Commenti a: ESSERE FIGLI D’ARTE: PRIGIONE O OPPORTUNITÀ? IL “TIMOR SACRO” DI STEFANO PIRANDELLO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Il «Timor sacro» di Pirandello jr, versione romanziere - di Stefano Giani - su IL GIORNALE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-264042 Il «Timor sacro» di Pirandello jr, versione romanziere - di Stefano Giani - su IL GIORNALE Wed, 18 Jan 2012 21:39:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-264042 <b>Il «Timor sacro» di Pirandello jr, versione romanziere</b> - <b><em>Esce il romanzo del figlio del premio Nobel per la letteratura che per tutta la sua vita lavorò e sudò su queste pagine per raccontare il fenomeno di un'opera di narrativa raccontata nel corso del suo divenire</em></b> - <em>di Stefano Giani - 22 novembre 2011</em> - Sarah Zappulla Muscarà che di Pirandello è una delle maggiori esegete viventi ha definito «Timor sacro» (Bompiani, pp. 336, euro 14) di Stefano Pirandello «il romanzo di tutta una vita». E racchiude in poche brevi parole la verità più eloquente che si può esprimere sul conto di un libro che è una magmatica realtà di parole che descrivono il divenire di un'opera. In «Timor sacro» entrano infatti episodi di vita vissuta, personaggi con i quali l'autore fu o entrò in contatto, il rapporto col padre Luigi premio Nobel, i legami con la propria famiglia. Nondimeno e' al tempo stesso un romanzo che descrive se stesso. Nel senso che illustra il travaglio di una creazione, quella appunto di un romanzo nel suo farsi. Nel suo diventare vita. Nel suo essere storia. E la storia infatti non è raccontabile, ne' è possibile descriverla se non per succinti capi. Perche' si tratta di un'esistenza che si specchia in una sua controfigura. Simone Gei, alter ego dell'autore, è uno scrittore impegnato nella stesura di un volume di esaltazione del fascismo, che si contrappone a Selikdar Vrioni, sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta privata contro la sua stirpe. In questo continuo gioco di rimandi e di alternanze procede la narrazione di due «vite a specchio» che si fermano, riprendono, decollano, dibattono con loro stesse e i mille personaggi che le attraversano. «Timor sacro» è infatti ricchissimo di vagabondaggi affabulatori riguardanti episodi realmente accaduti che si fondono come un tutt'uno, talvolta, oltre che con balzi di fantasia ed esperienze psicologiche personali. Compare così il tema della pena di morte insieme alla figura del boia e alle leggi razziali che si accavallano con il forte legame Stefano-Luigi. Figlio-padre. Entrambi scrittori. Il primo soggiogato dall'imponente statura del secondo, premio Nobel per la letteratura. E da questa forma di soggezione Stefano si affranca scrivendo il proprio romanzo, questo «Timor sacro» che costituisce la sua parola da regalare ai posteri. Il libro infatti attraversa tutta la vita di Stefano e ora vede le stampe in pubblicazione postuma (morì il 5 febbraio 1972) perch´ l'autore non smise mai di lavorarci. Di ricorreggerlo. Di aggiungere episodi e modificarne altri. Oltre agli scritti per il teatro, di Stefano Pirandello ci è rimasto «Il muro di casa» con cui vinse il premio Viareggio nel 1935, ancora vivo papà, all'alba dei suoi quarant'anni. Lettura d'impegno che costringe il lettore a uno sforzo continuo di concentrazione per non perdersi nei mille rivoli in cui il libro appare segmentato, nel tentativo di descrivere le ansie e le domande cui si sottopone uno scrittore al momento di creare, queste pagine danno vita e voce a personaggi che hanno fatto grande la letteratura italiana di questo secolo. Da Alvaro a Bontempelli. Da Malaparte a D'Annunzio. E personaggi storici come Galeazzo Ciano e Giuseppe Bottai. O uomini di cultura come Alberto Savinio e Silvio D'Amico. In un eterogeneo svolgersi di accadimenti. Il «Timor sacro» di Pirandello jr, versione romanziere
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Esce il romanzo del figlio del premio Nobel per la letteratura che per tutta la sua vita lavorò e sudò su queste pagine per raccontare il fenomeno di un’opera di narrativa raccontata nel corso del suo divenire
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di Stefano Giani – 22 novembre 2011
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Sarah Zappulla Muscarà che di Pirandello è una delle maggiori esegete viventi ha definito «Timor sacro» (Bompiani, pp. 336, euro 14) di Stefano Pirandello «il romanzo di tutta una vita». E racchiude in poche brevi parole la verità più eloquente che si può esprimere sul conto di un libro che è una magmatica realtà di parole che descrivono il divenire di un’opera. In «Timor sacro» entrano infatti episodi di vita vissuta, personaggi con i quali l’autore fu o entrò in contatto, il rapporto col padre Luigi premio Nobel, i legami con la propria famiglia. Nondimeno e’ al tempo stesso un romanzo che descrive se stesso. Nel senso che illustra il travaglio di una creazione, quella appunto di un romanzo nel suo farsi. Nel suo diventare vita. Nel suo essere storia.
E la storia infatti non è raccontabile, ne’ è possibile descriverla se non per succinti capi. Perche’ si tratta di un’esistenza che si specchia in una sua controfigura. Simone Gei, alter ego dell’autore, è uno scrittore impegnato nella stesura di un volume di esaltazione del fascismo, che si contrappone a Selikdar Vrioni, sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta privata contro la sua stirpe. In questo continuo gioco di rimandi e di alternanze procede la narrazione di due «vite a specchio» che si fermano, riprendono, decollano, dibattono con loro stesse e i mille personaggi che le attraversano.
«Timor sacro» è infatti ricchissimo di vagabondaggi affabulatori riguardanti episodi realmente accaduti che si fondono come un tutt’uno, talvolta, oltre che con balzi di fantasia ed esperienze psicologiche personali. Compare così il tema della pena di morte insieme alla figura del boia e alle leggi razziali che si accavallano con il forte legame Stefano-Luigi. Figlio-padre. Entrambi scrittori. Il primo soggiogato dall’imponente statura del secondo, premio Nobel per la letteratura. E da questa forma di soggezione Stefano si affranca scrivendo il proprio romanzo, questo «Timor sacro» che costituisce la sua parola da regalare ai posteri. Il libro infatti attraversa tutta la vita di Stefano e ora vede le stampe in pubblicazione postuma (morì il 5 febbraio 1972) perch´ l’autore non smise mai di lavorarci. Di ricorreggerlo. Di aggiungere episodi e modificarne altri. Oltre agli scritti per il teatro, di Stefano Pirandello ci è rimasto «Il muro di casa» con cui vinse il premio Viareggio nel 1935, ancora vivo papà, all’alba dei suoi quarant’anni.
Lettura d’impegno che costringe il lettore a uno sforzo continuo di concentrazione per non perdersi nei mille rivoli in cui il libro appare segmentato, nel tentativo di descrivere le ansie e le domande cui si sottopone uno scrittore al momento di creare, queste pagine danno vita e voce a personaggi che hanno fatto grande la letteratura italiana di questo secolo. Da Alvaro a Bontempelli. Da Malaparte a D’Annunzio. E personaggi storici come Galeazzo Ciano e Giuseppe Bottai. O uomini di cultura come Alberto Savinio e Silvio D’Amico. In un eterogeneo svolgersi di accadimenti.

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Di: giacomo tessani http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-251324 giacomo tessani Wed, 21 Dec 2011 15:06:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-251324 @ Paolo gesù fu venduto da uno dei suoi apostoli. un altro apostolo lo rinnegò tre volte mentre moriva. l'umanità è questa, ma non bisogna disperare. inoltre credo che i poeti e gli scrittori non cantino affatto l'amore. ma quando mai? la maggior parte delle loro opere, da che mondo e mondo, dipinge l'umanità con tutti i suoi vizi e le sue nefandezze. in generale, poi, il timor sacro pare quasi un sentimento fuori moda. non sarebbe male riappropriarsene. intanto per sé, prima che per gli altri. buon Natale a te. @ Paolo
gesù fu venduto da uno dei suoi apostoli. un altro apostolo lo rinnegò tre volte mentre moriva.
l’umanità è questa, ma non bisogna disperare.
inoltre credo che i poeti e gli scrittori non cantino affatto l’amore. ma quando mai?
la maggior parte delle loro opere, da che mondo e mondo, dipinge l’umanità con tutti i suoi vizi e le sue nefandezze.
in generale, poi, il timor sacro pare quasi un sentimento fuori moda. non sarebbe male riappropriarsene. intanto per sé, prima che per gli altri.
buon Natale a te.

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Di: Paolo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-251322 Paolo Wed, 21 Dec 2011 14:56:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-251322 Divagazione per accendere e attualizzare il dibattito. Cito l'intervento di Delia Sambataro. <<i>> Per Delia che cita:"..scisso com’è tra volere e dovere, tra sentimento e ragione, non resta che la fuga dalla famiglia". Vorrei chiedere Cosa succede quando si fugge anche dall'amore ? Quale Timor di Dio se con un comportamento carico di egoistico disinteresse, si ferisce? a che serve la poesia e il romantico se si voltano le spalle a chi per anni ci ha amati,rispettati, non traditi... si uccide l'altro con una frase? A che serve la poesia, lo studio, la ragione, i voti belli, la carriera..se po si ferisce privi del timor di Dio?se ci si trasforma in bestie, che non vedono più l'altro..e ci si dimentica che l'uomo è tenuto a comportamenti eticamente e umanamente corretti, è tenuto ad avere Timor di Dio?? Infondo "non Uccidere" è un comandamento e non si uccide solo fisicamente.Chi uccide viola una norma dettata da Dio e dimostra di non averne timore, nel agire scorrettamente, nel ferire, nello scomparire... si uccide. Fuggire dalla propria famiglia è un delitto grave, voltare le spalle a chi ci ama è un vero e proprio omicidio. Tradire la fiducia è un comportamento screanzato. Come mai spesso proprio i poeti e i grandi autori, che cantano l'amore,le persone apparentemente buone e docili, hanno per prime un comportamento del genere?? Grazie per l'eventuale risposta e buon Natale.</i> Divagazione per accendere e attualizzare il dibattito. Cito l’intervento di Delia Sambataro. <>

Per Delia che cita:”..scisso com’è tra volere e dovere, tra sentimento e ragione, non resta che la fuga dalla famiglia”. Vorrei chiedere Cosa succede quando si fugge anche dall’amore ? Quale Timor di Dio se con un comportamento carico di egoistico disinteresse, si ferisce? a che serve la poesia e il romantico se si voltano le spalle a chi per anni ci ha amati,rispettati, non traditi… si uccide l’altro con una frase? A che serve la poesia, lo studio, la ragione, i voti belli, la carriera..se po si ferisce privi del timor di Dio?se ci si trasforma in bestie, che non vedono più l’altro..e ci si dimentica che l’uomo è tenuto a comportamenti eticamente e umanamente corretti, è tenuto ad avere Timor di Dio?? Infondo “non Uccidere” è un comandamento e non si uccide solo fisicamente.Chi uccide viola una norma dettata da Dio e dimostra di non averne timore, nel agire scorrettamente, nel ferire, nello scomparire… si uccide. Fuggire dalla propria famiglia è un delitto grave, voltare le spalle a chi ci ama è un vero e proprio omicidio. Tradire la fiducia è un comportamento screanzato. Come mai spesso proprio i poeti e i grandi autori, che cantano l’amore,le persone apparentemente buone e docili, hanno per prime un comportamento del genere?? Grazie per l’eventuale risposta e buon Natale.

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Di: La recensione di Massimo Onofri su Tuttolibri/La Stampa   http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-244069 La recensione di Massimo Onofri su Tuttolibri/La Stampa   Tue, 29 Nov 2011 15:52:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-244069 In Timor sacro, il romanzo inedito - ora pubblicato da Bompiani a cura di Sarah Zappulla Muscarà - che ha impegnato per tutta la vita il primogenito di Luigi Pirandello, in arte Stefano Landi, ci imbattiamo in Mastro Titta, il famoso Boia pontificio qui ridotto a balocco, donato da un padre a un figlio per la sua festa, dentro una delle storie di cui il libro prolifera. Già il Boia, col suo carico di volute rifrazioni allegoriche: e cioè, come ancora si legge nel romanzo, quell' autorità che, quando è in azione, può far diventare «fittizie» tutte le altre in carica, comprese quelle «del Papa e del Duce». Sarà magari un caso: ma il 1936 (nel cui segno Timor sacro si conclude), quando cioè muore il padre Luigi, è anche la data dopo cui arrivano, per lo scrittore Simone Gei (il protagonista alter-ego dell'autore), «anni (...) di mai visto fervore», la stessa data in cui Stefano Landi congeda la commedia Un padre ci vuole, là dove - ancora Savinio - «un figlio fa da padre al proprio padre». Di certo, quello della paternità, nelle sue declinazioni psicologiche, civili e religiose, direi proprio nelle sue precoci e lungimiranti, modernissime, implicazioni bio-politiche, resta il gran tema del romanzo. Certo, come sottolinea Zappulla Muscarà nella prefazione, Timor sacro rappresenta anche un esempio, in largo anticipo sui tempi, di metaromanzo: se è vero che accampa in primo piano la vicenda, impossibile da riassumere, di Simone Gei impegnato a raccontarci, in un complicato giuoco di specchi coi suoi personaggi, del tentativo di scrivere un libro su un giovane albanese fuggito dalla sua patria, in vista del miraggio della fascistissima e civilissima Italia, per essersi rifiutato di vendicare l'assassinio del padre, e destinato a un'integrazione inizialmente gloriosa. Tutto ciò, non senza arenamenti, accelerazioni e digressioni, se non depistaggi: nella piena consapevolezza intellettuale dell'esperimento, compresi i rischi d'apologia politica. Epperò, dei due motivi - il metaromanzo e la vischiosa resa dei conti autobiografica -, entrambi registrati da Zappulla Muscarà, proprio il secondo mi pare di gran lunga il più importante e suggestivo: sferragliando il primo, non senza rugginosi cigolii, sui binari morti del secolo appena trascorso, per mera inerzia documentale. Una famiglia eccezionale, un paesaggio culturale con molti volti noti e riconoscibili, un ventennio lugubre e faticoso in orbace: è a questo livello che, in Timor sacro, lo scandaglio di Stefano Landi non può avere rivali, per forza di un' esperienza unica e privatissima, ma anche per singolarità di categorie interpretative, non solo letterarie. Che Stefano Landi sia stato un personaggio di primissimo ordine - come il fratello Fausto del resto, pittore eminente -, è dimostrato benissimo ora dai tre volumi in cui, nel 2004, Zappulla Muscarà ha raccolto sempre per Bompiani Tutto il teatro, e dalla biografia, di quasi 400 pagine, che vi ha premesso: solo l'aver avuto quel padre lì, ne ha potuto ritardare, ancora oggi, il riconoscimento. Ma è stato anche il passaggio sotto quelle forche caudine che gli ha fornito le chiavi per interpretare la nostra orfana modernità: a partire appunto dal padre. Ne è venuto fuori uno dei romanzi più misteriosi del Novecento italiano. In Timor sacro, il romanzo inedito – ora pubblicato
da Bompiani a cura di Sarah
Zappulla Muscarà – che ha impegnato per tutta la vita il primogenito di Luigi Pirandello,
in arte Stefano Landi, ci imbattiamo in Mastro Titta, il famoso Boia pontificio qui ridotto a
balocco, donato da un padre a
un figlio per la sua festa, dentro una delle storie di cui il libro prolifera. Già il Boia, col
suo carico di volute rifrazioni
allegoriche: e cioè, come ancora si legge nel romanzo, quell’
autorità che, quando è in azione, può far diventare «fittizie»
tutte le altre in carica, comprese quelle «del Papa e del Duce». Sarà magari un caso: ma il
1936 (nel cui segno Timor sacro
si conclude), quando cioè muore il padre Luigi, è anche la data dopo cui arrivano, per lo
scrittore Simone Gei (il protagonista alter-ego dell’autore),
«anni (…) di mai visto fervore»,
la stessa data in cui Stefano
Landi congeda la commedia
Un padre ci vuole, là dove – ancora Savinio – «un figlio fa da padre al proprio padre».
Di certo, quello della paternità, nelle sue declinazioni psicologiche, civili e religiose, direi
proprio nelle sue precoci e lungimiranti, modernissime, implicazioni bio-politiche, resta il
gran tema del romanzo. Certo,
come sottolinea Zappulla Muscarà nella prefazione, Timor
sacro rappresenta anche un
esempio, in largo anticipo sui
tempi, di metaromanzo: se è vero che accampa in primo piano
la vicenda, impossibile da riassumere, di Simone Gei impegnato a raccontarci, in un complicato giuoco di specchi coi
suoi personaggi, del tentativo
di scrivere un libro su un giovane albanese fuggito dalla sua
patria, in vista del miraggio della fascistissima e civilissima Italia, per essersi rifiutato di vendicare l’assassinio del padre, e destinato a un’integrazione inizialmente gloriosa. Tutto ciò, non
senza arenamenti, accelerazioni e digressioni, se non depistaggi: nella piena consapevolezza intellettuale dell’esperimento, compresi i rischi d’apologia politica.
Epperò, dei due motivi – il metaromanzo e la vischiosa resa dei
conti autobiografica -, entrambi registrati da Zappulla Muscarà, proprio il secondo mi pare di gran lunga il più importante e suggestivo: sferragliando il
primo, non senza rugginosi cigolii, sui binari morti del secolo
appena trascorso, per mera
inerzia documentale.
Una famiglia eccezionale, un
paesaggio culturale con molti volti noti e riconoscibili, un ventennio
lugubre e faticoso in orbace: è a
questo livello che, in Timor sacro,
lo scandaglio di Stefano Landi non
può avere rivali, per forza di un’
esperienza unica e privatissima,
ma anche per singolarità di categorie interpretative, non solo letterarie. Che Stefano Landi sia stato
un personaggio di primissimo ordine – come il fratello Fausto del
resto, pittore eminente -, è dimostrato benissimo ora dai tre volumi in cui, nel 2004, Zappulla Muscarà ha raccolto sempre per
Bompiani Tutto il teatro, e dalla
biografia, di quasi 400 pagine, che
vi ha premesso: solo l’aver avuto
quel padre lì, ne ha potuto ritardare, ancora oggi, il riconoscimento.
Ma è stato anche il passaggio sotto quelle forche caudine che gli ha
fornito le chiavi per interpretare
la nostra orfana modernità: a partire appunto dal padre. Ne è venuto fuori uno dei romanzi più misteriosi del Novecento italiano.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-243911 Massimo Maugeri Mon, 28 Nov 2011 21:55:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-243911 E' vero, Leo. L'ho letto anch'io... cercheremo di recuperare il pezzo di Onofri. E’ vero, Leo. L’ho letto anch’io… cercheremo di recuperare il pezzo di Onofri.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-243910 Massimo Maugeri Mon, 28 Nov 2011 21:54:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-243910 Grazie per l'invito, cara Laura. E' stata una splendida occasione. Grazie per l’invito, cara Laura. E’ stata una splendida occasione.

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Di: Leo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-243855 Leo Mon, 28 Nov 2011 14:59:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-243855 A proposito di Timor sacro, ho letto un bell'articolo di Massimo Onofri su Tuttolibri di Sabato. A proposito di Timor sacro, ho letto un bell’articolo di Massimo Onofri su Tuttolibri di Sabato.

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Di: Laura Marullo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-243824 Laura Marullo Mon, 28 Nov 2011 11:26:26 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-243824 Caro Massimo, un invito per te e per tutti i tuoi ospiti, oggi pomeriggio, alle ore 17,30, alle Ciminiere, Simonetta Agnello Hornby, Vicente Gonzalez Martin e Sarah Zappulla Muscarà relazioneranno su "I Pirandello" soffermandosi naturalmente su Timor sacro. Vi aspettiamo!!!!! Caro Massimo, un invito per te e per tutti i tuoi ospiti, oggi pomeriggio, alle ore 17,30, alle Ciminiere, Simonetta Agnello Hornby, Vicente Gonzalez Martin e Sarah Zappulla Muscarà relazioneranno su “I Pirandello” soffermandosi naturalmente su Timor sacro.
Vi aspettiamo!!!!!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-240716 Massimo Maugeri Thu, 17 Nov 2011 20:08:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-240716 Cara Laura, cari lettori e frequentatori di questo post... Domani Sarah Zappulla Muscarà sarà ospite del mio programma radiofonico. Trovate informazioni sul post attualmente in evidenza. Cara Laura, cari lettori e frequentatori di questo post…
Domani Sarah Zappulla Muscarà sarà ospite del mio programma radiofonico.
Trovate informazioni sul post attualmente in evidenza.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-6/#comment-239725 Massimo Maugeri Mon, 14 Nov 2011 17:54:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-239725 Cara Laura, grazie mille anche da parte mia per aver inserito questi nuovi ottimi contributi. E grazie a Amelia Corsi che continua a seguirci. Cara Laura, grazie mille anche da parte mia per aver inserito questi nuovi ottimi contributi.
E grazie a Amelia Corsi che continua a seguirci.

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Di: Amelia Corsi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-239671 Amelia Corsi Mon, 14 Nov 2011 13:05:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-239671 Mi fa piacere constatare che questo post continua. Grazie a Laura Marullo per gli aggiornamenti Mi fa piacere constatare che questo post continua. Grazie a Laura Marullo per gli aggiornamenti

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Di: Laura Marullo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-239642 Laura Marullo Mon, 14 Nov 2011 10:46:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-239642 E ancora a proposito di recensioni, eccovi quella di Tano Gullo su Repubblica sezione di Palermo: L'ALTRO PIRANDELLO L'OMBRA LUNGA DEL NOBEL NEL ROMANZO DEL FIGLIO 13 novembre 2011 — pagina 14 sezione: PALERMO 1. Un brutto risveglio di Simone Gei, lo scrittore. L'eterno a cui guarda l'opera qui in pratica era passato al fare di Simone: lui faceva come se avesse il potere di rilavorarsela in eterno. La storia sua e di Selikdàr, due vite a specchio. Aveva perso di vista la situazione. Cominciò a sospettare quanto si fosse fatta brutta, nel momento che per un'impennata di polverume e foglie secche dietro i vetri ebbe un annebbiamento di vista. Che fosse finita per lui? Durò un batter di ciglia. E il modo più naturale e diretto di ridirsi l'accaduto risultò inadoperabile a causa della forma d'immaginuzza letteraria, spontanea per il narratore. Infatti "vedi sulla pagina? Scorre". Però la mente mortificata vedeva anche che tra gli amici non sarebbe passata senza un ammicco. Eppoi in tribunale, sfegatata la Parte civile a richiedere sanzioni: "Il teste ha giurato di dire la verità, tutta la verità!", le risate del pubblico - Ah ah" - , le scampanellate. E tutto era dipeso, lui lo sapeva, da quel momento di fiacca nel mezzo di un normale sforzo di mente a tavolino, nel rimettersi al lavoro dopo l'interruzione a causa d'un attacco un po' più duro dei soliti malanni. Così almeno si ridisse per convincersene: una défaillance, non altro per questo. La settimana prima, lo stupore d'avere riaperto gli occhi nel silenzio della notte o nei dormiveglia soleggiati in veranda... Incipit del romanzo di Stefano Pirandello Timor sacro (a cura di Sarah Zappulla Mascarà, edizioni Bompiani, 332 pagine, 14 euro) Quanti danni possono fare i padri ai figli. E quante ammaccature nell'anima i figli si procurano nel tentativo di competere coni padri, di emularlio di esecrarli. Se ti chiami Stefano Pirandello, sei figlio di quel genio di Luigi, e decidi di fare lo scrittore è chiaro che qualche bernoccolo nella testa te lo vai a cercare. Se poi insegui il capolavoro assoluto sei proprio un masochista che vuole fare del male a se stesso e ai lettori. È intitolato Timor sacro Il romanzo di una vita di Stefano Pirandello che esce postumo da Bompiani a cura di Sarah Zappulla Mascarà. Del rapporto complicato tra Stefano e Luigi, con il giovane schiavizzato e colpevolizzato, si sa tutto o quasi - ne sono testimonianza le decine di lettere tra i due pubblicate recentemente nelle edizioni Sciascia - ; della sua consapevolezza di figlio di un genio che «non potesse essere un altro Pirandello oltre Pirandello», anche; del fatto che abbia pubblicato due romanzi e diciannove testi teatrali sotto le mentite spoglie di Stefano Landi, è altrettanto notorio. Ora questo libro indirettamente svela, al di la di ogni ragionevole dubbio, quanto l'ombra dell'ingombrante padre lo abbia depistato in territori minati. E mette a nudo tanti retroscena di una difficile convivenza in una famiglia, «ariosa quanto una camera a gas», schiacciata da un patriarca possessivo ed egoista e una madre insanita. Più che la critica letteraria di questo romanzo dovrebbe occuparsi la psicoanalisi. C'è tantissimo Pirandello, nel senso di Luigi, in questo Timor sacro: l'identico impianto in cui il narratore catapulta dentro la trama amicie parenti, cannibalizzandone psiche, fisico e tic; la stessa lettura su diversi livelli della realtà indagata. E ancora quella ricerca affannosa di un'innovazione nello stile e nei contenuti (ricordate i Sei personaggi in cerca d'autore o il più pretenzioso I giganti della montagna ?) dejà vue nella produzione letteraria del Nobel; il medesimo sforzo, ma con risultanti diversi, di entrare nelle teste di protagonisti e comprimari per montarne e smontarne,i meccanismi mentali. E, infine, lo sfoggio di una dispendiosa cultura filosofica, tanto per mettere in chiaro il suo spessore culturale. La differenza dei risultati sta tutta in un dettaglio: uno era un genio, l'altro una discreto scalpellino della parola; un buon letterato se non si fosse chiamato Pirandello. Non sono, infatti, male le sue opere, a cominciare da Il muro di casa con il quale nel 1935 - un anno prima della morte del padre - aveva vinto il Viareggio. Ma il raffronto con uno dei più grandi narratori del Novecento europeo, è davvero improponibile. La trama è una sorta di ragnatela in cui restano invischiate diverse vite: quella dell'autore che scarica le proprie pulsioni sul suo alter ego Simone Gei, protagonista del romanzo, che a sua volta è uno scrittore intento a raccontare l'esistenza dell'albanese Selikdàr Vrioni, diventato un eroe nell'Italia fascista per avere inventato un cannone a tiro rapido. L'uomo, sfugge a un destino di vendette come vorrebbe la legge della sua stirpe,e grazie alla sua genialità balistica segue l'esercito italiano e da noi diventa commendatore. Comincia da qui un gioco di specchi che rimbalza figure, le moltiplica in un continuo rimando tra autore, protagonista letterarioe personaggio che lui modella. Un guazzabuglio che finisce con il coinvolgimento di troppi. Figure che tracimano da ogni parte debordano fuori dalle pagine. Vengono in mente gli strani baccelli, embrioni di umani clonati dagli alieni, del film geniale di Don Siegel L'invasione degli ultracorpi (1956). Anche Stefano Pirandello entra nei corpi e nelle teste dei componenti del suo clan familiare e li allaccia ai suoi fili di puparo. Replicanti, funzionali al suo furore narrativo, che si muovono dentro un'Italia provata dal fascismo e dalla guerra, di cui Stefano, internato in un campo di concentramento tedesco, ne aveva assaporato gli orrori. Nelle pagine oltre ai parenti stretti, in una narrazione a chiave, sfila il corteo dei grandi testimoni del tempo: D'Annunzio, Malaparte, Croce, Savino, Gentile, Missiroli, Alvaro, Bontempelli. Ma anche Lenin, Balbo, Ciano, Chamberlain, Ciombè e altri protagonisti dell'epoca. «Fra fedeltà alla memoria e trasfigurazione letteraria, in un sottile turbinoso giuoco di rinvii, ribaltamenti, sovrapposizioni, con i componenti della famiglia Pirandello, s'accampano esponenti di primo piano della politica e della cultura - come scrive la Zappulla nella prefazione - In un'alchemica combinazione di storia individualee collettiva, il romanzo Timor sacro, mescida vagabondaggi affabulatori con episodi realmente accaduti». E la sua memoria non è il deposito delle cose accadute ma è un continuo rimescolamento tra vero, verosimile, falso interiorizzato che diventa più vero del vero «vissuto di striscio». Senza alcun pudore nei confronti di coloro che quelle vicende hanno visto da vicino, testimoni scomodi di una verità che l'autore, così come aveva fatto il padre, manipola a suo uso e consumo. È la magia della letteratura e del teatro. Ma anche una scappatoia di Stefano per sfuggire a una vita da "vinto". Seguendo per altre strade quel che avevano già fatto la sorella Lietta straniera in Argentina al seguito del marito, il fratello Fausto profugo a Parigi per mettere in salvo la sua pittura dai malefici influssi paterni. Rimanendoi due maschi entrambi succubi di una visione del mondo nel segno del disfacimento, come provano le figure colorate di Fausto e i personaggi di carta di Stefano. Baccelli di quegli umani "visitati" dagli alieni. - TANO GULLO E ancora a proposito di recensioni, eccovi quella di Tano Gullo su Repubblica sezione di Palermo:

L’ALTRO PIRANDELLO L’OMBRA LUNGA DEL NOBEL NEL ROMANZO DEL FIGLIO
13 novembre 2011 — pagina 14 sezione: PALERMO

1. Un brutto risveglio di Simone Gei, lo scrittore.

L’eterno a cui guarda l’opera qui in pratica era passato al fare di Simone: lui faceva come se avesse il potere di rilavorarsela in eterno. La storia sua e di Selikdàr, due vite a specchio.

Aveva perso di vista la situazione. Cominciò a sospettare quanto si fosse fatta brutta, nel momento che per un’impennata di polverume e foglie secche dietro i vetri ebbe un annebbiamento di vista. Che fosse finita per lui? Durò un batter di ciglia. E il modo più naturale e diretto di ridirsi l’accaduto risultò inadoperabile a causa della forma d’immaginuzza letteraria, spontanea per il narratore. Infatti “vedi sulla pagina? Scorre”.

Però la mente mortificata vedeva anche che tra gli amici non sarebbe passata senza un ammicco. Eppoi in tribunale, sfegatata la Parte civile a richiedere sanzioni: “Il teste ha giurato di dire la verità, tutta la verità!”, le risate del pubblico – Ah ah” – , le scampanellate. E tutto era dipeso, lui lo sapeva, da quel momento di fiacca nel mezzo di un normale sforzo di mente a tavolino, nel rimettersi al lavoro dopo l’interruzione a causa d’un attacco un po’ più duro dei soliti malanni. Così almeno si ridisse per convincersene: una défaillance, non altro per questo.

La settimana prima, lo stupore d’avere riaperto gli occhi nel silenzio della notte o nei dormiveglia soleggiati in veranda…

Incipit del romanzo di Stefano Pirandello Timor sacro (a cura di Sarah Zappulla Mascarà, edizioni Bompiani, 332 pagine, 14 euro) Quanti danni possono fare i padri ai figli. E quante ammaccature nell’anima i figli si procurano nel tentativo di competere coni padri, di emularlio di esecrarli. Se ti chiami Stefano Pirandello, sei figlio di quel genio di Luigi, e decidi di fare lo scrittore è chiaro che qualche bernoccolo nella testa te lo vai a cercare. Se poi insegui il capolavoro assoluto sei proprio un masochista che vuole fare del male a se stesso e ai lettori.

È intitolato Timor sacro Il romanzo di una vita di Stefano Pirandello che esce postumo da Bompiani a cura di Sarah Zappulla Mascarà.

Del rapporto complicato tra Stefano e Luigi, con il giovane schiavizzato e colpevolizzato, si sa tutto o quasi – ne sono testimonianza le decine di lettere tra i due pubblicate recentemente nelle edizioni Sciascia – ; della sua consapevolezza di figlio di un genio che «non potesse essere un altro Pirandello oltre Pirandello», anche; del fatto che abbia pubblicato due romanzi e diciannove testi teatrali sotto le mentite spoglie di Stefano Landi, è altrettanto notorio. Ora questo libro indirettamente svela, al di la di ogni ragionevole dubbio, quanto l’ombra dell’ingombrante padre lo abbia depistato in territori minati.

E mette a nudo tanti retroscena di una difficile convivenza in una famiglia, «ariosa quanto una camera a gas», schiacciata da un patriarca possessivo ed egoista e una madre insanita. Più che la critica letteraria di questo romanzo dovrebbe occuparsi la psicoanalisi.

C’è tantissimo Pirandello, nel senso di Luigi, in questo Timor sacro: l’identico impianto in cui il narratore catapulta dentro la trama amicie parenti, cannibalizzandone psiche, fisico e tic; la stessa lettura su diversi livelli della realtà indagata. E ancora quella ricerca affannosa di un’innovazione nello stile e nei contenuti (ricordate i Sei personaggi in cerca d’autore o il più pretenzioso I giganti della montagna ?) dejà vue nella produzione letteraria del Nobel; il medesimo sforzo, ma con risultanti diversi, di entrare nelle teste di protagonisti e comprimari per montarne e smontarne,i meccanismi mentali.

E, infine, lo sfoggio di una dispendiosa cultura filosofica, tanto per mettere in chiaro il suo spessore culturale. La differenza dei risultati sta tutta in un dettaglio: uno era un genio, l’altro una discreto scalpellino della parola; un buon letterato se non si fosse chiamato Pirandello. Non sono, infatti, male le sue opere, a cominciare da Il muro di casa con il quale nel 1935 – un anno prima della morte del padre – aveva vinto il Viareggio. Ma il raffronto con uno dei più grandi narratori del Novecento europeo, è davvero improponibile.

La trama è una sorta di ragnatela in cui restano invischiate diverse vite: quella dell’autore che scarica le proprie pulsioni sul suo alter ego Simone Gei, protagonista del romanzo, che a sua volta è uno scrittore intento a raccontare l’esistenza dell’albanese Selikdàr Vrioni, diventato un eroe nell’Italia fascista per avere inventato un cannone a tiro rapido. L’uomo, sfugge a un destino di vendette come vorrebbe la legge della sua stirpe,e grazie alla sua genialità balistica segue l’esercito italiano e da noi diventa commendatore. Comincia da qui un gioco di specchi che rimbalza figure, le moltiplica in un continuo rimando tra autore, protagonista letterarioe personaggio che lui modella. Un guazzabuglio che finisce con il coinvolgimento di troppi. Figure che tracimano da ogni parte debordano fuori dalle pagine. Vengono in mente gli strani baccelli, embrioni di umani clonati dagli alieni, del film geniale di Don Siegel L’invasione degli ultracorpi (1956).

Anche Stefano Pirandello entra nei corpi e nelle teste dei componenti del suo clan familiare e li allaccia ai suoi fili di puparo. Replicanti, funzionali al suo furore narrativo, che si muovono dentro un’Italia provata dal fascismo e dalla guerra, di cui Stefano, internato in un campo di concentramento tedesco, ne aveva assaporato gli orrori.

Nelle pagine oltre ai parenti stretti, in una narrazione a chiave, sfila il corteo dei grandi testimoni del tempo: D’Annunzio, Malaparte, Croce, Savino, Gentile, Missiroli, Alvaro, Bontempelli. Ma anche Lenin, Balbo, Ciano, Chamberlain, Ciombè e altri protagonisti dell’epoca. «Fra fedeltà alla memoria e trasfigurazione letteraria, in un sottile turbinoso giuoco di rinvii, ribaltamenti, sovrapposizioni, con i componenti della famiglia Pirandello, s’accampano esponenti di primo piano della politica e della cultura – come scrive la Zappulla nella prefazione – In un’alchemica combinazione di storia individualee collettiva, il romanzo Timor sacro, mescida vagabondaggi affabulatori con episodi realmente accaduti». E la sua memoria non è il deposito delle cose accadute ma è un continuo rimescolamento tra vero, verosimile, falso interiorizzato che diventa più vero del vero «vissuto di striscio». Senza alcun pudore nei confronti di coloro che quelle vicende hanno visto da vicino, testimoni scomodi di una verità che l’autore, così come aveva fatto il padre, manipola a suo uso e consumo. È la magia della letteratura e del teatro. Ma anche una scappatoia di Stefano per sfuggire a una vita da “vinto”. Seguendo per altre strade quel che avevano già fatto la sorella Lietta straniera in Argentina al seguito del marito, il fratello Fausto profugo a Parigi per mettere in salvo la sua pittura dai malefici influssi paterni. Rimanendoi due maschi entrambi succubi di una visione del mondo nel segno del disfacimento, come provano le figure colorate di Fausto e i personaggi di carta di Stefano. Baccelli di quegli umani “visitati” dagli alieni.

- TANO GULLO

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Di: Laura Marullo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-239633 Laura Marullo Mon, 14 Nov 2011 10:19:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-239633 Scusate, non ho firmato il precedente commento. Scusate, non ho firmato il precedente commento.

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-239632 Anonimo Mon, 14 Nov 2011 10:17:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-239632 Caro Massi, il dibattito su "Timor sacro" continua. Vi segnalo la recensione di Alessandra Bonaccorsi apparsa oggi sul "Giornale di Sicilia": "Che fatica scrivere, quando non si è qualcuno". "I Pirandello. Esce 'Timor sacro' scritto da Stefano, figlio del grande drammaturgo, volutamente postumo per paura di un confronto impari". "Un romanzo 'pericoloso'. Volutamente postumo. 'Pericoloso sin dall'incipit, già nei versi dello scherzo di mordente ironia che lo precede'. Sarah Zappulla Muscarà rende omaggio ancora una volta a Stefano Pirandello e crea un ulteriore tassello nel mosaico complesso della famiglia Pirandello. E' in libreria 'Timor sacro', edito da Bompiani, romanzo inedito e dal titolo emblematico, scritto dal primogenito dello scrittore agrigentino, suo prezioso collaboratore e anch'egli autore di teatro. A 'Timor sacro', iniziato negli anni '20, Pirandello junior ha lavorato tutta una vita, fino alla morte (Roma, 5 febbraio 1972), l'ha continuamente modificato e arricchito, con la ferma volontà di farlo uscire postumo. 'Romanzo di tutta una vita, dunque, ripercorsa, per obliqui e misteriosi rimandi autobiografici, attraverso la narrazione di due vite a specchio: quella dello scrittore Simone Gei, irretito nella stesura di un'opera di esaltazione del fascismo, e quella dell'albanese Selikdar Vrioni, sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta privata della sua stirpe', spiega la docente universitaria. Viaggia in parallelo su un doppio registro, interiore ed esteriore. Verità e mascheramento della realtà. Stefano è pervaso dall'ansia di un'irrangiungibile perfezione. E questo traspare nitidamente. E' un racconto che si sviluppa attraverso il resoconto 'dell'arduo farsi e disfarsi del romanzo per tentativi esaltanti ed esiti deludenti. spostando l'attenzione dalla trama alla progettualità, allo strenuo esercizio compositivo'. Mascherati sotto nomi fittizi, o palesemente trasparenti, compaiono gli amici Corrado Alvaro, Corrado Pavolini, Massimo Bontempelli, i politici Ciano e Bottai, scrittori come d'Annunzio o Malaparte, Alberto Savinio o Silvio d'Amico. Storia individuale e collettiva si intrecciano e vanno a nozze con l'artificio narrativo. Secondo quanto spiega Sarah Zappulla Muscarà: 'Il romanzo unisce vagabondaggi affabulatori a episodi realmente accaduti, lumeggiandone aspetti controversi: il consenso dilatato, la proclamazione dell'impero, la pena di morte, la figura del boia, le leggi razziali. E al contempo, sul piano esistenzaile, è il romanzo dove campeggia il forte legame col padre, totale, tormentato, amoroso e tirannico. Fatale soggezione da cui Stefano si è liberato proprio scrivendo, trovando lui stesso 'una parola da lasciare''. Caro Massi, il dibattito su “Timor sacro” continua. Vi segnalo la recensione di Alessandra Bonaccorsi apparsa oggi sul “Giornale di Sicilia”:

“Che fatica scrivere, quando non si è qualcuno”. “I Pirandello. Esce ‘Timor sacro’ scritto da Stefano, figlio del grande drammaturgo, volutamente postumo per paura di un confronto impari”.
“Un romanzo ‘pericoloso’. Volutamente postumo. ‘Pericoloso sin dall’incipit, già nei versi dello scherzo di mordente ironia che lo precede’. Sarah Zappulla Muscarà rende omaggio ancora una volta a Stefano Pirandello e crea un ulteriore tassello nel mosaico complesso della famiglia Pirandello. E’ in libreria ‘Timor sacro’, edito da Bompiani, romanzo inedito e dal titolo emblematico, scritto dal primogenito dello scrittore agrigentino, suo prezioso collaboratore e anch’egli autore di teatro. A ‘Timor sacro’, iniziato negli anni ‘20, Pirandello junior ha lavorato tutta una vita, fino alla morte (Roma, 5 febbraio 1972), l’ha continuamente modificato e arricchito, con la ferma volontà di farlo uscire postumo. ‘Romanzo di tutta una vita, dunque, ripercorsa, per obliqui e misteriosi rimandi autobiografici, attraverso la narrazione di due vite a specchio: quella dello scrittore Simone Gei, irretito nella stesura di un’opera di esaltazione del fascismo, e quella dell’albanese Selikdar Vrioni, sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta privata della sua stirpe’, spiega la docente universitaria. Viaggia in parallelo su un doppio registro, interiore ed esteriore. Verità e mascheramento della realtà. Stefano è pervaso dall’ansia di un’irrangiungibile perfezione. E questo traspare nitidamente. E’ un racconto che si sviluppa attraverso il resoconto ‘dell’arduo farsi e disfarsi del romanzo per tentativi esaltanti ed esiti deludenti. spostando l’attenzione dalla trama alla progettualità, allo strenuo esercizio compositivo’. Mascherati sotto nomi fittizi, o palesemente trasparenti, compaiono gli amici Corrado Alvaro, Corrado Pavolini, Massimo Bontempelli, i politici Ciano e Bottai, scrittori come d’Annunzio o Malaparte, Alberto Savinio o Silvio d’Amico. Storia individuale e collettiva si intrecciano e vanno a nozze con l’artificio narrativo. Secondo quanto spiega Sarah Zappulla Muscarà: ‘Il romanzo unisce vagabondaggi affabulatori a episodi realmente accaduti, lumeggiandone aspetti controversi: il consenso dilatato, la proclamazione dell’impero, la pena di morte, la figura del boia, le leggi razziali. E al contempo, sul piano esistenzaile, è il romanzo dove campeggia il forte legame col padre, totale, tormentato, amoroso e tirannico. Fatale soggezione da cui Stefano si è liberato proprio scrivendo, trovando lui stesso ‘una parola da lasciare”.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237614 Massimo Maugeri Mon, 07 Nov 2011 17:41:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237614 Ne approfitto anche per ringraziare Milena per il link alla tesi su Stefano Pirandello. Ne approfitto anche per ringraziare Milena per il link alla tesi su Stefano Pirandello.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237613 Massimo Maugeri Mon, 07 Nov 2011 17:41:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237613 È vero, Filippo. Il fatto che Stefano Pirandello sia tradotto (è dunque letto) anche all'estero è il segno che l'opera di divulgazione del suo nome e della sua letteratura procede in maniera efficace. Grazie a Laura per averci informati. È vero, Filippo. Il fatto che Stefano Pirandello sia tradotto (è dunque letto) anche all’estero è il segno che l’opera di divulgazione del suo nome e della sua letteratura procede in maniera efficace.
Grazie a Laura per averci informati.

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Di: Filippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237580 Filippo Mon, 07 Nov 2011 15:23:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237580 Il fatto che Stefano Pirandello stia iniziando ad essere tradotto anche all'estero è il segno che il processo del "riappropriarsi" del suo nome, superando il Timor sacro del padre e dell'arte, è già avviato. Il fatto che Stefano Pirandello stia iniziando ad essere tradotto anche all’estero è il segno che il processo del “riappropriarsi” del suo nome, superando il Timor sacro del padre e dell’arte, è già avviato.

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Di: Laura Marullo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237549 Laura Marullo Mon, 07 Nov 2011 13:16:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237549 E a proposito di nuove prospettive attraverso le quali guardare all'opera di Stefano Pirandello, mi piace ricordare l'attività di traduzione di opere di Stefano Pirandello che attesta il grande successo riscosso dall'autore nell'ambito dei paesi europei. La prima traduzione è in francese e riguarda il testo teatrale "Un padre ci vuole" divenuto "Un père, il en faut bien un" (Edizioni L'Avant-scène théatre) ad opera di Myriam Tanant. Ma ciò che è importante sottolineare è che questa traduzione è il frutto di una operazione culturale virtuosa e di grande respiro avviata sin dal 2006 da Salvatore Costanzo e Caterina Maugeri ideatori, insieme a Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, del Premio Mediterraneo per la Cultura, un'iniziativa ben presto impostasi come una delle realtà più significative non soltanto per prestigio ma anche per essere finanziata interamente da privati, che intende premiare la cultura dell'area del Mediterraneo e promuoverla in ambito internazionale attraverso le traduzioni. Una grande benemerenza dei coniugi Costanzo che propugnano con determinazione la teoria secondo la quale un'azienda deve avvertire il dovere di contribuire alla crescita culturale del territorio in cui opera. E la determinazione è dimostrata dalla ferma volontà di continuare ad attivare traduzioni da Stefano Pirandello. Ne è prova la scelta di premiare quest'anno il greco Anteos Chrysostomides che tradurrà "Un padre ci vuole". Altre traduzioni delle opere di Stefano Pirandello sono già in cantiere. Fra queste le traduzioni promosse dalla Cattedra Sicilia fondata da Vicente Gonzalez Martin, Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla nell'Università di Salamanca. Ma di questo importante progetto vi parlerò in seguito. E a proposito di nuove prospettive attraverso le quali guardare all’opera di Stefano Pirandello, mi piace ricordare l’attività di traduzione di opere di Stefano Pirandello che attesta il grande successo riscosso dall’autore nell’ambito dei paesi europei. La prima traduzione è in francese e riguarda il testo teatrale “Un padre ci vuole” divenuto “Un père, il en faut bien un” (Edizioni L’Avant-scène théatre) ad opera di Myriam Tanant. Ma ciò che è importante sottolineare è che questa traduzione è il frutto di una operazione culturale virtuosa e di grande respiro avviata sin dal 2006 da Salvatore Costanzo e Caterina Maugeri ideatori, insieme a Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla, del Premio Mediterraneo per la Cultura, un’iniziativa ben presto impostasi come una delle realtà più significative non soltanto per prestigio ma anche per essere finanziata interamente da privati, che intende premiare la cultura dell’area del Mediterraneo e promuoverla in ambito internazionale attraverso le traduzioni. Una grande benemerenza dei coniugi Costanzo che propugnano con determinazione la teoria secondo la quale un’azienda deve avvertire il dovere di contribuire alla crescita culturale del territorio in cui opera. E la determinazione è dimostrata dalla ferma volontà di continuare ad attivare traduzioni da Stefano Pirandello. Ne è prova la scelta di premiare quest’anno il greco Anteos Chrysostomides che tradurrà “Un padre ci vuole”. Altre traduzioni delle opere di Stefano Pirandello sono già in cantiere. Fra queste le traduzioni promosse dalla Cattedra Sicilia fondata da Vicente Gonzalez Martin, Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla nell’Università di Salamanca. Ma di questo importante progetto vi parlerò in seguito.

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Di: Laura Marullo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237523 Laura Marullo Mon, 07 Nov 2011 11:33:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237523 Un saluto particolare rivolgo ai miei colleghi, Andrea, Maria Valeria, Alessandra, che hanno lumeggiato con rara perizia aspetti di rilevante interesse del testo. Carissimi, sono certa che vi unirete a me nel ringraziamento che desidero rivolgere a Massimo per averci regalato questa splendida occasione di confronto culturale che, come avete giustamente sottolineato, è per noi molto importante perché ci consente di guardare con occhi nuovi all'opera di Stefano Pirandello della quale non smetteremo mai di cogliere nuovi spunti che ci derivano dalle stimolanti sollecitazioni dei lettori. Un saluto particolare rivolgo ai miei colleghi, Andrea, Maria Valeria, Alessandra, che hanno lumeggiato con rara perizia aspetti di rilevante interesse del testo. Carissimi, sono certa che vi unirete a me nel ringraziamento che desidero rivolgere a Massimo per averci regalato questa splendida occasione di confronto culturale che, come avete giustamente sottolineato, è per noi molto importante perché ci consente di guardare con occhi nuovi all’opera di Stefano Pirandello della quale non smetteremo mai di cogliere nuovi spunti che ci derivano dalle stimolanti sollecitazioni dei lettori.

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Di: Laura Marullo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237522 Laura Marullo Mon, 07 Nov 2011 11:25:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237522 Scusate, ho dimenticato di firmare il precedente commento. Scusate, ho dimenticato di firmare il precedente commento.

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237521 Anonimo Mon, 07 Nov 2011 11:25:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237521 Caro Massi, che piacere ritrovarsi su Letteratitudine insieme ai tanti tuoi ospiti che desidero ringraziare per i loro interventi sempre ricchi di stimoli. Riabbraccio con affetto la nostra cara Simo che riesce sempre ad affascinarci con i suoi dotti riferimenti tradotti per noi in immagini vibranti di poesia. Cara Simo, come hai giustamente sottolineato, "l’uomo diventa scrittore quando riesce ad affermare il proprio nome attraverso la sua opera". Pertanto la pubblicazione di questo testo inedito assolve pienamente al più alto scopo della letteratura: restituire il valore imperituro della memoria all'autore e all'opera, affermare l'identità di Stefano Pirandello che finalmente si libera del "Timor sacro" verso il padre e verso l'arte. Caro Massi, che piacere ritrovarsi su Letteratitudine insieme ai tanti tuoi ospiti che desidero ringraziare per i loro interventi sempre ricchi di stimoli. Riabbraccio con affetto la nostra cara Simo che riesce sempre ad affascinarci con i suoi dotti riferimenti tradotti per noi in immagini vibranti di poesia. Cara Simo, come hai giustamente sottolineato, “l’uomo diventa scrittore quando riesce ad affermare il proprio nome attraverso la sua opera”. Pertanto la pubblicazione di questo testo inedito assolve pienamente al più alto scopo della letteratura: restituire il valore imperituro della memoria all’autore e all’opera, affermare l’identità di Stefano Pirandello che finalmente si libera del “Timor sacro” verso il padre e verso l’arte.

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Di: Un estimatore di Stefano Pirandello http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237491 Un estimatore di Stefano Pirandello Mon, 07 Nov 2011 09:11:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237491 Sto leggendo anch'io "Timor sacro" un romanzo pregno di fascino il cui valore, a mio avviso, prescinde dai pur interessanti riferimenti autobiografici. Sto leggendo anch’io “Timor sacro” un romanzo pregno di fascino il cui valore, a mio avviso, prescinde dai pur interessanti riferimenti autobiografici.

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Di: Un estimatore di Stefano Pirandello http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237490 Un estimatore di Stefano Pirandello Mon, 07 Nov 2011 09:11:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237490 Non c'è dubbio che la vita di Stefano Pirandello sia stata profondamente segnata dalla malattia della madre e del cattivo rapporto tra il padre Luigi e la madre. Nella sua biografia va sottolineato il fatto che, infatuato dagli ideali risorgimentali, si arruola volontario per partecipare alla guerra del 1915/18. Qui viene fatto prigioniero e portato per ben due volte nel campo di concentramento di Mathausen (dove per fortuna non ci sono ancora i forni crematori di Hitler). Questa avventura militare lo segna profondamente e gli fanno comprendere la realtà della vita contro le idealità ingannevoli quali quelli patriottardi di vario stampo. Si sposa il 18.3.1922. Ha scritto due romanzi: Il muro di casa e Timor Sacro e 19 testi teatrali che i coniugi Zappulla hanno riunito in tre volumi esaudendo una della maggiori aspirazioni di Stefano Pirandello e una esigenza degli intellettuali italiani che potranno avere riunitpo tutto il teatro di così significativo autore. Stefano Pirandello si rese conto del fatto che la fama del padre lo avrebbe sicuramente danneggiato e per questo pubblicò le sue operecon lo pseudonimo di Stefano Landi forse in omaggio a un personaggio pirandelliani de “I vecchi e i Giovani” Lando Laurentano intellettuale socialista, erede della grande tradizione liberale risorgimentale. Non c’è dubbio che la vita di Stefano Pirandello sia stata profondamente segnata dalla malattia della madre e del cattivo rapporto tra il padre Luigi e la madre. Nella sua biografia va sottolineato il fatto che, infatuato dagli ideali risorgimentali, si arruola volontario per partecipare alla guerra del 1915/18. Qui viene fatto prigioniero e portato per ben due volte nel campo di concentramento di Mathausen (dove per fortuna non ci sono ancora i forni crematori di Hitler). Questa avventura militare lo segna profondamente e gli fanno comprendere la realtà della vita contro le idealità ingannevoli quali quelli patriottardi di vario stampo.

Si sposa il 18.3.1922.

Ha scritto due romanzi: Il muro di casa e Timor Sacro e 19 testi teatrali che i coniugi Zappulla hanno riunito in tre volumi esaudendo una della maggiori aspirazioni di Stefano Pirandello e una esigenza degli intellettuali italiani che potranno avere riunitpo tutto il teatro di così significativo autore.

Stefano Pirandello si rese conto del fatto che la fama del padre lo avrebbe sicuramente danneggiato e per questo pubblicò le sue operecon lo pseudonimo di Stefano Landi forse in omaggio a un personaggio pirandelliani de “I vecchi e i Giovani” Lando Laurentano intellettuale socialista, erede della grande tradizione liberale risorgimentale.

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Di: Milena F. http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237489 Milena F. Mon, 07 Nov 2011 09:04:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237489 Ciao a tutti, complimenti per il dibattito. Volevo segnalarvi questa tesi di Laurea su Stefano Pirandello disponibile on line http://dspace-roma3.caspur.it/bitstream/2307/459/1/TesiLandi-PirandelloDEFINITIVA.pdf Spero di aver fatto cosa gradita. A presto. Ciao a tutti, complimenti per il dibattito.
Volevo segnalarvi questa tesi di Laurea su Stefano Pirandello disponibile on line
http://dspace-roma3.caspur.it/bitstream/2307/459/1/TesiLandi-PirandelloDEFINITIVA.pdf
Spero di aver fatto cosa gradita.
A presto.

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237358 Maria Valeria Sanfilippo Sun, 06 Nov 2011 22:17:47 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237358 Chissà quali sono le impressioni a caldo di Fabio Murabito e degli altri che si stanno imbattendo in "Timor sacro". Staranno certo aspettando di fare una scorpacciata di pagine ... Chissà quali sono le impressioni a caldo di Fabio Murabito e degli altri che si stanno imbattendo in “Timor sacro”. Staranno certo aspettando di fare una scorpacciata di pagine …

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237357 Maria Valeria Sanfilippo Sun, 06 Nov 2011 22:15:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237357 Grazie a te, caro Massimo, per l'ospitalità! Grazie a te, caro Massimo, per l’ospitalità!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237324 Massimo Maugeri Sun, 06 Nov 2011 20:43:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237324 Nei prossimi giorni pubblicherò nuovi post, ma questo spazio dedicato a Stefano Pirandello e al suo "Timor sacro" rimarrà sempre aperto. Sarà questo un luogo dove convergeranno informazioni e scambi di opinioni sul libro, notizie riguardanti le presentazioni (e appuntamenti vari), e quant'altro riguarda la figura di Stefano Pirandello e questa sua opera pubblicata postuma. Ringrazio, dunque, ancora una volta, tutti coloro che continueranno a collaborare per rendere vivo questo spazio... con il solito spirito di condivisione che caratterizza questo blog. Grazie di cuore! Nei prossimi giorni pubblicherò nuovi post, ma questo spazio dedicato a Stefano Pirandello e al suo “Timor sacro” rimarrà sempre aperto.
Sarà questo un luogo dove convergeranno informazioni e scambi di opinioni sul libro, notizie riguardanti le presentazioni (e appuntamenti vari), e quant’altro riguarda la figura di Stefano Pirandello e questa sua opera pubblicata postuma.
Ringrazio, dunque, ancora una volta, tutti coloro che continueranno a collaborare per rendere vivo questo spazio… con il solito spirito di condivisione che caratterizza questo blog.
Grazie di cuore!

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237320 Massimo Maugeri Sun, 06 Nov 2011 20:39:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237320 E grazie mille anche a Simona, ad Amelia, ad Alessandra e a Beatrice. E grazie mille anche a Simona, ad Amelia, ad Alessandra e a Beatrice.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237319 Massimo Maugeri Sun, 06 Nov 2011 20:38:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237319 Cara Maria Valeria, innanzitutto mi preme ringraziarti per gli ulteriori spunti che hai fornito e per gli stimoli a intervenire rivolti agli amici che ci leggono. Grazie!!! Cara Maria Valeria, innanzitutto mi preme ringraziarti per gli ulteriori spunti che hai fornito e per gli stimoli a intervenire rivolti agli amici che ci leggono.
Grazie!!!

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237311 Maria Valeria Sanfilippo Sun, 06 Nov 2011 20:27:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237311 Cara Beatrice, mi pare proprio un'ottima idea quella di rileggere l'introduzione a lettura ultimata. Se trovi motivi, temi, problemi, qualunque altra cosa ti colpisca nel corso della tua "avventura", palesati. In tal modo, se vorrai, potremo discuterne insieme ... Il confronto con gli altri arricchisce sempre! Cara Beatrice,
mi pare proprio un’ottima idea quella di rileggere l’introduzione a lettura ultimata.
Se trovi motivi, temi, problemi, qualunque altra cosa ti colpisca nel corso della tua “avventura”, palesati. In tal modo, se vorrai, potremo discuterne insieme … Il confronto con gli altri arricchisce sempre!

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Di: beatrice http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237251 beatrice Sun, 06 Nov 2011 17:06:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237251 Aggiungo che la prefazione di S. Z. Muscarà è più di una semplice prefazione. E' un vero e proprio saggio. Penso di rileggerla da capo a lettura ultimata. Aggiungo che la prefazione di S. Z. Muscarà è più di una semplice prefazione. E’ un vero e proprio saggio. Penso di rileggerla da capo a lettura ultimata.

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Di: beatrice http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237249 beatrice Sun, 06 Nov 2011 17:04:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237249 Sto leggendo "Timor sacro". Confesso che dopo una difficoltà iniziale (non si tratta, evidentemente, di un libro di facile intrattenimento), mi sono immersa nella lettura e sto ritrovando molti dei temi che state dibattendo qui. Sto leggendo “Timor sacro”. Confesso che dopo una difficoltà iniziale (non si tratta, evidentemente, di un libro di facile intrattenimento), mi sono immersa nella lettura e sto ritrovando molti dei temi che state dibattendo qui.

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237225 Maria Valeria Sanfilippo Sun, 06 Nov 2011 15:18:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237225 Immagino che molti degli Amici di questo blog si siano già immersi nella lettura di “Timor sacro”. Sarei curiosa di sapere quali temi e/o problemi avete individuato, quali impressioni, dubbi, curiosità sono maturati già in questi primi “incontri” con Stefano. Tutti, in fondo, siamo neofiti, in materia di Stefano Pirandello. Il lato interessante è proprio questo: non dobbiamo confrontarci con logiche prestabilite, studi critici pubblicati, scuole di pensiero radicate. Basta fare il nostro dovere di lettori … per dire la nostra. Immagino che molti degli Amici di questo blog si siano già immersi nella lettura di “Timor sacro”. Sarei curiosa di sapere quali temi e/o problemi avete individuato, quali impressioni, dubbi, curiosità sono maturati già in questi primi “incontri” con Stefano. Tutti, in fondo, siamo neofiti, in materia di Stefano Pirandello. Il lato interessante è proprio questo: non dobbiamo confrontarci con logiche prestabilite, studi critici pubblicati, scuole di pensiero radicate. Basta fare il nostro dovere di lettori … per dire la nostra.

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237224 Maria Valeria Sanfilippo Sun, 06 Nov 2011 15:18:30 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237224 Tra gli argomenti, per così dire di “ultima generazione”, proposti da “Timor sacro”, trovo molto interessante quello dell’integrazione, oggi fortemente di moda. La parabola di Selikdàr (alias Stefano) ci porta a considerare che esistono due tipi di cittadinanza. Quella riconosciuta per vie ufficiali, nero su bianco, con tanto di bollo, e quell’altra “effettiva” che “solo in privato si ottiene, non per meriti e servigi” bensì con “l’amore e l’unione” (cito testualmente dal nostro libro). Una scrittura che rinvia a scenari di grande attualità, in cui protagonista si erge quel popolo di persone, sempre più crescente, che si sente estraneo in un Paese che non è il proprio. Ma la vicenda di Selikdàr ci costringe a fare i conti anche con un altro tipo di estraneità, quella che talora si avverte anche in casa propria, fra la propria gente, quando si ha il coraggio di remare contro corrente, di pensare con la propria testa, senza omologazioni e spersonalizzazioni. Tra gli argomenti, per così dire di “ultima generazione”, proposti da “Timor sacro”, trovo molto interessante quello dell’integrazione, oggi fortemente di moda. La parabola di Selikdàr (alias Stefano) ci porta a considerare che esistono due tipi di cittadinanza. Quella riconosciuta per vie ufficiali, nero su bianco, con tanto di bollo, e quell’altra “effettiva” che “solo in privato si ottiene, non per meriti e servigi” bensì con “l’amore e l’unione” (cito testualmente dal nostro libro). Una scrittura che rinvia a scenari di grande attualità, in cui protagonista si erge quel popolo di persone, sempre più crescente, che si sente estraneo in un Paese che non è il proprio. Ma la vicenda di Selikdàr ci costringe a fare i conti anche con un altro tipo di estraneità, quella che talora si avverte anche in casa propria, fra la propria gente, quando si ha il coraggio di remare contro corrente, di pensare con la propria testa, senza omologazioni e spersonalizzazioni.

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Di: Alessandra Rapisarda Università di Catania http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-237166 Alessandra Rapisarda Università di Catania Sun, 06 Nov 2011 11:27:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-237166 "Scrivi il tuo libro, papa'", ... " Jacopo era perduto con le pene che aveva richieste. Gli anni migliori della vita, per aiutarlo da padre a uscire dal mondo, come se fosse stato per farvisi strada. Di questo senso di fine, conto chiuso verso la cara persona cosciente, Simone s'avvalse naturalmente per mettere da parte il libro come cosa a cui non poteva più pensare almeno per il momento, diceva. Lo aveva agghiacciato l'aspetto tutto diverso - irresponsabile - sotto cui i tratti piu' schietti del racconto, e tutto l'implicito accordo di lui "con la nazione" - suo presuntuoso sostegno, sorpassate e mai più riproducibili quelle inflessioni nel tono dei rapporto sociali correnti - già apparivano come voci stonate e calcoli sbagliati. Ma quale mai accordo? Come poteva seguitare favolosamente a cantare i prodigi che la nostra civiltà fomenta nella vergine natura di un primitivo quando qui da noi hanno varato le leggi razziali? Così scrive Stefano nel paragrafo "Jacopo muore, ma stiamo a conoscerci fino all'ultimo" di Timor sacro. Scrivi il tuo libro, papa', sono le ultime accorate esortazioni di Jacopo, il figlio fascista di Simone Gei, a continuare la sua opera. Ad una prima osservazione, questa esortazione ci riconduce al legame intellettuale di Stefano con il padre Luigi Pirandello (cfr il Carteggio "Luigi e Stefano Pirandello Nel tempo della lontananza" di Sarah Zappulla Muscara'). Proviamo ad analizzare la figura di Jacopo, senza pensare al rapporto padre-figlio. Jacopo il figlio fascista, che muore prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, rappresenta il tramonto dell'ideologia fascista dello stesso Stefano, che prende coscienza del vuoto culturale e morale che si nasconde dietro di essa. “Scrivi il tuo libro, papa’”, … ” Jacopo era perduto con le pene che aveva richieste. Gli anni migliori della vita, per aiutarlo da padre a uscire dal mondo, come se fosse stato per farvisi strada. Di questo senso di fine, conto chiuso verso la cara persona cosciente, Simone s’avvalse naturalmente per mettere da parte il libro come cosa a cui non poteva più pensare almeno per il momento, diceva. Lo aveva agghiacciato l’aspetto tutto diverso – irresponsabile – sotto cui i tratti piu’ schietti del racconto, e tutto l’implicito accordo di lui “con la nazione” – suo presuntuoso sostegno, sorpassate e mai più riproducibili quelle inflessioni nel tono dei rapporto sociali correnti – già apparivano come voci stonate e calcoli sbagliati. Ma quale mai accordo? Come poteva seguitare favolosamente a cantare i prodigi che la nostra civiltà fomenta nella vergine natura di un primitivo quando qui da noi hanno varato le leggi razziali? Così scrive Stefano nel paragrafo “Jacopo muore, ma stiamo a conoscerci fino all’ultimo” di Timor sacro. Scrivi il tuo libro, papa’, sono le ultime accorate esortazioni di Jacopo, il figlio fascista di Simone Gei, a continuare la sua opera. Ad una prima osservazione, questa esortazione ci riconduce al legame intellettuale di Stefano con il padre Luigi Pirandello (cfr il Carteggio “Luigi e Stefano Pirandello Nel tempo della lontananza” di Sarah Zappulla Muscara’). Proviamo ad analizzare la figura di Jacopo, senza pensare al rapporto padre-figlio. Jacopo il figlio fascista, che muore prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, rappresenta il tramonto dell’ideologia fascista dello stesso Stefano, che prende coscienza del vuoto culturale e morale che si nasconde dietro di essa.

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Di: Alessandra Rapisarda Università di Catania http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236988 Alessandra Rapisarda Università di Catania Sat, 05 Nov 2011 22:31:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236988 Cari amici, ritorno con vero piacere a discutere con voi su Timor sacro di Stefano Pirandello. Sono state scritte fiumi di parole sul legame familiare Stefano- Luigi. Sovente, quando si parla di Stefano Pirandello ricorre l'inevitabile discorso sul rapporto padre-figlio. Queste disquisizioni, benché fondate, a mio parere, ci allontanano da una mera analisi della poetica di questo singolare autore. Proviamo a leggere questo straordinario romanzo senza pensare che colui che lo ha scritto e' il figlio di Luigi Pirandello!!! Soltanto con un'attenta lettura critica priva del pregiudizio dell'acclarato padre, potremo mettere ancora di più in luce la sua grandezza. Cari amici,
ritorno con vero piacere a discutere con voi su Timor sacro di Stefano Pirandello. Sono state scritte fiumi di parole sul legame familiare Stefano- Luigi. Sovente, quando si parla di Stefano Pirandello ricorre l’inevitabile discorso sul rapporto padre-figlio. Queste disquisizioni, benché fondate, a mio parere, ci allontanano da una mera analisi della poetica di questo singolare autore. Proviamo a leggere questo straordinario romanzo senza pensare che colui che lo ha scritto e’ il figlio di Luigi Pirandello!!! Soltanto con un’attenta lettura critica priva del pregiudizio dell’acclarato padre, potremo mettere ancora di più in luce la sua grandezza.

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Di: Simona Lo Iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236937 Simona Lo Iacono Sat, 05 Nov 2011 19:12:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236937 Buon sabato a tutti e felice fine settimana! Ciao Lauretta! Ciao Valeria! Ciao socio! la vostra Simo Buon sabato a tutti e felice fine settimana!
Ciao Lauretta! Ciao Valeria! Ciao socio!
la vostra Simo

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Di: Simona Lo Iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236933 Simona Lo Iacono Sat, 05 Nov 2011 19:08:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236933 Miei carissimi amici, che bello che la discussione continui! E che belli i frammenti letterari che ci propongono Laura e Valeria! Volevo aggiungere quanto sia significativo, anche, da parte di Stefano l'uso dello pseudonimo: Stefano Landi. A ben pensarci, infatti,l'uso della pseudonimia è un atto di fortissima affermazione di libertà. E' come un generarsi da sè dandosi un nome, vestendosi dalla nascita, scegliendo chi essere. Un atto, anche, che - proprio perchè sottolinea la rottura con chi ci precede - è come un battesimo, un rito di iniziazione. Darsi un nome, infatti, è più che denominarsi. E' scegliersi un destino, o evitare di essere travolti da quello antecedente, è fondarsi, così come si fondano le basi di una città, è radicarsi, quindi, anche in una identità, e con essa,in una nuova possibilità di vita e di felicità. Ecco perchè la conversio nominis di un artista, coincide spesso con una conversio animi. Perchè se il nome salda l'identità con la storia famigliare, mutarlo vuol dire affermare uno scarto con tale memoria, abbandonare un'eredità. D'altra parte l’uomo diventa scrittore quando riesce ad affermare il proprio nome attraverso la sua opera. A riguardo scrive Brenot: " L’effettiva nascita del creatore sopravviene, in realtà, il giorno in cui riesce ad affermare il proprio nome". Miei carissimi amici,
che bello che la discussione continui! E che belli i frammenti letterari che ci propongono Laura e Valeria!
Volevo aggiungere quanto sia significativo, anche, da parte di Stefano l’uso dello pseudonimo: Stefano Landi.
A ben pensarci, infatti,l’uso della pseudonimia è un atto di fortissima affermazione di libertà. E’ come un generarsi da sè dandosi un nome, vestendosi dalla nascita, scegliendo chi essere.
Un atto, anche, che – proprio perchè sottolinea la rottura con chi ci precede – è come un battesimo, un rito di iniziazione.
Darsi un nome, infatti, è più che denominarsi.
E’ scegliersi un destino, o evitare di essere travolti da quello antecedente, è fondarsi, così come si fondano le basi di una città, è radicarsi, quindi, anche in una identità, e con essa,in una nuova possibilità di vita e di felicità. Ecco perchè la conversio nominis di un artista, coincide spesso con una conversio animi. Perchè se il nome salda l’identità con la storia famigliare, mutarlo vuol dire affermare uno scarto con tale memoria, abbandonare un’eredità.
D’altra parte l’uomo diventa scrittore quando riesce ad affermare il proprio nome attraverso la sua opera.
A riguardo scrive Brenot:
” L’effettiva nascita del creatore sopravviene, in realtà, il giorno in cui
riesce ad affermare il proprio nome”.

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Di: Amelia Corsi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236887 Amelia Corsi Sat, 05 Nov 2011 14:55:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236887 Naturalmente è un libro che ha una sua valenza letteraria che prescinde dal rapporto pirandelliano padre/figlio e che dunque andrebbe letto a prescindere. Naturalmente è un libro che ha una sua valenza letteraria che prescinde dal rapporto pirandelliano padre/figlio e che dunque andrebbe letto a prescindere.

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Di: Amelia Corsi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236886 Amelia Corsi Sat, 05 Nov 2011 14:54:24 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236886 Ho letto con piacere i nuovi brani postati, dai quali -secondo me- si evince ancora una volta come questo romanzo può fornire una chiave interpretativa per capire meglio i rapporti tra Stefano e Luigi Pirandello. Ho letto con piacere i nuovi brani postati, dai quali -secondo me- si evince ancora una volta come questo romanzo può fornire una chiave interpretativa per capire meglio i rapporti tra Stefano e Luigi Pirandello.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236816 Massimo Maugeri Sat, 05 Nov 2011 11:04:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236816 Metto in evidenza quest'ultimo passaggio del brano postato da Maria Valeria. Mi pare molto "indicativo"... <em>Simone oggi era pieno d’ammirazione; ma già allora gli appariva misteriosa la capacità di quell’uomo d’assicurare a tutti loro, imperturbabile, coi soli proventi della cattedra universitaria e delle sudate incalzanti “pubblicazioni”, l’agio di prepararsi scrupolosamente alle professioni liberali cui li destinava il loro nome, un obbligo morale.[…] Ma era Simone, e non il padre, che s’industriava a scrivere, a ricostruire una stagione passata, a mettere in campo ragioni. Presi nel sortilegio di ore incatenate nessuno dei due, né Simone né Lora, s’avvedeva che l’idea stessa del libro la diceva lunga su quella soggezione. Un invincibile timor sacro.</em> Metto in evidenza quest’ultimo passaggio del brano postato da Maria Valeria.
Mi pare molto “indicativo”…
Simone oggi era pieno d’ammirazione; ma già allora gli appariva misteriosa la capacità di quell’uomo d’assicurare a tutti loro, imperturbabile, coi soli proventi della cattedra universitaria e delle sudate incalzanti “pubblicazioni”, l’agio di prepararsi scrupolosamente alle professioni liberali cui li destinava il loro nome, un obbligo morale.[…] Ma era Simone, e non il padre, che s’industriava a scrivere, a ricostruire una stagione passata, a mettere in campo ragioni. Presi nel sortilegio di ore incatenate nessuno dei due, né Simone né Lora, s’avvedeva che l’idea stessa del libro la diceva lunga su quella soggezione. Un invincibile timor sacro.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236814 Massimo Maugeri Sat, 05 Nov 2011 10:58:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236814 Ringrazio anche Leo, Gianna e Fabio Murabito. Cara Gianna, l'idea della biografia romanzata dei due Pirandello è intrigante. Intanto, però, per conoscerli meglio sarebbe utile leggere "Il tempo della lontananza" (citato in precedenza) e questo "Timor sacro" che include elementi autobiografici, più o meno mascherati, dell'autore. Ringrazio anche Leo, Gianna e Fabio Murabito.
Cara Gianna, l’idea della biografia romanzata dei due Pirandello è intrigante. Intanto, però, per conoscerli meglio sarebbe utile leggere “Il tempo della lontananza” (citato in precedenza) e questo “Timor sacro” che include elementi autobiografici, più o meno mascherati, dell’autore.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236813 Massimo Maugeri Sat, 05 Nov 2011 10:56:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236813 Cara Maria Valeria, grazie per i tuoi nuovi interventi, per gli nuovi brani tratti dal romanzo e per il tuo invito a commentare gli stessi... che provo a rilanciare invitando gli amici di Letteratitudine a dire la loro. Cara Maria Valeria,
grazie per i tuoi nuovi interventi, per gli nuovi brani tratti dal romanzo e per il tuo invito a commentare gli stessi… che provo a rilanciare invitando gli amici di Letteratitudine a dire la loro.

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236656 Maria Valeria Sanfilippo Fri, 04 Nov 2011 22:42:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236656 A questo punto mi piacerebbe sentire da voi qualche commento e/o osservazione. È sempre proficuo confrontarsi. S’impara dagli altri che, con le loro opinioni, contribuiscono a illuminare le nostre stesse interpretazioni. Insomma, sulla scia di Stefano, aiutato dal suo romanzo, un libro che «attraversa la vita e va oltre», vincete anche voi questo “timor sacro” …!!! A questo punto mi piacerebbe sentire da voi qualche commento e/o osservazione. È sempre proficuo confrontarsi. S’impara dagli altri che, con le loro opinioni, contribuiscono a illuminare le nostre stesse interpretazioni. Insomma, sulla scia di Stefano, aiutato dal suo romanzo, un libro che «attraversa la vita e va oltre», vincete anche voi questo “timor sacro” …!!!

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236651 Maria Valeria Sanfilippo Fri, 04 Nov 2011 22:35:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236651 Certa del vostro desiderio di conoscere più a fondo il romanzo di Stefano, che si presta a molteplici interpretazioni, vorrei condividere con voi un altro stralcio, tra i più pregnanti, irrinunciabile testimonianza dell’amorosa e a un tempo insidiosa selva in cui padre e figlio proiettano ideali e azioni: «Quella casa paterna, da cui l’aveva escluso il suo ribelle matrimonio con Lora, sotto il nome di torre del faro era stata a lungo per Simone ragazzo un’immaginazione, costruita man mano col tornarvi su, torre del faro esprimeva proprio quei sensi; e gli piaceva, conclusivamente, indugiare al riparo di muri massicci, suoi, invano flagellati di fuori dalle tempeste, ed egli era lì uno che si gode la stabilità dell’interno, assolto il compito di badare alle luce pei naviganti. In verità da semplice aiutante, in sottordine: il vecchio guardiano responsabile era il babbo. Ma ora gli saliva alle labbra l’altro nome, casa fidente. Il babbo la rendeva una roccaforte dell’alta cultura, mentre dai fratelli e dalle sorelle, che non dovevano perder di vista lo scopo per cui si era sotto pressione, farsi uno stato onorevole, prendeva l’aria d’un noviziato bene accetto, giacché non c’era scelta; una figliolanza numerosa, tenuta stretta e verginale, a giudicare dai loro turbamenti, derisi se trapelavano, e partecipi solo al più intimo, in segreto, per consiglio o conforto. Simone oggi era pieno d’ammirazione; ma già allora gli appariva misteriosa la capacità di quell’uomo d’assicurare a tutti loro, imperturbabile, coi soli proventi della cattedra universitaria e delle sudate incalzanti “pubblicazioni”, l’agio di prepararsi scrupolosamente alle professioni liberali cui li destinava il loro nome, un obbligo morale.[…] Ma era Simone, e non il padre, che s’industriava a scrivere, a ricostruire una stagione passata, a mettere in campo ragioni. Presi nel sortilegio di ore incatenate nessuno dei due, né Simone né Lora, s’avvedeva che l’idea stessa del libro la diceva lunga su quella soggezione. Un invincibile timor sacro.» Certa del vostro desiderio di conoscere più a fondo il romanzo di Stefano, che si presta a molteplici interpretazioni, vorrei condividere con voi un altro stralcio, tra i più pregnanti, irrinunciabile testimonianza dell’amorosa e a un tempo insidiosa selva in cui padre e figlio proiettano ideali e azioni:

«Quella casa paterna, da cui l’aveva escluso il suo ribelle matrimonio con Lora, sotto il nome di torre del faro era stata a lungo per Simone ragazzo un’immaginazione, costruita man mano col tornarvi su, torre del faro esprimeva proprio quei sensi; e gli piaceva, conclusivamente, indugiare al riparo di muri massicci, suoi, invano flagellati di fuori dalle tempeste, ed egli era lì uno che si gode la stabilità dell’interno, assolto il compito di badare alle luce pei naviganti. In verità da semplice aiutante, in sottordine: il vecchio guardiano responsabile era il babbo. Ma ora gli saliva alle labbra l’altro nome, casa fidente. Il babbo la rendeva una roccaforte dell’alta cultura, mentre dai fratelli e dalle sorelle, che non dovevano perder di vista lo scopo per cui si era sotto pressione, farsi uno stato onorevole, prendeva l’aria d’un noviziato bene accetto, giacché non c’era scelta; una figliolanza numerosa, tenuta stretta e verginale, a giudicare dai loro turbamenti, derisi se trapelavano, e partecipi solo al più intimo, in segreto, per consiglio o conforto. Simone oggi era pieno d’ammirazione; ma già allora gli appariva misteriosa la capacità di quell’uomo d’assicurare a tutti loro, imperturbabile, coi soli proventi della cattedra universitaria e delle sudate incalzanti “pubblicazioni”, l’agio di prepararsi scrupolosamente alle professioni liberali cui li destinava il loro nome, un obbligo morale.[…] Ma era Simone, e non il padre, che s’industriava a scrivere, a ricostruire una stagione passata, a mettere in campo ragioni. Presi nel sortilegio di ore incatenate nessuno dei due, né Simone né Lora, s’avvedeva che l’idea stessa del libro la diceva lunga su quella soggezione. Un invincibile timor sacro.»

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Di: Maria Valeria Sanfilippo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236649 Maria Valeria Sanfilippo Fri, 04 Nov 2011 22:17:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236649 Cari Amici, ho continuato a leggervi con piacere e ho notato che diversi interventi ritornano (e non a torto) sull’intrigante rapporto che si consuma tra padre e figlio, nonché sull’ormai celebre concetto di “timor sacro”. Nel corso del romanzo sono disseminate innumerevoli spie, chiavi di volta, ora velate ora manifeste, che consentono di decodificare sentimenti e stati d’animo di questa singolare relazione animata da Luigi e da Stefano. Il capitolo intitolato “Alla Scienza: comunione coi figli”, in cui il vecchio maestro Alì Sèquet si misura con il giovane Selikdàr (ma potrebbe anche dirsi esattamente il contrario), è paradigmatico: «Alì Sèqet aveva una faccia poco più grande di una mela aggrinzita, anche la fronte era breve e secca, scura, nodosa, e pareva un vecchietto qualunque, pieno di ciuffi candidi, pure sugli occhi; nessuno sapeva più, da vent’anni, dove fosse arrivato con quella mente isolata che, da pochi testi antichi, aveva riscoperto tutta la matematica pensata finora, perché non parlava più a nessuno e da vent’anni non aveva avuto più pazienza di farsi un allievo. Ora rideva fra sé nel vedere che, nonostante la miseria del suo aspetto e la fralezza e l’arroganza che vi albergano, egli ha cominciato ad apparire poco meno di un Dio. C’è qualcuno ai cui occhi egli è, quanto a intelletto, questo Intelletto che non trova limiti. Oh, un Dio come Dio può essere in terra, con l’ironia con la quale Dio si nasconde. “Questo ragazzo veramente mi ridona l’esser mio tra noi, mi riporta fra quegli unici esseri sovrannaturali che, nel creato incapace di fingere e tutto naturale albero o stella, siamo noi uomini. Aver trovato uno che mi seguiti: è questo. Mentre io morivo tutto, come una bestia. Una bestia stranissima, sapiente: ma bestia”. Morto lui, sarebbero morte, tutte, chiuse in lui. No! no! Solo perché gli mancava la lena di almeno lasciarle scritte? Oh, gliele detterò, si disse; e gl’ingiunse di prendere carta e penna. Ma dettare a uno che non sa di che si tratta risultò peggio che niente. Dalla rabbia Alì Sèqet abbaiava come un cucciolo invelenito, graffiava la porta, dava calci in aria, faceva paura e pietà. A un tratto si calmò; sorrideva astratto, poi si volse a fissare Selikdàr. – Devi imparare queste cose, – sussurrò, stringendogli il polso. – Imparare? Io? – Alì Sèqet seguitava a fissarlo, e i suoi occhi divennero inguardabili. – Tutto, dal principio, – disse a voce bassa, con un’aria di mistero e di congiura – occorre solo che tu non abbia timore, mai timore. Ti affiderai a me. Io sarò dolce dolce. Chiama in te il puro silenzio, il gran silenzio, non serve altro. E ora vedrai come è semplice la parola e come il pensiero è chiaro: tu ascolta con attenzione, e prendi e conserva, fallo per me o per te, caro, bada, se vuoi vivere ancora. Attaccarono subito a studiare, festanti: negli occhi di Selikdàr si era vista una resa senza riserve. “Dove mi porterà? Sarà bello!” si lasciò risucchiare in vortici aerei, l’anima affascinata. Stretti uno all’altro quasi per lasciare attorno un po’ di spazio nell’angustia della cella, si godevano quelle ore segrete della seconda metà della notte, le più intime e tese per chi può appropriarsele, coricatosi per tempo al tramonto e contento di poco sonno. Ma non si perdeva un momento. Studiando sotto questo solitario sapiente che in lui solo riversava la scienza di tutta una vita, la giovane mente di Selikdàr doveva inarcarsi in fatiche freddissime, mentre il cuore sovrabbondava d’un ardore che gli arrivava alle guance e alla pancia come fa il succo d’un cibo caloroso. […] Passavano gli anni, e Alì Sèqet, che avrebbe potuto da un pezzo essere fuori dal mondo, al lume di una lucernetta di rame nel sepolcreto di quella cella, sgridando sottovoce con collera micidiale o beandosi compiaciuto alle risposte esatte, ripigliava vita ogni giorno di più, maestro di un’avventura mentale che allenava il suo agile alunno ad acrobazie vertiginose, quelle a cui i numeri chiamano l’audacia dell’uomo via via che essi divengono più immateriali. Avventure arrischiate in cui incappava talvolta anche l’intelletto del maestro, tentato dall’energia che gli riverberava addosso la fede incauta e incitante dell’altro. Questi numeri davano ebbrezza e davano la pazzia, a certe loro fatali dissoluzioni, quando il genio felice che aveva sforzati quei simboli a relazioni ignote e spinte all’estremo, pareva schiantarsi, esplodendo al brusco contatto d’un approdo che si svelava falso; quasi a un modo dell’Essere chiaramente negato, impossibile. Vecchio e fanciullo abbrividivano in quel Nulla improvviso, spauriti di precipitare dal loro volo, e col rancore di essersi traditi scambievolmente. – Vattene! – diceva affannato Alì Sèqet respingendo l’altro, che non era meno affannato di lui. – Vattene, brutto malvagio: tu tiri a contaminarmi la mente coi sogni! Vattene, maledetto. Ma dopo averlo incolpato dell’errore commesso insieme, l’abbraccia piangendo. – Per l’amore di vederti felice io da me stesso mi sono affascinato, – riconosceva. E magari poi si rideva di quel gran sogno nullificato da un banale errore di calcolo quando questo prima o poi, nel rifare al ritroso il cammino, finiva col saltar fuori: e la mente ne restava soddisfatta.» Cari Amici,
ho continuato a leggervi con piacere e ho notato che diversi interventi ritornano (e non a torto) sull’intrigante rapporto che si consuma tra padre e figlio, nonché sull’ormai celebre concetto di “timor sacro”. Nel corso del romanzo sono disseminate innumerevoli spie, chiavi di volta, ora velate ora manifeste, che consentono di decodificare sentimenti e stati d’animo di questa singolare relazione animata da Luigi e da Stefano.
Il capitolo intitolato “Alla Scienza: comunione coi figli”, in cui il vecchio maestro Alì Sèquet si misura con il giovane Selikdàr (ma potrebbe anche dirsi esattamente il contrario), è paradigmatico:

«Alì Sèqet aveva una faccia poco più grande di una mela aggrinzita, anche la fronte era breve e secca, scura, nodosa, e pareva un vecchietto qualunque, pieno di ciuffi candidi, pure sugli occhi; nessuno sapeva più, da vent’anni, dove fosse arrivato con quella mente isolata che, da pochi testi antichi, aveva riscoperto tutta la matematica pensata finora, perché non parlava più a nessuno e da vent’anni non aveva avuto più pazienza di farsi un allievo. Ora rideva fra sé nel vedere che, nonostante la miseria del suo aspetto e la fralezza e l’arroganza che vi albergano, egli ha cominciato ad apparire poco meno di un Dio. C’è qualcuno ai cui occhi egli è, quanto a intelletto, questo Intelletto che non trova limiti. Oh, un Dio come Dio può essere in terra, con l’ironia con la quale Dio si nasconde. “Questo ragazzo veramente mi ridona l’esser mio tra noi, mi riporta fra quegli unici esseri sovrannaturali che, nel creato incapace di fingere e tutto naturale albero o stella, siamo noi uomini. Aver trovato uno che mi seguiti: è questo. Mentre io morivo tutto, come una bestia. Una bestia stranissima, sapiente: ma bestia”.
Morto lui, sarebbero morte, tutte, chiuse in lui. No! no! Solo perché gli mancava la lena di almeno lasciarle scritte? Oh, gliele detterò, si disse; e gl’ingiunse di prendere carta e penna. Ma dettare a uno che non sa di che si tratta risultò peggio che niente. Dalla rabbia Alì Sèqet abbaiava come un cucciolo invelenito, graffiava la porta, dava calci in aria, faceva paura e pietà. A un tratto si calmò; sorrideva astratto, poi si volse a fissare Selikdàr. – Devi imparare queste cose, – sussurrò, stringendogli il polso. – Imparare? Io? – Alì Sèqet seguitava a fissarlo, e i suoi occhi divennero inguardabili. – Tutto, dal principio, – disse a voce bassa, con un’aria di mistero e di congiura – occorre solo che tu non abbia timore, mai timore. Ti affiderai a me. Io sarò dolce dolce. Chiama in te il puro silenzio, il gran silenzio, non serve altro. E ora vedrai come è semplice la parola e come il pensiero è chiaro: tu ascolta con attenzione, e prendi e conserva, fallo per me o per te, caro, bada, se vuoi vivere ancora.
Attaccarono subito a studiare, festanti: negli occhi di Selikdàr si era vista una resa senza riserve. “Dove mi porterà? Sarà bello!” si lasciò risucchiare in vortici aerei, l’anima affascinata. Stretti uno all’altro quasi per lasciare attorno un po’ di spazio nell’angustia della cella, si godevano quelle ore segrete della seconda metà della notte, le più intime e tese per chi può appropriarsele, coricatosi per tempo al tramonto e contento di poco sonno. Ma non si perdeva un momento. Studiando sotto questo solitario sapiente che in lui solo riversava la scienza di tutta una vita, la giovane mente di Selikdàr doveva inarcarsi in fatiche freddissime, mentre il cuore sovrabbondava d’un ardore che gli arrivava alle guance e alla pancia come fa il succo d’un cibo caloroso.
[…] Passavano gli anni, e Alì Sèqet, che avrebbe potuto da un pezzo essere fuori dal mondo, al lume di una lucernetta di rame nel sepolcreto di quella cella, sgridando sottovoce con collera micidiale o beandosi compiaciuto alle risposte esatte, ripigliava vita ogni giorno di più, maestro di un’avventura mentale che allenava il suo agile alunno ad acrobazie vertiginose, quelle a cui i numeri chiamano l’audacia dell’uomo via via che essi divengono più immateriali.
Avventure arrischiate in cui incappava talvolta anche l’intelletto del maestro, tentato dall’energia che gli riverberava addosso la fede incauta e incitante dell’altro. Questi numeri davano ebbrezza e davano la pazzia, a certe loro fatali dissoluzioni, quando il genio felice che aveva sforzati quei simboli a relazioni ignote e spinte all’estremo, pareva schiantarsi, esplodendo al brusco contatto d’un approdo che si svelava falso; quasi a un modo dell’Essere chiaramente negato, impossibile.
Vecchio e fanciullo abbrividivano in quel Nulla improvviso, spauriti di precipitare dal loro volo, e col rancore di essersi traditi scambievolmente. – Vattene! – diceva affannato Alì Sèqet respingendo l’altro, che non era meno affannato di lui. – Vattene, brutto malvagio: tu tiri a contaminarmi la mente coi sogni! Vattene, maledetto.
Ma dopo averlo incolpato dell’errore commesso insieme, l’abbraccia piangendo. – Per l’amore di vederti felice io da me stesso mi sono affascinato, – riconosceva. E magari poi si rideva di quel gran sogno nullificato da un banale errore di calcolo quando questo prima o poi, nel rifare al ritroso il cammino, finiva col saltar fuori: e la mente ne restava soddisfatta.»

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Di: fabio murabito http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236619 fabio murabito Fri, 04 Nov 2011 20:33:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236619 Ho comprato "Timor sacro" stamattina. Mi ha fatto una piacevole impressione sfogliarlo e iniziarlo a leggere dopo aver seguito lo sviluppo di questo forum. Saluti. Ho comprato “Timor sacro” stamattina. Mi ha fatto una piacevole impressione sfogliarlo e iniziarlo a leggere dopo aver seguito lo sviluppo di questo forum.
Saluti.

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Di: Gianna http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236504 Gianna Fri, 04 Nov 2011 12:09:49 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236504 Adesso dico una cosa che potrà farvi rizzare i capelli. Si potrebbe scrivere una biografia romanzata sul rapporto tra i due Pirandello. Ci ha mai pensato qualcuno? Adesso dico una cosa che potrà farvi rizzare i capelli. Si potrebbe scrivere una biografia romanzata sul rapporto tra i due Pirandello.
Ci ha mai pensato qualcuno?

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Di: Gianna http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236503 Gianna Fri, 04 Nov 2011 12:07:37 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236503 Da quel che ho letto, Stefano Pirandello ha svolto il ruolo di Ghost writer (almeno per quanto riguarda la redazione di articoli) a beneficio del padre. Mi incuriosisce molto questa storia. Grazie per avermela fatta conoscere. Da quel che ho letto, Stefano Pirandello ha svolto il ruolo di Ghost writer (almeno per quanto riguarda la redazione di articoli) a beneficio del padre.
Mi incuriosisce molto questa storia. Grazie per avermela fatta conoscere.

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Di: Leo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2011/10/24/timor-sacro-stefano-pirandello/comment-page-5/#comment-236467 Leo Fri, 04 Nov 2011 09:10:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3637#comment-236467 Buon giorno. Solo per dirvi che vi ho letto anch'io con molto interesse. E per ringraziarvi. Buon giorno. Solo per dirvi che vi ho letto anch’io con molto interesse. E per ringraziarvi.

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