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lunedì, 14 settembre 2015

NIDI DI NOTE

In collegamento con il forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del volume “Nidi di note – un cammino in dieci passi verso la musica” – Testo di Bruno TognoliniDisegni di Alessandro Sanna - Musiche di Sonia Peana e Paolo Fresu (Gallucci, 2012)

***

Nidi di note – un cammino in dieci passi verso la musica

Testo di Bruno TognoliniDisegni di Alessandro Sanna - Musiche di Sonia Peana e Paolo Fresu
Gallucci, 2012

a cura di Claudio Morandini

Come avvicinare i bambini alla musica? Be’, non dovrebbe essere difficile: i bambini sono naturalmente attratti dalla musica, hanno però bisogno che questo loro interesse perduri, si rafforzi, maturi, diventi consapevole. Nato dall’esperienza diretta e concreta di un laboratorio didattico a Bologna che poi si è sviluppato in una serie di incontri e concerti, “Nidi di note”, attraverso le movenze della fiaba, con accenti poetici e un franco umorismo lavora proprio su ciò che la musica è e su ciò che può dare, al di là del semplice e accattivante abbinamento di ritmo e melodia.
Due bambini, Cirino e Coretta, poveri ma belli e soprattutto intelligenti, partono alla ricerca del Sole Suonatore e della Luna Cantante dal regno di Quandomai, la cui popolazione è afflitta da un Re e una Regina che istupidiscono i loro sudditi cantando dalla sera alla mattina, come sirene ingorde, come televisori sempre accesi sui peggiori programmi. Nella loro peregrinazione, i due bambini attraversano paesi-città che mancano tutti di qualcosa: Iniziò è fatto di niente e non è mai iniziato, Forsecè è abitato da persone che, colte da dubbi e paure, non osano mai fare nulla, Machiè da poveretti che hanno tutti lo stesso nome (Peppino) e chiamano con quel medesimo nome ogni cosa, un po’ come i Puffi ma peggio; nel paese di Fanonfà il tempo non scorre e si rimane in un eterno presente; in quello di Fortepià ogni cosa è portata all’eccesso, tutti urlano e nessuno conosce le sfumature. E ancora: nel paese di Giù gli abitanti non conoscono l’alto, ma solo il basso, a Menopiù tutti evitano di avvicinare gli altri per paura di scoprire i loro odori, i difetti; a Maconché si mangiano e si usano solo cipolle, per ogni cosa; a Suonoquì sono banditi i rumori del corpo, compresa la voce e il canto, e si comunica attraverso un gran via vai di foglietti. In tutti questi paesi Cirino e Coretta, dopo un primo attimo di stupore, sono ben accolti, e provocano, con la spontaneità propria del fanciullo (almeno del fanciullo delle fiabe), un salutare scossone, risolvendo così le paure e i problemi degli abitanti e uscendone come eroi, carichi di doni.
Dove sta propriamente la musica in tutto questo? Sta nel CD che accompagna il libro e che contiene le tracce ispirate a un jazz lieve, cantabile, ma non rinunciatario (perché la fiducia nel buon gusto dei piccoli ascoltatori-lettori non deve venir meno), in cui domina, pacata e affabile, la tromba di Fresu, alternate alle filastrocche recitate da Bruno Tognolini con una voce per nulla pargoleggiante. La musica sta, soprattutto, nella chiave di lettura che danno i sottotitoli ai diversi capitoli: così l’episodio di Forsecè è presentato come “I suoni esistono”; quello di Machiè come “I suoni sono diversi”; Fanonfà come “I suoni si alternano al silenzio”; Fortepià ovviamente come “I suoni possono essere forti o deboli” e Suegiù come “I suoni possono essere acuti o gravi”. Si passa poi, da Menopiù in poi, alla scoperta dei timbri appartenenti ai diversi strumenti, all’armonia prodotta da combinazioni di più strumenti, alla voce e a tutto ciò che è suono del corpo. Negli interludi meditativi e boscherecci i due bambini ascoltano i mille suoni della natura e imparano a distinguere le foglie, il vento, i versi animali, l’acqua: la loro conoscenza si affina, si rafforza la loro capacità di cogliere la varietà del mondo e di trasmettere agli altri, meno fortunati o solo più distratti, le conoscenze che hanno acquisito.
Dietro alla scoperta del mondo dei suoni c’è – e non è una sorpresa – la scoperta della bellezza e della necessità delle relazioni umane, della tolleranza e del sorriso, della curiosità e anche dell’incontentabilità: tutte virtù che chi segue dei corsi di musica d’assieme impara a conoscere, attraverso la pratica paziente, il divertimento e la disciplina, la collaborazione, l’attenzione. Conoscendo gli altri – pian piano, per gioco, i giochi sempre molto seri a cui si dedicano i bambini – si finisce per conoscere più in profondità se stessi.
Forti dell’esperienza maturata nel loro viaggio, i due bambini torneranno al loro paese. Non aspettatevi conclusioni definitive alla “Vissero felici e contenti”, perché questa è una fiaba contemporanea, e i tiranni della città sono troppo forti e invadenti. Piuttosto, nel finale aperto, con un ribaltamento ironico alla Pifferaio magico, Cirino e Coretta, divenuti ispirati e abili musicanti, si porteranno dietro tutti i bambini della città, verso altre esperienze che il libro non racconta ma che ogni piccolo lettore può a questo punto immaginare in un’ideale continuazione di “Nidi di note”.

* * *

© Letteratitudine

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Scritto lunedì, 14 settembre 2015 alle 15:35 nella categoria LETTERATURA E MUSICA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

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