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martedì, 21 maggio 2013

NOI OGGI CAMPIAMO TROPPO

ferdinando-camonLa nuova puntata deIl sottosuolo di Ferdinando Camon… tra Carducci e “tempo-vita”.
Massimo Maugeri

* * *

NOI OGGI CAMPIAMO TROPPO

di Ferdinando Camon

Sono nato lo stesso anno del Carducci, ma un secolo dopo: lui nel 1835, io nel 1935. Alla mia età lui era morto da un po’ di anni e questo significa che noi oggi campiamo molto. Troppo.
Da studente di liceo e d’università, e poi da insegnante, costruivo la mia vita su quella del Carducci: a tot anni lui pubblicava la prima opera, attenzione che il tempo s’avvicina, non lasciamoci sorpassare. L’addio alla poesia lui l’ha dato nel ‘96, quando pubblicò l’ultimo stornello, brevissimo, questo:

Fior tricolore,
tramontano le stelle in mezzo al mare,
e si spengono i canti entro il mio cuore.

Aveva 61 anni, e si sentiva spento. Oggi ci sono novantenni lucidi come i ventenni, e anche di più. Come mai però i nati nell’Ottocento ci sembrano tutti “grandi”, e i nati nel Novecento tutti piccoli? Perché gli scrittori nati nell’Ottocento nascevano crescevano e morivano nella stessa civiltà, le loro opere formavano un blocco coerente. Noi nati nel Novecento (e peggio ancora sarà per i nati nel Duemila) attraversiamo una civiltà dopo l’altra. Carducci è sempre lo stesso monocorde poeta, da Juvenilia a Rime e ritmi. È grande. Noi del Novecento siamo spezzettati in tante brevi esperienze, non possiamo essere grandi. Non abbiamo percorso una lunga strada dritta, ma tanti segmenti separati. Di conseguenza non siamo andati lontano. Carducci è nato col mito dell’Unità ed è morto con la monarchia, noi siamo nati con la monarchia e il fascismo, li abbiamo visti imperare e morire, abbiamo attraversato l’Italia della distruzione e della miseria, con un forte Cattolicesimo e un forte Comunismo, per decenni abbiamo pensato (sperato o temuto) che il Comunismo s’instaurasse anche in casa nostra, abbiamo visto il Sud e le Venezie svuotarsi per l’emigrazione verso il Triangolo Torino-Milano-Genova, Fiat e Olivetti guidare l’industrializzazione dell’Italia, il terrorismo minacciare la democrazia, il Partito Cattolico dominare e scomparire, sul Comunismo mondiale spegnersi la luce di Mosca. Il fondamentalismo, marxista o cattolico, ci copriva come una corazza. S’è squamato lasciandoci nudi come larve, mal protette da una peluria di psicanalisi. Carducci è nato, cresciuto e morto nel mito di Roma. Noi siamo stati sbalzati dall’Italia all’Europa. C’è entrato in casa l’Islam, che per il Carducci era un lontano folclore. Adesso alza moschee nelle nostre piazze. Avevamo in testa un sistema per cui, se uno era cattolico, non dialogava né col marxismo né con l’Islam: dialogare voleva dire tradire. Ora il buon cattolico, Papa in testa, dialoga con tutti. Pensavamo di lasciare ai nostri figli un mondo diviso in due parti, una con gli Stati Uniti e una con l’Unione Sovietica. Per il Carducci, Roma era ancora la Città Eterna, carica della gloria repubblicana-imperiale. Tra noi c’era chi pensava che Mosca fosse la seconda Roma, nuova luce del mondo, liberatrice dell’umanità. La seconda Roma è caduta in silenzio, da sola, e la Terza Roma, New York, sta per cadere. C’è chi va a Pechino e torna dicendo di aver visto la Quarta Roma. Da giovani avevamo poche idee ma solide, formavano un sistema, con quel sistema abbiamo vissuto per mezzo secolo.
(continua…)

Pubblicato in IL SOTTOSUOLO (di Ferdinando Camon)   Commenti disabilitati

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