma oso dire di più: se il ruolo di Ida nel film di Comencini fosse stato interpretato dalla Magnani anziché da Claudia Cardinale, credo che lo stesso film avrebbe assunto un valore, una prospettiva e una credibilità diversi, indubbiamente più consoni alla figura, allo spirito e alla vita della protagonista del romanzo. Perché il “mondo” e la personalità di Annarella nell’immaginario anche mio, oltre che altrui, rispecchia – per parecchi aspetti – il mondo, il sangue, l’anima angustiata di Ida.
Cordialità.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133938 Massimo Maugeri Sun, 05 Dec 2010 22:31:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133938 A tutti, una serena notte e un ottimo inizio settimana. A tutti, una serena notte e un ottimo inizio settimana.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133937 Massimo Maugeri Sun, 05 Dec 2010 22:31:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133937 Grazie mille per tutti i nuovi interventi. Un caro saluto a: Ausilio, Vincenzo, Sergio, Morgana, Vale. Grazie mille per tutti i nuovi interventi.
Un caro saluto a: Ausilio, Vincenzo, Sergio, Morgana, Vale.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133923 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:29:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133923 Un'ultima cosa... Pier Paolo Pasolini, nel 1971, risponde a questo libro di Elsa Morante con due poesie di "Trasumanar e organizzar", contenute nella sezione "Poesie su commissione": i titoli sono rispettivamente" Il mondo salvato dai ragazzini" e "Il mondo salvato dai ragazzini (continuazione e fine)". Un’ultima cosa…
Pier Paolo Pasolini, nel 1971, risponde a questo libro di Elsa Morante con due poesie di “Trasumanar e organizzar”, contenute nella sezione “Poesie su commissione”: i titoli sono rispettivamente” Il mondo salvato dai ragazzini” e “Il mondo salvato dai ragazzini (continuazione e fine)”.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133922 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:28:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133922 CANZONI POPOLARI Il terzo libro è il più celebre della raccolta, contenente delle poesie formalmente originali, tra cui numerose poesie visuali. CANZONI POPOLARI
Il terzo libro è il più celebre della raccolta, contenente delle poesie formalmente originali, tra cui numerose poesie visuali.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133921 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:27:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133921 LA COMMEDIA CHIMICA Particolare attenzione va posta sul terzo componimento della Seconda parte, cioè "La serata a Colono", parodia dell'Edipo a Colono di Sofocle e risposta al contemporaneo film "Edipo re" dell'amico Pier Paolo Pasolini, cui l'autrice è molto vicina. "La serata a Colono" è l'unica opera teatrale di Elsa Morante. LA COMMEDIA CHIMICA
Particolare attenzione va posta sul terzo componimento della Seconda parte, cioè “La serata a Colono”, parodia dell’Edipo a Colono di Sofocle e risposta al contemporaneo film “Edipo re” dell’amico Pier Paolo Pasolini, cui l’autrice è molto vicina. “La serata a Colono” è l’unica opera teatrale di Elsa Morante.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133920 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:27:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133920 ADDIO Poesia composta per la morte del pittore americano Bill Morrow, all'interno della quale si sente forte il contrasto tra la presenza dell'autrice, in vita, e l'assenza dell'amico morto; molta parte della poesia è spesa a elencare, in blocchi più o meno lunghi di versi, ciò che si può fare in vita, con il ritorno della formula introduttiva qua si può in apertura di ciascun blocco. ADDIO
Poesia composta per la morte del pittore americano Bill Morrow, all’interno della quale si sente forte il contrasto tra la presenza dell’autrice, in vita, e l’assenza dell’amico morto; molta parte della poesia è spesa a elencare, in blocchi più o meno lunghi di versi, ciò che si può fare in vita, con il ritorno della formula introduttiva qua si può in apertura di ciascun blocco.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133919 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:26:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133919 Due parole sulla struttura dell'opera ****** La raccolta si divide in tre libri di lunghezza variabile, contenenti un numero disomogeneo di suddivisioni interne. * Parte prima - Addio * Parte seconda - La commedia chimica * I La mia bella cartolina dal paradiso * II La sera domenicale * III La serata a Colono * IV La smania dello scandalo * Parte terza - Canzoni popolari * I La canzone degli F.P. e degli I.M. in tre parti * II Il mondo salvato dai ragazzini Due parole sulla struttura dell’opera
******
La raccolta si divide in tre libri di lunghezza variabile, contenenti un numero disomogeneo di suddivisioni interne.
*
Parte prima – Addio
*
Parte seconda – La commedia chimica

* I La mia bella cartolina dal paradiso
* II La sera domenicale
* III La serata a Colono
* IV La smania dello scandalo
*
Parte terza – Canzoni popolari

* I La canzone degli F.P. e degli I.M. in tre parti
* II Il mondo salvato dai ragazzini

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133918 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:25:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133918 Vorrei sottolineare quelle parole di Ferroni riferiti a quei "felici pochi che mantengono la coscienza e il senso della bellezza". Non le trovate attualissime, dati i tempi? Vorrei sottolineare quelle parole di Ferroni riferiti a quei “felici pochi che mantengono la coscienza e il senso della bellezza”.
Non le trovate attualissime, dati i tempi?

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133917 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:24:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133917 Di questo volume Giulio Ferroni scrisse: « Un libro che vuole rivolgersi ai felici pochi che mantengono la coscienza e il senso della bellezza » Di questo volume Giulio Ferroni scrisse: « Un libro che vuole rivolgersi ai felici pochi che mantengono la coscienza e il senso della bellezza »

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133916 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:23:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133916 Io posso aggiungere due parole su "Il mondo salvato dai ragazzini". Si tratta della raccolta di poesie più importante (dopo, forse, "Alibi") di Elsa Morante, contenente la sua unica commedia. Il volume fu pubblicato nel 1968 con il titolo "Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi". Io posso aggiungere due parole su “Il mondo salvato dai ragazzini”.
Si tratta della raccolta di poesie più importante (dopo, forse, “Alibi”) di Elsa Morante, contenente la sua unica commedia.
Il volume fu pubblicato nel 1968 con il titolo “Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi”.

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Di: Vale http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133915 Vale Sun, 05 Dec 2010 18:20:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133915 Ben fatto, Morgana. Anche a me piace tanto "Menzogna e sortilegio". Ben fatto, Morgana. Anche a me piace tanto “Menzogna e sortilegio”.

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Di: morgana http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133906 morgana Sun, 05 Dec 2010 16:30:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133906 Mi pare che nessuno abbia considerato più di tanto Menzogna e sortilegio, l'opera della Morante che ho amato di più. Le lascio la parola: "Il male velenoso della menzogna serpeggia per i rami della mia famiglia, sia paterna che materna. ESso vi apparirà sotto molti aspetti, evidenti o larvati, in diversi personaggi della presente storia, e voi non dovete addebitarlo a vizio della medesima, essendo appunto questa intesa a raccogliere le testimonianze veritiere della nostra antica follia. Tuttavia, se ricerco fra i miei ascendenti toccati da un simile contagio, mi avvedo che per il solito in loro esso prende una forma benigna. Quando non serve addirittura ai loro fini pratici, in molti casi la menzogna non è per loro che millanteria, pretesto, o dissipazione leggera. Ma anche nei casi più seri, e perfino in quelli mortali, il malato, in fondo alla propria coscienza, non cessa dallo stimar la menzogna un surrogato della realtà. Certo, egli cambierebbe volentieri la propria favola con una realtà corretta secondo i suoi voti; e il suo patto con la menzogna gli sembra un'ingiustizia e una maledizione. Ma farsi adoratori e monaci della menzogna! fare di questa la propria meditazione, la propria sapienza! rifiutare ogni prova, e non solo quelle doloreose, ma fin le occasioni di felicità possibili fuori dal non-vero! Ecco cosa è stata l'esistenza per me! ed ecco perchè mi vedete consunta e magra al pari dei ragazzetti mangiati dalle streghe del villaggio. Essi dalle streghe, e io dalle favole, pazze e ribalde fattucchiere." Mi pare che nessuno abbia considerato più di tanto Menzogna e sortilegio, l’opera della Morante che ho amato di più. Le lascio la parola:
“Il male velenoso della menzogna serpeggia per i rami della mia famiglia, sia paterna che materna. ESso vi apparirà sotto molti aspetti, evidenti o larvati, in diversi personaggi della presente storia, e voi non dovete addebitarlo a vizio della medesima, essendo appunto questa intesa a raccogliere le testimonianze veritiere della nostra antica follia. Tuttavia, se ricerco fra i miei ascendenti toccati da un simile contagio, mi avvedo che per il solito in loro esso prende una forma benigna. Quando non serve addirittura ai loro fini pratici, in molti casi la menzogna non è per loro che millanteria, pretesto, o dissipazione leggera. Ma anche nei casi più seri, e perfino in quelli mortali, il malato, in fondo alla propria coscienza, non cessa dallo stimar la menzogna un surrogato della realtà. Certo, egli cambierebbe volentieri la propria favola con una realtà corretta secondo i suoi voti; e il suo patto con la menzogna gli sembra un’ingiustizia e una maledizione.
Ma farsi adoratori e monaci della menzogna! fare di questa la propria meditazione, la propria sapienza! rifiutare ogni prova, e non solo quelle doloreose, ma fin le occasioni di felicità possibili fuori dal non-vero! Ecco cosa è stata l’esistenza per me! ed ecco perchè mi vedete consunta e magra al pari dei ragazzetti mangiati dalle streghe del villaggio. Essi dalle streghe, e io dalle favole, pazze e ribalde fattucchiere.”

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133858 Sergio Sozi Sun, 05 Dec 2010 00:56:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133858 ...o forse e' Ida a ricordarmi la Magnani... …o forse e’ Ida a ricordarmi la Magnani…

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Di: Sergio Sozi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133856 Sergio Sozi Sun, 05 Dec 2010 00:52:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133856 Ad Ausilio Bertoli, non so perche', ma la scrittura di Morante ha qualcosa di Annarella Magnani... ogni volta che penso alla Morante mi balza in testa l'immagine della Magnani... come mai, secondo te? C'e' qualcosa che...? Ad Ausilio Bertoli,
non so perche’, ma la scrittura di Morante ha qualcosa di Annarella Magnani… ogni volta che penso alla Morante mi balza in testa l’immagine della Magnani… come mai, secondo te? C’e’ qualcosa che…?

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Di: La riduzione radiofonica di "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133814 La riduzione radiofonica di "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:15:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133814 Si consiglia l'ascolto di questa riduzione radiofonica per la trasmissione radio "Il terzo anello" di Radio Rai Tre http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2005/eventi/2005_04_01_lastoria/index.cfm Si consiglia l’ascolto di questa riduzione radiofonica per la trasmissione radio “Il terzo anello” di Radio Rai Tre
http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/alta_voce/archivio_2005/eventi/2005_04_01_lastoria/index.cfm

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Di: Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133813 Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:14:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133813 Ovviamente "La storia" continua... Ma per saperne di più è meglio leggere il libro. Ovviamente “La storia” continua…
Ma per saperne di più è meglio leggere il libro.

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Di: Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133812 Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:13:14 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133812 Nino, inoltre, durante la cena, riesce a far parlare Carlo, scoprendo che si tratta di un dissidente politico (anarchico) arrestato dalle SS e fuggito durante la deportazione. Qualche tempo dopo anche Carlo, avuta notizia dell'uccisione di tutta la sua famiglia (di origine borghese) da parte dei nazisti, per vendicarsi si unisce alla Libera (la banda partigiana di Nino), prendendo il nome di Piotr e rivelando la sua vera identità: il suo nome, in realtà, non era Carlo Vivaldi, bensì Davide Segre, ebreo. Finalmente I Mille riescono a tornare nella loro Napoli, lasciando Ida e Useppe soli nello stanzone di Pietralata. La loro solitudine dura poco: in breve nuovi sfollati, avuta notizia di quel luogo, vengono ad abitare lo stanzone. Nino, inoltre, durante la cena, riesce a far parlare Carlo, scoprendo che si tratta di un dissidente politico (anarchico) arrestato dalle SS e fuggito durante la deportazione. Qualche tempo dopo anche Carlo, avuta notizia dell’uccisione di tutta la sua famiglia (di origine borghese) da parte dei nazisti, per vendicarsi si unisce alla Libera (la banda partigiana di Nino), prendendo il nome di Piotr e rivelando la sua vera identità: il suo nome, in realtà, non era Carlo Vivaldi, bensì Davide Segre, ebreo.

Finalmente I Mille riescono a tornare nella loro Napoli, lasciando Ida e Useppe soli nello stanzone di Pietralata. La loro solitudine dura poco: in breve nuovi sfollati, avuta notizia di quel luogo, vengono ad abitare lo stanzone.

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Di: Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133811 Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:12:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133811 I due trovano alloggio in uno stanzone a Pietralata, condiviso con un anziano marmoraro comunista, Giuseppe Cucchiarelli (chiamato, per l'inflazione di persone con quello stesso nome, "Giuseppe Secondo" o, nel linguaggio infantile di Useppe, "Eppetondo"), e con una famiglia mezzo napoletana e mezzo romana, talmente numerosa da essere soprannominata la famiglia de I Mille. Un giorno nello stanzone di Pietralata giunge un giovane, stravolto dalla fatica, che si presenta come Carlo Vivaldi, bolognese. Scostante e scortese, non è interessato ad avere rapporti con i suoi coinquilini, e se ne sta chiuso nel suo angolo senza comunicare con nessuno. Poco tempo dopo, inaspettatamente, ricompare Nino, non più Camicia Nera ma partigiano comunista. Il suo soprannome da partigiano è Assodicuori, e con lui ha portato un suo compagno di guerriglia, Quattropunte. L'arrivo dei due mette Giuseppe Secondo in uno stato di eccitazione ideologica, al punto che, sebbene vecchio e malconcio, decide di unirsi alla compagnia partigiana di Nino, con il nome partigiano di Mosca. I due trovano alloggio in uno stanzone a Pietralata, condiviso con un anziano marmoraro comunista, Giuseppe Cucchiarelli (chiamato, per l’inflazione di persone con quello stesso nome, “Giuseppe Secondo” o, nel linguaggio infantile di Useppe, “Eppetondo”), e con una famiglia mezzo napoletana e mezzo romana, talmente numerosa da essere soprannominata la famiglia de I Mille.

Un giorno nello stanzone di Pietralata giunge un giovane, stravolto dalla fatica, che si presenta come Carlo Vivaldi, bolognese. Scostante e scortese, non è interessato ad avere rapporti con i suoi coinquilini, e se ne sta chiuso nel suo angolo senza comunicare con nessuno.

Poco tempo dopo, inaspettatamente, ricompare Nino, non più Camicia Nera ma partigiano comunista. Il suo soprannome da partigiano è Assodicuori, e con lui ha portato un suo compagno di guerriglia, Quattropunte. L’arrivo dei due mette Giuseppe Secondo in uno stato di eccitazione ideologica, al punto che, sebbene vecchio e malconcio, decide di unirsi alla compagnia partigiana di Nino, con il nome partigiano di Mosca.

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Di: Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133810 Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:11:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133810 Ida e i suoi figli vivono in una casa del Testaccio. Nino è il classico "burino" di città: fervente fascista (ma solo per braveria: in realtà non ha nessuna idea di cosa sia il Fascismo), linguaggio scurrile, comportamento spavaldo e sfrontato. Non si avvede della gravidanza di sua madre fino alla nascita del bambino, ma già dalla prima volta in cui lo vede se ne innamora, e inizia con lui uno stupendo rapporto di amore fraterno che durerà fino alla sua morte. Nel luglio del 1943 Nino riesce a farsi accogliere in un battaglione di Camicie Nere in partenza verso il Nord. Qualche giorno dopo un grosso bombardamento distrugge, oltre al resto, la casa di Ida a San Lorenzo, uccidendo il cane di Nino, Blitz, e lasciando Ida e Useppe senza una dimora. Ida e i suoi figli vivono in una casa del Testaccio. Nino è il classico “burino” di città: fervente fascista (ma solo per braveria: in realtà non ha nessuna idea di cosa sia il Fascismo), linguaggio scurrile, comportamento spavaldo e sfrontato. Non si avvede della gravidanza di sua madre fino alla nascita del bambino, ma già dalla prima volta in cui lo vede se ne innamora, e inizia con lui uno stupendo rapporto di amore fraterno che durerà fino alla sua morte.

Nel luglio del 1943 Nino riesce a farsi accogliere in un battaglione di Camicie Nere in partenza verso il Nord. Qualche giorno dopo un grosso bombardamento distrugge, oltre al resto, la casa di Ida a San Lorenzo, uccidendo il cane di Nino, Blitz, e lasciando Ida e Useppe senza una dimora.

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Di: Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133809 Cenni sulla tra di "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:11:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133809 Un giorno di gennaio dell'anno 1941 Gunther, giovanissimo militare del Reich ubriaco, vaga per Roma alla ricerca di un bordello. Durante la sua (incompiuta) ricerca, incontra una donna, la maestra trentasettenne Ida Ramundo vedova Mancuso (ebrea da parte di madre, figlia di Giuseppe Ramundo e Eleonora Almagià, e madre di un figlio quindicenne di nome Antonio Mancuso, soprannominato Nino). Per sfamare la sua sete di sesso, il soldato non trova miglior soluzione che violentare la donna. Da questa violenza nascerà un figlio, Giuseppe, poi soprannominato da suo fratello "Useppe" e così chiamato per la maggior parte del romanzo. Di Gunther non avrà più notizia, e infatti morirà in Africa. Un giorno di gennaio dell’anno 1941 Gunther, giovanissimo militare del Reich ubriaco, vaga per Roma alla ricerca di un bordello. Durante la sua (incompiuta) ricerca, incontra una donna, la maestra trentasettenne Ida Ramundo vedova Mancuso (ebrea da parte di madre, figlia di Giuseppe Ramundo e Eleonora Almagià, e madre di un figlio quindicenne di nome Antonio Mancuso, soprannominato Nino).

Per sfamare la sua sete di sesso, il soldato non trova miglior soluzione che violentare la donna. Da questa violenza nascerà un figlio, Giuseppe, poi soprannominato da suo fratello “Useppe” e così chiamato per la maggior parte del romanzo. Di Gunther non avrà più notizia, e infatti morirà in Africa.

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Di: su "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133808 su "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:10:14 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133808 Dal romanzo è stato tratto nel 1986 il film omonimo - La Storia - diretto da Luigi Comencini ed interpretato da Claudia Cardinale nel ruolo di Ida. Del film sono state distribuite due versioni: una per la televisione della durata di 240 minuti circa ed uno per il cinema, lungo circa 135 minuti. Dal romanzo è stato tratto nel 1986 il film omonimo – La Storia – diretto da Luigi Comencini ed interpretato da Claudia Cardinale nel ruolo di Ida. Del film sono state distribuite due versioni: una per la televisione della durata di 240 minuti circa ed uno per il cinema, lungo circa 135 minuti.

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Di: su "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133807 su "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:09:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133807 Ambientato nella Roma della seconda guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra, come romanzo corale è pretesto per un affresco sugli eventi bellici visti in soggettiva con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita alle prese con problemi vecchi e nuovi dovuti ai tragici avvenimenti di quegli anni. I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le borgate di periferia affollate da nuovi e vecchi poveri (San Lorenzo, Testaccio, Pietralata, il ghetto ebraico di Roma) e le alture dei vicini Castelli Romani - in cui si muovono le formazioni partigiane di opposizione al nazifascismo e alcuni dei protagonisti della vicenda che scandisce la narrazione come un naturale fil rouge - vengono descritti con crudo realismo ma anche con una marcata visionarietà poetica. Ambientato nella Roma della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, come romanzo corale è pretesto per un affresco sugli eventi bellici visti in soggettiva con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita alle prese con problemi vecchi e nuovi dovuti ai tragici avvenimenti di quegli anni.

I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le borgate di periferia affollate da nuovi e vecchi poveri (San Lorenzo, Testaccio, Pietralata, il ghetto ebraico di Roma) e le alture dei vicini Castelli Romani – in cui si muovono le formazioni partigiane di opposizione al nazifascismo e alcuni dei protagonisti della vicenda che scandisce la narrazione come un naturale fil rouge – vengono descritti con crudo realismo ma anche con una marcata visionarietà poetica.

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Di: su "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133806 su "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:09:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133806 La Storia è il titolo di uno dei romanzi fra i più conosciuti ma anche fra i più discussi della scrittrice Elsa Morante. L'autrice impiegò tre anni per comporlo e volle che fosse dato alle stampe in edizione tascabile in brossura. È stato pubblicato nel giugno del 1974 nella collana Gli Struzzi dalla casa editrice Einaudi. La Storia è il titolo di uno dei romanzi fra i più conosciuti ma anche fra i più discussi della scrittrice Elsa Morante. L’autrice impiegò tre anni per comporlo e volle che fosse dato alle stampe in edizione tascabile in brossura. È stato pubblicato nel giugno del 1974 nella collana Gli Struzzi dalla casa editrice Einaudi.

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Di: su "La storia" di Elsa Morante (wiki) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133805 su "La storia" di Elsa Morante (wiki) Sat, 04 Dec 2010 17:08:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133805 « Uno scandalo che dura da diecimila anni. » (La Storia, sottotitolo di copertina della prima edizione) « Uno scandalo che dura da diecimila anni. »

(La Storia, sottotitolo di copertina della prima edizione)

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Di: vincenzo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133798 vincenzo Sat, 04 Dec 2010 14:43:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133798 Non avevo mai letto la Morante, ma mi avete fatto venir voglia. Ho acquistato La storia e L'isola di Arturo e spero di leggerli entro le vacanze di Natale Non avevo mai letto la Morante, ma mi avete fatto venir voglia. Ho acquistato La storia e L’isola di Arturo e spero di leggerli entro le vacanze di Natale

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Di: Ausilio Bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133769 Ausilio Bertoli Sat, 04 Dec 2010 03:13:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133769 Di Elsa Morante mi sono rimaste impresse nella memoria soprattutto l'acutezza delle sue analisi psicologiche e la tensione lirica che pregna il suo linguaggio estraendolo dai modelli ottocenteschi - ormai superati - per approdare a nuove sperimentazioni, tutte sue, fuori dagli schemi affermati del neorealismo. Dico questo pensando a "Menzogna e sortilegio" e anche a "L'isola di Arturo", dove - usando l'io narrante - la Morante si cala appieno nei panni del protagonista Arturo Gerace per descrivere - credo - il proprio Io: solitario, inquieto, passionale, ovvero istintivo, comunque difficile se non "selvatico", oltre che assetato di conoscenza ed esperienze (Arturo è un gran divoratore di libri). Riuscitissime anche le "immagini", ossia la descrizione di paesaggi, prospettive e ambienti dell'isola di Procida. Due ottimi libri, insomma, letti con piacere. Ma penso che "La Storia" sia l'opera che ha reso celebre il nome, la scrittura semplice e incisiva nello stesso tempo con i suoi risvolti tratti dalla parlata del volgo, e quel pessimismo (definito radicale) che infrange le speranze di un riscatto dell'umanità povera, sopraffatta dall'arroganza e dalle angherie dei potenti e delle loro guerre intraprese per angariare ulteriormente l'umanità povera, impedendole di ritrovare l'istinto ribelle che annida in ciascun essere. Un lungo e "provocatorio" romanzo che conduce la Morante nel terreno del neorealismo marcato per affrontare credibilmente le violenze, le asprezze, le ingiustizie, gli orrori della vita e della storia, documentata peraltro con puntiglio dal 1900 sino agli anni Sessanta. Cordialmente. Di Elsa Morante mi sono rimaste impresse nella memoria soprattutto l’acutezza delle sue analisi psicologiche e la tensione lirica che pregna il suo linguaggio estraendolo dai modelli ottocenteschi – ormai superati – per approdare a nuove sperimentazioni, tutte sue, fuori dagli schemi affermati del neorealismo. Dico questo pensando a “Menzogna e sortilegio” e anche a “L’isola di Arturo”, dove – usando l’io narrante – la Morante si cala appieno nei panni del protagonista Arturo Gerace per descrivere – credo – il proprio Io: solitario, inquieto, passionale, ovvero istintivo, comunque difficile se non “selvatico”, oltre che assetato di conoscenza ed esperienze (Arturo è un gran divoratore di libri). Riuscitissime anche le “immagini”, ossia la descrizione di paesaggi, prospettive e ambienti dell’isola di Procida.
Due ottimi libri, insomma, letti con piacere.
Ma penso che “La Storia” sia l’opera che ha reso celebre il nome, la scrittura semplice e incisiva nello stesso tempo con i suoi risvolti tratti dalla parlata del volgo, e quel pessimismo (definito radicale) che infrange le speranze di un riscatto dell’umanità povera, sopraffatta dall’arroganza e dalle angherie dei potenti e delle loro guerre intraprese per angariare ulteriormente l’umanità povera, impedendole di ritrovare l’istinto ribelle che annida in ciascun essere.
Un lungo e “provocatorio” romanzo che conduce la Morante nel terreno del neorealismo marcato per affrontare credibilmente le violenze, le asprezze, le ingiustizie, gli orrori della vita e della storia, documentata peraltro con puntiglio dal 1900 sino agli anni Sessanta.
Cordialmente.

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Di: Lina http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133760 Lina Fri, 03 Dec 2010 23:33:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133760 Bello e completo, l'articolo di Paolo Di Paolo Bello e completo, l’articolo di Paolo Di Paolo

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Di: Lina http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133759 Lina Fri, 03 Dec 2010 23:32:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133759 La Morante e' una delle mie autrici preferite, dunque sono molto grata di questo spazio. Molto interessanti i contributi pervenuti. Non saprei che altro aggiungere La Morante e’ una delle mie autrici preferite, dunque sono molto grata di questo spazio.
Molto interessanti i contributi pervenuti. Non saprei che altro aggiungere

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133755 Massimo Maugeri Fri, 03 Dec 2010 21:47:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133755 Buonanotte, Simo. E ancora grazie. E buonanotte a tutti gli amici di Letteratitudine. Buonanotte, Simo. E ancora grazie.
E buonanotte a tutti gli amici di Letteratitudine.

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Di: simona lo iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133753 simona lo iacono Fri, 03 Dec 2010 21:32:30 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133753 Infine...La soluzione alla separazione è solo una. "Rientrare nella madre. Rannicchiarmi dentro di lei, nell'unica mia tana, persa ormai chissà dove. In quale strapiombo". Una reimmersione. Un'apnea. Ma con una poesia che nessun altro aveva mai cantato. ...Una buona e commossa notte (anche a te, socio) Infine…La soluzione alla separazione è solo una. “Rientrare nella madre. Rannicchiarmi dentro di lei, nell’unica mia tana, persa ormai chissà dove. In quale strapiombo”.
Una reimmersione. Un’apnea. Ma con una poesia che nessun altro aveva mai cantato.
…Una buona e commossa notte (anche a te, socio)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133752 Massimo Maugeri Fri, 03 Dec 2010 21:29:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133752 Sì, Simo... ci siamo sovrapposti. Grazie ancora per i tuoi interventi. ;) Sì, Simo… ci siamo sovrapposti. Grazie ancora per i tuoi interventi. ;)

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Di: simona lo iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133751 simona lo iacono Fri, 03 Dec 2010 21:28:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133751 Ciao socio, ci sei anche tu! Ciao socio, ci sei anche tu!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133750 Massimo Maugeri Fri, 03 Dec 2010 21:28:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133750 Un ringraziamento speciale a <b>Paolo Di Paolo</b>, che mi ha inviato un bell'articolo dedicato alla Morante. Lo trovate sul post (che ho aggiornato appositamente), in basso... - Grazie, Paolo. Un ringraziamento speciale a Paolo Di Paolo, che mi ha inviato un bell’articolo dedicato alla Morante.
Lo trovate sul post (che ho aggiornato appositamente), in basso…
-
Grazie, Paolo.

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Di: simona lo iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133749 simona lo iacono Fri, 03 Dec 2010 21:28:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133749 Ecco: questa nostalgia estrema di ciò che viveva unito fino allo spasimo. Una sete inspiegabile di unità, sempre rinnegata dalla vita. Questa è la poetica della Morante. Ed è una poetica che la rende sensibilissima, proprio in virtù di quella originaria cesoia dal corpo della madre, con ogni genere di scissione, con ogni mancanza d'amore. Elsa è una grande cantrice dell'amore che non c'è perchè viene negato, perchè viene travisato o non restituito. Canta con la voce annodata di chi è sempre dalla parte di chi lo perde, questo amore, di chi lo insegue, o di chi lo trova troppo tardi. Non la sentiremo mai distante, mai fredda, mai arroccata su una vetta da cui guarda. Lei è nel taglio netto, nella ferita. Impossibile che non sanguini, impossibile che non pianga. Piange anzi la separazione di tutto, l'universale lutto del mondo che non si abbandona alla sua vocazione. Amare e - amando - ricucire quell'originario abandono. Ecco: questa nostalgia estrema di ciò che viveva unito fino allo spasimo. Una sete inspiegabile di unità, sempre rinnegata dalla vita.
Questa è la poetica della Morante. Ed è una poetica che la rende sensibilissima, proprio in virtù di quella originaria cesoia dal corpo della madre, con ogni genere di scissione, con ogni mancanza d’amore.
Elsa è una grande cantrice dell’amore che non c’è perchè viene negato, perchè viene travisato o non restituito. Canta con la voce annodata di chi è sempre dalla parte di chi lo perde, questo amore, di chi lo insegue, o di chi lo trova troppo tardi.
Non la sentiremo mai distante, mai fredda, mai arroccata su una vetta da cui guarda. Lei è nel taglio netto, nella ferita. Impossibile che non sanguini, impossibile che non pianga.
Piange anzi la separazione di tutto, l’universale lutto del mondo che non si abbandona alla sua vocazione. Amare e – amando – ricucire quell’originario abandono.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133748 Massimo Maugeri Fri, 03 Dec 2010 21:27:47 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133748 Grazie anche a coloro che hanno inserito i contributi di oggi dedicati a "L'isola di Arturo". Grazie anche a coloro che hanno inserito i contributi di oggi dedicati a “L’isola di Arturo”.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133747 Massimo Maugeri Fri, 03 Dec 2010 21:27:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133747 Ne approfitto per salutare e ringraziare Sandrine, che ci scrive dalla Francia. Ne approfitto per salutare e ringraziare Sandrine, che ci scrive dalla Francia.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-3/#comment-133746 Massimo Maugeri Fri, 03 Dec 2010 21:26:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133746 Grazie mille, cara Simo. Ottimi interventi, socia. :-)) Grazie mille, cara Simo.
Ottimi interventi, socia. :-) )

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Di: simona lo iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/11/26/omaggio-a-elsa-morante/comment-page-2/#comment-133742 simona lo iacono Fri, 03 Dec 2010 21:19:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2728#comment-133742 Lo scialle andaluso è il simbolo struggente di una crescita incompiuta, del voler essere altro, della necessità di tornare al grembo. E' un dolore ricorrente nella Morante. Tutta la sua scrittura è dominata da un viluppo antico e indistricabile, quello con la madre. Ve ne è segno in Arturo, ma anche nel protagonosta di Aracoeli che pensando alla propria nascita e al momento del distacco dal ventre,dice: "Io so che il mio è stato un vero pianto di lutto disperato:io non volevo separarmi da lei. Devo averlo già saputo che a quella nostra prima separazione sanguinosa ne seguirebbe un'altra, e un'altra fino all'ultima, la più sanguinosa. Vivere significa:l'esperienza della separazione" Lo scialle andaluso è il simbolo struggente di una crescita incompiuta, del voler essere altro, della necessità di tornare al grembo.
E’ un dolore ricorrente nella Morante. Tutta la sua scrittura è dominata da un viluppo antico e indistricabile, quello con la madre.
Ve ne è segno in Arturo, ma anche nel protagonosta di Aracoeli che pensando alla propria nascita e al momento del distacco dal ventre,dice:
“Io so che il mio è stato un vero pianto di lutto disperato:io non volevo separarmi da lei. Devo averlo già saputo che a quella nostra prima separazione sanguinosa ne seguirebbe un’altra, e un’altra fino all’ultima, la più sanguinosa. Vivere significa:l’esperienza della separazione”

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