Commenti a: RICORDANDO JOSÉ SARAMAGO http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116768 Massimo Maugeri Sun, 04 Jul 2010 20:16:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116768 Un saluto e un ringraziamento a Blue, ad Anna Maria Ercilli e ad Akio. Un saluto e un ringraziamento a Blue, ad Anna Maria Ercilli e ad Akio.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116767 Massimo Maugeri Sun, 04 Jul 2010 20:15:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116767 Grazie di cuore per la bella recensione, caro Gaetano. Grazie di cuore per la bella recensione, caro Gaetano.

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Di: akio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116733 akio Sun, 04 Jul 2010 12:33:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116733 il film di animazione di Juan Pablo Etcheverry tratto dal racconto “Il più grande fiore del mondo” http://flocos.tv/curta/a-flor-mais-grande-do-mundo/ il film di animazione di Juan Pablo Etcheverry tratto dal racconto “Il più grande fiore del mondo”
http://flocos.tv/curta/a-flor-mais-grande-do-mundo/

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Di: anna maria ercilli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116714 anna maria ercilli Sun, 04 Jul 2010 09:56:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116714 omaggio a Saramago "Mondo" Non si scopre quello che si vede chiusi gli occhi un mondo altro vediamo nel sensibile sperimentare dei sensi. un saluto Massimo omaggio a Saramago

“Mondo”
Non si scopre quello che si vede
chiusi gli occhi un mondo altro
vediamo nel sensibile
sperimentare dei sensi.

un saluto Massimo

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116669 Anonimo Sat, 03 Jul 2010 14:13:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116669 un Maestro, di Vita e non solo. grazie Blue un Maestro, di Vita e non solo.

grazie

Blue

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Di: carlo s. http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116500 carlo s. Thu, 01 Jul 2010 16:18:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116500 Grazie a te: una bellissima recensione. E sapevo che ti sarebbe piaciuto enormemete. Ciao. Grazie a te: una bellissima recensione. E sapevo che ti sarebbe piaciuto enormemete. Ciao.

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Di: Subhaga Gaetano Failla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116486 Subhaga Gaetano Failla Thu, 01 Jul 2010 14:03:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116486 @ Massimo e Carlo Devo la lettura di "Cecità" - un capolavoro prezioso - ai vostri pareri entusiastici. Grazie. @ Massimo e Carlo
Devo la lettura di “Cecità” – un capolavoro prezioso – ai vostri pareri entusiastici. Grazie.

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Di: Subhaga Gaetano Failla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116484 Subhaga Gaetano Failla Thu, 01 Jul 2010 14:01:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116484 Note d’impeto su CECITÀ di José Saramago * Il lettore davanti a una storia è cieco. Il narratore gli presta i propri occhi e lo prende per mano, accompagnandolo nel dedalo della storia. In “Cecità” di Saramago il narratore (che non è mai l’autore, si badi bene, anche quando l’autore medesimo, qualsiasi autore, vorrebbe esserlo) accompagna il lettore in un mondo di ciechi senza nome, perseguitati dalla ferocia dei vedenti e al contempo dalla loro stessa ferocia di vittime. Una doppia irrisione. Ma vi è una ulteriore crudelissima beffa. I ciechi di questo libro potente, affannoso, urgente, non sono immersi nell’oscurità. Vedono un unanime splendore latteo, e nient’altro, quasi fossero dentro un flusso catodico che abbaglia e stordisce, e lascia per un poco una estrema illusione di vedente – quella d’un chiarore inintelligibile, un bagliore che imprigiona, grottesca illusione della intorpidita Grande Mente contemporanea. Saramago, fratello elettivo d’un magnifico vedente, Borges il Cieco, non consegna ai personaggi di “Cecità” il dono della visionarietà come universo parallelo dove abitare. Essi sono preda del labirinto. Ma c’è una speranza. In questo dedalo, nell’ex manicomio dove vengono rinchiusi i ciechi, una donna, moglie d’uno dei personaggi colpiti dalla incomprensibile malattia contagiosa che toglie la vista, si lascia imprigionare, per amore (sì, sembra retorico, ma è proprio così: per amore. Siamo così disperati da non credere più all’amore?). Si è lasciata imprigionare con un sotterfugio, fingendosi cieca; presta i propri occhi al marito e a tutti noi lettori: uno sguardo dolentissimo nel dedalo dell’orrore, della brutalità umana e dell’obnubilamento della coscienza, del sonno delle menti e dell’atrofia dei cuori. Questa donna è il ribelle, l’individuo che ci salva e si salva. Lontana dal brusio della Folla – che esiste solo, la bestia informe della Folla, quando svanisce l’individualità. Monito alle future genti! E a quelle odierne! Auspicio per il ritorno all’individualità, di per sé ribelle, sorriso amaro rivolto a coloro che hanno spinto a forza Saramago nel clichè d’un marxismo scolastico, meccanicistico e massificato, un marxismo lontano da Marx. Un altro grande utopista come Saramago, lo scrittore inglese H. G. Wells, percorre i territori di una analoga metafora, con esiti finali altamente lirici e fiduciosi, nel racconto (memorabile, inevitabile) “Il paese dei ciechi”. Il lettore che abbia abbandonato a un certo punto il romanzo, respinto dall’orrore, potrà considerare “Cecità” un libro immerso nella disperazione, o addirittura un libro disperato. Troviamo in esso, invece, tanta compassione, quella di chi ha ancora l’umano coraggio di osservare con sguardo limpido il dramma di tutti noi, misteriosi esseri smarriti nella luce. Note d’impeto su CECITÀ di José Saramago
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Il lettore davanti a una storia è cieco. Il narratore gli presta i propri occhi e lo prende per mano, accompagnandolo nel dedalo della storia.
In “Cecità” di Saramago il narratore (che non è mai l’autore, si badi bene, anche quando l’autore medesimo, qualsiasi autore, vorrebbe esserlo) accompagna il lettore in un mondo di ciechi senza nome, perseguitati dalla ferocia dei vedenti e al contempo dalla loro stessa ferocia di vittime. Una doppia irrisione.
Ma vi è una ulteriore crudelissima beffa. I ciechi di questo libro potente, affannoso, urgente, non sono immersi nell’oscurità. Vedono un unanime splendore latteo, e nient’altro, quasi fossero dentro un flusso catodico che abbaglia e stordisce, e lascia per un poco una estrema illusione di vedente – quella d’un chiarore inintelligibile, un bagliore che imprigiona, grottesca illusione della intorpidita Grande Mente contemporanea.
Saramago, fratello elettivo d’un magnifico vedente, Borges il Cieco, non consegna ai personaggi di “Cecità” il dono della visionarietà come universo parallelo dove abitare. Essi sono preda del labirinto. Ma c’è una speranza.
In questo dedalo, nell’ex manicomio dove vengono rinchiusi i ciechi, una donna, moglie d’uno dei personaggi colpiti dalla incomprensibile malattia contagiosa che toglie la vista, si lascia imprigionare, per amore (sì, sembra retorico, ma è proprio così: per amore. Siamo così disperati da non credere più all’amore?). Si è lasciata imprigionare con un sotterfugio, fingendosi cieca; presta i propri occhi al marito e a tutti noi lettori: uno sguardo dolentissimo nel dedalo dell’orrore, della brutalità umana e dell’obnubilamento della coscienza, del sonno delle menti e dell’atrofia dei cuori.
Questa donna è il ribelle, l’individuo che ci salva e si salva. Lontana dal brusio della Folla – che esiste solo, la bestia informe della Folla, quando svanisce l’individualità. Monito alle future genti! E a quelle odierne! Auspicio per il ritorno all’individualità, di per sé ribelle, sorriso amaro rivolto a coloro che hanno spinto a forza Saramago nel clichè d’un marxismo scolastico, meccanicistico e massificato, un marxismo lontano da Marx.
Un altro grande utopista come Saramago, lo scrittore inglese H. G. Wells, percorre i territori di una analoga metafora, con esiti finali altamente lirici e fiduciosi, nel racconto (memorabile, inevitabile) “Il paese dei ciechi”.
Il lettore che abbia abbandonato a un certo punto il romanzo, respinto dall’orrore, potrà considerare “Cecità” un libro immerso nella disperazione, o addirittura un libro disperato. Troviamo in esso, invece, tanta compassione, quella di chi ha ancora l’umano coraggio di osservare con sguardo limpido il dramma di tutti noi, misteriosi esseri smarriti nella luce.

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Di: Subhaga Gaetano Failla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116106 Subhaga Gaetano Failla Mon, 28 Jun 2010 22:11:30 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116106 D'accordo Massimo! Siccome sono abituato a leggere più libri contemporaneamente, in questi giorni invece la mia attenzione sarà solo nitidamente focalizzata (!) su "Cecità". D’accordo Massimo! Siccome sono abituato a leggere più libri contemporaneamente, in questi giorni invece la mia attenzione sarà solo nitidamente focalizzata (!) su “Cecità”.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116086 Massimo Maugeri Mon, 28 Jun 2010 17:41:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116086 @ Gaetano Failla Attendo la tua recensione di "Cecità". ;) @ Gaetano Failla
Attendo la tua recensione di “Cecità”. ;)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116084 Massimo Maugeri Mon, 28 Jun 2010 17:40:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116084 @ Franco Romanò Grazie anche da parta mia, caro Franco. @ Franco Romanò
Grazie anche da parta mia, caro Franco.

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Di: Subhaga Gaetano Failla http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116050 Subhaga Gaetano Failla Mon, 28 Jun 2010 12:16:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116050 Grazie Franco per il tuo acutissimo intervento su Saramago. Spero di rivederti presto. Ti abbraccio Grazie Franco per il tuo acutissimo intervento su Saramago. Spero di rivederti presto. Ti abbraccio

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Di: Franco Romano´ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-116044 Franco Romano´ Mon, 28 Jun 2010 10:11:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-116044 In questo momento prevale il ricordo dell´uomo su tutto il resto e poi quello che avete scritto in molti lo condivido in pieno. sono andato invece a rileggermi la bellissima testimonianza iniziale di Giancarlo de Prestis. Fu proprio grazie a lui e a Pablo Avila che ebbi l´occasione di incontrare saramago durant eun convegnmo all´universita´di Torino, replicato poi l´anno successivo. ne nacque anche una breve intervista per una rivista cui allora collaboravo: IL segnale. Mi colpi´la sua eleganza, lo stile impareggiabile che dalla pagina arrivava alla persona. Sullo scrittore non ho nulla da aggiungere, ma in questi clima sordido m opiace ricordare una cosa. Tucididie quando gli chiesero come voleva essere ricordato da morto, rispetto a quanto aveva scritto, disse di no che voleva esser ricordato con una frase che cuito in modo impreciso forse ma che suonava piu´o meno: ho cotribuito a fermare i persiani ai confini della Grecia. Cosa voleva dire con quello il grande Tucidide? Che uno scrittore se rimane nella storia lo diranno i secoli e i millenni ma che un uomo deve esser giudicato per come ha saputo stare nel suo tempo. Credo che anche saramago vada oggi ricordato per quello, i secolirenderanno piena giustizia allo scrittore. . Luomo pero´non si sottraeva a nulla nemmeno alle prese diposizione di scomodo nonotante postesse farne a meno. per esempio quella ricordata da qualcuno di voi e che gli e´costata naturalmenteún accusa che perlatro e´facile da giuadagnarsi oggi da parte dei noverlli genocidi delpopolo palestinese e cioe´l´accusa infamante di antisemitismo. Grazie di questo coraggio che manca a molti scrittori contemporanei, prima di tutto e grazie ai suoi grandi libri In questo momento prevale il ricordo dell´uomo su tutto il resto e poi quello che avete scritto in molti lo condivido in pieno. sono andato invece a rileggermi la bellissima testimonianza iniziale di Giancarlo de Prestis. Fu proprio grazie a lui e a Pablo Avila che ebbi l´occasione di incontrare saramago durant eun convegnmo all´universita´di Torino, replicato poi l´anno successivo. ne nacque anche una breve intervista per una rivista cui allora collaboravo: IL segnale. Mi colpi´la sua eleganza, lo stile impareggiabile che dalla pagina arrivava alla persona. Sullo scrittore non ho nulla da aggiungere, ma in questi clima sordido m opiace ricordare una cosa. Tucididie quando gli chiesero come voleva essere ricordato da morto, rispetto a quanto aveva scritto, disse di no che voleva esser ricordato con una frase che cuito in modo impreciso forse ma che suonava piu´o meno: ho cotribuito a fermare i persiani ai confini della Grecia. Cosa voleva dire con quello il grande Tucidide? Che uno scrittore se rimane nella storia lo diranno i secoli e i millenni ma che un uomo deve esser giudicato per come ha saputo stare nel suo tempo. Credo che anche saramago vada oggi ricordato per quello, i secolirenderanno piena giustizia allo scrittore. . Luomo pero´non si sottraeva a nulla nemmeno alle prese diposizione di scomodo nonotante postesse farne a meno. per esempio quella ricordata da qualcuno di voi e che gli e´costata naturalmenteún accusa che perlatro e´facile da giuadagnarsi oggi da parte dei noverlli genocidi delpopolo palestinese e cioe´l´accusa infamante di antisemitismo. Grazie di questo coraggio che manca a molti scrittori contemporanei, prima di tutto e grazie ai suoi grandi libri

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-115795 Massimo Maugeri Fri, 25 Jun 2010 21:43:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115795 @ Maria Rosa Tabellini Grazie di cuore anche a te, Maria Rosa. @ Maria Rosa Tabellini
Grazie di cuore anche a te, Maria Rosa.

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Di: maria rosa tabellini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-115794 maria rosa tabellini Fri, 25 Jun 2010 21:36:47 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115794 Nel novembre del 2002 José Saramago venne a Siena per ricevere la Laurea Honoris causa dall'Università per Stranieri, a quel tempo ancora situata nella vecchia sede di via Pantaneto, con la sua bella - ma alquanto piccola - sala rossa, gremita oltre misura. La Lectio Doctoralis consistette in un excursus vertiginoso sui "buchi neri" dell'oblio della galasssia umana, che, con un gioco di specchi, andò infine ad appuntarsi sul personaggio immaginario: un professore di storia presso la stessa Università, capace di trasformare la storia in memoria e vita partendo dal 'presente' concreto, dal come e dal perché, senza arretrare nell'impegno di ricerca e conoscenza. Conservo la plaquette di quella lezione con affetto, come un dono prezioso. Ne ricopio qui la parte finale, dove il professor Tertuliano Maximo Afonso (tale è il nome del personaggio) consegna ai suoi allievi la loro missione. La traduzione è, anche in questo caso, della fedele Rita Desti. "Ora è il vostro turno, ciascuno di voi, nella misura delle conoscenze che abbia acquisito, faccia, rispetto al paese da cui è originario, lo stesso lavoro che io ho fatto qui rispetto all'Italia, che ciascuno di voi sia, al tempo stesso, maestro dei suoi condiscepoli e maestro mio, e che, dopo aver appreso con me, possiamo tutti cominciare ad apprendere da tutti". Consegno questo mio piccolo contributo alla memoria non tanto e non solo di Saramago, ma di tutti noi, appunto. La Lectio magistralis fu tenuta in tarda mattinata. Al pomeriggio, di nuovo, Saramago parlò nella sala del Palazzo Pubblico: alle sue spalle, il grande affresco della meravigliosa Maestà di Simone Martini. Nessuna dissonanza. Nel novembre del 2002 José Saramago venne a Siena per ricevere la Laurea Honoris causa dall’Università per Stranieri, a quel tempo ancora situata nella vecchia sede di via Pantaneto, con la sua bella – ma alquanto piccola – sala rossa, gremita oltre misura. La Lectio Doctoralis consistette in un excursus vertiginoso sui “buchi neri” dell’oblio della galasssia umana, che, con un gioco di specchi, andò infine ad appuntarsi sul personaggio immaginario: un professore di storia presso la stessa Università, capace di trasformare la storia in memoria e vita partendo dal ‘presente’ concreto, dal come e dal perché, senza arretrare nell’impegno di ricerca e conoscenza.
Conservo la plaquette di quella lezione con affetto, come un dono prezioso. Ne ricopio qui la parte finale, dove il professor Tertuliano Maximo Afonso (tale è il nome del personaggio) consegna ai suoi allievi la loro missione. La traduzione è, anche in questo caso, della fedele Rita Desti.
“Ora è il vostro turno, ciascuno di voi, nella misura delle conoscenze che abbia acquisito, faccia, rispetto al paese da cui è originario, lo stesso lavoro che io ho fatto qui rispetto all’Italia, che ciascuno di voi sia, al tempo stesso, maestro dei suoi condiscepoli e maestro mio, e che, dopo aver appreso con me, possiamo tutti cominciare ad apprendere da tutti”.

Consegno questo mio piccolo contributo alla memoria non tanto e non solo di Saramago, ma di tutti noi, appunto.
La Lectio magistralis fu tenuta in tarda mattinata. Al pomeriggio, di nuovo, Saramago parlò nella sala del Palazzo Pubblico: alle sue spalle, il grande affresco della meravigliosa Maestà di Simone Martini. Nessuna dissonanza.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-115793 Massimo Maugeri Fri, 25 Jun 2010 21:33:16 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115793 Un ulteriore ringraziamento per le citazioni e i brani inseriti. Un ulteriore ringraziamento per le citazioni e i brani inseriti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-115792 Massimo Maugeri Fri, 25 Jun 2010 21:32:41 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115792 Ne approfitto per ringraziare e salutare i nuovi intervenuti: Marianna G., Luigino Giliberto, Valeria, Alessandro Defilippi, Mela Mondì, Razão Estética. Ne approfitto per ringraziare e salutare i nuovi intervenuti: Marianna G., Luigino Giliberto, Valeria, Alessandro Defilippi, Mela Mondì, Razão Estética.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-115791 Massimo Maugeri Fri, 25 Jun 2010 21:30:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115791 Eccomi di nuovo qui. Perdonate l'assenza e grazie per i nuovi contributi pervenuti. Eccomi di nuovo qui.
Perdonate l’assenza e grazie per i nuovi contributi pervenuti.

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Di: Razão Estética http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-5/#comment-115783 Razão Estética Fri, 25 Jun 2010 19:33:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115783 PROGRAMA No esforço de nascer está o final, Na raiva de crescer se continua, Na prova de viver azeda o sal, Na cava do amor sua e tressua. Remédio, só morrendo: bom sinal. (José Saramago - Os poemas possíveis) PROGRAMMA Nello sforzo di nascere c'è già tutto il finale, nella rabbia di crescere s'insiste a continuare, nella prova di vivere inacerbisce il sale, nello scavo d'amore si suda e si strasuda. Rimedio, sol la morte: buon segnale. (José Saramago - Le poesie possibili - Trad. it. di Fernanda Toriello) PROGRAMA

No esforço de nascer está o final,
Na raiva de crescer se continua,
Na prova de viver azeda o sal,
Na cava do amor sua e tressua.
Remédio, só morrendo: bom sinal.

(José Saramago – Os poemas possíveis)

PROGRAMMA

Nello sforzo di nascere c’è già tutto il finale,
nella rabbia di crescere s’insiste a continuare,
nella prova di vivere inacerbisce il sale,
nello scavo d’amore si suda e si strasuda.
Rimedio, sol la morte: buon segnale.

(José Saramago – Le poesie possibili – Trad. it. di Fernanda Toriello)

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Di: Approfondimenti su "Le intermittenze della morte" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115734 Approfondimenti su "Le intermittenze della morte" di José Saramago Fri, 25 Jun 2010 08:20:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115734 Il libro, come afferma l'autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla Morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all'abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull'uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L'autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un'unica paradossale situazione, quell'appunto dell'assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell'autore. Il libro, come afferma l’autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla Morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all’abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull’uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L’autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un’unica paradossale situazione, quell’appunto dell’assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell’autore.

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Di: Approfondimenti su "Le intermittenze della morte" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115733 Approfondimenti su "Le intermittenze della morte" di José Saramago Fri, 25 Jun 2010 08:19:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115733 LA TRAMA DEL ROMANZO - In una nazione mai citata nessuno più muore perché, semplicemente, la Morte ha smesso di fare il suo lavoro. Invece, appena fuori dal confine, il ciclo procede normalmente. L'avvenimento suscita nel popolo sentimenti di trionfo e felicità e per le strade avvengono manifestazioni di patriottismo, perché la continua ricerca dell'immortalità ha avuto termine. Superato il primo momento d'euforia, si manifestano i primi problemi: nelle agenzie di pompe funebri e nelle compagnie d'assicurazione restano senza lavoro migliaia di lavoratori e di imprenditori; alle case di riposo si continuerà a badare ad anziani sempre più vecchi ed in quantità sempre maggiori, nelle case e negli ospedali ci saranno persone in condizioni terribili, incapaci di guarire, ma ora anche di morire. Perfino le comunità religiose, fra cui la Chiesa, sono seriamente preoccupate per l'assenza della morte: infatti, senza lei non ci può essere resurrezione e senza resurrezione è difficile mantenere vivo il messaggio di salvezza eterna dell'anima. In seguito, tuttavia, si scopre che basta portare il moribondo fuori dal confine per porre fine alle sue agonie, e così la mafia, anzi, "la maphia e i suoi maphiosi", come indicato nel libro, comincia ad organizzare viaggi, per far raggiungere la condizione di “caro deceduto”, con garantita sepoltura appena fuori dal territorio nazionale, senza che il governo, minacciato dai continui rinvenimenti d'agenti posti di guardia al confine ridotti in coma, possa fare qualcosa. Questo scompiglio dura sette mesi, dopo i quali sarà la morte stessa (o meglio l'essere superiore che si occupa della morte in quello specifico paese, con una missiva manoscritta in una busta di colore violetto indirizzata ai mezzi di comunicazione che supera ogni esame grafologico per individuarne l'autore, di cui si giunge solo a scoprire che si tratta di una scrittura femminile), ad annunciare la ripresa della sua normale produttività. In seguito altre lettere di colore violetto continuano ad arrivare nelle case dei rispettivi destinatari con il loro nefasto contenuto. Una sola missiva non raggiunge il destinatario, un violoncellista, e viene per ben tre volte rispedita al mittente. Così, la morte, in forma di una donna di 36 o 37 anni, decide di consegnare personalmente la lettera al legittimo e sventurato destinatario. Questa volta, però, vuole conoscere la sua prossima “vittima” e inizia a spiarlo. S'introduce, non vista, a casa sua, e va a sentirlo suonare. S'instaura quindi tra la morte e il violoncellista un rapporto particolare, che rende la morte più “umana”, facendole dimenticare il suo ruolo. E ricomincia lo sciopero … LA TRAMA DEL ROMANZO
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In una nazione mai citata nessuno più muore perché, semplicemente, la Morte ha smesso di fare il suo lavoro. Invece, appena fuori dal confine, il ciclo procede normalmente. L’avvenimento suscita nel popolo sentimenti di trionfo e felicità e per le strade avvengono manifestazioni di patriottismo, perché la continua ricerca dell’immortalità ha avuto termine.

Superato il primo momento d’euforia, si manifestano i primi problemi: nelle agenzie di pompe funebri e nelle compagnie d’assicurazione restano senza lavoro migliaia di lavoratori e di imprenditori; alle case di riposo si continuerà a badare ad anziani sempre più vecchi ed in quantità sempre maggiori, nelle case e negli ospedali ci saranno persone in condizioni terribili, incapaci di guarire, ma ora anche di morire. Perfino le comunità religiose, fra cui la Chiesa, sono seriamente preoccupate per l’assenza della morte: infatti, senza lei non ci può essere resurrezione e senza resurrezione è difficile mantenere vivo il messaggio di salvezza eterna dell’anima.

In seguito, tuttavia, si scopre che basta portare il moribondo fuori dal confine per porre fine alle sue agonie, e così la mafia, anzi, “la maphia e i suoi maphiosi”, come indicato nel libro, comincia ad organizzare viaggi, per far raggiungere la condizione di “caro deceduto”, con garantita sepoltura appena fuori dal territorio nazionale, senza che il governo, minacciato dai continui rinvenimenti d’agenti posti di guardia al confine ridotti in coma, possa fare qualcosa.

Questo scompiglio dura sette mesi, dopo i quali sarà la morte stessa (o meglio l’essere superiore che si occupa della morte in quello specifico paese, con una missiva manoscritta in una busta di colore violetto indirizzata ai mezzi di comunicazione che supera ogni esame grafologico per individuarne l’autore, di cui si giunge solo a scoprire che si tratta di una scrittura femminile), ad annunciare la ripresa della sua normale produttività. In seguito altre lettere di colore violetto continuano ad arrivare nelle case dei rispettivi destinatari con il loro nefasto contenuto.

Una sola missiva non raggiunge il destinatario, un violoncellista, e viene per ben tre volte rispedita al mittente. Così, la morte, in forma di una donna di 36 o 37 anni, decide di consegnare personalmente la lettera al legittimo e sventurato destinatario. Questa volta, però, vuole conoscere la sua prossima “vittima” e inizia a spiarlo. S’introduce, non vista, a casa sua, e va a sentirlo suonare. S’instaura quindi tra la morte e il violoncellista un rapporto particolare, che rende la morte più “umana”, facendole dimenticare il suo ruolo. E ricomincia lo sciopero …

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Di: Approfondimenti su "Le intermittenze della morte" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115732 Approfondimenti su "Le intermittenze della morte" di José Saramago Fri, 25 Jun 2010 08:19:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115732 "Le intermittenze della morte" è un romanzo che José Saramago scrisse a Lisbona nel 2005. “Le intermittenze della morte” è un romanzo che José Saramago scrisse a Lisbona nel 2005.

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Di: mela mondì http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115696 mela mondì Thu, 24 Jun 2010 21:07:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115696 Ciao Valeria mi piace leggere che Saramago fa coincidere il caos dei pensieri con l'ordine della scrittura, ma se capisco perchè Joyce si è inventata quella forma di scrittura senza pause, forma che ciascuno di noi può sperimentare ascoltando un'amica che ti racconta la sua anima senza prendere fiato, non capisco Saramago, nella cui scrittura circola sempre ed in ogni angolo l'esistente che si fa storia. Forse che il punto, la virgola e lettera maiuscola vogliano essere proprio una metafora della storia.?............. Ci devo pensare. Grazie comunque per l'attenzione che hai prestato alla mia riflessione. Ciao Valeria mi piace leggere che Saramago fa coincidere il caos dei pensieri con l’ordine della scrittura, ma se capisco perchè Joyce si è inventata quella forma di scrittura senza pause, forma che ciascuno di noi può sperimentare ascoltando un’amica che ti racconta la sua anima senza prendere fiato, non capisco Saramago, nella cui scrittura circola sempre
ed in ogni angolo l’esistente che si fa storia. Forse che il punto, la virgola e lettera maiuscola vogliano essere proprio una metafora della storia.?…………. Ci devo pensare. Grazie comunque per l’attenzione che hai prestato alla mia riflessione.

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Di: mela mondì http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115692 mela mondì Thu, 24 Jun 2010 20:25:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115692 Grazie a Marianna.g per avermi segnalato la interessante pagina riguardante la scrittura di Saramago. Non commento. Ho bisogno di riflettere. Grazie a Marianna.g per avermi segnalato la interessante pagina riguardante la scrittura di Saramago. Non commento. Ho bisogno di riflettere.

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Di: Alessandro Defilippi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115690 Alessandro Defilippi Thu, 24 Jun 2010 20:12:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115690 Probabilmente fuori tempo massimo per i miei problemi di trasloco, volevo però dire qualcosa. Ho sentito Saramago come uno dei più grandi scrittori del novecento. E anche come uno dei grandi del nuovo secolo, con Mc Carthy, Ellis e pochi altri. Posso aggiungere che il suo modo di usare i dialoghi è stato per me di grnde importanza. Probabilmente fuori tempo massimo per i miei problemi di trasloco, volevo però dire qualcosa. Ho sentito Saramago come uno dei più grandi scrittori del novecento. E anche come uno dei grandi del nuovo secolo, con Mc Carthy, Ellis e pochi altri. Posso aggiungere che il suo modo di usare i dialoghi è stato per me di grnde importanza.

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Di: Valeria http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115641 Valeria Thu, 24 Jun 2010 12:14:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115641 Chiedo scusa per i refusi del mio post dovuti alla fretta. Chiedo scusa per i refusi del mio post dovuti alla fretta.

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Di: Valeria http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115636 Valeria Thu, 24 Jun 2010 11:53:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115636 Per rispondere a Mela Mondì dico che secondo me la scrittura di Joyce è più sperimentale di quella di Saramago. In quella di Saramago non c'è un vero e proprio flusso di coscienza, ma un blocco narrativo ben congegnati che contiene anche i dialoghi. I dialoghi, indicati nel testo sensa segni distintivi, acquisiscono un'aura suggestiva che accompagna bene i contenuti metaforici della letteratura di Saramago. Joyce entra di più nella testa dei personaggi al punto da far coincidere il caos del pensiero con l'ordine della scrittura. Per rispondere a Mela Mondì dico che secondo me la scrittura di Joyce è più sperimentale di quella di Saramago.
In quella di Saramago non c’è un vero e proprio flusso di coscienza, ma un blocco narrativo ben congegnati che contiene anche i dialoghi.
I dialoghi, indicati nel testo sensa segni distintivi, acquisiscono un’aura suggestiva che accompagna bene i contenuti metaforici della letteratura di Saramago.
Joyce entra di più nella testa dei personaggi al punto da far coincidere il caos del pensiero con l’ordine della scrittura.

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Di: Luigino Giliberto http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115633 Luigino Giliberto Thu, 24 Jun 2010 11:25:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115633 Ho scoperto Saramago per caso e mi ha accompagnato come uno di quegli amici indispensabili per capire e dubitare. Quegli amici con i quali ti capita di essere in disaccordo ma di cui riconosci l'onestà intellettuale e la lucidità metaforica. Dal 18 giugno siamo tutti un pò più soli, io almeno lo sarò. Addio Josè Ho scoperto Saramago per caso e mi ha accompagnato come uno di quegli amici indispensabili per capire e dubitare.
Quegli amici con i quali ti capita di essere in disaccordo ma di cui riconosci l’onestà intellettuale e la lucidità metaforica.
Dal 18 giugno siamo tutti un pò più soli, io almeno lo sarò.

Addio Josè

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Di: marianna g. http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115629 marianna g. Thu, 24 Jun 2010 10:17:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115629 gentile mela mondì, non so se può essere utile rispetto alla sollecitazione che ha lanciato, ma in rete ho trovato questa pagina che mi sembra interessante http://www.rivistaorigine.it/scritturasaramago.html riguarda proprio la scrittura di saramago. saluti a lei ed a tutti. gentile mela mondì, non so se può essere utile rispetto alla sollecitazione che ha lanciato, ma in rete ho trovato questa pagina che mi sembra interessante http://www.rivistaorigine.it/scritturasaramago.html
riguarda proprio la scrittura di saramago.
saluti a lei ed a tutti.

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Di: mela mondì http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115627 mela mondì Thu, 24 Jun 2010 09:36:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115627 Mi piacerebbe che qualcuno intervenisse sulla differenza tra la tecnica narrativa di Samarago e quella di Joyce. Entrambi credo vogliono liberare la scrittura dai segni convenzionali. Joyce fa della scrittura una protagonista:un soggetto umano parlante e Saramago? Mi piacerebbe che qualcuno intervenisse sulla differenza tra la tecnica narrativa di Samarago e quella di Joyce. Entrambi credo vogliono liberare la scrittura dai segni convenzionali. Joyce fa della scrittura una protagonista:un soggetto umano parlante e Saramago?

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Di: Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115621 Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago Thu, 24 Jun 2010 07:46:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115621 LA RECENSIONE DE "L'INDICE" - Partiamo dall'aneddoto che dà avvio al romanzo e che si potrebbe riassumere così: in una capitale non identificata di un paese non identificato in cui vige un sistema democratico, i cittadini chiamati alle urne votano in massa scheda bianca. A un primo turno, sfociato in un'inammissibile 74 per cento di schede in bianco, è infatti seguito un secondo turno dall'esito ancora peggiore, in cui si registra un 82 per cento di voti di protesta. Perché di questo si tratta: nel pieno esercizio del loro diritto di voto, i cittadini sembrano usarlo come unico mezzo a loro disposizione per esprimere il proprio dissenso. Non disertano le urne in un vago - e variamente interpretabile - assenteismo, ma votando in bianco dichiarano di criticare l'offerta di tutti e tre i partiti in lizza, i non meglio identificati p.d.d. (partito di destra) p.d.m. (partito di mezzo), p.d.s. (partito di sinistra). I cittadini non sono rimasti a casa per evitare le piogge torrenziali abbattutesi sulla città, né hanno preferito rincorrere il sole in qualche ameno luogo di villeggiatura o semplicemente trascorrere la domenica al cinema o con gli amici, per comodità, pigrizia o indifferenza. No. Sono andati ai seggi e hanno votato. Inequivocabilmente. Come reagisce il sistema? Che cosa accadrà? Non è il compito di un recensore svelarlo, si sappia soltanto che c'è un momento in cui tutte le autorità decidono di abbandonare la capitale e che, ciononostante, i cittadini sembrano continuare a vivere in modo curiosamente armonico, attraversando un periodo, sia pur breve, di anarchia ideale. Queste cose non accadono nella vita reale, si sa. Ma non è necessariamente il compito di un romanziere quello di raccontare la vita così com'è. Quantomeno non per José Saramago. Chi conosce la sua opera non si stupirà dinanzi a questa ennesima sfida impossibile lanciata dallo scrittore portoghese. Infatti, se si eccettuano il Manuale di pittura e calligrafia e le memorie autobiografiche di Viaggio in Portogallo, tutti i libri di Saramago germogliano intorno a un episodio sconcertante e paradossale: l'eteronimo di Pessoa che si incontra con il suo autore redivivo in L'anno della morte di Ricardo Reis, la penisola iberica che si stacca dal continente europeo in La zattera di pietra, il correttore di bozze che nega una verità storica in Storia dell'assedio di Lisbona, il potere della protagonista di Memoriale del convento di vedere attraverso la pelle, la più che apocrifa esegesi di Il vangelo secondo Gesù Cristo, l'apocalittica perdita della vista da parte di un'intera popolazione in Cecità, l'improbabile identificazione della caverna di Platone con un orwelliano centro commerciale in La caverna, l'impossibile archivio della piranesiana Conservatoria di Tutti i nomi, la duplicazione fisica ed esistenziale del protagonista di L'uomo duplicato. Del resto, nel corso di svariate interviste, Saramago ha illustrato il suo metodo nel porsi dinanzi alla pagina bianca: a differenza di quegli scrittori che vanno in giro con un taccuino annotando gli spunti che vengono suggeriti loro dalla vita reale, egli inizia col "fare il vuoto" dentro di sé e incomincia a immaginare a partire da un'ipotesi o da una domanda: "che cosa accadrebbe se...?". Di recente, a Milano, proprio in occasione della presentazione di Saggio sulla lucidità, Umberto Eco ha suggerito un accostamento fra le storie raccontate da Saramago e i contes philosophiques, che è piaciuto molto allo scrittore portoghese al punto di indurlo a confessare il desiderio giovanile di diventare un filosofo e la sensazione odierna di essere, in qualche misura, un "saggista mancato", come testimoniano le parole predilette in gran parte dei suoi titoli: manuale, memoriale, storia, vangelo, saggio. E a proposito di saggio, come già il romanzo Ensaio sobre a cegueira - uscito in Italia impropriamente con il solo titolo di Cecità - anche questo Saggio sulla lucidità, (che non a caso contiene anche un rimando interno alle vicende narrate in quel precedente romanzo) è una riflessione in forma di apologo sulla condizione politica dell'uomo moderno, che non offre soluzioni utopistiche o consolatorie, ma apre stimolanti interrogativi ai lettori. Si sa che un atteggiamento filosofico nei confronti delle questioni chiave dell'esistenza non presuppone tanto la conquista di una verità quanto un approfondimento della loro complessità e che i filosofi, a differenza degli scienziati, non lavorano per uscire dal dubbio quanto per addentrarsi in esso. Ebbene, se certi scrittori, primo fra tutti Borges, hanno usato la filosofia - nel suo caso la metafisica - come strumento letterario, si può dire che in qualche misura Saramago usi la letteratura come strumento filosofico. Il lucido "se" sviluppato da quest'ultimo romanzo propone al lettore una riflessione sullo "stato dell'arte" delle democrazie capitalistiche, che non avrebbe eguale impatto emotivo se fosse posto in forma realistica o saggistica. Lo scenario prospettato dall'apologo del voto in bianco, mette in luce la malattia di cui soffre un sistema valido in principio, ma di fatto messo in crisi dai condizionamenti e dalle amputazioni operate dal concubinato fra potere politico e potere economico. La democrazia che racconta Saramago è infatti una democrazia formalmente ineccepibile, in cui i cittadini vengono chiamati ogni quattro anni a sostituire un governo con un altro, ma proprio qui sta il punto dolente: che oltre a questo i cittadini non possono incidere sulla realtà, vale a dire sull'immutato e immutabile rapporto di sudditanza dei governi nei confronti dei poteri economici - si legga le multinazionali - che di fatto prendono decisioni al loro posto. Così, la "congiura delle schede bianche", come la definiscono i politicanti senza nome del romanzo, sta a indicare la pericolosità di una rivoluzione della democrazia dal suo interno, grazie all'utilizzo di una delle sue principali prerogative: il voto popolare. Con la scheda bianca, che non a caso è più sgradita ai politici dell'astensionismo, il cittadino dice democraticamente "no" al sistema così com'è gestito, dà voce al suo dissenso, piuttosto che sprofondare nel qualunquismo di un voto nullo. Come scrittore, e non come politico né come filosofo, Saramago si permette di immaginare una realtà diversa e permette al lettore di immaginarla. Non dà risposte, come il lettore si accorgerà alla fine del romanzo, ma gli lascia in eredità delle domande, stimolando una lucidità non sempre scontata, poiché si rischia di vivere troppo da vicino e dall'interno il sistema democratico come male minore per riuscire a metterlo a fuoco. Di qui la necessità della provocazione da parte dello scrittore, il cercare delle impossibilità per poi materializzarle, rendendole plausibili, in un romanzo o in un racconto, al puro fine di instaurare un dialogo intelligente e costruttivo con il lettore su temi scottanti della nostra realtà. Del resto, come ha fatto notare l'autore in più di un'occasione, l'elemento fantastico utilizzato dal Saramago scrittore non è, in fondo, che un altro strumento dell'osservazione realista che il cittadino Saramago fa del mondo. Il vantaggio del primo sul secondo è quello di poter ricostruire il mondo con altri materiali desunti esclusivamente dall'immaginazione e, se si vuole, dal desiderio sempre sotteso a ogni utopia. Anche per quanto riguarda lo stile di questo Saggio sulla lucidità, nessuna nuova e quindi buone nuove per il lettore affezionato. Quel lieve masochismo necessario per agganciarsi al ritmo di una scrittura quasi priva di punteggiatura e destinata a esigere più attenzione di quella normalmente riservata a un testo scritto, è una "penitenza" - come la chiama scherzosamente Eco - altamente remunerata, poiché lo coinvolge attivamente in una melodia in assenza della quale, confessa l'autore, il romanzo non sarebbe nemmeno nato. E qui sta l'elemento che differenza il would be filosofo o saggista dal Saramago narratore autentico: la necessità di volgere quanto racconta in musica, come ha illustrato la primavera scorsa dinanzi alla platea del Teatro dell'Archivolto di Genova: "Credo che vi sia una presenza di oralità nella mia scrittura ma al contempo vi sia un grado di 'udibilità' nel senso di qualcosa che è scritto per essere udito. Io ho bisogno di ascoltare la musica delle parole dentro la mia testa e credo che anche il lettore, pur inconsapevolmente, venga a sua volta trascinato da questo flusso che è al contempo della scrittura e della musica". Un ritmo e un flusso, ci teniamo a precisare, mirabilmente conservati nella sempre puntuale traduzione di Rita Desti. LA RECENSIONE DE “L’INDICE”
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Partiamo dall’aneddoto che dà avvio al romanzo e che si potrebbe riassumere così: in una capitale non identificata di un paese non identificato in cui vige un sistema democratico, i cittadini chiamati alle urne votano in massa scheda bianca. A un primo turno, sfociato in un’inammissibile 74 per cento di schede in bianco, è infatti seguito un secondo turno dall’esito ancora peggiore, in cui si registra un 82 per cento di voti di protesta. Perché di questo si tratta: nel pieno esercizio del loro diritto di voto, i cittadini sembrano usarlo come unico mezzo a loro disposizione per esprimere il proprio dissenso. Non disertano le urne in un vago – e variamente interpretabile – assenteismo, ma votando in bianco dichiarano di criticare l’offerta di tutti e tre i partiti in lizza, i non meglio identificati p.d.d. (partito di destra) p.d.m. (partito di mezzo), p.d.s. (partito di sinistra). I cittadini non sono rimasti a casa per evitare le piogge torrenziali abbattutesi sulla città, né hanno preferito rincorrere il sole in qualche ameno luogo di villeggiatura o semplicemente trascorrere la domenica al cinema o con gli amici, per comodità, pigrizia o indifferenza. No. Sono andati ai seggi e hanno votato. Inequivocabilmente. Come reagisce il sistema? Che cosa accadrà? Non è il compito di un recensore svelarlo, si sappia soltanto che c’è un momento in cui tutte le autorità decidono di abbandonare la capitale e che, ciononostante, i cittadini sembrano continuare a vivere in modo curiosamente armonico, attraversando un periodo, sia pur breve, di anarchia ideale.

Queste cose non accadono nella vita reale, si sa. Ma non è necessariamente il compito di un romanziere quello di raccontare la vita così com’è. Quantomeno non per José Saramago. Chi conosce la sua opera non si stupirà dinanzi a questa ennesima sfida impossibile lanciata dallo scrittore portoghese. Infatti, se si eccettuano il Manuale di pittura e calligrafia e le memorie autobiografiche di Viaggio in Portogallo, tutti i libri di Saramago germogliano intorno a un episodio sconcertante e paradossale: l’eteronimo di Pessoa che si incontra con il suo autore redivivo in L’anno della morte di Ricardo Reis, la penisola iberica che si stacca dal continente europeo in La zattera di pietra, il correttore di bozze che nega una verità storica in Storia dell’assedio di Lisbona, il potere della protagonista di Memoriale del convento di vedere attraverso la pelle, la più che apocrifa esegesi di Il vangelo secondo Gesù Cristo, l’apocalittica perdita della vista da parte di un’intera popolazione in Cecità, l’improbabile identificazione della caverna di Platone con un orwelliano centro commerciale in La caverna, l’impossibile archivio della piranesiana Conservatoria di Tutti i nomi, la duplicazione fisica ed esistenziale del protagonista di L’uomo duplicato. Del resto, nel corso di svariate interviste, Saramago ha illustrato il suo metodo nel porsi dinanzi alla pagina bianca: a differenza di quegli scrittori che vanno in giro con un taccuino annotando gli spunti che vengono suggeriti loro dalla vita reale, egli inizia col “fare il vuoto” dentro di sé e incomincia a immaginare a partire da un’ipotesi o da una domanda: “che cosa accadrebbe se…?”.

Di recente, a Milano, proprio in occasione della presentazione di Saggio sulla lucidità, Umberto Eco ha suggerito un accostamento fra le storie raccontate da Saramago e i contes philosophiques, che è piaciuto molto allo scrittore portoghese al punto di indurlo a confessare il desiderio giovanile di diventare un filosofo e la sensazione odierna di essere, in qualche misura, un “saggista mancato”, come testimoniano le parole predilette in gran parte dei suoi titoli: manuale, memoriale, storia, vangelo, saggio. E a proposito di saggio, come già il romanzo Ensaio sobre a cegueira – uscito in Italia impropriamente con il solo titolo di Cecità – anche questo Saggio sulla lucidità, (che non a caso contiene anche un rimando interno alle vicende narrate in quel precedente romanzo) è una riflessione in forma di apologo sulla condizione politica dell’uomo moderno, che non offre soluzioni utopistiche o consolatorie, ma apre stimolanti interrogativi ai lettori. Si sa che un atteggiamento filosofico nei confronti delle questioni chiave dell’esistenza non presuppone tanto la conquista di una verità quanto un approfondimento della loro complessità e che i filosofi, a differenza degli scienziati, non lavorano per uscire dal dubbio quanto per addentrarsi in esso. Ebbene, se certi scrittori, primo fra tutti Borges, hanno usato la filosofia – nel suo caso la metafisica – come strumento letterario, si può dire che in qualche misura Saramago usi la letteratura come strumento filosofico.

Il lucido “se” sviluppato da quest’ultimo romanzo propone al lettore una riflessione sullo “stato dell’arte” delle democrazie capitalistiche, che non avrebbe eguale impatto emotivo se fosse posto in forma realistica o saggistica. Lo scenario prospettato dall’apologo del voto in bianco, mette in luce la malattia di cui soffre un sistema valido in principio, ma di fatto messo in crisi dai condizionamenti e dalle amputazioni operate dal concubinato fra potere politico e potere economico. La democrazia che racconta Saramago è infatti una democrazia formalmente ineccepibile, in cui i cittadini vengono chiamati ogni quattro anni a sostituire un governo con un altro, ma proprio qui sta il punto dolente: che oltre a questo i cittadini non possono incidere sulla realtà, vale a dire sull’immutato e immutabile rapporto di sudditanza dei governi nei confronti dei poteri economici – si legga le multinazionali – che di fatto prendono decisioni al loro posto. Così, la “congiura delle schede bianche”, come la definiscono i politicanti senza nome del romanzo, sta a indicare la pericolosità di una rivoluzione della democrazia dal suo interno, grazie all’utilizzo di una delle sue principali prerogative: il voto popolare. Con la scheda bianca, che non a caso è più sgradita ai politici dell’astensionismo, il cittadino dice democraticamente “no” al sistema così com’è gestito, dà voce al suo dissenso, piuttosto che sprofondare nel qualunquismo di un voto nullo.

Come scrittore, e non come politico né come filosofo, Saramago si permette di immaginare una realtà diversa e permette al lettore di immaginarla. Non dà risposte, come il lettore si accorgerà alla fine del romanzo, ma gli lascia in eredità delle domande, stimolando una lucidità non sempre scontata, poiché si rischia di vivere troppo da vicino e dall’interno il sistema democratico come male minore per riuscire a metterlo a fuoco. Di qui la necessità della provocazione da parte dello scrittore, il cercare delle impossibilità per poi materializzarle, rendendole plausibili, in un romanzo o in un racconto, al puro fine di instaurare un dialogo intelligente e costruttivo con il lettore su temi scottanti della nostra realtà. Del resto, come ha fatto notare l’autore in più di un’occasione, l’elemento fantastico utilizzato dal Saramago scrittore non è, in fondo, che un altro strumento dell’osservazione realista che il cittadino Saramago fa del mondo. Il vantaggio del primo sul secondo è quello di poter ricostruire il mondo con altri materiali desunti esclusivamente dall’immaginazione e, se si vuole, dal desiderio sempre sotteso a ogni utopia.

Anche per quanto riguarda lo stile di questo Saggio sulla lucidità, nessuna nuova e quindi buone nuove per il lettore affezionato. Quel lieve masochismo necessario per agganciarsi al ritmo di una scrittura quasi priva di punteggiatura e destinata a esigere più attenzione di quella normalmente riservata a un testo scritto, è una “penitenza” – come la chiama scherzosamente Eco – altamente remunerata, poiché lo coinvolge attivamente in una melodia in assenza della quale, confessa l’autore, il romanzo non sarebbe nemmeno nato. E qui sta l’elemento che differenza il would be filosofo o saggista dal Saramago narratore autentico: la necessità di volgere quanto racconta in musica, come ha illustrato la primavera scorsa dinanzi alla platea del Teatro dell’Archivolto di Genova: “Credo che vi sia una presenza di oralità nella mia scrittura ma al contempo vi sia un grado di ‘udibilità’ nel senso di qualcosa che è scritto per essere udito. Io ho bisogno di ascoltare la musica delle parole dentro la mia testa e credo che anche il lettore, pur inconsapevolmente, venga a sua volta trascinato da questo flusso che è al contempo della scrittura e della musica”. Un ritmo e un flusso, ci teniamo a precisare, mirabilmente conservati nella sempre puntuale traduzione di Rita Desti.

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Di: Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115620 Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago Thu, 24 Jun 2010 06:37:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115620 STILE E TEMATICHE - In questa opera, come in altre opere di Saramago, viene utilizzato uno stile che prevede l'assenza di nomi propri per i personaggi, identificati tramite espressioni impersonali (come il commissario, l'agente di seconda classe, la moglie del medico, e così via). I dialoghi non sono introdotti dai due punti, né vengono utilizzate le virgolette. I dialoghi vedono le frasi dei vari partecipanti separate da una virgola, seguita da una parola che inizia con una lettera maiuscola. « Venne ad aprire la moglie del medico, che domandò, Chi siete, che volete, Siamo agenti di polizia » (Un esempio di come si svolgono i dialoghi nell'opera) Una tematica ricorrente nel libro è quello dell'arroganza del potere, che Saramago mette molto in risalto, nei rapporti tra i vari esponenti del governo, in quelli tra il governo e il popolo, in quelli tra i vari livelli di governo (il ministro dell'interno e il sindaco della città), nei rapporti tra il ministro dell'interno e il commissario, nei rapporti tra il commissario e i suoi sottoposti. Altro tema è quello delle bugie degli esponenti del governo, che mettono in piedi un autoattentato (alla metropolitana) e fanno uccidere il commissario, salvo poi elevare questo a "eroe della patria" per guadagnare voti. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290] STILE E TEMATICHE
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In questa opera, come in altre opere di Saramago, viene utilizzato uno stile che prevede l’assenza di nomi propri per i personaggi, identificati tramite espressioni impersonali (come il commissario, l’agente di seconda classe, la moglie del medico, e così via). I dialoghi non sono introdotti dai due punti, né vengono utilizzate le virgolette. I dialoghi vedono le frasi dei vari partecipanti separate da una virgola, seguita da una parola che inizia con una lettera maiuscola.

« Venne ad aprire la moglie del medico, che domandò, Chi siete, che volete, Siamo agenti di polizia »
(Un esempio di come si svolgono i dialoghi nell’opera)

Una tematica ricorrente nel libro è quello dell’arroganza del potere, che Saramago mette molto in risalto, nei rapporti tra i vari esponenti del governo, in quelli tra il governo e il popolo, in quelli tra i vari livelli di governo (il ministro dell’interno e il sindaco della città), nei rapporti tra il ministro dell’interno e il commissario, nei rapporti tra il commissario e i suoi sottoposti. Altro tema è quello delle bugie degli esponenti del governo, che mettono in piedi un autoattentato (alla metropolitana) e fanno uccidere il commissario, salvo poi elevare questo a “eroe della patria” per guadagnare voti.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290]

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Di: Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115619 Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago Thu, 24 Jun 2010 06:37:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115619 LA TRAMA (parte seconda) - Per accertare questo, o, meglio, per far creare prove false a supporto di questa ipotesi, il ministro dell'interno invia un commissario, un ispettore e un agente di seconda classe in città. Questi avrebbero avuto il compito di interrogare il primo cieco, sua moglie, la moglie del medico e suo marito, il vecchio con la benda e quella che, alla fine dell'epidemia di cecità, era diventata la sua compagna, una ex-prostituta, denominata la ragazza con gli occhiali scuri. Queste persone, infatti, avevano fatto parte del gruppo di ciechi guidati dalla moglie del medico, l'unica dotata della vista. Dopo i primi interrogatori e pedinamenti, il gruppo di poliziotti finisce per solidarizzare con i componenti del gruppo. Questo rende il commissario, che maggiormente si fa portatore di critiche all'operato del governo, un nemico per il ministro dell'interno, protagonista e promotore delle scelte dell'esecutivo. Il ministro, dopo aver richiesto al commissario di fornirgli una foto del gruppo, consegnandola all'uomo con la cravatta blu a pallini bianchi, lascia da solo il commissario, facendo uscire dalla città i due sottoposti. Il commissario, lasciato solo, viene ucciso dallo stesso uomo, su ordine del ministro dell'interno. Quest'ultimo viene rimosso dal suo incarico dal primo ministro, ma ciò non mette fine alle azioni dell'uomo con la cravatta blu a pallini bianchi, il quale, approfittando della solitudine della moglie del medico (suo marito è stato arrestato dalla polizia), la uccide, sparando a lei e al suo cane (il cane delle lacrime), con un fucile di precisione. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290] LA TRAMA (parte seconda)
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Per accertare questo, o, meglio, per far creare prove false a supporto di questa ipotesi, il ministro dell’interno invia un commissario, un ispettore e un agente di seconda classe in città. Questi avrebbero avuto il compito di interrogare il primo cieco, sua moglie, la moglie del medico e suo marito, il vecchio con la benda e quella che, alla fine dell’epidemia di cecità, era diventata la sua compagna, una ex-prostituta, denominata la ragazza con gli occhiali scuri. Queste persone, infatti, avevano fatto parte del gruppo di ciechi guidati dalla moglie del medico, l’unica dotata della vista. Dopo i primi interrogatori e pedinamenti, il gruppo di poliziotti finisce per solidarizzare con i componenti del gruppo. Questo rende il commissario, che maggiormente si fa portatore di critiche all’operato del governo, un nemico per il ministro dell’interno, protagonista e promotore delle scelte dell’esecutivo. Il ministro, dopo aver richiesto al commissario di fornirgli una foto del gruppo, consegnandola all’uomo con la cravatta blu a pallini bianchi, lascia da solo il commissario, facendo uscire dalla città i due sottoposti. Il commissario, lasciato solo, viene ucciso dallo stesso uomo, su ordine del ministro dell’interno. Quest’ultimo viene rimosso dal suo incarico dal primo ministro, ma ciò non mette fine alle azioni dell’uomo con la cravatta blu a pallini bianchi, il quale, approfittando della solitudine della moglie del medico (suo marito è stato arrestato dalla polizia), la uccide, sparando a lei e al suo cane (il cane delle lacrime), con un fucile di precisione.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290]

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Di: Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115618 Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago Thu, 24 Jun 2010 06:36:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115618 LA TRAMA (parte prima) - I risultati delle elezioni amministrative in una capitale senza nome di un paese, anch'esso senza nome, mostrano l'insolita preferenza dei cittadini (oltre il 70%) per le schede bianche. Il governo del paese, retto da un non meglio specificato p.d.d. (partito di destra), che si contende il potere con il p.d.m. (partito di mezzo) e il minoritario p.d.s. (partito di sinistra), decide di far spiare i cittadini dalla polizia e di indire nuove elezioni, annullando le precedenti. Nonostante i metodi molto duri e repressivi, la polizia non riesce a scoprire nulla di nuovo, non c'è nessuna traccia dell'organizzazione criminale e sovversiva cercata dal governo, e le nuove elezioni danno un risultato ancora più sorprendente: l'83% delle schede scrutinate risulta essere composto da schede bianche. Visti i pochi progressi delle indagini, il governo decide di auto-esiliarsi e di porre la capitale in stato d'assedio, ritirando ogni traccia delle istituzioni centrali, comprese le forze di polizia, eccetto per quel che riguarda elementi che hanno il compito di scoprire le cause di quanto avvenuto. Ben presto viene compiuto un attentato in una stazione della metropolitana, che lo stesso governo, nella persona del ministro dell'interno, ha ordito, ma la colpa viene addossata ai cosiddetti biancosi, cioè all'organizzazione sediziosa accusata dal governo di aver fatto votare scheda bianca alla grande maggioranza della popolazione della capitale. In risposta a un lancio di volantini sulla città da parte del governo, una lettera giunge nelle mani del presidente della repubblica, del primo ministro e del ministro dell'interno. Un uomo, che si rivela essere il primo cieco, confessa di conoscere una donna che al tempo della "cecità bianca" di quattro anni prima, era stata l'unica a non perdere la vista e aveva anche ucciso un uomo. Effettivamente, in Cecità, la donna (denominata la moglie del medico) aveva ucciso un uomo, che, insieme ad altri ciechi, costringeva una parte delle persone internate dal governo in un ex manicomio a scambiare il cibo con rapporti sessuali. Il ministro dell'interno mette immediatamente in relazione la cecità dell'epoca e i risultati delle elezioni, sostenendo che la "colpevole" della sedizione non può che essere l'unica a non essere diventata cieca anni addietro. « Ti domando se dire che un accusato è innocente significa fallire una indagine, Sì, se l'indagine è stata concertata per fare di un innocente un colpevole » (Uno scambio di battute tra il commissario e l'ispettore) - [José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290] LA TRAMA (parte prima)
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I risultati delle elezioni amministrative in una capitale senza nome di un paese, anch’esso senza nome, mostrano l’insolita preferenza dei cittadini (oltre il 70%) per le schede bianche. Il governo del paese, retto da un non meglio specificato p.d.d. (partito di destra), che si contende il potere con il p.d.m. (partito di mezzo) e il minoritario p.d.s. (partito di sinistra), decide di far spiare i cittadini dalla polizia e di indire nuove elezioni, annullando le precedenti. Nonostante i metodi molto duri e repressivi, la polizia non riesce a scoprire nulla di nuovo, non c’è nessuna traccia dell’organizzazione criminale e sovversiva cercata dal governo, e le nuove elezioni danno un risultato ancora più sorprendente: l’83% delle schede scrutinate risulta essere composto da schede bianche.

Visti i pochi progressi delle indagini, il governo decide di auto-esiliarsi e di porre la capitale in stato d’assedio, ritirando ogni traccia delle istituzioni centrali, comprese le forze di polizia, eccetto per quel che riguarda elementi che hanno il compito di scoprire le cause di quanto avvenuto. Ben presto viene compiuto un attentato in una stazione della metropolitana, che lo stesso governo, nella persona del ministro dell’interno, ha ordito, ma la colpa viene addossata ai cosiddetti biancosi, cioè all’organizzazione sediziosa accusata dal governo di aver fatto votare scheda bianca alla grande maggioranza della popolazione della capitale.

In risposta a un lancio di volantini sulla città da parte del governo, una lettera giunge nelle mani del presidente della repubblica, del primo ministro e del ministro dell’interno. Un uomo, che si rivela essere il primo cieco, confessa di conoscere una donna che al tempo della “cecità bianca” di quattro anni prima, era stata l’unica a non perdere la vista e aveva anche ucciso un uomo. Effettivamente, in Cecità, la donna (denominata la moglie del medico) aveva ucciso un uomo, che, insieme ad altri ciechi, costringeva una parte delle persone internate dal governo in un ex manicomio a scambiare il cibo con rapporti sessuali. Il ministro dell’interno mette immediatamente in relazione la cecità dell’epoca e i risultati delle elezioni, sostenendo che la “colpevole” della sedizione non può che essere l’unica a non essere diventata cieca anni addietro.

« Ti domando se dire che un accusato è innocente significa fallire una indagine, Sì, se l’indagine è stata concertata per fare di un innocente un colpevole »
(Uno scambio di battute tra il commissario e l’ispettore)
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290]

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Di: Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115617 Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago Thu, 24 Jun 2010 06:35:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115617 "Saggio sulla lucidità" (titolo originale, in lingua portoghese: Ensaio sobre a Lucidez) è un romanzo di José Saramago, edito nel 2004. È una sorta di seguito del romanzo Cecità (Ensaio sobre a Cegueira, che gli valse il Nobel nel 1998) del 1995, in quanto accomunato a questo dalla presenza di alcuni personaggi. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290] “Saggio sulla lucidità” (titolo originale, in lingua portoghese: Ensaio sobre a Lucidez) è un romanzo di José Saramago, edito nel 2004. È una sorta di seguito del romanzo Cecità (Ensaio sobre a Cegueira, che gli valse il Nobel nel 1998) del 1995, in quanto accomunato a questo dalla presenza di alcuni personaggi.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290]

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Di: Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115616 Approfondimento di "Saggio sulla lucidità" di José Saramago Thu, 24 Jun 2010 06:34:54 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115616 « Siete voi, sì, soltanto voi, i colpevoli, siete voi, sì, che ignominiosamente avete disertato dal concerto nazionale per seguire il cammino contorto della sovversione, della indisciplina, della più perversa e diabolica sfida al potere legittimo dello stato di cui si abbia memoria in tutta la storia delle nazioni. » (Un passo del discorso del presidente della repubblica agli abitanti della città che ha votato in massa scheda bianca) - [José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290] « Siete voi, sì, soltanto voi, i colpevoli, siete voi, sì, che ignominiosamente avete disertato dal concerto nazionale per seguire il cammino contorto della sovversione, della indisciplina, della più perversa e diabolica sfida al potere legittimo dello stato di cui si abbia memoria in tutta la storia delle nazioni. »
(Un passo del discorso del presidente della repubblica agli abitanti della città che ha votato in massa scheda bianca)
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità, collana ET Scrittori, 1369, traduzione di Rita Desti, Giulio Einaudi Editore, 2005. pp. 290]

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Di: Antonio http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115599 Antonio Wed, 23 Jun 2010 20:49:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115599 Mi piacerebbe soffermarmi sullo stile della scrittura di Saramago e sull'uso della punteggiatura. Avete notato che non usa segni, o virgolette nei dialoghi? La scrittura di Saramago è come una massa unitaria che non concede e non si concede pause. Non è facile gestire questa tecnica evitando il rischio di confondere il lettore. Ma Saramago è molto bravo e ci riesce bene. Mi piacerebbe soffermarmi sullo stile della scrittura di Saramago e sull’uso della punteggiatura. Avete notato che non usa segni, o virgolette nei dialoghi? La scrittura di Saramago è come una massa unitaria che non concede e non si concede pause. Non è facile gestire questa tecnica evitando il rischio di confondere il lettore. Ma Saramago è molto bravo e ci riesce bene.

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Di: mela mondì http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115589 mela mondì Wed, 23 Jun 2010 16:18:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115589 Scusami Vaimax ma cosa ha detto di nuovo Saramago di quella...cosa? Scusami Vaimax ma cosa ha detto di nuovo Saramago di quella…cosa?

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Di: incipit di "Tutti i nomi" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115579 incipit di "Tutti i nomi" di José Saramago Wed, 23 Jun 2010 13:09:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115579 Sopra la cornice della porta c'è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell'Anagrafe. Lo smalto è crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è antica, l'ultimo strato di vernice marrone si sta scrostando, le venature del legno, visibili, ricordano una pelle striata. Ci sono cinque finestre sulla facciata. Appena si varca la soglia, si sente l'odore della carta vecchia. - incipit di "Tutti i nomi" di José Saramago Sopra la cornice della porta c’è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell’Anagrafe. Lo smalto è crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è antica, l’ultimo strato di vernice marrone si sta scrostando, le venature del legno, visibili, ricordano una pelle striata. Ci sono cinque finestre sulla facciata. Appena si varca la soglia, si sente l’odore della carta vecchia.
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incipit di “Tutti i nomi” di José Saramago

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Di: incipit di "L'intermittenza della morte" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115578 incipit di "L'intermittenza della morte" di José Saramago Wed, 23 Jun 2010 13:08:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115578 Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr'ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato. - incipit di "L'intermittenza della morte" di José Saramago Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr’ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato.
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incipit di “L’intermittenza della morte” di José Saramago

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Di: incipit di "L'uomo duplicato" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115577 incipit di "L'uomo duplicato" di José Saramago Wed, 23 Jun 2010 13:07:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115577 L'uomo che è appena entrato nel negozio per noleggiare una videocassetta ha nella sua carta d'identità un nome tutt'altro che comune, di un sapore classico che il tempo ha reso stantio, niente di meno che Tertuliano Máximo Afonso. Il Máximo e l'Afonso, di applicazione piú corrente, riesce ancora ad ammetterli, a seconda, però, della disposizione di spirito in cui si trovi, ma il Tertuliano gli pesa come un macigno fin dal primo giorno in cui ha capito che l'infausto nome si prestava a essere pronunciato con un'ironia che poteva essere offensiva. È professore di Storia in una scuola media, e la videocassetta gli era stata suggerita da un collega di lavoro che tuttavia non si era dimenticato di preavvisare, Non che si tratti di un capolavoro del cinema, ma potrà intrattenerla per un'ora e mezza. - incipit di "L'uomo duplicato" di José Saramago L’uomo che è appena entrato nel negozio per noleggiare una videocassetta ha nella sua carta d’identità un nome tutt’altro che comune, di un sapore classico che il tempo ha reso stantio, niente di meno che Tertuliano Máximo Afonso. Il Máximo e l’Afonso, di applicazione piú corrente, riesce ancora ad ammetterli, a seconda, però, della disposizione di spirito in cui si trovi, ma il Tertuliano gli pesa come un macigno fin dal primo giorno in cui ha capito che l’infausto nome si prestava a essere pronunciato con un’ironia che poteva essere offensiva. È professore di Storia in una scuola media, e la videocassetta gli era stata suggerita da un collega di lavoro che tuttavia non si era dimenticato di preavvisare, Non che si tratti di un capolavoro del cinema, ma potrà intrattenerla per un’ora e mezza.
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incipit di “L’uomo duplicato” di José Saramago

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Di: incipit di "Il viaggio dell'elefante" di José Saramago http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115576 incipit di "Il viaggio dell'elefante" di José Saramago Wed, 23 Jun 2010 13:06:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115576 Per quanto incongruente possa sembrare a chi non tenga in attenta considerazione l'importanza delle alcove, siano esse sacramentate, laiche o irregolari, nel buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, il primo passo dello straordinario viaggio di un elefante verso l'austria che ci proponiamo di narrare fu fatto negli appartamenti reali della corte portoghese, più o meno all'ora di andare a letto. Si registri sin da subito che non è un semplice caso se sono state utilizzate qui queste parole imprecise, più o meno. Ci siamo dispensati cosí, con notevole eleganza, di entrare in particolari di ordine fisico e fisiologico un po' sordidi, e quasi sempre ridicoli, che, tirati in ballo sulla carta, offenderebbero il cattolicesimo rigoroso di dom joão, il terzo, re di portogallo e degli algarvi, e di donna caterina d'austria, sua sposa e futura nonna di quel dom sebastião che andrà a combattere ad alcácer-quibir e laggiù morirà al primo assalto, o al secondo, quantunque non manchi chi afferma che trapassò per malattia alla vigilia della battaglia. - incipit di "Il viaggio dell'elefante" di José Saramago Per quanto incongruente possa sembrare a chi non tenga in attenta considerazione l’importanza delle alcove, siano esse sacramentate, laiche o irregolari, nel buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, il primo passo dello straordinario viaggio di un elefante verso l’austria che ci proponiamo di narrare fu fatto negli appartamenti reali della corte portoghese, più o meno all’ora di andare a letto. Si registri sin da subito che non è un semplice caso se sono state utilizzate qui queste parole imprecise, più o meno. Ci siamo dispensati cosí, con notevole eleganza, di entrare in particolari di ordine fisico e fisiologico un po’ sordidi, e quasi sempre ridicoli, che, tirati in ballo sulla carta, offenderebbero il cattolicesimo rigoroso di dom joão, il terzo, re di portogallo e degli algarvi, e di donna caterina d’austria, sua sposa e futura nonna di quel dom sebastião che andrà a combattere ad alcácer-quibir e laggiù morirà al primo assalto, o al secondo, quantunque non manchi chi afferma che trapassò per malattia alla vigilia della battaglia.
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incipit di “Il viaggio dell’elefante” di José Saramago

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Di: vajmax http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115575 vajmax Wed, 23 Jun 2010 13:00:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115575 "La cosa Berlusconi" di José Saramago, "El Pais", domenica 7 giugno 2009 [Traduzione di Irene Campari] "Non vedo come altrimenti la potrei chiamare. Una cosa pericolosa, una cosa che organizza feste e orge. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di costituirsi come la morte morale del Paese di Verdi se un rigurgito profondo non verrà dalla coscienza degli Italiani prima che il veleno non corrompa le vene e non atrofizzi il cuore di uno dei Paesi europei più ricchi di cultura. I valori fondanti della convivenza umana vengono calpestati tutti i giorni dalla consistenza vischiosa della cosa di Berlusconi che, tra i suoi molteplici talenti, c’è anche la capacità funambolica di abusare delle parole, stravolgendo in modo perverso le emozioni e le intenzioni, come nel caso del Popolo delle Libertà, il nome del partito tramite il quale è andato al potere. L’ho chiamata "delinquente" questa cosa e non me ne pento. Per ragioni semantiche, che altri sapranno spiegare meglio di me, il termine delinquente ha in Italia una carica negativa più forte che in altri idiomi europei. Per tradurre in forma chiara e incisiva ciò che penso della cosa di Berlusconi uso il termine nella accezione che la lingua di Dante gli attribuisce abitualmente, nonostante sia dubbioso sul fatto che Dante lo abbia mai utilizzato. Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica corrente della comunicazione, "azione delittuosa, in spregio alla legge o ai dettami morali". La definizione si attaglia perfettamente alla cosa di Berlusconi, non facendo una grinza, quasi come una seconda pelle. Da anni Berlusconi commette delitti di gravità variabile e sempre dimostrata. Tuttavia, non è che disobbedisca di per sé alle leggi, piuttosto le fa fare a salvaguardia dei suoi interessi privati e politici. Non c’è ormai più nessuno che non sappia in Italia e nel mondo di quale natura sia la cosa di Berlusconi e di come sia caduta nella più totale abiezione. E’ il primo ministro italiano, è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché le serva da modello ma questo è il cammino verso la distruzione di valori quali libertà e dignità, valori di cui era impregnata la musica di Verdi e l’azione politica di Garibaldi durante le battaglie per l’unificazione, valori che fecero il XX secolo, che sono anche quelli ereditati dall’Europa. E’ questo che la cosa di Berlusconi vuole gettare nella spazzatura della Storia? Glielo permetteranno gli Italiani?" Grazie Josè, di cuore. “La cosa Berlusconi”
di José Saramago, “El Pais”, domenica 7 giugno 2009

[Traduzione di Irene Campari]
“Non vedo come altrimenti la potrei chiamare. Una cosa pericolosa, una cosa che organizza feste e orge. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di costituirsi come la morte morale del Paese di Verdi se un rigurgito profondo non verrà dalla coscienza degli Italiani prima che il veleno non corrompa le vene e non atrofizzi il cuore di uno dei Paesi europei più ricchi di cultura. I valori fondanti della convivenza umana vengono calpestati tutti i giorni dalla consistenza vischiosa della cosa di Berlusconi che, tra i suoi molteplici talenti, c’è anche la capacità funambolica di abusare delle parole, stravolgendo in modo perverso le emozioni e le intenzioni, come nel caso del Popolo delle Libertà, il nome del partito tramite il quale è andato al potere. L’ho chiamata “delinquente” questa cosa e non me ne pento. Per ragioni semantiche, che altri sapranno spiegare meglio di me, il termine delinquente ha in Italia una carica negativa più forte che in altri idiomi europei. Per tradurre in forma chiara e incisiva ciò che penso della cosa di Berlusconi uso il termine nella accezione che la lingua di Dante gli attribuisce abitualmente, nonostante sia dubbioso sul fatto che Dante lo abbia mai utilizzato. Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica corrente della comunicazione, “azione delittuosa, in spregio alla legge o ai dettami morali”. La definizione si attaglia perfettamente alla cosa di Berlusconi, non facendo una grinza, quasi come una seconda pelle. Da anni Berlusconi commette delitti di gravità variabile e sempre dimostrata. Tuttavia, non è che disobbedisca di per sé alle leggi, piuttosto le fa fare a salvaguardia dei suoi interessi privati e politici. Non c’è ormai più nessuno che non sappia in Italia e nel mondo di quale natura sia la cosa di Berlusconi e di come sia caduta nella più totale abiezione. E’ il primo ministro italiano, è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché le serva da modello ma questo è il cammino verso la distruzione di valori quali libertà e dignità, valori di cui era impregnata la musica di Verdi e l’azione politica di Garibaldi durante le battaglie per l’unificazione, valori che fecero il XX secolo, che sono anche quelli ereditati dall’Europa. E’ questo che la cosa di Berlusconi vuole gettare nella spazzatura della Storia? Glielo permetteranno gli Italiani?”

Grazie Josè, di cuore.

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115562 Maria Lucia Riccioli Wed, 23 Jun 2010 09:03:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115562 Lucy, concordo... spiritualità e religione non coincidono. Saramago ha dimostrato come l'interrogazione continua e tenace sui massimi sistemi sia possibile anche senza il lume della fede, per sola ragione, ostinata e lucida. E come scrivere sia un atto religioso, una religione della ragione e dello spirito umano. Lucy, concordo… spiritualità e religione non coincidono. Saramago ha dimostrato come l’interrogazione continua e tenace sui massimi sistemi sia possibile anche senza il lume della fede, per sola ragione, ostinata e lucida. E come scrivere sia un atto religioso, una religione della ragione e dello spirito umano.

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115561 Maria Lucia Riccioli Wed, 23 Jun 2010 09:01:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115561 Che splendide citazioni... tutte di una profondità, di una sensibilità, di una lucidità meravigliosa. Scritte in maniera magistrale. E complimenti ai traduttori che le hanno traghettate nella nostra lingua. Che splendide citazioni… tutte di una profondità, di una sensibilità, di una lucidità meravigliosa. Scritte in maniera magistrale. E complimenti ai traduttori che le hanno traghettate nella nostra lingua.

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Di: Citazione da "Saggio sulla lucidità" http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115559 Citazione da "Saggio sulla lucidità" Wed, 23 Jun 2010 07:56:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115559 La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007] La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007]

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Di: Citazione da "Saggio sulla lucidità" http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115558 Citazione da "Saggio sulla lucidità" Wed, 23 Jun 2010 07:55:14 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115558 Tutti noi soffriamo di una malattia, di una malattia di base, per così dire, che è inseparabile da ciò che siamo e che, in un certo modo, fa ciò che siamo, se anzi non è più esatto dire che ciascuno di noi è la propria malattia, per causa sua siamo così poco, così come per causa sua riusciamo a essere tanto […] - [José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007] Tutti noi soffriamo di una malattia, di una malattia di base, per così dire, che è inseparabile da ciò che siamo e che, in un certo modo, fa ciò che siamo, se anzi non è più esatto dire che ciascuno di noi è la propria malattia, per causa sua siamo così poco, così come per causa sua riusciamo a essere tanto […]
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007]

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Di: Citazione da "Saggio sulla lucidità" http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115557 Citazione da "Saggio sulla lucidità" Wed, 23 Jun 2010 07:53:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115557 E' quasi sempre così, un uomo si tormenta, si preoccupa, teme il peggio, crede che li mondo gli chiederà un rendiconto completo, e il mondo è già avanti, a pensare ad altri fatti. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007] E’ quasi sempre così, un uomo si tormenta, si preoccupa, teme il peggio, crede che li mondo gli chiederà un rendiconto completo, e il mondo è già avanti, a pensare ad altri fatti.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007]

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Di: Citazione da "Saggio sulla lucidità" http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115556 Citazione da "Saggio sulla lucidità" Wed, 23 Jun 2010 07:52:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115556 Un uomo non può camminare a caso, non sono solo i ciechi ad aver bisogno del bastone che tasti un palmo avanti o del cane che fiuti i pericoli, anche un uomo con i propri due occhi intatti ha bisogno di una luce che lo preceda, quello in cui crede o a cui aspira, anche i dubbi servono, in mancanza di meglio. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007] Un uomo non può camminare a caso, non sono solo i ciechi ad aver bisogno del bastone che tasti un palmo avanti o del cane che fiuti i pericoli, anche un uomo con i propri due occhi intatti ha bisogno di una luce che lo preceda, quello in cui crede o a cui aspira, anche i dubbi servono, in mancanza di meglio.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007]

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Di: Citazione da "Saggio sulla lucidità" http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/06/18/ricordando-jose-saramago/comment-page-4/#comment-115555 Citazione da "Saggio sulla lucidità" Wed, 23 Jun 2010 07:51:48 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2248#comment-115555 Ci sono momenti così, crediamo nell’importanza di ciò che abbiamo detto o scritto fino a quel punto, soltanto perché non è stato possibile far tacere i suoni o cancellare i tratti, ma ci entra nel corpo la tentazione del silenzio, il fascino dell’immobilità, stare come stanno gli dèi, zitti e tranquilli, solo ad assistere. - [José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007] Ci sono momenti così, crediamo nell’importanza di ciò che abbiamo detto o scritto fino a quel punto, soltanto perché non è stato possibile far tacere i suoni o cancellare i tratti, ma ci entra nel corpo la tentazione del silenzio, il fascino dell’immobilità, stare come stanno gli dèi, zitti e tranquilli, solo ad assistere.
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[José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007]

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