Commenti a: DIBATTITO SULLA LETTERATURA DEI VAMPIRI… E DI ALTRI ORRORI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Rubber Mat http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-1104637 Rubber Mat Mon, 06 Oct 2014 10:26:05 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-1104637 <strong>Rubber Mat...</strong> Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » DIBATTITO SULLA LETTERATURA DEI VAMPIRI… E DI ALTRI ORRORI... Rubber Mat…

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Di: In uscita “Letteratitudine, Il Libro – Vol II”. Intervista a Massimo Maugeri | ScrivendoVolo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-456877 In uscita “Letteratitudine, Il Libro – Vol II”. Intervista a Massimo Maugeri | ScrivendoVolo Thu, 08 Nov 2012 00:17:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-456877 [...] gran lunga i 1.000 commenti. Il record si è registrato con il post sulla cosiddetta “letteratura dei vampiri“, che ha registrato circa 2.800 commenti. In questi ultimi mesi ho cercato di intensificare [...] [...] gran lunga i 1.000 commenti. Il record si è registrato con il post sulla cosiddetta “letteratura dei vampiri“, che ha registrato circa 2.800 commenti. In questi ultimi mesi ho cercato di intensificare [...]

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-266639 Massimo Maugeri Wed, 25 Jan 2012 22:01:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-266639 Carissimo Gianni, complimenti per "La scrittura di Dracula". E grazie per i tuoi interventi. Per quanto riguarda la possibilità di pubblicare il "non-libro" attingendo alla discussione di questo forum ti dico che... la speranza è l'ultima a "non-morire". ;) Un caro saluto anche ad Antonella. Carissimo Gianni,
complimenti per “La scrittura di Dracula”.
E grazie per i tuoi interventi.
Per quanto riguarda la possibilità di pubblicare il “non-libro” attingendo alla discussione di questo forum ti dico che… la speranza è l’ultima a “non-morire”. ;)
Un caro saluto anche ad Antonella.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-266545 Antonella Beccari Wed, 25 Jan 2012 15:56:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-266545 http://www.youtube.com/watch?v=oXcJTbgt1N8&feature=related .. "oh my God! What are you doing to the furniture?" ... ahahahahaha:-) http://www.youtube.com/watch?v=oXcJTbgt1N8&feature=related

.. “oh my God! What are you doing to the furniture?” …
ahahahahaha:-)

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Di: Gianni de Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-266509 Gianni de Martino Wed, 25 Jan 2012 12:52:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-266509 http://www.youtube.com/watch?v=Uew3kYk0LNY hahahah ;) http://www.youtube.com/watch?v=Uew3kYk0LNY

hahahah ;)

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Di: Gianni de Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-266508 Gianni de Martino Wed, 25 Jan 2012 12:49:50 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-266508 Caro Massimo, ho segnalato più sopra sul "nostro" forum il ritorno del non-morto, o meglio di una costoletta del non-morto, dalle parti dell'Olandese Volante. Inevitabilmente il pensiero va al "non-libro", che quaggiù, nel forum, ancora si agita come un nosferatu fra splendide rovine. Rileggendo gli eccellenti interventi di Altieri, Comida, De Crescenzo, Manfredi, Pezzini, Santamaria, Foni e degli altri amici vampirici protagonisti di quel memorabile post, continuo a pensare che sarebbe un peccato seppellirli in fretta e che forse si potrebbero far rivivere in forma cartacea... A patto, naturalmente, di trovare un editore all'altezza di un libro di 200 pp circa, che potrebbe intitolarsi: FUORI COME VA ? - FORUM SULLA LETTERATURA DEI VAMPIRI E DI ALTRI ORRORI. A cura di Massimo Maugeri - con scritti di: (elenco degli Autori vampirici). Antenne ruotanti in molteplici direzioni dibattono sulla letteratura dei vampiri. Il testo collettivo si produce per andamento a spirale, fino a diventare una specie di fiore carnivoro, che si potrebbe giovare di un editing che lo snellisca un po’, suddividendo il testo per aree tematiche - molti temi infatti ritornano , ripassando per gli stessi punti per esplicitare e sviluppare un’intuizione iniziale. Ne viene fuori un percorso ricco e affascinante, oltre che un’idea imprevedibilmente alta della letteratura vampirica. Come notava Gianfranco Manfrendi: " Ehm… in quale altro forum si passerebbe così disinvoltamente e naturalmente dal porno a Dio? Eppure non è un caso perché è in questo crocicchio che si installa (anche) la figura del Vampiro. Mordendo il vuoto qualcosa di nutriente resta". Eh,sì: se la fame dei lettori è tanta, cosa dire allora della sete dei vampiri ? Vorrebbero trasformarsi in libro per addentare e trasportare gli incauti lettori... fuori, verso un reale più largo, lungo percorsi imprevisti... Con l'augurio a te, a me e a tutti gli amici di Letteratitudine di essere sempre, o quasi sempre... fuori. :-) Caro Massimo, ho segnalato più sopra sul “nostro” forum il ritorno del non-morto, o meglio di una costoletta del non-morto, dalle parti dell’Olandese Volante.
Inevitabilmente il pensiero va al “non-libro”, che quaggiù, nel forum, ancora si agita come un nosferatu fra splendide rovine.
Rileggendo gli eccellenti interventi di Altieri, Comida, De Crescenzo, Manfredi, Pezzini, Santamaria, Foni e degli altri amici vampirici protagonisti di quel memorabile post, continuo a pensare che sarebbe un peccato seppellirli in fretta e che forse si potrebbero far rivivere in forma cartacea…
A patto, naturalmente, di trovare un editore all’altezza di un libro di 200 pp circa, che potrebbe intitolarsi: FUORI COME VA ? – FORUM SULLA LETTERATURA DEI VAMPIRI E DI ALTRI ORRORI. A cura di Massimo Maugeri – con scritti di: (elenco degli Autori vampirici).
Antenne ruotanti in molteplici direzioni dibattono sulla letteratura dei vampiri. Il testo collettivo si produce per andamento a spirale, fino a diventare una specie di fiore carnivoro, che si potrebbe giovare di un editing che lo snellisca un po’, suddividendo il testo per aree tematiche – molti temi infatti ritornano , ripassando per gli stessi punti per esplicitare e sviluppare un’intuizione iniziale. Ne viene fuori un percorso ricco e affascinante, oltre che un’idea imprevedibilmente alta della letteratura vampirica.
Come notava Gianfranco Manfrendi: ” Ehm… in quale altro forum si passerebbe così disinvoltamente e naturalmente dal porno a Dio? Eppure non è un caso perché è in questo crocicchio che si installa (anche) la figura del Vampiro. Mordendo il vuoto qualcosa di nutriente resta”. Eh,sì: se la fame dei lettori è tanta, cosa dire allora della sete dei vampiri ? Vorrebbero trasformarsi in libro per addentare e trasportare gli incauti lettori… fuori, verso un reale più largo, lungo percorsi imprevisti…
Con l’augurio a te, a me e a tutti gli amici di Letteratitudine di essere sempre, o quasi sempre… fuori. :-)

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Di: Gianni de Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-265821 Gianni de Martino Sun, 22 Jan 2012 20:54:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-265821 Grazie Massimo. Intanto ti segnalo questa draculata, LA SCRITTURA DI DRACULA, in uscita per OV. Spero cmq che il "nostro" libro si possa fare, sarebbe un peccato rinunciarvi. Un saluto cordiale http://www.olandesevolante.com/EBOOK_98/GIANNI_DE_MARTINO_489/ Allego un augurio di Carmelo Bene dall'aldilà: Carmelo Bene - Salomé - GLI PROIBISCO DI RESUSCITARE I MORTI! http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=M_XvlCF5-UE Grazie Massimo. Intanto ti segnalo questa draculata, LA SCRITTURA DI DRACULA, in uscita per OV. Spero cmq che il “nostro” libro si possa fare, sarebbe un peccato rinunciarvi. Un saluto cordiale

http://www.olandesevolante.com/EBOOK_98/GIANNI_DE_MARTINO_489/

Allego un augurio di Carmelo Bene dall’aldilà:
Carmelo Bene – Salomé – GLI PROIBISCO DI RESUSCITARE I MORTI!
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=M_XvlCF5-UE

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-210714 Massimo Maugeri Tue, 26 Jul 2011 21:06:05 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-210714 Grazie per aver riportato in vita il non-morto, caro Gianni. :-) - La pubblicazione del "nostro" libro è solo stata rinviata di qualche mese. Un caro saluto. Grazie per aver riportato in vita il non-morto, caro Gianni. :-)
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La pubblicazione del “nostro” libro è solo stata rinviata di qualche mese.
Un caro saluto.

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-57/#comment-210598 Gianni De Martino Tue, 26 Jul 2011 11:13:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-210598 Viene in mente il film crudele e quasi profetico di Uwe Boll (Rampage, 2009). Un giovane perdente radicale si confeziona un'armatura e, uscito fuori di testa o di melone, si aggira con furia per strada uccidendo come una macchina gli innocenti che gli capitano a tiro. "Rampage" è una parola inglese riferita originariamente al muoversi eccitato e ingovernabile degli animali, poi passata a designare la follia dei terroristi solitari e fai-da-te - più simili ad automi che a belve in preda a insaziata fame di carne. Il mondo non è un film del genere horror o catastrofico, anche se talvolta gli assomiglia. http://www.youtube.com/watch?v=G28XHNtWjdU Viene in mente il film crudele e quasi profetico di Uwe Boll (Rampage, 2009). Un giovane perdente radicale si confeziona un’armatura e, uscito fuori di testa o di melone, si aggira con furia per strada uccidendo come una macchina gli innocenti che gli capitano a tiro. “Rampage” è una parola inglese riferita originariamente al muoversi eccitato e ingovernabile degli animali, poi passata a designare la follia dei terroristi solitari e fai-da-te – più simili ad automi che a belve in preda a insaziata fame di carne. Il mondo non è un film del genere horror o catastrofico, anche se talvolta gli assomiglia.

http://www.youtube.com/watch?v=G28XHNtWjdU

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-210596 Gianni De Martino Tue, 26 Jul 2011 11:09:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-210596 Nel suo "Cavalieri Templari 2083", Anders Behring Breivik, l'autore della strage di venerdì scorso in Norvegia, scrive di essersi ispirato, tra l'altro, a Vlad Tepes detto Dracula. " l'Impalatore - afferma, non senza logica, il giovane demente - fu un genio della guerra psicologica. Come ogni altro governante, aveva due nemici: disordini interni o esterni, tradimento e aggressori islamici minacciavano il suo paese. Era un vero maestro di messa in scena della crudeltà per ottenere il massimo effetto." Dracula, ancora una volta, appare come un mito da manipolare con cautela. v. http://www.dailymail.co.uk/news/article-2018206/Vlad-Impaler-genius-The-crazed-hate-filled-manifesto-mass-murderer.html#ixzz1T5qRCouP P.S. Ciao Massimo, hai notizie di quel libro sui vampiri di cui avevamo parlato più sopra? Nel suo “Cavalieri Templari 2083″, Anders Behring Breivik, l’autore della strage di venerdì scorso in Norvegia, scrive di essersi ispirato, tra l’altro, a Vlad Tepes detto Dracula. ” l’Impalatore – afferma, non senza logica, il giovane demente – fu un genio della guerra psicologica. Come ogni altro governante, aveva due nemici: disordini interni o esterni, tradimento e aggressori islamici minacciavano il suo paese. Era un vero maestro di messa in scena della crudeltà per ottenere il massimo effetto.” Dracula, ancora una volta, appare come un mito da manipolare con cautela.

v. http://www.dailymail.co.uk/news/article-2018206/Vlad-Impaler-genius-The-crazed-hate-filled-manifesto-mass-murderer.html#ixzz1T5qRCouP

P.S. Ciao Massimo, hai notizie di quel libro sui vampiri di cui avevamo parlato più sopra?

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-143046 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 16:24:23 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-143046 Eh, l'ho visto che "la colorazione al computer è invece una prassi comune nei fumetti americani dalla fine degli anni 90"; l'ho visto bene. Ma quello che intendo: vuoi mettere a confronto la resa di una tavola colorata a mano? L'eleganza delle sfumature? Questo intendevo per computer. Che ci fosse un bravo disegnatore dietro La torre nera, è indubbio. Sono i prodotti finiti a computer che mi esauriscono gli occhi alla fine. Diventano piatti, anche se poi ci sono degli accorgimenti che modificano questa impressione. Su una copertina, per esempio, era stato modificato il sangue, da rosso a nero, proprio per evitare un impatto troppo forte. Comunque non sono un'esperta, mi fido del mio gusto. Sono dell'idea che la qualità abbia un linguaggio universale. Grazie Francesco per l'indicazione di Hellblazer. Ciao, sei stato veramente carino. Eh, l’ho visto che “la colorazione al computer è invece una prassi comune nei fumetti americani dalla fine degli anni 90″; l’ho visto bene. Ma quello che intendo: vuoi mettere a confronto la resa di una tavola colorata a mano? L’eleganza delle sfumature? Questo intendevo per computer. Che ci fosse un bravo disegnatore dietro La torre nera, è indubbio. Sono i prodotti finiti a computer che mi esauriscono gli occhi alla fine. Diventano piatti, anche se poi ci sono degli accorgimenti che modificano questa impressione. Su una copertina, per esempio, era stato modificato il sangue, da rosso a nero, proprio per evitare un impatto troppo forte.
Comunque non sono un’esperta, mi fido del mio gusto.
Sono dell’idea che la qualità abbia un linguaggio universale.
Grazie Francesco per l’indicazione di Hellblazer.
Ciao, sei stato veramente carino.

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Di: Francesco Moretta http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-143037 Francesco Moretta Thu, 10 Feb 2011 15:41:36 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-143037 @Antonella.C'è un episodio del fumetto "Hellblazer" intitolato "Sole calante" in cui ascoltiamo le confessioni di un vecchio giapponese che da giovane aveva partecipato alle atrocità commesse durante l'invasione della Cina.Si tratta di una narrazione dai toni crudi,quasi uno sputo in faccia alla morale.Il vecchio parla del suo rapporto con le crudeltà commesse come di un rapporto amoroso non corrisposto:la violenza era ed è ai suoi occhi come una bellissima donna che non avrebbe mai potuto toccare.La storia è reperibile nel volume "Hellblazer:Raccontare storie" della Magic Press (ma è stata ristampata dalla Planeta De Agostini nell'omnibus "Hellblazer di Warren Ellis") se ti interessa. Sulla Torre Nera o meglio sul fumetto a disegnarlo non è stato un anonimo computer,ma Jae Lee disegnatore piuttosto bravo e che non adopera il computer.(La colorazione al computer è invece una prassi comune nei fumetti americani dalla fine degli anni 90)Qui è reperibile una parte della sua produzione (in bianco e nero):http://www.comicartfans.com/SearchResult.asp P.S.I Jet Black Berries hanno realizzato per la loro nuova canzone "They walk among you" un videoclip che omaggia la figura del non-morto. http://www.youtube.com/watch?v=I73l5E1BdII Nel video sono presenti spezzoni di diversi film,li riconoscete? @Antonella.C’è un episodio del fumetto “Hellblazer” intitolato “Sole calante” in cui ascoltiamo le confessioni di un vecchio giapponese che da giovane aveva partecipato alle atrocità commesse durante l’invasione della Cina.Si tratta di una narrazione dai toni crudi,quasi uno sputo in faccia alla morale.Il vecchio parla del suo rapporto con le crudeltà commesse come di un rapporto amoroso non corrisposto:la violenza era ed è ai suoi occhi come una bellissima donna che non avrebbe mai potuto toccare.La storia è reperibile nel volume “Hellblazer:Raccontare storie” della Magic Press (ma è stata ristampata dalla Planeta De Agostini nell’omnibus “Hellblazer di Warren Ellis”) se ti interessa.
Sulla Torre Nera o meglio sul fumetto a disegnarlo non è stato un anonimo computer,ma Jae Lee disegnatore piuttosto bravo e che non adopera il computer.(La colorazione al computer è invece una prassi comune nei fumetti americani dalla fine degli anni 90)Qui è reperibile una parte della sua produzione (in bianco e nero):http://www.comicartfans.com/SearchResult.asp
P.S.I Jet Black Berries hanno realizzato per la loro nuova canzone “They walk among you” un videoclip che omaggia la figura del non-morto.
http://www.youtube.com/watch?v=I73l5E1BdII
Nel video sono presenti spezzoni di diversi film,li riconoscete?

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-143032 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 15:00:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-143032 Una domanda: a parte vampiri, zombies e universi trucidamente sottili, quali aspetti del subumano sono stati investigati nell'ambito della letteratura di orrore? Faccio un esempio. In ambito giuridico, il famoso avvocato Jacques Mansour Vergès parlò nel suo “Strategia del processo politico” dei motivi che lo condussero a difendere autentici mostri. Questo implica un doversi mettere nel punto di vista del mostro. In ambito letterario è stato investigata la testa di un nazista che sta torturando un povero ebreo? Le motivazioni, le emozioni, gli scarti emotivi del dopo tortura. La sua intima soddisfazione? O il cinese che sta violentando con un paletto elettrico una monaca tibetana? Che cosa sta provando, e perchè sta provando così invece di cosà? Che cosa gli fa muovere il braccio eloquentemente? E per non sembrare di parte tirar fuori la monaca tibetana, è stato investigato che cosa avviene mentre una ragazzina viene uccisa da 80 frustate perchè ha avuto la sacrilega idea di innamorarsi di un cugino? E soprattutto di entrare nella testa addirittura non di un singolo, ma di un'intera collettività riunita di fronte alla tortura, e che ha bisogno della stessa emozione collettiva per sentirsi comunità? Vista la faccia del padre che assisteva? Che genere di sentimenti possiedono, anzi, che genere di intelligenza emotiva possiede questo “uomo”? Dracula ha mai spiegato perchè godeva di vedere impalati i propri nemici? Esiste inoltre un'indagine letteraria nell'ambito dell'orrore dove la voce narrante sia quella dell'aguzzino, del carnefice, e non quella della vittima o di un ideale spettatore; escludendo de Sade, Le Fanu e vampirizzati che a loro volta vampirizzano? Una domanda: a parte vampiri, zombies e universi trucidamente sottili, quali aspetti del subumano sono stati investigati nell’ambito della letteratura di orrore?
Faccio un esempio.
In ambito giuridico, il famoso avvocato Jacques Mansour Vergès parlò nel suo “Strategia del processo politico” dei motivi che lo condussero a difendere autentici mostri. Questo implica un doversi mettere nel punto di vista del mostro.
In ambito letterario è stato investigata la testa di un nazista che sta torturando un povero ebreo? Le motivazioni, le emozioni, gli scarti emotivi del dopo tortura. La sua intima soddisfazione?
O il cinese che sta violentando con un paletto elettrico una monaca tibetana? Che cosa sta provando, e perchè sta provando così invece di cosà? Che cosa gli fa muovere il braccio eloquentemente?
E per non sembrare di parte tirar fuori la monaca tibetana, è stato investigato che cosa avviene mentre una ragazzina viene uccisa da 80 frustate perchè ha avuto la sacrilega idea di innamorarsi di un cugino? E soprattutto di entrare nella testa addirittura non di un singolo, ma di un’intera collettività riunita di fronte alla tortura, e che ha bisogno della stessa emozione collettiva per sentirsi comunità? Vista la faccia del padre che assisteva? Che genere di sentimenti possiedono, anzi, che genere di intelligenza emotiva possiede questo “uomo”?
Dracula ha mai spiegato perchè godeva di vedere impalati i propri nemici?
Esiste inoltre un’indagine letteraria nell’ambito dell’orrore dove la voce narrante sia quella dell’aguzzino, del carnefice, e non quella della vittima o di un ideale spettatore; escludendo de Sade, Le Fanu e vampirizzati che a loro volta vampirizzano?

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Di: Gianfranco Manfredi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142987 Gianfranco Manfredi Thu, 10 Feb 2011 12:10:29 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142987 Non so se sia più importante avere ragione o avere torto. Forse è più importante "sapere di non sapere". Ringrazio Gianni per l'approfondita e chiara lezione. Non vi dico che mazzo mi sto facendo adesso che scrivo una storia sulla Cina del 1900, con certi testi cinesi. Ad esempio ZHUANGZI (Bur, 2008) che il retro copertina definisce: "uno dei libri più misteriosi e affascinanti della letteratura mondiale". Tra le tante, mi sono segnato questa frase: "E' facile dimenticarsi del mondo, ma è difficile indurre il mondo a dimenticarsi di noi." Come ho detto, diffido degli aforismi, però ripetuta nell'ora attuale, questa sentenza pare pregnante. Nessuno pare voglia essere dimenticato, anche a costo di offrire il peggio di sè. "Bene o male non importa, basta che se ne parli" recita la Bibbia dello Spettacolo. Ma uno scrittore sa che quando scrive, e sente di stare scrivendo una cosa bella, anche se ancora nessuno l'ha letta, e nessuno dunque ne parla, è felice e tutto il resto gli scivola addosso, persino gli sputi che ormai in Italia schizzano a raffica su tutto e su tutti, anche su quelli che non disturbano affatto e dunque stanno tanto più sulle palle. Ah, l'uomo invisibile, che mito! E non è paradossale che ci abbiano fatto dei film? Sulla Torre Nera: condivido il giudizio di Antonella. E' una palla malriuscita. Il fantasy non è nelle corde di King. Non è male, per la verità, che il cavaliere condottiero sia un pistolero del west, però si ha l'impressione di un giochino piuttosto sterile . Anche in questo Salgari è superiore: i suoi eroi combattono per qualcosa di riconoscibile (la vendetta personale e/o il riscatto sociale) , tutto il resto è fuffa. Non so se sia più importante avere ragione o avere torto. Forse è più importante “sapere di non sapere”. Ringrazio Gianni per l’approfondita e chiara lezione. Non vi dico che mazzo mi sto facendo adesso che scrivo una storia sulla Cina del 1900, con certi testi cinesi. Ad esempio ZHUANGZI (Bur, 2008) che il retro copertina definisce: “uno dei libri più misteriosi e affascinanti della letteratura mondiale”. Tra le tante, mi sono segnato questa frase: “E’ facile dimenticarsi del mondo, ma è difficile indurre il mondo a dimenticarsi di noi.” Come ho detto, diffido degli aforismi, però ripetuta nell’ora attuale, questa sentenza pare pregnante. Nessuno pare voglia essere dimenticato, anche a costo di offrire il peggio di sè. “Bene o male non importa, basta che se ne parli” recita la Bibbia dello Spettacolo. Ma uno scrittore sa che quando scrive, e sente di stare scrivendo una cosa bella, anche se ancora nessuno l’ha letta, e nessuno dunque ne parla, è felice e tutto il resto gli scivola addosso, persino gli sputi che ormai in Italia schizzano a raffica su tutto e su tutti, anche su quelli che non disturbano affatto e dunque stanno tanto più sulle palle. Ah, l’uomo invisibile, che mito! E non è paradossale che ci abbiano fatto dei film? Sulla Torre Nera: condivido il giudizio di Antonella. E’ una palla malriuscita. Il fantasy non è nelle corde di King. Non è male, per la verità, che il cavaliere condottiero sia un pistolero del west, però si ha l’impressione di un giochino piuttosto sterile . Anche in questo Salgari è superiore: i suoi eroi combattono per qualcosa di riconoscibile (la vendetta personale e/o il riscatto sociale) , tutto il resto è fuffa.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142970 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 10:39:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142970 Ergo: se ne deduce un incrocio singolare della mentalità occidentale. Da una parte c'è il non-credente che taccia il buddismo di misticismo e gli toglie ogni probabilità di incidenza a livello secolare; dall'altra c'è il credente che, invece, siccome ha intuito la sorprendente capacità del buddismo di regolarsi sul secolare e di interagire con esso al di fuori della sfera mistica, lo taccia di non essere una religione. Sembra il ritratto dell'Italia del dopoguerra. Alla fine, però, si trovano d'accordo. Che sia un'illusione, non ha importanza. L'importante è avere Ragione. Ergo:
se ne deduce un incrocio singolare della mentalità occidentale.
Da una parte c’è il non-credente che taccia il buddismo di misticismo e gli toglie ogni probabilità di incidenza a livello secolare; dall’altra c’è il credente che, invece, siccome ha intuito la sorprendente capacità del buddismo di regolarsi sul secolare e di interagire con esso al di fuori della sfera mistica, lo taccia di non essere una religione.
Sembra il ritratto dell’Italia del dopoguerra.
Alla fine, però, si trovano d’accordo. Che sia un’illusione, non ha importanza. L’importante è avere Ragione.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142968 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 10:14:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142968 Una curiosità. Ieri mi viene presentato un uomo che insegna in un istituto tecnico vicino a dove abito. Dice di essere cattolico. Mi racconta che insegna religione. "Ah - gli dico - insegna religione o storia della religione?" MI risponde: Insegno religione, ma anche qualcosa di storia della religione." E poi si profonde in lamentele sui giovani, sulla loro mancanza di interessi, sulle famiglie che a monte non danno stimolo, insomma le solite menatine con cui la società di oggi si profonde in scuse e accuse. Riprendo da prima dell'inizio delle lamentele, e chiedo: "E attraverso quali religioni estende la storia delel religioni?" "Ah.. le maggiori religioni: islamismo, ebraismo, induismo!" "Ah - replico io - buddismo no?" "Ah - risponde lui - ma il buddismo non è una religione!" * Si lamentava che, su una classe di 28 studenti, seguono le sue lezioni solo in due. Che mancanza di senso religioso nei giovani d'oggi! Una curiosità.
Ieri mi viene presentato un uomo che insegna in un istituto tecnico vicino a dove abito. Dice di essere cattolico.
Mi racconta che insegna religione. “Ah – gli dico – insegna religione o storia della religione?”
MI risponde: Insegno religione, ma anche qualcosa di storia della religione.” E poi si profonde in lamentele sui giovani, sulla loro mancanza di interessi, sulle famiglie che a monte non danno stimolo, insomma le solite menatine con cui la società di oggi si profonde in scuse e accuse.
Riprendo da prima dell’inizio delle lamentele, e chiedo: “E attraverso quali religioni estende la storia delel religioni?”
“Ah.. le maggiori religioni: islamismo, ebraismo, induismo!”
“Ah – replico io – buddismo no?”
“Ah – risponde lui – ma il buddismo non è una religione!”
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Si lamentava che, su una classe di 28 studenti, seguono le sue lezioni solo in due. Che mancanza di senso religioso nei giovani d’oggi!

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142956 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 09:46:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142956 Gianni, qual'è la differenza tra la "errata corrige" e "in luogo di"? devo essermi persa qualcosa." Gianni, qual’è la differenza tra la “errata corrige” e “in luogo di”?
devo essermi persa qualcosa.”

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142955 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 09:45:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142955 Confermo quanto ha detto Gianni nel suo post precedente. All'inizio della mia conversazione avevo dato le estremità del libro di cui parlavo e che Gianni ha riconfermato nella bibliografia a proposito della serie di convegni fatti. Insisto, però, a voler individuare i fini pragmatici e secolari su cui si basavano gli argomenti e gli scopi, in cui nirvana samsara e “bella compagnia” non furono nemmeno nominati e, se nominati, su gentile richiesta dello stesso Dalai Lama, declinati. Fini ed elaborazioni da cui, in tempo posteriore, sono stati tratti laboratori e nuove modalità di supporto allo studio dell'intelligenza emotiva. Cosa di cui avrebbe un capitale ed urgentissimo bisogno chi ci governa. D'altronde, è sempre fonte di sorpresa come, non solo individui di bassa e media cultura, ma anche e soprattutto di cultura superiore e non necessariamente religiosa, siano ciechi di fronte al vero contenuto di altre culture. Vedo che la mentalità occidentale, che pure si trova ad esempio a lamentarsi che la democrazia ha fallito, continua a credere negli stessi sistemi di pensiero che hanno portato al fallimento della democrazia. Non c'è una vera volontà di comprendere. Esistono una radicata arroganza e un sorriso di sufficienza che portano a supporre che la cultura occidentale sia superiore a tutte le altre. E nel migliore dei casi, la maggior parte di queste eccelse menti occidentali che si addentrano in altre culture, lo fanno da un punto di vista occidentale, non certo sperimentandole dall'interno, il che equivale a dire che il Sole gira intorno alla Terra, perchè così sembra. Naturalmente – e sottolineo – quando parlo di altre culture, escludo tutti i regimi totalitari laici o religiosi (chi se ne frega!, sono la stessa cosa ahahaha alla faccia di Mao-miao e I figli di Mao-miao, o I Fratelli musulmani, e perchè non il sanguinario San Cirillo che viene ancora oggi celebrato?), perchè sono aberrazioni mentali basate sulla violenza, sulle cosiddette emozioni distruttive. Cioè non sono culture, ne sono la caricatura. * Eh sì, ci vorrà del tempo. Lui diceva: “Lasciate che vengano a me, perchè essi sono innocenti”. Ai convegni fu data un'attenzione particolare ai bambini, per gli adulti si convenne che si poteva solo arginare. Almeno per ora. La mia considerazione è che siamo ancora all'Età della Pietra Emotiva, tutto lì. Ci occorrono ancora vampiri, fantasmi, sangue e sputi per velare la verità quando la verità, in realtà, sarebbe molto più emozionante, a volerla guardare. Ma i veri orrornauti dovrebbero saperlo. Confermo quanto ha detto Gianni nel suo post precedente.
All’inizio della mia conversazione avevo dato le estremità del libro di cui parlavo e che Gianni ha riconfermato nella bibliografia a proposito della serie di convegni fatti.
Insisto, però, a voler individuare i fini pragmatici e secolari su cui si basavano gli argomenti e gli scopi, in cui nirvana samsara e “bella compagnia” non furono nemmeno nominati e, se nominati, su gentile richiesta dello stesso Dalai Lama, declinati.
Fini ed elaborazioni da cui, in tempo posteriore, sono stati tratti laboratori e nuove modalità di supporto allo studio dell’intelligenza emotiva. Cosa di cui avrebbe un capitale ed urgentissimo bisogno chi ci governa.
D’altronde, è sempre fonte di sorpresa come, non solo individui di bassa e media cultura, ma anche e soprattutto di cultura superiore e non necessariamente religiosa, siano ciechi di fronte al vero contenuto di altre culture.
Vedo che la mentalità occidentale, che pure si trova ad esempio a lamentarsi che la democrazia ha fallito, continua a credere negli stessi sistemi di pensiero che hanno portato al fallimento della democrazia. Non c’è una vera volontà di comprendere. Esistono una radicata arroganza e un sorriso di sufficienza che portano a supporre che la cultura occidentale sia superiore a tutte le altre. E nel migliore dei casi, la maggior parte di queste eccelse menti occidentali che si addentrano in altre culture, lo fanno da un punto di vista occidentale, non certo sperimentandole dall’interno, il che equivale a dire che il Sole gira intorno alla Terra, perchè così sembra.
Naturalmente – e sottolineo – quando parlo di altre culture, escludo tutti i regimi totalitari laici o religiosi (chi se ne frega!, sono la stessa cosa ahahaha alla faccia di Mao-miao e I figli di Mao-miao, o I Fratelli musulmani, e perchè non il sanguinario San Cirillo che viene ancora oggi celebrato?), perchè sono aberrazioni mentali basate sulla violenza, sulle cosiddette emozioni distruttive. Cioè non sono culture, ne sono la caricatura.
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Eh sì, ci vorrà del tempo.
Lui diceva: “Lasciate che vengano a me, perchè essi sono innocenti”.
Ai convegni fu data un’attenzione particolare ai bambini, per gli adulti si convenne che si poteva solo arginare. Almeno per ora.
La mia considerazione è che siamo ancora all’Età della Pietra Emotiva, tutto lì.
Ci occorrono ancora vampiri, fantasmi, sangue e sputi per velare la verità quando la verità, in realtà, sarebbe molto più emozionante, a volerla guardare.
Ma i veri orrornauti dovrebbero saperlo.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142954 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 09:43:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142954 Meglio ritornare in tema, cioè alla letteratura dell'orrore, che è argomento più istruttivo, et humile, et chiaro, et Politico. BOCCIATA! La Torre Nera è bocciata! Stephen King o chi l'ha scritto per lui ha dato il meglio della mediocrità che è lo standard odierno. La solita storia trita di uomini buoni e di uomini cattivi il cui capo è l'intermediario di Lucifero, e dove c'è il solito triangolo di sentimenti: Romeo e Giulietta contrastati da Ka, (il karma); pure l'orientale ci ha messo Stephen.. ahahahaha.... ah, naturalmente gli interpreti femminili o sono megere o sono puttanelle o sono pulzelle indifese, niente di eroico, per carità... Soffocata dalla noia dopo 150 pagine (sì, è vero, sono riuscita ad arrivare fin lì perchè riesco anche ad essere caparbia), ho considerato almeno la grafica. Computer, computer, computer... e dopo il computer ancora computer. * Se qualcuno ha voglia di leggere e vedere qualcosa di buono (non so se sia già stato citato), consiglio Jodorowsky in collaborazione con Moebius. Meglio ritornare in tema, cioè alla letteratura dell’orrore, che è argomento più istruttivo, et humile, et chiaro, et Politico.
BOCCIATA! La Torre Nera è bocciata!
Stephen King o chi l’ha scritto per lui ha dato il meglio della mediocrità che è lo standard odierno.
La solita storia trita di uomini buoni e di uomini cattivi il cui capo è l’intermediario di Lucifero, e dove c’è il solito triangolo di sentimenti: Romeo e Giulietta contrastati da Ka, (il karma); pure l’orientale ci ha messo Stephen.. ahahahaha…. ah, naturalmente gli interpreti femminili o sono megere o sono puttanelle o sono pulzelle indifese, niente di eroico, per carità…
Soffocata dalla noia dopo 150 pagine (sì, è vero, sono riuscita ad arrivare fin lì perchè riesco anche ad essere caparbia), ho considerato almeno la grafica. Computer, computer, computer… e dopo il computer ancora computer.
*
Se qualcuno ha voglia di leggere e vedere qualcosa di buono (non so se sia già stato citato), consiglio Jodorowsky in collaborazione con Moebius.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142953 Antonella Beccari Thu, 10 Feb 2011 09:42:16 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142953 Insomma, signori, vi avevo trovato ricoperti di sputi e sputacchi, al limite di una nuotata scivolosa, e vi ritrovo a parlare di menti pulite e terse... che siano gli effetti degli sputi?! Essi lavano via ogni onta e lasciano i presenti come il bambino Alberto, pronti a una presa di coscienza da cui sicuramente scaturirà l'alternativa che tutti aspettiamo, quel treno che non arriva mai ma che un giorno di certo arriverà: “Compagni, e anche tu, piccola perla di cui ancora non conosciamo i Fini, sicuramente buoni, diamoci la mano e intoniamo un inno perchè il figliol prodigo ritorni e ancor non gli accada quel destino che il Leopardi raccontò di Silvia. Chè, se accadesse, che cosa mai più ci resterebbe se non stringerci attorno al papa? Ahimè, magra consolazione, giacchè anche lui c'ha i suoi Casini. Non basta il menestrello veggente, il nostro savonarola ruggente, che ha lanciato la sua ultima Pietra infuocata, ma fatta di material ancor da identificar; ora dal bosco bruciato si alzano legni di Bosso. Che cosa ne verrà? La distruzione c'è già stata. Eppur, ci sovvien che la storia insegna il deus ex machina: uniamoci allo stranier che incalza, tiriamo le alleanze. Quando sarà il momento, gli faremo il voltafaccia.” ** Ma questo è orrore di ultima categoria: splatter... splash! Mi ricorda il realismo-ismo-ismo-ismo di alcuni cartelloni cinesi di propaganda, più che le marcette su Roma. O ad Arcore. Insomma, signori, vi avevo trovato ricoperti di sputi e sputacchi, al limite di una nuotata scivolosa, e vi ritrovo a parlare di menti pulite e terse… che siano gli effetti degli sputi?! Essi lavano via ogni onta e lasciano i presenti come il bambino Alberto, pronti a una presa di coscienza da cui sicuramente scaturirà l’alternativa che tutti aspettiamo, quel treno che non arriva mai ma che un giorno di certo arriverà:
“Compagni, e anche tu, piccola perla di cui ancora non conosciamo i Fini, sicuramente buoni, diamoci la mano e intoniamo un inno perchè il figliol prodigo ritorni e ancor non gli accada quel destino che il Leopardi raccontò di Silvia. Chè, se accadesse, che cosa mai più ci resterebbe se non stringerci attorno al papa? Ahimè, magra consolazione, giacchè anche lui c’ha i suoi Casini. Non basta il menestrello veggente, il nostro savonarola ruggente, che ha lanciato la sua ultima Pietra infuocata, ma fatta di material ancor da identificar; ora dal bosco bruciato si alzano legni di Bosso. Che cosa ne verrà? La distruzione c’è già stata. Eppur, ci sovvien che la storia insegna il deus ex machina: uniamoci allo stranier che incalza, tiriamo le alleanze. Quando sarà il momento, gli faremo il voltafaccia.”
**
Ma questo è orrore di ultima categoria: splatter… splash!
Mi ricorda il realismo-ismo-ismo-ismo di alcuni cartelloni cinesi di propaganda, più che le marcette su Roma. O ad Arcore.

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142874 Gianni De Martino Wed, 09 Feb 2011 20:06:30 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142874 ... Ecco, uno dei fattori mentali negativi è la malinconia, che potrebbe facilmente trasformarsi in accidia…o anche in rabbia. Come quella cantata dal bambino Alberto : http://www.youtube.com/watch?v=FM28AIrDQWY&feature=player_embedded :-) … Ecco, uno dei fattori mentali negativi è la malinconia, che potrebbe facilmente trasformarsi in accidia…o anche in rabbia. Come quella cantata dal bambino Alberto :
http://www.youtube.com/watch?v=FM28AIrDQWY&feature=player_embedded

:-)

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142864 Gianni De Martino Wed, 09 Feb 2011 19:26:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142864 ERRATA CORRIGE "Ma se consideriamo l’estensione delle devastazioni interne ed esterne che avidità, odio ed egoismo possono produrre, sarebbe più adeguato definirli demoni". - IN LUOGO DI: "Ma se consideriamo l’estensione delle devastazioni interne ed esterno che avidità, odio ed egoismo possono produrre, sarebbe più adeguato definirli demoni". ERRATA CORRIGE
“Ma se consideriamo l’estensione delle devastazioni interne ed esterne che avidità, odio ed egoismo possono produrre, sarebbe più adeguato definirli demoni”.
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IN LUOGO DI:

“Ma se consideriamo l’estensione delle devastazioni interne ed esterno che avidità, odio ed egoismo possono produrre, sarebbe più adeguato definirli demoni”.

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142862 Gianni De Martino Wed, 09 Feb 2011 19:19:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142862 Se il terrore è nell’aria e l’orrore è nell’occhio, cosa ci sarà mai nella testa ? Credo che Antonella accennasse all’interesse del Dalai Lama per le scoperte degli ultimi anni sulla biochimica del sistema nervoso e la neurofisiologia dell'estasi e del controllo del dolore. Nella psicologia o fenomenologia buddhista ( abhidharma) si tratta di “fattori mentali” negativi, positivi e neutri. Il principale “fattore mentale negativo” è l’illusione circa la stabile sostanzialità delle cose e la credenza in un essere autonomo, autoesistente, ridotto a una piccola idea della relazione con se stesso, con gli altri e con l’universo. Grosso modo, i “fattori mentali” sono le qualità della mente che combinandosi tra di loro “colorano” i nostri stati mentali di momento in momento. In un continuo processo di attrazione e/o repulsione, un momento ci sentiamo su da dio, un altro momento giù da bestia. Senza mai sapere con certezza se "questa scala" - come cantava anche san Jim Morrison - "porta in Paradiso o diritto giù all'Inferno". Insomma, su e giù nella routine, se non nella spirale; e comunque in una struttura condizionata, una struttura di morte conosciuta come samsara. Qui niente è davvero solido e stabile. Ed è forse a questo che alludeva Kafka, quando scriveva di quella sua strana “sensazione di continuo mal di mare in terra ferma”. Dove anche le montagne scorrono, quello che si è eretto finalmente crolla come la casa degli Usher, quelli che si sono incontrati finalmente si separano e tutto ciò che nasce finalmente muore: tale è l’impermanenza. I “fattori mentali” determinano la realtà dell’osservatore , nel continuo scorrere dell’esistenza condizionata. Come dice un proverbio zen: “Per l’amante, una donna bellissima è un piacere; per un monaco, una distrazione; per un lupo, un pasto”. Un fattore mentale di tipo lupesco, potrebbe per esempio portare un onesto buon uomo a fare qualcosa di orribile alla propria compagna, ecc. Lo psicologo delle ASL dirà che il poveretto ha agito in preda alla solitudine , al terrore di essere abbandonato. E, per tranquillità, dirà che ha agito in preda ai fantasmi. Ma se consideriamo l’estensione delle devastazioni interne ed esterno che avidità, odio ed egoismo possono produrre, sarebbe più adeguato definirli demoni. Non a caso, nell’ iconografia buddhista i “fattori mentali negativi” vengono talvolta raffigurati come veri e propri dèmoni distruttori con denti di vampiro. Questo sistema distingue – con passione analitica tipica dei pensatori buddhisti - le qualità mentali “positive” e sane da quelle nocive, distruttive o “afflittive” ( klesha, in termine tecnico) . La regola pratica fondamentale alla base di questa lista è se una qualità della mente è di aiuto o di ostacolo alla meditazione e alla relazione sana e produttiva con se stessi e con gli altri. Attraverso la pratica - il cui punto focale è il modo di funzionare della mente qui e ora ( più che i contenuti mentali, come in psicoanalisi) – i fattori mentali negativi decrescono e quelli positivi aumentano, fino al ritrovamento – sempre singolare – dell’essenza dell’esperienza umana, ovvero della gioia, insieme all’estinzione del dolore comune alla mia e all’altrui vita. In tal senso, Nirvana non è un Paradiso o un luogo oltre la vita, ma lo stato mentale degli “arhat”, i santi del buddhismo, coloro che hanno realizzato la non-sostanzialità ultima delle cose . Svegliandosi dall’interno del loro sogno e dei loro incubi, hanno ritrovato la natura adamantina e aperta della mente ed estinto e come soffiato via ( nir-vana) ogni “afflizione”. Gli arhat – e ancora di più i bodhisattva, che rinunciano a inabissarsi nello stato nirvanico per essere di aiuto agli altri trasmigranti – non vanno confusi con gli gnostici dell’Adelphi, che dal loro isolamento si rallegrano di veder passare il mondo. E neanche con Pietro Citati, teorico del sublime, quando ci propone “un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia, esiste solo una beatitudine infinita”. L’infinito? Gli arhat non corrono all’infinito e non vanno a rottadicolo dove porta il cuore (all’ospedale, nella maggior parte dei casi). Si tengono piuttosto al centro del ciclone. E tra gli orrori del samsara e i terrori del nirvana, conservano una strana forma di equilibrio tra illuminazione e abbaglio. Il canone Pali, i testi classici del buddismo Theravada, descrivono gli arhat come persone capaci di piangere alla morte delle persone care e versare lacrime per la sorte degli altri e del mondo, ma la loro compassione, il loro andare insieme è privo di rabbia, ira o avversione. Non avendo rinunciato alle cosiddette pulsioni di vita ( eros) i loro cuori possono ancora spezzarsi alla vista delle sofferenze degli altri, ma le loro lacrime sono prive di attaccamento. Insomma, provano dolore senza addolorarsi; e gioia senza esaltazione. « Questi sereni santi buddisti – osserva Daniel Goleman - sono un modello prezioso, fonte di ispirazione per il meditatore comune. Ma, in un certo senso, sono problematici. Il loro aspetto sereno rappresenta un tipo ideale, la pace alla fine del cammino… Che però sembra qualcosa di remoto e irraggiungibile dalla limacciosa realtà dei praticanti. (…) Per noi, meditatori comuni, la distanza tra la squallida realtà delle nostre emozioni e i luminosi standard dell’arhat sembra insormontabile. È come se questi ultimi fossero caduti da qualche galassia vicina, forse da Alpha Centauri ». In effetti, siamo passati, storicamente, dal bellissimo inconscio ritenuto "rizomatico & desiderante" degli anni '60, '70, alle macchine ossessive dei '90 e infine dei 2000, passando come improvvisa amnesia attraverso gli stupidi anni '80, per ritrovarci agglutinati in un inconscio italiano, medio-italiano, piuttosto meschino & polipesco. Pare di stare nelle sabbie immobili. La caduta della casa Usher ? Ecco, uno dei fattori mentali negativi è la malinconia, che potrebbe facilmente trasformarsi in accidia... Per fortuna o sventura esistono certamente molte altre storie possibili, o anche impossibili - come quella degli arhat e dei bodhisattva che scendono da Alpha Centauri e... sorridono. Gli arhat e i bodhisattva sorridono. Il sorriso della mente, se non quello del teschio che sotto sotto se la ride in eterno, malgrado i tifoni e gli uragani, non è forse questa la sola libertà possibile ? :-) - Bibliografia - Daniel Goleman, Dalai Lama. Emozioni distruttive. Liberarsi dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio e illusione., Mondadori. 2003; Daniel Goleman., Intelligenza emotiva, Rizzoli. 1996; La forza della meditazione. Rizzoli. 2003; Menzogna, autoinganno, illusione. Rizzoli. 1998. Vedi anche: Lama Yeshe, Buddhismo in Occidente : Una via per una nuova ecologia della mente, trad. it. di Lorenzo Vassallo, prefazione di Gianni De Martino, Chiara Luce Edizioni 1990; Il Suono del Silenzio Cristianesimo e Buddhismo, trad.it. Silvia Mori, prefazione di Gianni De Martino, Chiara Luce Edizioni 1985. Se il terrore è nell’aria e l’orrore è nell’occhio, cosa ci sarà mai nella testa ? Credo che Antonella accennasse all’interesse del Dalai Lama per le scoperte degli ultimi anni sulla biochimica del sistema nervoso e la neurofisiologia dell’estasi e del controllo del dolore. Nella psicologia o fenomenologia buddhista ( abhidharma) si tratta di “fattori mentali” negativi, positivi e neutri. Il principale “fattore mentale negativo” è l’illusione circa la stabile sostanzialità delle cose e la credenza in un essere autonomo, autoesistente, ridotto a una piccola idea della relazione con se stesso, con gli altri e con l’universo.
Grosso modo, i “fattori mentali” sono le qualità della mente che combinandosi tra di loro “colorano” i nostri stati mentali di momento in momento. In un continuo processo di attrazione e/o repulsione, un momento ci sentiamo su da dio, un altro momento giù da bestia. Senza mai sapere con certezza se “questa scala” – come cantava anche san Jim Morrison – “porta in Paradiso o diritto giù all’Inferno”.
Insomma, su e giù nella routine, se non nella spirale; e comunque in una struttura condizionata, una struttura di morte conosciuta come samsara. Qui niente è davvero solido e stabile. Ed è forse a questo che alludeva Kafka, quando scriveva di quella sua strana “sensazione di continuo mal di mare in terra ferma”.
Dove anche le montagne scorrono, quello che si è eretto finalmente crolla come la casa degli Usher, quelli che si sono incontrati finalmente si separano e tutto ciò che nasce finalmente muore: tale è l’impermanenza.
I “fattori mentali” determinano la realtà dell’osservatore , nel continuo scorrere dell’esistenza condizionata. Come dice un proverbio zen: “Per l’amante, una donna bellissima è un piacere; per un monaco, una distrazione; per un lupo, un pasto”.
Un fattore mentale di tipo lupesco, potrebbe per esempio portare un onesto buon uomo a fare qualcosa di orribile alla propria compagna, ecc. Lo psicologo delle ASL dirà che il poveretto ha agito in preda alla solitudine , al terrore di essere abbandonato. E, per tranquillità, dirà che ha agito in preda ai fantasmi. Ma se consideriamo l’estensione delle devastazioni interne ed esterno che avidità, odio ed egoismo possono produrre, sarebbe più adeguato definirli demoni. Non a caso, nell’ iconografia buddhista i “fattori mentali negativi” vengono talvolta raffigurati come veri e propri dèmoni distruttori con denti di vampiro.
Questo sistema distingue – con passione analitica tipica dei pensatori buddhisti – le qualità mentali “positive” e sane da quelle nocive, distruttive o “afflittive” ( klesha, in termine tecnico) . La regola pratica fondamentale alla base di questa lista è se una qualità della mente è di aiuto o di ostacolo alla meditazione e alla relazione sana e produttiva con se stessi e con gli altri.
Attraverso la pratica – il cui punto focale è il modo di funzionare della mente qui e ora ( più che i contenuti mentali, come in psicoanalisi) – i fattori mentali negativi decrescono e quelli positivi aumentano, fino al ritrovamento – sempre singolare – dell’essenza dell’esperienza umana, ovvero della gioia, insieme all’estinzione del dolore comune alla mia e all’altrui vita.
In tal senso, Nirvana non è un Paradiso o un luogo oltre la vita, ma lo stato mentale degli “arhat”, i santi del buddhismo, coloro che hanno realizzato la non-sostanzialità ultima delle cose . Svegliandosi dall’interno del loro sogno e dei loro incubi, hanno ritrovato la natura adamantina e aperta della mente ed estinto e come soffiato via ( nir-vana) ogni “afflizione”.
Gli arhat – e ancora di più i bodhisattva, che rinunciano a inabissarsi nello stato nirvanico per essere di aiuto agli altri trasmigranti – non vanno confusi con gli gnostici dell’Adelphi, che dal loro isolamento si rallegrano di veder passare il mondo. E neanche con Pietro Citati, teorico del sublime, quando ci propone “un mondo stellare dove non esiste colpa, non esiste sesso, non esiste storia, esiste solo una beatitudine infinita”.
L’infinito? Gli arhat non corrono all’infinito e non vanno a rottadicolo dove porta il cuore (all’ospedale, nella maggior parte dei casi). Si tengono piuttosto al centro del ciclone. E tra gli orrori del samsara e i terrori del nirvana, conservano una strana forma di equilibrio tra illuminazione e abbaglio.
Il canone Pali, i testi classici del buddismo Theravada, descrivono gli arhat come persone capaci di piangere alla morte delle persone care e versare lacrime per la sorte degli altri e del mondo, ma la loro compassione, il loro andare insieme è privo di rabbia, ira o avversione. Non avendo rinunciato alle cosiddette pulsioni di vita ( eros) i loro cuori possono ancora spezzarsi alla vista delle sofferenze degli altri, ma le loro lacrime sono prive di attaccamento. Insomma, provano dolore senza addolorarsi; e gioia senza esaltazione.
« Questi sereni santi buddisti – osserva Daniel Goleman – sono un modello prezioso, fonte di ispirazione per il meditatore comune. Ma, in un certo senso, sono problematici. Il loro aspetto sereno rappresenta un tipo ideale, la pace alla fine del cammino… Che però sembra qualcosa di remoto e irraggiungibile dalla limacciosa realtà dei praticanti. (…) Per noi, meditatori comuni, la distanza tra la squallida realtà delle nostre emozioni e i luminosi standard dell’arhat sembra insormontabile. È come se questi ultimi fossero caduti da qualche galassia vicina, forse da Alpha Centauri ». In effetti, siamo passati, storicamente, dal bellissimo inconscio ritenuto “rizomatico & desiderante” degli anni ‘60, ‘70, alle macchine ossessive dei ‘90 e infine dei 2000, passando come improvvisa amnesia attraverso gli stupidi anni ‘80, per ritrovarci agglutinati in un inconscio italiano, medio-italiano, piuttosto meschino & polipesco. Pare di stare nelle sabbie immobili. La caduta della casa Usher ? Ecco, uno dei fattori mentali negativi è la malinconia, che potrebbe facilmente trasformarsi in accidia…
Per fortuna o sventura esistono certamente molte altre storie possibili, o anche impossibili – come quella degli arhat e dei bodhisattva che scendono da Alpha Centauri e… sorridono.
Gli arhat e i bodhisattva sorridono. Il sorriso della mente, se non quello del teschio che sotto sotto se la ride in eterno, malgrado i tifoni e gli uragani, non è forse questa la sola libertà possibile ?
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Bibliografia
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Daniel Goleman, Dalai Lama. Emozioni distruttive. Liberarsi dai tre veleni della mente: rabbia, desiderio e illusione., Mondadori. 2003; Daniel Goleman., Intelligenza emotiva, Rizzoli. 1996; La forza della meditazione. Rizzoli. 2003; Menzogna, autoinganno, illusione. Rizzoli. 1998. Vedi anche: Lama Yeshe, Buddhismo in Occidente : Una via per una nuova ecologia della mente, trad. it. di Lorenzo Vassallo, prefazione di Gianni De Martino, Chiara Luce Edizioni 1990; Il Suono del Silenzio Cristianesimo e Buddhismo, trad.it. Silvia Mori, prefazione di Gianni De Martino, Chiara Luce Edizioni 1985.

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Di: Francesco Moretta http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142607 Francesco Moretta Tue, 08 Feb 2011 20:57:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142607 In passato su questo dibattito si è accenato ad un rapporto tra lo sviluppo della scienza medica e i ritornanti,di come lo studio degli uni avesse compartecipato alla formazione dell'altra.A Giugno dovrebbe uscire per la casa editrice Routledge un saggio sull'argomento "Mummies, Cannibals and Vampires: The History of Corpse Medicine from the Renaissance to the Victorians" di Richard Sugg. Se volete saperne di più:http://magiaposthuma.blogspot.com/2011/02/to-be-published-this-june-by-routledge.html In passato su questo dibattito si è accenato ad un rapporto tra lo sviluppo della scienza medica e i ritornanti,di come lo studio degli uni avesse compartecipato alla formazione dell’altra.A Giugno dovrebbe uscire per la casa editrice Routledge un saggio sull’argomento “Mummies, Cannibals and Vampires: The History of Corpse Medicine from the Renaissance to the Victorians” di Richard Sugg.
Se volete saperne di più:http://magiaposthuma.blogspot.com/2011/02/to-be-published-this-june-by-routledge.html

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142532 Antonella Beccari Tue, 08 Feb 2011 17:02:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142532 Gianfranco, non ti rispondo nemmeno. Questa non era nemmeno da umorismo noir, invece. Avevo detto chiaramente che al convegno non si parlava di religione nè di nirvana. E' un punto cruciale della cosa. Applicazione secolare. * Piuttosto, torno dalla biblioteca dove avevo prenotato dei titoli e c'erano in bella mostra della graphic novels di Stephen King: La torre nera. Le ho prese. Vorrà dire che mi inizierò all'orrore con dei parametri visivi. Magari tu invece pensa a portarci in viaggio su meravigliosi tifoni; a cavallo di antropomorfiche onde e magari in lidi a lieto fine. Ce n'è bisogno. Gianfranco, non ti rispondo nemmeno.
Questa non era nemmeno da umorismo noir, invece.
Avevo detto chiaramente che al convegno non si parlava di religione nè di nirvana. E’ un punto cruciale della cosa. Applicazione secolare.
*
Piuttosto, torno dalla biblioteca dove avevo prenotato dei titoli e c’erano in bella mostra della graphic novels di Stephen King: La torre nera.
Le ho prese. Vorrà dire che mi inizierò all’orrore con dei parametri visivi.
Magari tu invece pensa a portarci in viaggio su meravigliosi tifoni; a cavallo di antropomorfiche onde e magari in lidi a lieto fine. Ce n’è bisogno.

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Di: Gianfranco Manfredi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142474 Gianfranco Manfredi Tue, 08 Feb 2011 12:42:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142474 @ Antonella. Il convegno di cui ha parlato doveva essere sicuramente di notevole interesse. Per quanto mi riguarda , quando sento parlare di come raggiungere il Nirvana, mi viene istintivo chiedermi: ma chi ci vuole andare nel Nirvana? Sinceramente , essendo nato in una città di mare, io preferisco il mare mosso, anche perché nella calma piatta non si avanza di un solo nodo. In un romanzo marinaresco (e scusa la fissa salgariana, ma in questo momento sto con la testa lì) DEVE esserci almeno un TIFONE, altrimenti diventa una rottura di palle. @ Antonella. Il convegno di cui ha parlato doveva essere sicuramente di notevole interesse. Per quanto mi riguarda , quando sento parlare di come raggiungere il Nirvana, mi viene istintivo chiedermi: ma chi ci vuole andare nel Nirvana? Sinceramente , essendo nato in una città di mare, io preferisco il mare mosso, anche perché nella calma piatta non si avanza di un solo nodo. In un romanzo marinaresco (e scusa la fissa salgariana, ma in questo momento sto con la testa lì) DEVE esserci almeno un TIFONE, altrimenti diventa una rottura di palle.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142274 Antonella Beccari Mon, 07 Feb 2011 21:29:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142274 ahahah    Gianfranco, mi hai fatto ridere... hai un buon senso dell'umorismo.. cmq per fare il faccino ...hihhihihhi... devi scrivere: due punti-trattino alto-parentesi conclusiva ... a meno che tu non voglia esprimere disappunto o tristezza e, in quel caso, la parentesi e di apertura.. se va avanti così insceniamo don Camillo e Peppone : naturalmente tu fai Peppone e io don Camillo (ricordi ?)... ahahhaha.. ma non c’è nemmeno da dirlo... * * Dei tuoi libri sarebbe meglio parlarne in loco, cioè sul tuo dibattito, però vorrei dire che sotto la tua immagine accademica si nasconde veramente una vena creativa. Hai fatto bene a mollare gli studi. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel leggere Ho freddo, vuoi per le emozioni(!) in salire, vuoi per le soluzioni che hai dato; sulle quali non sono d’accordo ma è il tuo libro. E rispecchia te. Augh, Antonella ha parlato * * Per emozioni, nel senso ampio in cui si dava al convegno, si intesero anche le cosiddette passioni, cioè ogni movimento che produce un’increspatura nel mare tranquillo della mente. Non è il mio braccio che tira la freccia al bersaglio, ma io divento lo stesso bersaglio per raggiungerlo. Se lo raggiungo, in una tale condizione si può cominciare a parlare di mente tranquilla. Di mare calmo. Anche se non sembra, il convegno fu molto pragmatico. Il fine era infatti di trovare soluzioni perché la gente, l’essere umano, stia meglio. ahahah    Gianfranco, mi hai fatto ridere… hai un buon senso dell’umorismo..
cmq per fare il faccino …hihhihihhi… devi scrivere: due punti-trattino alto-parentesi conclusiva … a meno che tu non voglia esprimere disappunto o tristezza e, in quel caso, la parentesi e di apertura..
se va avanti così insceniamo don Camillo e Peppone : naturalmente tu fai Peppone e io don Camillo (ricordi ?)… ahahhaha.. ma non c’è nemmeno da dirlo…
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Dei tuoi libri sarebbe meglio parlarne in loco, cioè sul tuo dibattito, però vorrei dire che sotto la tua immagine accademica si nasconde veramente una vena creativa. Hai fatto bene a mollare gli studi.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel leggere Ho freddo, vuoi per le emozioni(!) in salire, vuoi per le soluzioni che hai dato; sulle quali non sono d’accordo ma è il tuo libro. E rispecchia te.
Augh, Antonella ha parlato
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Per emozioni, nel senso ampio in cui si dava al convegno, si intesero anche le cosiddette passioni, cioè ogni movimento che produce un’increspatura nel mare tranquillo della mente.
Non è il mio braccio che tira la freccia al bersaglio, ma io divento lo stesso bersaglio per raggiungerlo. Se lo raggiungo, in una tale condizione si può cominciare a parlare di mente tranquilla. Di mare calmo.
Anche se non sembra, il convegno fu molto pragmatico. Il fine era infatti di trovare soluzioni perché la gente, l’essere umano, stia meglio.

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Di: Gianfranco Manfredi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142201 Gianfranco Manfredi Mon, 07 Feb 2011 18:05:56 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142201 Cara Antonella, mica devi sentirti in colpa e non mi pare affatto di aver mostrato arrabbiature di sorta... si stava semplicemente discutendo e sai com'è... ho fatto per tanti anni lo sceneggiatore cinematografico e in cinema la regola è , nei dialoghi, che chi parla sostenga punti di vista diversi, a vantaggio di una maggiore vivacità dell'insieme. (A Tex danno sempre ragione tutti appena apre la bocca e la cosa alla lunga diventa assai fastidiosa, e oltretutto viene il dubbio che gli diano tutti ragione perchè sta rompendo le palle...). Su certe questioni filosofiche non mi pronuncio in quanto richiederebbero approfondimenti complessi (ad esempio nel pre-illuminismo e nell'illuminismo dei philosophes non si parlava affatto di "emozioni", ma di "passioni" che è cosa ben diversa, e se non altro non ci fa venire in mente Lucio Battisti-- hi hi---). Sui temi sollevati da Gianni, ho sentito oggi su Sky un interessante intervento di una intellettuale egiziana sugli attuali moti e sulla profonda differenza, a suo dire, rispetto a quelli tunisini. Tutto quanto serve a smuovere la conoscenza è benvenuto, purché non assuma un tono apodittico. I pamphlet mi stancano. Anche da scrittore cerco di esporre le cose, i fatti e i documenti, e di offrire attraverso i personaggi un ventaglio ampio di opinioni e giudizi, lasciando al lettore le conclusioni, a seconda del livello di ciascuno e del grado di sensibilità individuale. Ringrazio Antonella di aver letto i miei due romanzi che ha citato e mi auguro che l'abbiano stimolata. Per il resto non pretendo mai che qualcuno sia d'accordo con me, anche perchè spesso non sono pienamente d'accordo con me nemmeno io, motivo (forse) per cui ho preferito lasciare gli studi filosofici e fare il narratore. Cara Antonella, mica devi sentirti in colpa e non mi pare affatto di aver mostrato arrabbiature di sorta… si stava semplicemente discutendo e sai com’è… ho fatto per tanti anni lo sceneggiatore cinematografico e in cinema la regola è , nei dialoghi, che chi parla sostenga punti di vista diversi, a vantaggio di una maggiore vivacità dell’insieme. (A Tex danno sempre ragione tutti appena apre la bocca e la cosa alla lunga diventa assai fastidiosa, e oltretutto viene il dubbio che gli diano tutti ragione perchè sta rompendo le palle…). Su certe questioni filosofiche non mi pronuncio in quanto richiederebbero approfondimenti complessi (ad esempio nel pre-illuminismo e nell’illuminismo dei philosophes non si parlava affatto di “emozioni”, ma di “passioni” che è cosa ben diversa, e se non altro non ci fa venire in mente Lucio Battisti– hi hi—). Sui temi sollevati da Gianni, ho sentito oggi su Sky un interessante intervento di una intellettuale egiziana sugli attuali moti e sulla profonda differenza, a suo dire, rispetto a quelli tunisini. Tutto quanto serve a smuovere la conoscenza è benvenuto, purché non assuma un tono apodittico. I pamphlet mi stancano. Anche da scrittore cerco di esporre le cose, i fatti e i documenti, e di offrire attraverso i personaggi un ventaglio ampio di opinioni e giudizi, lasciando al lettore le conclusioni, a seconda del livello di ciascuno e del grado di sensibilità individuale. Ringrazio Antonella di aver letto i miei due romanzi che ha citato e mi auguro che l’abbiano stimolata. Per il resto non pretendo mai che qualcuno sia d’accordo con me, anche perchè spesso non sono pienamente d’accordo con me nemmeno io, motivo (forse) per cui ho preferito lasciare gli studi filosofici e fare il narratore.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142063 Antonella Beccari Mon, 07 Feb 2011 07:36:38 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142063 @ Franco (vedi tuo post del 31 gennaio) A proposito di ibridazione. Sono d'accordo con te: è difficile delineare un genere all'interno di un'opera. Molti dei libri migliori che ho letto (e tra quelli che preferisco) rappresentano ibridazioni di conoscenze antitetiche da parte dell'autore, o complementari. Tra l'altro mi accorgo che, in virtù di questa commistione, ho letto molto più orrore di quanto non credessi prima di fare questa scorribanda nel dibattito. * * Le motivazioni che mi hanno spinto ad entrare in questo dibattito. Sto sperimentando su me stessa - alla stregua di un erborista che, messo a punto un farmaco, lo prova prima su di sè per metterlo a punto e verificarne l'efficacia -, quanto si può parlare e dibattere di un argomento che in realtà non si conosce più di tanto, attingendo alle risorse che si hanno a disposizione. Questo per sperimentare alcune asserzioni di scienza cognitiva e di psicologia di apprendimento, che sembrerebbero dare come un fatto che la cosa possa ampiamente e compiutamente sussistere; argomento di cui mi sono occupata e che continua oltre modo ad affascinarmi. Quale occasione migliore se non quella di un dibattito tra “addetti ai lavori” di un qualche cosa che si è sempre "silurato"? Naturalmente il fine non è un gioco di dialettica o fine a stesso tanto per occupare il tempo ma, piuttosto, verificare a dibattito concluso da parte mia, quante, quali e di quale livello sono le informazioni acquisite. Diciamo che mi sono auto-esaminata; e che per farlo avevo bisogno di un feed-back di alto livello, quale ritengo siate voi. Ho anche letto gli ultimi due libri di Gianfranco, alcuni mesi fa, per darmi un minimo di input. Perciò mi scuso con Gianfranco, che ha profonde motivazioni per arrabbiarsi con me perchè, dal suo punto di vista, presumo sia estremamente logico che non si possa parlare di quello che non si sa. Eppure, il fatto stesso che lui sia entrato in dialogo con me nel dibattito, dimostra che per qualche motivo io ho detto qualcosa che entrava in merito. Altrimenti non avrebbe corrisposto. E non avrebbero corrisposto in qualche modo Gianni e Franco che, con tanta tolleranza, lo hanno invece fatto, il primo rispondendo in modo miratissimo (terrore / urlo – orrore / mutismo), il secondo dicendo addirittura che sollevavo questioni interessanti. Non si può fare una domanda interessante se non si è capito il nocciolo della questione. Per una volta tanto, l'ignoranza dà qualche frutto. Ed è per questo che per me era una priorità sostenere una qualunque tesi nella quale per prima non ci credevo. D'altronde, qualche questione l'ho sollevata, no? E d'altronde, se fossi entrata in merito all'argomento dei sistemi di apprendimento, sarei andata fuori tema. Se avessi fatto l'esperimento con amici che già conoscono le mie fissazioni questi, forse, per un malinteso senso di bontà, sarebbero stati condiscendenti. Spero che voi non lo siate stati. Sono perdonata? Perdonata e certo ancora ignorante ma, a livello subliminale, riccamente dotata. Grazie. @ Franco (vedi tuo post del 31 gennaio)
A proposito di ibridazione.
Sono d’accordo con te: è difficile delineare un genere all’interno di un’opera. Molti dei libri migliori che ho letto (e tra quelli che preferisco) rappresentano ibridazioni di conoscenze antitetiche da parte dell’autore, o complementari.
Tra l’altro mi accorgo che, in virtù di questa commistione, ho letto molto più orrore di quanto non credessi prima di fare questa scorribanda nel dibattito.
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Le motivazioni che mi hanno spinto ad entrare in questo dibattito.
Sto sperimentando su me stessa – alla stregua di un erborista che, messo a punto un farmaco, lo prova prima su di sè per metterlo a punto e verificarne l’efficacia -, quanto si può parlare e dibattere di un argomento che in realtà non si conosce più di tanto, attingendo alle risorse che si hanno a disposizione. Questo per sperimentare alcune asserzioni di scienza cognitiva e di psicologia di apprendimento, che sembrerebbero dare come un fatto che la cosa possa ampiamente e compiutamente sussistere; argomento di cui mi sono occupata e che continua oltre modo ad affascinarmi.
Quale occasione migliore se non quella di un dibattito tra “addetti ai lavori” di un qualche cosa che si è sempre “silurato”?
Naturalmente il fine non è un gioco di dialettica o fine a stesso tanto per occupare il tempo ma, piuttosto, verificare a dibattito concluso da parte mia, quante, quali e di quale livello sono le informazioni acquisite.
Diciamo che mi sono auto-esaminata; e che per farlo avevo bisogno di un feed-back di alto livello, quale ritengo siate voi. Ho anche letto gli ultimi due libri di Gianfranco, alcuni mesi fa, per darmi un minimo di input.
Perciò mi scuso con Gianfranco, che ha profonde motivazioni per arrabbiarsi con me perchè, dal suo punto di vista, presumo sia estremamente logico che non si possa parlare di quello che non si sa. Eppure, il fatto stesso che lui sia entrato in dialogo con me nel dibattito, dimostra che per qualche motivo io ho detto qualcosa che entrava in merito. Altrimenti non avrebbe corrisposto.
E non avrebbero corrisposto in qualche modo Gianni e Franco che, con tanta tolleranza, lo hanno invece fatto, il primo rispondendo in modo miratissimo (terrore / urlo – orrore / mutismo), il secondo dicendo addirittura che sollevavo questioni interessanti. Non si può fare una domanda interessante se non si è capito il nocciolo della questione.
Per una volta tanto, l’ignoranza dà qualche frutto. Ed è per questo che per me era una priorità sostenere una qualunque tesi nella quale per prima non ci credevo. D’altronde, qualche questione l’ho sollevata, no? E d’altronde, se fossi entrata in merito all’argomento dei sistemi di apprendimento, sarei andata fuori tema.
Se avessi fatto l’esperimento con amici che già conoscono le mie fissazioni questi, forse, per un malinteso senso di bontà, sarebbero stati condiscendenti. Spero che voi non lo siate stati. Sono perdonata?
Perdonata e certo ancora ignorante ma, a livello subliminale, riccamente dotata.
Grazie.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-142057 Antonella Beccari Mon, 07 Feb 2011 07:14:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-142057 @ Gianfranco (“Allo stesso tempo, quando i tedeschi parlano di nazismo, non usano questa parola se non in riferimento ai nazi-skin, mentre in riferimento alla Germania di Hitler preferiscono usare il termine fascismo, insinuando che il virus è nato in Italia, il che non è del tutto privo di fondamento storico, tuttavia costituisce segnale indubbio di una certa rimozione della specifica esperienza nazional-socialista.”) * Nel simbolismo politico-satirico post-risorgimentale l'Italia è sempre stata rappresentata, sia in Italia che all'estero (in Europa), come una donna, mentre gli altri grossi paesi europei come uomini. Che la malia del femminino renda ciechi e abbia colpito a tal punto fino a includere un virus letale? Ah l'Italia questa vezzosa che, così debole, è in verità tentatrice del mitico Adamo! E il povero Adamo, una vittima circostanziale. @ Gianfranco
(“Allo stesso tempo, quando i tedeschi parlano di nazismo, non usano questa parola se non in riferimento ai nazi-skin, mentre in riferimento alla Germania di Hitler preferiscono usare il termine fascismo, insinuando che il virus è nato in Italia, il che non è del tutto privo di fondamento storico, tuttavia costituisce segnale indubbio di una certa rimozione della specifica esperienza nazional-socialista.”)
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Nel simbolismo politico-satirico post-risorgimentale l’Italia è sempre stata rappresentata, sia in Italia che all’estero (in Europa), come una donna, mentre gli altri grossi paesi europei come uomini.
Che la malia del femminino renda ciechi e abbia colpito a tal punto fino a includere un virus letale?
Ah l’Italia questa vezzosa che, così debole, è in verità tentatrice del mitico Adamo! E il povero Adamo, una vittima circostanziale.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-141924 Antonella Beccari Sun, 06 Feb 2011 20:01:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-141924 Ah... dimenticavo :-) Se emozione e cognizione sono due elementi inseparabili, che sviluppi ci saranno nella letteratura dell'orrore? Ah… dimenticavo :-)
Se emozione e cognizione sono due elementi inseparabili, che sviluppi ci saranno nella letteratura dell’orrore?

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-141923 Antonella Beccari Sun, 06 Feb 2011 20:00:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-141923 Le implicazioni dell'ammissione di Paul Ekman sono così tante e di così vasta portata, da farmi riporre la penna. Come diceva Gianni, di fronte all'orrore si resta muti. * Ma se si ritrova la parola, e si considera che, ad ogni fine segue un nuovo inizio, io credo che ci possano essere dei buoni numeri per farcela. * L'ammissione di Ekman include l'esistenza di un territorio inesplorato, una sorta di mondo parallelo, che va scritto. Un mondo parallelo in cui uno scrittore potrebbe trovare, per esempio, quei fattori di Coscienza collettiva dell'Attuale – che non riesce a trovare - sui cui costruire possibilità (vedi Gianfranco) che sono rimasti pietrificati dal 1274, anno di morte di Tommaso d'Aquino; e perchè non spingerci anche un po' più indietro? Il Dalai Lama mi è sembrato molto compassionevole. Un mondo parallelo in cui un Politico troverebbe le ragioni dei fischi e fiaschi dell'attuale democrazia, la cui idea originaria non era poi tanto male, e saprebbe ridare un senso alla Politica. Un mondo parallelo occidentale alle prese con le arti, la scienza, lo scibile umano. * L'anomalia di una possibilità ucronica... e ce l'abbiamo a portata di mano, già studiata e sperimentata, con formidabili interpreti che non aspettano altro che di Scambiare. * Avrei potuto dire di più e meglio ma, in qualche modo, un minimo di estremi per quello che sento essere una nuova indagine dell'uomo (e perchè no, del mondo che ci circonda), mi sento di averli dati. Male e di fretta, lo so. Ma il metacinema di questa giornata è quasi alla conclusione e ho da scrivere ancora una lettera a un amico che sta cercando una possibilità ucronica di sopravvivenza, che abbraccio e che stimo. Le implicazioni dell’ammissione di Paul Ekman sono così tante e di così vasta portata, da farmi riporre la penna.
Come diceva Gianni, di fronte all’orrore si resta muti.
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Ma se si ritrova la parola, e si considera che, ad ogni fine segue un nuovo inizio, io credo che ci possano essere dei buoni numeri per farcela.
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L’ammissione di Ekman include l’esistenza di un territorio inesplorato, una sorta di mondo parallelo, che va scritto.
Un mondo parallelo in cui uno scrittore potrebbe trovare, per esempio, quei fattori di Coscienza collettiva dell’Attuale – che non riesce a trovare – sui cui costruire possibilità (vedi Gianfranco) che sono rimasti pietrificati dal 1274, anno di morte di Tommaso d’Aquino; e perchè non spingerci anche un po’ più indietro?
Il Dalai Lama mi è sembrato molto compassionevole.
Un mondo parallelo in cui un Politico troverebbe le ragioni dei fischi e fiaschi dell’attuale democrazia, la cui idea originaria non era poi tanto male, e saprebbe ridare un senso alla Politica.
Un mondo parallelo occidentale alle prese con le arti, la scienza, lo scibile umano.
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L’anomalia di una possibilità ucronica… e ce l’abbiamo a portata di mano, già studiata e sperimentata, con formidabili interpreti che non aspettano altro che di Scambiare.
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Avrei potuto dire di più e meglio ma, in qualche modo, un minimo di estremi per quello che sento essere una nuova indagine dell’uomo (e perchè no, del mondo che ci circonda), mi sento di averli dati.
Male e di fretta, lo so.
Ma il metacinema di questa giornata è quasi alla conclusione e ho da scrivere ancora una lettera a un amico che sta cercando una possibilità ucronica di sopravvivenza, che abbraccio e che stimo.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-141921 Antonella Beccari Sun, 06 Feb 2011 19:58:32 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-141921 Ancora sul convegno di Dharamsala (vedi post 31 gennaio 2011). Sempre al convegno, si scoprì che la parola “emozione” in tibetano non esiste. Francisco Varela fu molto stupito e si chiedeva come sia possibile che in tibetano, la cui cultura ha un'enorme capacità di discriminare gli eventi mentali, non esistesse una distinzione così rozza. Al riguardo, inizialmente il Dalai Lama espresse la volontà di indire una ricerca presso i suoi, per trovare un corrispondente in sanscrito del termine “emozione” in fonti non buddiste o che comunque non avessero raggiunto il Tibet. Anche se in privato aggiunse che - citando lo studioso Tsongkhapa -, “se anche un'idea non è stata tradotta in tibetano, ciò non significa che non la si possa trovare da qualche parte nel buddismo”. Quando spunta dell'ironia nel Dalai Lama, quello che segue dopo è un simbolico pugno nello stomaco, con un'inclinazione leggermente impostata dal basso verso l'alto, per penetrare in modo più efficace, come tutti i veri maestri di Arte Marziale sanno e insegnano. Chi viene colpito si ritrova boccheggiante ma in piedi: non è forza bruta ma estrema precisione, sapienza di movimenti fatti al momento giusto nello spazio ideale. In piedi, pronto a ricevere dell'altro. Riprese considerando altri aspetti, più vicini all'ottica occidentale. * In realtà, aggiunse il Dalai Lama, l'obiettivo fondamentale della pratica buddista è il conseguimento del nirvana; cioè, è l'interesse dello studio della mente per comprendere quali sono gli stati mentali che impediscono di raggiungere quel fine. Alcuni sono emozioni, altri no, ma in realtà non è importante. “L'aspetto rilevante è che tutti possiedono una qualità comune: sono degli ostacoli”. Continuò: “La mia ipotesi, nel tentare di capire perchè l'Occidente dia un'importanza così centrale all'identificazione delle emozioni, è che risalendo all'illuminismo, e addirittura fino a san Tommaso d'Aquino, viene data grande priorità alla ragione e all'intelligenza. Che cosa può ostacolare la ragione? L'emozione”. E ancora: “Ci sono due categorie opposte. Il fatto che nel pensiero occidentale esista un termine specifico per definire l'emozione non implica necessariamente che venisse data particolare importanza alla comprensione della natura delle emozioni. Inizialmente, forse, il motivo per etichettare qualcosa come emozione era di mettere in primo piano la ragione identificando qualcosa di irragionevole, di irrazionale”. Oggi, la critica che il Dalai Lama rivolge alla separazione occidentale tra emozione e cognizione, è ampiamente supportata dalle scoperte che si sono avute nel settore della neuroscienza. E cioè: il cervello non distingue chiaramente tra pensiero ed emozione, perchè le zone del cervello che risultano svolgere un qualche tipo di ruolo in ambito emotivo, sono allo stesso tempo in rapporto a qualche tipo di aspetto cognitivo. E cioè: i circuiti dell'emozione e della cognizione si intrecciano. Esattamente nel senso in cui il buddismo definisce questi due elementi inseparabili. * Paul Ekman convenne con l'analisi storica del Dalai Lama e sui motivi per cui in Occidente fosse stato data una posizione di primo rilievo all'emozione. Ancora sul convegno di Dharamsala (vedi post 31 gennaio 2011).
Sempre al convegno, si scoprì che la parola “emozione” in tibetano non esiste.
Francisco Varela fu molto stupito e si chiedeva come sia possibile che in tibetano, la cui cultura ha un’enorme capacità di discriminare gli eventi mentali, non esistesse una distinzione così rozza.
Al riguardo, inizialmente il Dalai Lama espresse la volontà di indire una ricerca presso i suoi, per trovare un corrispondente in sanscrito del termine “emozione” in fonti non buddiste o che comunque non avessero raggiunto il Tibet. Anche se in privato aggiunse che – citando lo studioso Tsongkhapa -, “se anche un’idea non è stata tradotta in tibetano, ciò non significa che non la si possa trovare da qualche parte nel buddismo”.
Quando spunta dell’ironia nel Dalai Lama, quello che segue dopo è un simbolico pugno nello stomaco, con un’inclinazione leggermente impostata dal basso verso l’alto, per penetrare in modo più efficace, come tutti i veri maestri di Arte Marziale sanno e insegnano.
Chi viene colpito si ritrova boccheggiante ma in piedi: non è forza bruta ma estrema precisione, sapienza di movimenti fatti al momento giusto nello spazio ideale. In piedi, pronto a ricevere dell’altro.
Riprese considerando altri aspetti, più vicini all’ottica occidentale.
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In realtà, aggiunse il Dalai Lama, l’obiettivo fondamentale della pratica buddista è il conseguimento del nirvana; cioè, è l’interesse dello studio della mente per comprendere quali sono gli stati mentali che impediscono di raggiungere quel fine. Alcuni sono emozioni, altri no, ma in realtà non è importante. “L’aspetto rilevante è che tutti possiedono una qualità comune: sono degli ostacoli”.
Continuò: “La mia ipotesi, nel tentare di capire perchè l’Occidente dia un’importanza così centrale all’identificazione delle emozioni, è che risalendo all’illuminismo, e addirittura fino a san Tommaso d’Aquino, viene data grande priorità alla ragione e all’intelligenza. Che cosa può ostacolare la ragione? L’emozione”.
E ancora: “Ci sono due categorie opposte. Il fatto che nel pensiero occidentale esista un termine specifico per definire l’emozione non implica necessariamente che venisse data particolare importanza alla comprensione della natura delle emozioni. Inizialmente, forse, il motivo per etichettare qualcosa come emozione era di mettere in primo piano la ragione identificando qualcosa di irragionevole, di irrazionale”.
Oggi, la critica che il Dalai Lama rivolge alla separazione occidentale tra emozione e cognizione, è ampiamente supportata dalle scoperte che si sono avute nel settore della neuroscienza.
E cioè: il cervello non distingue chiaramente tra pensiero ed emozione, perchè le zone del cervello che risultano svolgere un qualche tipo di ruolo in ambito emotivo, sono allo stesso tempo in rapporto a qualche tipo di aspetto cognitivo.
E cioè: i circuiti dell’emozione e della cognizione si intrecciano. Esattamente nel senso in cui il buddismo definisce questi due elementi inseparabili.
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Paul Ekman convenne con l’analisi storica del Dalai Lama e sui motivi per cui in Occidente fosse stato data una posizione di primo rilievo all’emozione.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-141919 Antonella Beccari Sun, 06 Feb 2011 19:56:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-141919 Scusate i tempi dilatati di reazione :-) ma sono in un periodo di emergenza: quando mi alzo la mattina, rivedo in metacinema la giornata che mi si prepara. E mi vien voglia di riaccasciarmi sul letto. A postilla e conclusione (spero o vedremo) del mio discorso sulle emozioni di qualche giorno fa, aggiungo quanto segue. Scusate i tempi dilatati di reazione :-) ma sono in un periodo di emergenza: quando mi alzo la mattina, rivedo in metacinema la giornata che mi si prepara. E mi vien voglia di riaccasciarmi sul letto.
A postilla e conclusione (spero o vedremo) del mio discorso sulle emozioni di qualche giorno fa, aggiungo quanto segue.

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Di: Gianfranco Manfredi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-141650 Gianfranco Manfredi Sat, 05 Feb 2011 16:53:13 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-141650 Piccola appendice. Mia figlia è appena tornata da un periodo di permanenza a Berlino e mi ha detto che in Germania i colori della bandiera nazionale non si espongono, non si mettono sulle felpe, sulle sciarpe, se non durante la partite della Nazionale di Calcio. Memori dei guasti del Nazionalismo, i tedeschi limitano l'uso della bandiera. Persino le divise militari in vendita nei negozietti dell'usato vengono ripulite da stemmi o indicazioni di tipo nazionale, in quanto temuti vettori di spirito nazionalistico. Allo stesso tempo, quando i tedeschi parlano di nazismo, non usano questa parola se non in riferimento ai nazi-skin, mentre in riferimento alla Germania di Hitler preferiscono usare il termine fascismo, insinuando che il virus è nato in Italia, il che non è del tutto privo di fondamento storico, tuttavia costituisce segnale indubbio di una certa rimozione della specifica esperienza nazional-socialista. Perché ho citato questo aneddoto? Perché riterrei fondamentale (soprattutto in questa stagione di Libri all'Indice) che tutti leggessimo il "Mein Kampf", a cominciare dalla Scuola dell'Obbligo, anzitutto per renderci conto, e confidando di più nello spirito critico (se ce l'abbiamo) invece di spaventarci per la Malefica capacità Persuasiva del Testo, perché così facendo, questa Persuasività noi, senza volere, la alimentiamo. Contro l'uso ideologico non c'è altra difesa che lo sviluppo di lettura critica. Il non leggere non educa nessuno. Spero che almeno questa piccola verità potremmo serenamente condividerla. Ho anche letto in un recente articolo delle letture preferite di Berlusconi: Erasmo, Tommaso Moro... c'è da trasecolare... quale lettura è stata la sua? Se questi testi lo hanno formato e orientato, che diavolo ci avrà mai letto? Nulla mi sembra più lontano dalla sua filosofia di vita, degli scritti di Erasmo e di Tommaso Moro... per inciso, Engels chiamava Marx amichevolmente "Moro" perchè lo considerava con affettuosa ironia, suo degno erede. Come li leggiamo i libri, quando li leggiamo? Ecco... anche questo dovremmo chiederci. Piccola appendice. Mia figlia è appena tornata da un periodo di permanenza a Berlino e mi ha detto che in Germania i colori della bandiera nazionale non si espongono, non si mettono sulle felpe, sulle sciarpe, se non durante la partite della Nazionale di Calcio. Memori dei guasti del Nazionalismo, i tedeschi limitano l’uso della bandiera. Persino le divise militari in vendita nei negozietti dell’usato vengono ripulite da stemmi o indicazioni di tipo nazionale, in quanto temuti vettori di spirito nazionalistico. Allo stesso tempo, quando i tedeschi parlano di nazismo, non usano questa parola se non in riferimento ai nazi-skin, mentre in riferimento alla Germania di Hitler preferiscono usare il termine fascismo, insinuando che il virus è nato in Italia, il che non è del tutto privo di fondamento storico, tuttavia costituisce segnale indubbio di una certa rimozione della specifica esperienza nazional-socialista. Perché ho citato questo aneddoto? Perché riterrei fondamentale (soprattutto in questa stagione di Libri all’Indice) che tutti leggessimo il “Mein Kampf”, a cominciare dalla Scuola dell’Obbligo, anzitutto per renderci conto, e confidando di più nello spirito critico (se ce l’abbiamo) invece di spaventarci per la Malefica capacità Persuasiva del Testo, perché così facendo, questa Persuasività noi, senza volere, la alimentiamo. Contro l’uso ideologico non c’è altra difesa che lo sviluppo di lettura critica. Il non leggere non educa nessuno. Spero che almeno questa piccola verità potremmo serenamente condividerla. Ho anche letto in un recente articolo delle letture preferite di Berlusconi: Erasmo, Tommaso Moro… c’è da trasecolare… quale lettura è stata la sua? Se questi testi lo hanno formato e orientato, che diavolo ci avrà mai letto? Nulla mi sembra più lontano dalla sua filosofia di vita, degli scritti di Erasmo e di Tommaso Moro… per inciso, Engels chiamava Marx amichevolmente “Moro” perchè lo considerava con affettuosa ironia, suo degno erede. Come li leggiamo i libri, quando li leggiamo? Ecco… anche questo dovremmo chiederci.

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Di: Gianfranco Manfredi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-141647 Gianfranco Manfredi Sat, 05 Feb 2011 16:29:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-141647 Come avevo accennato in un post in questo periodo sto rileggendo Salgari o leggendolo per la prima volta (romanzi che avevo trascurato nel gran mare della sua produzione) . Certi autori diamo per scontato di averli letti, per come ci appaiono ormai codificati nel gusto, e nel nostro giudizio, e non ci torniamo sopra. Il risultato é che non rileggendoli non possono più sorprenderci, perché la rilettura è sempre un nuovo punto di vista. Spesso ciò che è più evidente alla prima lettura è la cosa che ricordiamo di meno: il ricordo, riassumendo la Cosa in un giudizio, in qualche immagine evocata, in qualche passaggio, in realtà censura e rimuove. In riferimento a quanto postato da Gianni: beh, rileggendo Salgari mi sono reso conto di quanto fosse diverso dal nostro lo sguardo degli italiani post-risorgimentali nel suo posarsi sulle cose del mondo. I Giornali "dei viaggi e delle avventure" sui quali Salgari si documentava e che gli suggerivano infiniti spunti insieme storici, cronachistici, geografici, esotici e "inauditi" dunque fantastici, anche quando erano ingenui, inventati, pieni di pregiudizi e di semplificazioni, rivelavano comunque un aspetto di divorante curiosità per il mondo, per la sua varietà, per un universo già multietnico e sovranazionale in cui il nostro provincialismo si rispecchiava, ma insieme si apriva a orizzonti e scenari vasti , fecondi per la fantasia: una vera passione per le diversità, per usi e costumi dei più strampalati, e dunque per orizzonti esplorativi di esperienze di vita multiple , diverse, ma concomitanti . La letteratura era un modo di condividere questo punto di vista, mostrando come un cannibale e un cacciatore di squali condividessero se non altro la stessa nostra Terra, e come la loro esperienza potesse essere confrontata alla nostra, come parzialità a parzialità. Questo SGUARDO sul mondo illuminava al contempo e in vivace contrasto i due elementi del Meraviglioso e dell'Orrido, dell'Estasi e della Violenza, della Ricchezza Nascosta e della Cieca Rapina ( tratti distintivi del colonialismo) . Botaniche re-inventate dove la bellezza sontuosa, lussureggiante , poteva capovolgersi in carnivora o velenosa. E ciò che valeva per le piante, valeva per gli animali e per gli uomini stessi. Eguale attrattiva per le albe dorate e per i tramonti insanguinati. Nessun proposito di distinguere gli aspetti contrapposti. Perché nella curiosità vera non può non esserci apertura alla contraddizione perpetua delle cose. Dobbiamo ammettere che oggi l'atteggiamento prevalente è l'opposto, nutrito dalla miserabile propensione a discriminare il "questo da quello", a prendere dal mondo, ciò che ci fa comodo e che rafforza i nostri pre-giudizi o le nostre inclinazioni intime, persino caratteriali e dunque pre-politiche, pre-scientifiche, a-razionali , e respingere ciò che non ci fa affatto comodo perchè giudicato barbaro, lontano dal nostro sentire, dunque cancellabile, rimuovibile. E' la stessa convinzione e ipotesi di ricerca del dottor Jekyll che mirando alla perfettibilità degli esseri umani, presume di poter estrarre il Male dal nostro stesso essere, rendercelo Esterno, per farlo divenire innocuo, rimosso ed espulso per sempre. Atteggiamento tanto Buonista all'apparenza (e Progressivo) quanto alla radice Totalitario (e Regressivo). Ogni Olocausto presume l'ipotesi che cancellato il Nemico (o presunto tale), si possa trovare Purezza, mentre se ne ricava soltanto Scissione e Schizofrenia. Di contro, gli umori neo-decadenti inclinano all'orrido cullandovisi melanconicamente, perchè questa è, alla lettera, Melanconia: la prevalenza dell'Umor Nero. A volte ciò è fortemente voluto per contrastare polemicamente l'Edificante, il Retorico, il Falsamente Confortante, il Facilmente Sentimentale, il Celebrativo, l'Istituzionale , l'Accademico, cioè come Controcultura, ma va ammesso che spesso il carattere "oppositivo" sfuma nell'autoconsolatorio ( del tipo: siamo tutti nella merda, io per primo, ma dopotutto la merda ci tiene al caldo). E dunque, di nuovo, nei confronti del Mondo esterno: perchè cogliere sempre e soltanto gli elementi di distanza e non quelli di concomitanza, e perché diffidare dei cambiamenti pur giudicando la situazione , lo status quo, la stabilità come insopportabili? Come mai il nostro sguardo si è così ristretto da rimuovere la contraddizione, unico vero motore di ogni possibile cambiamento e movimento della Storia? Da quando e perché abbiamo rinunciato ad aprire il nostro animo, il nostro sentire, il nostro sguardo, a quel Totalmente Altro da noi, che invece appena conosciuto si rivela parte integrante ( e arricchente) di noi e non soltanto di chi siamo stati e di chi siamo, ma soprattutto di chi stiamo diventando e di chi saremo? Ho accennato a Salgari, ma avrei potuto citare anche un'autrice assai più distante da noi e dalla contemporaneità, come Ann Radcliffe, che ci appare oggi quasi illeggibile e improponibile (sempre in riferimento al nostro giudizio a-prioristico) la quale dissemina ovunque nei suoi romanzi Pittoresco e Sublime in continua e feconda alternanza e opposizione con l'Oscuro, al Feroce, al Pauroso, all'Atavico. Senza Insieme, non ci sono Parti. Ricordo anche ( e scusate se apparentemente divago) appassionate discussioni coi discografici, all'epoca in cui facevo il cantante. Giudizi del tipo: le canzoni in minore non funzionano , almeno al "ritornello" bisogna sfogare in maggiore, perché gli accordi in maggiore sono allegri, popolari, commerciali, quelli in minore ... c'è da toccarsi le palle. Ma che musica è quella che si riduce agli accordi in maggiore? E viceversa perché ridurre a melanconia totalizzante gli accordi in minore? Quale rozzezza musicale e stilistica è mai questa? Perchè negarsi la vitalità dei contrasti? Si muore sia di Mal Riposte Speranze (Superficiali Ottimismi) che di Rinuncia ad ogni orizzonte di Cambiamento (il cosiddetto Pessimismo della Ragione, contrapposto anzi giustapposto all'Ottimismo di una Volontà velleitaria e infantile... difatti è ai bambini che per solito si spiega che quello che si vuole e desidera, non sempre lo si può ottenere, e poi... sei davvero sicuro di volerlo, o già pronto a volere un'altra cosa?). Senza gusto e senza esperienza vissuta del contrasto si muore, soprattutto Spiritualmente, perché i cambiamenti che ci piacciano o meno, li produce la Storia e li produce lo stesso, fottendosene bellamente della nostra capacità di interpretazione, del nostro sapere o non sapere vederli, volere o non volere parteciparvi, desiderarli o respingerli. Ci siamo dentro lo stesso. E' la Storia bellezza! E la Storia si lascia fermare assai meno della Stampa. Vogliamo farne parte di questa Storia o limitarsi a vederla come uno Spettacolo che non ci riguarda se non come Pubblico? Vogliamo trarne umori per il nostro narrare o preferiamo scrivere per cantarci una ninna nanna, in sintonia con chi legge un capitolo prima di dormire o più esattamente PER dormire? A scanso equivoci: queste riflessioni non le ho scritte in polemica con nessuno di coloro qui intervenuti. Sui libri più letti in Egitto, mi inchino alle conoscenze di Gianni, su quelli più letti da noi, qui ed ora, in Italia, stendo un velo pietoso. Come avevo accennato in un post in questo periodo sto rileggendo Salgari o leggendolo per la prima volta (romanzi che avevo trascurato nel gran mare della sua produzione) . Certi autori diamo per scontato di averli letti, per come ci appaiono ormai codificati nel gusto, e nel nostro giudizio, e non ci torniamo sopra. Il risultato é che non rileggendoli non possono più sorprenderci, perché la rilettura è sempre un nuovo punto di vista. Spesso ciò che è più evidente alla prima lettura è la cosa che ricordiamo di meno: il ricordo, riassumendo la Cosa in un giudizio, in qualche immagine evocata, in qualche passaggio, in realtà censura e rimuove. In riferimento a quanto postato da Gianni: beh, rileggendo Salgari mi sono reso conto di quanto fosse diverso dal nostro lo sguardo degli italiani post-risorgimentali nel suo posarsi sulle cose del mondo. I Giornali “dei viaggi e delle avventure” sui quali Salgari si documentava e che gli suggerivano infiniti spunti insieme storici, cronachistici, geografici, esotici e “inauditi” dunque fantastici, anche quando erano ingenui, inventati, pieni di pregiudizi e di semplificazioni, rivelavano comunque un aspetto di divorante curiosità per il mondo, per la sua varietà, per un universo già multietnico e sovranazionale in cui il nostro provincialismo si rispecchiava, ma insieme si apriva a orizzonti e scenari vasti , fecondi per la fantasia: una vera passione per le diversità, per usi e costumi dei più strampalati, e dunque per orizzonti esplorativi di esperienze di vita multiple , diverse, ma concomitanti . La letteratura era un modo di condividere questo punto di vista, mostrando come un cannibale e un cacciatore di squali condividessero se non altro la stessa nostra Terra, e come la loro esperienza potesse essere confrontata alla nostra, come parzialità a parzialità. Questo SGUARDO sul mondo illuminava al contempo e in vivace contrasto i due elementi del Meraviglioso e dell’Orrido, dell’Estasi e della Violenza, della Ricchezza Nascosta e della Cieca Rapina ( tratti distintivi del colonialismo) . Botaniche re-inventate dove la bellezza sontuosa, lussureggiante , poteva capovolgersi in carnivora o velenosa. E ciò che valeva per le piante, valeva per gli animali e per gli uomini stessi. Eguale attrattiva per le albe dorate e per i tramonti insanguinati. Nessun proposito di distinguere gli aspetti contrapposti. Perché nella curiosità vera non può non esserci apertura alla contraddizione perpetua delle cose. Dobbiamo ammettere che oggi l’atteggiamento prevalente è l’opposto, nutrito dalla miserabile propensione a discriminare il “questo da quello”, a prendere dal mondo, ciò che ci fa comodo e che rafforza i nostri pre-giudizi o le nostre inclinazioni intime, persino caratteriali e dunque pre-politiche, pre-scientifiche, a-razionali , e respingere ciò che non ci fa affatto comodo perchè giudicato barbaro, lontano dal nostro sentire, dunque cancellabile, rimuovibile. E’ la stessa convinzione e ipotesi di ricerca del dottor Jekyll che mirando alla perfettibilità degli esseri umani, presume di poter estrarre il Male dal nostro stesso essere, rendercelo Esterno, per farlo divenire innocuo, rimosso ed espulso per sempre. Atteggiamento tanto Buonista all’apparenza (e Progressivo) quanto alla radice Totalitario (e Regressivo). Ogni Olocausto presume l’ipotesi che cancellato il Nemico (o presunto tale), si possa trovare Purezza, mentre se ne ricava soltanto Scissione e Schizofrenia. Di contro, gli umori neo-decadenti inclinano all’orrido cullandovisi melanconicamente, perchè questa è, alla lettera, Melanconia: la prevalenza dell’Umor Nero. A volte ciò è fortemente voluto per contrastare polemicamente l’Edificante, il Retorico, il Falsamente Confortante, il Facilmente Sentimentale, il Celebrativo, l’Istituzionale , l’Accademico, cioè come Controcultura, ma va ammesso che spesso il carattere “oppositivo” sfuma nell’autoconsolatorio ( del tipo: siamo tutti nella merda, io per primo, ma dopotutto la merda ci tiene al caldo). E dunque, di nuovo, nei confronti del Mondo esterno: perchè cogliere sempre e soltanto gli elementi di distanza e non quelli di concomitanza, e perché diffidare dei cambiamenti pur giudicando la situazione , lo status quo, la stabilità come insopportabili? Come mai il nostro sguardo si è così ristretto da rimuovere la contraddizione, unico vero motore di ogni possibile cambiamento e movimento della Storia? Da quando e perché abbiamo rinunciato ad aprire il nostro animo, il nostro sentire, il nostro sguardo, a quel Totalmente Altro da noi, che invece appena conosciuto si rivela parte integrante ( e arricchente) di noi e non soltanto di chi siamo stati e di chi siamo, ma soprattutto di chi stiamo diventando e di chi saremo? Ho accennato a Salgari, ma avrei potuto citare anche un’autrice assai più distante da noi e dalla contemporaneità, come Ann Radcliffe, che ci appare oggi quasi illeggibile e improponibile (sempre in riferimento al nostro giudizio a-prioristico) la quale dissemina ovunque nei suoi romanzi Pittoresco e Sublime in continua e feconda alternanza e opposizione con l’Oscuro, al Feroce, al Pauroso, all’Atavico. Senza Insieme, non ci sono Parti. Ricordo anche ( e scusate se apparentemente divago) appassionate discussioni coi discografici, all’epoca in cui facevo il cantante. Giudizi del tipo: le canzoni in minore non funzionano , almeno al “ritornello” bisogna sfogare in maggiore, perché gli accordi in maggiore sono allegri, popolari, commerciali, quelli in minore … c’è da toccarsi le palle. Ma che musica è quella che si riduce agli accordi in maggiore? E viceversa perché ridurre a melanconia totalizzante gli accordi in minore? Quale rozzezza musicale e stilistica è mai questa? Perchè negarsi la vitalità dei contrasti? Si muore sia di Mal Riposte Speranze (Superficiali Ottimismi) che di Rinuncia ad ogni orizzonte di Cambiamento (il cosiddetto Pessimismo della Ragione, contrapposto anzi giustapposto all’Ottimismo di una Volontà velleitaria e infantile… difatti è ai bambini che per solito si spiega che quello che si vuole e desidera, non sempre lo si può ottenere, e poi… sei davvero sicuro di volerlo, o già pronto a volere un’altra cosa?). Senza gusto e senza esperienza vissuta del contrasto si muore, soprattutto Spiritualmente, perché i cambiamenti che ci piacciano o meno, li produce la Storia e li produce lo stesso, fottendosene bellamente della nostra capacità di interpretazione, del nostro sapere o non sapere vederli, volere o non volere parteciparvi, desiderarli o respingerli. Ci siamo dentro lo stesso. E’ la Storia bellezza!
E la Storia si lascia fermare assai meno della Stampa. Vogliamo farne parte di questa Storia o limitarsi a vederla come uno Spettacolo che non ci riguarda se non come Pubblico? Vogliamo trarne umori per il nostro narrare o preferiamo scrivere per cantarci una ninna nanna, in sintonia con chi legge un capitolo prima di dormire o più esattamente PER dormire? A scanso equivoci: queste riflessioni non le ho scritte in polemica con nessuno di coloro qui intervenuti. Sui libri più letti in Egitto, mi inchino alle conoscenze di Gianni, su quelli più letti da noi, qui ed ora, in Italia, stendo un velo pietoso.

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Di: Francesco Moretta http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140991 Francesco Moretta Thu, 03 Feb 2011 10:43:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140991 Caro Professor Van Helsing probabilmente ha ragione,qui si sta sotto tanti vampiri del potere (mediatici e non) in Transilvania il popolo ha il Conte.(Perlomeno fino a quando quest'ultimo non deciderà di fare il turista a Londra)In quanto ad Harker mi scuso per lo spiacevole equivoco,credo che a suggerirmi certe battute sia stato un certo Conte. P.S.Uno dei siti che seguo regolarmente oggi fornisce i link per visionare una versione teatrale di Dracula realizzata dalla Virginia Commonwealth University.Per chi fosse interessato:http://taliesinttlg.blogspot.com/2011/02/honourable-mention-dracula-vcu-theatre.htm Caro Professor Van Helsing probabilmente ha ragione,qui si sta sotto tanti vampiri del potere (mediatici e non) in Transilvania il popolo ha il Conte.(Perlomeno fino a quando quest’ultimo non deciderà di fare il turista a Londra)In quanto ad Harker mi scuso per lo spiacevole equivoco,credo che a suggerirmi certe battute sia stato un certo Conte.
P.S.Uno dei siti che seguo regolarmente oggi fornisce i link per visionare una versione teatrale di Dracula realizzata dalla Virginia Commonwealth University.Per chi fosse interessato:http://taliesinttlg.blogspot.com/2011/02/honourable-mention-dracula-vcu-theatre.htm

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140846 Gianni De Martino Wed, 02 Feb 2011 21:48:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140846 Il professor Abraham Van Helsing: " Laggiù la cultura è diversa, d'accordo, ma in cosa è diversa..? " Il professor Abraham Van Helsing: ” Laggiù la cultura è diversa, d’accordo, ma in cosa è diversa..? “

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140844 Gianni De Martino Wed, 02 Feb 2011 21:36:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140844 Il giovane Harker: " Francesco, non sono in Transilvania per turismo, non s-sono un t-turista... ma - forse a Mina non piacerebbe - impiegato, impiegato di uno studio legale". :-) Il giovane Harker: ” Francesco, non sono in Transilvania per turismo, non s-sono un t-turista… ma – forse a Mina non piacerebbe – impiegato, impiegato di uno studio legale”.
:-)

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140843 Gianni De Martino Wed, 02 Feb 2011 21:33:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140843 “SE VOLETE VI MANDO UN BRACCIO”. La stampa americana, meno quella europea, si è ricordata del “passato nero” del generale Omar Soleiman, l’ex capo dell’intelligence detto «l’aggiustatore», diventato vice presidente egiziano. Repressore di estremisti islamici e del dissenso, ora adotta toni nazionalisti e anti-americani in pubblico e tende una mano ai Fratelli musulmani rappresentati dall’uomo di paglia El Baradei. Omar Soleiman si è sempre mostrato scaltro e spietato – secondo una logica che sembra tipica in Medio-Oriente, dove vince, non perde la faccia e merita rispetto solo chi ha il bastone più grosso, insomma il più forte. Si tratta naturalmente di una cultura diversa. I giornali americani riportano un episodio paradigmatico, che svela i metodi dell’ “aggiustatore”: “Gli americani uccidono un terrorista in Afghanistan e sospettano che possa trattarsi di Ayman Al Zawahiri, il collega egiziano di Osama Bin Laden. Chiedono allora all’Egitto di confrontare il Dna del cadavere con quello del fratello detenuto dopo una rendition. Soleiman risponde: se volete, vi mando un braccio”. Peggio o meglio della tetra Transilvania ? Chi può dirlo? Forse solo il giovane Harker, ammesso che l’incontro con culture diverse non gli abbia poi fatto così male. ( “ Due buchi grossi così sul collo ? Oh, niente di speciale, forse ho solo un po’ di torcicollo!”). - Per scongiurare la guerra civile tra Egiziani, una soluzione islamista - orribile e dalle conseguenze disastrose per i vicini - sarebbe quella di continuare a predicare che la Nazione è in pericolo, che l’Islam e la Umma vengono umiliate dagli “stranieri” – e mandare in guerra il maggior numero possibile di giovani entusiasti e verdeggianti, come fece l 'ayatollah Khomeini in Iran dopo la vittoria della rivoluzione islamica. Se volete vi mando un “pezzo” scritto dalla nuova guida suprema della Fratellanza, il dottor Muhammed Badi – considerato da D’Alema e da Al Baradei un valido interlocutore “moderato” e pronto a “elezioni democratiche”. Il vecchio Muhammed Badi, nuovo leader della Fratellanza, con un passato in carcere nel 1965 assieme a Sayyid Qutb, il più radicale degli intellettuali islamisti ( incarcerato nel 1954 dopo l’attentato a Nasser, rilasciato su pressione internazionale, di nuovo incarcerato nel 1965 e infine giustiziato nel 1966 tramite impiccagione ) considera "assurdi" i negoziati di pace diretti e indiretti con i "nemici sionisti". Giura che il jihad è un obbligo individuale per ogni musulmano del pianeta, e invoca il Corano: «Prima del giorno del giudizio, i musulmani combatteranno gli ebrei e li uccideranno, fino a quando gli ebrei non si nasconderanno dietro le rocce e gli alberi. Le rocce e gli alberi diranno: "Oh, musulmano! Oh, servo di Allah! C'è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo"». Dopo aver bandito dalle poche librerie esistenti in Egitto “Le mille e una notte”, opera condiderata “impura”, i libri più letti sono il Corano e il “Mein Kampf”- oltre che “I protocolli dei saggi di Sion” ( di cui parla Eco nel suo ultimo romanzo), e i lbri di Sayyid Qutb. Tra la pragmatica dittatura militare e l’incombere dei Fratelli musulmani, che vogliono instaurare la legge coranica ovunque possibile, più di quanto non ve ne sia già nell’attuale Costituzione, la realtà dei giovani egiziani è molto dura, se non orribile. Il dottor Badi ha peraltro tre figli, poco più che trentenni e che forse, con qualche buona raccomandazione potrebbero essere esentati dal partire in guerra, se mai dovesse prevalere la soluzione islamista: Ammar (ingegnere Informatico), Bilal (radiologo) e Doha (farmacista). Nella maggior parte dei casi, durante le guerre i ricchi e i potenti s'imboscano. A pagare e a soffrire durante le guerre è sempre la povera gente. “SE VOLETE VI MANDO UN BRACCIO”. La stampa americana, meno quella europea, si è ricordata del “passato nero” del generale Omar Soleiman, l’ex capo dell’intelligence detto «l’aggiustatore», diventato vice presidente egiziano. Repressore di estremisti islamici e del dissenso, ora adotta toni nazionalisti e anti-americani in pubblico e tende una mano ai Fratelli musulmani rappresentati dall’uomo di paglia El Baradei.
Omar Soleiman si è sempre mostrato scaltro e spietato – secondo una logica che sembra tipica in Medio-Oriente, dove vince, non perde la faccia e merita rispetto solo chi ha il bastone più grosso, insomma il più forte. Si tratta naturalmente di una cultura diversa. I giornali americani riportano un episodio paradigmatico, che svela i metodi dell’ “aggiustatore”: “Gli americani uccidono un terrorista in Afghanistan e sospettano che possa trattarsi di Ayman Al Zawahiri, il collega egiziano di Osama Bin Laden. Chiedono allora all’Egitto di confrontare il Dna del cadavere con quello del fratello detenuto dopo una rendition. Soleiman risponde: se volete, vi mando un braccio”.
Peggio o meglio della tetra Transilvania ? Chi può dirlo? Forse solo il giovane Harker, ammesso che l’incontro con culture diverse non gli abbia poi fatto così male. ( “ Due buchi grossi così sul collo ? Oh, niente di speciale, forse ho solo un po’ di torcicollo!”).
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Per scongiurare la guerra civile tra Egiziani, una soluzione islamista – orribile e dalle conseguenze disastrose per i vicini – sarebbe quella di continuare a predicare che la Nazione è in pericolo, che l’Islam e la Umma vengono umiliate dagli “stranieri” – e mandare in guerra il maggior numero possibile di giovani entusiasti e verdeggianti, come fece l ‘ayatollah Khomeini in Iran dopo la vittoria della rivoluzione islamica.
Se volete vi mando un “pezzo” scritto dalla nuova guida suprema della Fratellanza, il dottor Muhammed Badi – considerato da D’Alema e da Al Baradei un valido interlocutore “moderato” e pronto a “elezioni democratiche”. Il vecchio Muhammed Badi, nuovo leader della Fratellanza, con un passato in carcere nel 1965 assieme a Sayyid Qutb, il più radicale degli intellettuali islamisti ( incarcerato nel 1954 dopo l’attentato a Nasser, rilasciato su pressione internazionale, di nuovo incarcerato nel 1965 e infine giustiziato nel 1966 tramite impiccagione ) considera “assurdi” i negoziati di pace diretti e indiretti con i “nemici sionisti”. Giura che il jihad è un obbligo individuale per ogni musulmano del pianeta, e invoca il Corano: «Prima del giorno del giudizio, i musulmani combatteranno gli ebrei e li uccideranno, fino a quando gli ebrei non si nasconderanno dietro le rocce e gli alberi. Le rocce e gli alberi diranno: “Oh, musulmano! Oh, servo di Allah! C’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo”».
Dopo aver bandito dalle poche librerie esistenti in Egitto “Le mille e una notte”, opera condiderata “impura”, i libri più letti sono il Corano e il “Mein Kampf”- oltre che “I protocolli dei saggi di Sion” ( di cui parla Eco nel suo ultimo romanzo), e i lbri di Sayyid Qutb.
Tra la pragmatica dittatura militare e l’incombere dei Fratelli musulmani, che vogliono instaurare la legge coranica ovunque possibile, più di quanto non ve ne sia già nell’attuale Costituzione, la realtà dei giovani egiziani è molto dura, se non orribile. Il dottor Badi ha peraltro tre figli, poco più che trentenni e che forse, con qualche buona raccomandazione potrebbero essere esentati dal partire in guerra, se mai dovesse prevalere la soluzione islamista: Ammar (ingegnere Informatico), Bilal (radiologo) e Doha (farmacista). Nella maggior parte dei casi, durante le guerre i ricchi e i potenti s’imboscano. A pagare e a soffrire durante le guerre è sempre la povera gente.

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Di: Francesco Moretta http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140827 Francesco Moretta Wed, 02 Feb 2011 20:19:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140827 Eppure qualche tempo fa Gianfranco invitò gli zombi di tutto il mondo a unirsi,se l'avessero fatto chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.Ma oggi un simile appello otterrebbe successo?Oppure anche gli zombi oggi sono cambiati e da consumatori che erano sono stati consumati da quel gigantesco pac-man che è la società di massa? P.S.Lasciate che il giovane Harker faccia ancora il turista nella tetra Transilvania,cambiare aria e incontrare culture diverse non può fargli poi così male.Oppure no? Eppure qualche tempo fa Gianfranco invitò gli zombi di tutto il mondo a unirsi,se l’avessero fatto chissà cosa ne sarebbe venuto fuori.Ma oggi un simile appello otterrebbe successo?Oppure anche gli zombi oggi sono cambiati e da consumatori che erano sono stati consumati da quel gigantesco pac-man che è la società di massa?
P.S.Lasciate che il giovane Harker faccia ancora il turista nella tetra Transilvania,cambiare aria e incontrare culture diverse non può fargli poi così male.Oppure no?

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140811 Gianni De Martino Wed, 02 Feb 2011 18:49:17 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140811 Caro Gianfranco. SI FOSSE ALMENO ZOMBI, pronti ad uscire dalla nicchia solo con occhi e muffa… Salve! siamo impresentabili e pieni di buchi, con i nostri piatti ricercati, le nostre zattere e i vecchi sogni di Pace, Amore & Fiori marciti… Per non dire delle molotov imbottigliate in pensieri finto-trasgressivi; o di quello strano senso di noia e di sazietà che sembra pervadere le università, le arti, il mondo librario, insomma la civiltà letterata, predisponendola alle tentazioni del disumano e alla celebrazione dell’epica rivoluzionaria, se non allo sfogo della barbarie. - Il Termidoro è di là da venire, intanto occorre attraversare quello che poi chiameranno il Terrore... Sangue ? Oh, non sono che buchini quasi insignificanti e piccole ferite; è solo il loro accumulo, l’accumulo di tante piccole ferite, anche storiche, se non narcisistiche, volendo, che forse potrebbe convincerci di una gravità. Insomma, convincerci della serietà della vita e della morte. D’altra parte, se non fosse per questo strabismo, questa deformità ed altre splendide rovine, la letteratura sarebbe qualcosa di edificante . E’ per edificare il Castello di Dracula che sulla terra hanno transitato angeli come Rimbaud, Kafka, Céline e Stephen King ? per finire nelle collane di saggistica di nicchia suddivise per generi e dirette da Lupi mannari su poltroncine girevoli, acquattati dietro scrivanie simili a trincee duramente conquistate? E la Poesia? A certi signori, osservava garbatamente zio William Burroughs, tu gliela puoi ficcare in kulo, la Poesia, sta’ sicuro che non la riconoscerebbero… Ma forse l’hombre invisible, il nostro collega era traumatizzato dai tanti rifiuti, sputi e abbandoni che aveva dovuto subire in gioventù. In ogni caso, non è dell’angoscia di zio Bill che volevamo parlare; e neanche del passaggio, più generale, tra il lavoro mentale di noi zombi e l’industria culturale. Ecco, volevamo parlare un po’ della notte della scrittura. - La notte della scrittura non è come le altre notti, ma La Notte – sempre la stessa Notte color d’inchiostro, di vento, di selva e d’imboscata. Mostri che durante il giorno sono separati, “cominciano a spogliarsi della loro unicità e tratti distintivi, fondendosi in una ovattata e flessuosa comunità mentale”… “Dove sei ?” - E’ questo che attraverso un filo speciale chiede l’invisibile. ... Era quando l'aria diventava più luminosa, trasparente e più densa, intensa e viva al tempo stesso; o quando scrivevi sul tuo taccuino di etnologo part-time poggiato sulle ginocchia nude, accovacciato sulla sabbia, in un angolo tranquillo fuori del villaggio, sotto le stelle di Dio e fra i dirupi. Oscillando come l’ago di una bilancia, a un passo dal famoso abisso dell’Accusatore, ripetevi a te stesso “dove sei ?”, e indietreggiavi davanti alla confessione di considerarti posseduto dagli zombi. Eri prossimo e distante. Quasi dimentico di te stesso, perché preso e trasportato sul piano dell'impercettibile. Qui dove non c’è dove, nel paese immensamente distante della lingua, temendo per la lucidità della tua mente e per la salvezza della tua anima. - Insomma tra i fantasmi, le “emozioni distruttive” o “gli inevitabili riflessi della colpa o dell’innocenza” – come dicevi per tranquillità. Un po’ come accade al giovane impiegato Jonathan Harker, costretto – per amore, per dovere o per forza - a permanere in un luogo dal quale non può uscire, forse semplicemente perché non vi è mai entrato. Eccolo ridotto a tenere sempre accesa la TV ( nel perdurare del black out di Internet imposto da Dracula) e a impugnare una sudicia penna, sottratta per un attimo alla castrazione: “ Non resterò solo con loro; tenterò di calarmi lungo il muro del castello, spingendomi più in là di quanto non abbia fatto finora. Prenderò con me dell'oro, forse ne avrò bisogno. Può darsi che riesca a trovare la via che conduce lontano da questo luogo spaventevole. E poi, a casa! Verso il treno più vicino e più rapido! Via da questo posto maledetto, da questa terra dannata, dove il diavolo e i suoi rampolli ancora camminano con piedi umani! Meglio comunque affidarsi alla misericordia di Dio che a quella di codesti mostri, e il precipizio è erto e profondo. Ai suoi piedi, un uomo può dormire - ed essere ancora un uomo. Addio tutti! Mina! ecc.” - Riportate il giovane Jonathan Harker a casa, per piacere, prima che lo rapiscano gli zingari o faccia qualche scivolone nel dirupo… come nei giorni scorsi è capitato alla piccola Elsa. D’altra parte, se le frontiere sono relative, come farà il nostro eroe a ritrovare l’amata Mina e a ritornare sano e salvo a casa? “Ritornare a casa sano e salvo”, ecco finalmente delle parole chiare! - Parole chiare e idee che brillano su sfondo oscuro, naturalmente. Finché non spunta tra le fessure della nicchia, il sole – il grande sole mentitore del Mediterraneo che fa evaporare sul cuscino sputi, sangue, lacrime e le tante altre macchie incriminanti lasciate dal passaggio degli zombi. Per non dire delle neve, bianca, immacolata, che ora cade sulla vecchia Europa ( e gli Usa,) cancellando tracce, passi, impronte. Si fosse almeno zombi, potremmo allora almeno lasciare qualche macchia del nostro passaggio fuori dalla nicchia. D’altra parte, è anche vero – come diceva quello scrittore – che “quaggiù” tutti alla fine lasciamo una macchia. Noi zombi vi lasciamo un incubo ricorrente, ascoltato quest’oggi tra le fiamme di un mondo che brucia e innumerevoli tombe. Ai bordi crescono ciuffi d'erba - erbacce tenaci, come del resto noi zombi diciamo della Speranza, un ' "erbaccia" di cui - in quanto semi-dannati - non conosciamo ancora le virtù. - P. S. Certo, tutti, anche noi zombi vorremmo essere lasciati a riposare un poco in pace. Ma raccontare un incubo – l’incubo di non essere mai i padroni, neanche a casa propria, nella nicchia o sulla zattera - non significa che non si possa entrare in giardino e sognare la pace: la pace perpetua nell’antico giardino, piantato in noi zombi, vampiri e affini da prima che cominciasse la storia e più niente trascina, possiede, morde, sputa o spinge. Entrare finalmente in giardino? Non avevamo ancora fatto i conti con l’Angelo con la spada fiammeggiante. Il suo “altolà” agghiaccia il sangue nelle vene e risuona come fosse lo strepito di un animale tropicale. Insomma, non serve a niente continuare ad agitare le mani davanti agli occhi per scacciare i fantasmi irriducibili. Forse sarà meglio tendere le mani per ben altro che per prendere o per afferrare quei dèmoni, e pregare – come faceva anche un nostro amico poeta con tipici occhi da esubero o da disoccupato - affinchè l’eterno riposo riposi. Quanto a noi zombi, ebbene, scusate, non facciamo altro che passare. Caro Gianfranco. SI FOSSE ALMENO ZOMBI, pronti ad uscire dalla nicchia solo con occhi e muffa… Salve! siamo impresentabili e pieni di buchi, con i nostri piatti ricercati, le nostre zattere e i vecchi sogni di Pace, Amore & Fiori marciti… Per non dire delle molotov imbottigliate in pensieri finto-trasgressivi; o di quello strano senso di noia e di sazietà che sembra pervadere le università, le arti, il mondo librario, insomma la civiltà letterata, predisponendola alle tentazioni del disumano e alla celebrazione dell’epica rivoluzionaria, se non allo sfogo della barbarie.
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Il Termidoro è di là da venire, intanto occorre attraversare quello che poi chiameranno il Terrore… Sangue ? Oh, non sono che buchini quasi insignificanti e piccole ferite; è solo il loro accumulo, l’accumulo di tante piccole ferite, anche storiche, se non narcisistiche, volendo, che forse potrebbe convincerci di una gravità. Insomma, convincerci della serietà della vita e della morte.
D’altra parte, se non fosse per questo strabismo, questa deformità ed altre splendide rovine, la letteratura sarebbe qualcosa di edificante . E’ per edificare il Castello di Dracula che sulla terra hanno transitato angeli come Rimbaud, Kafka, Céline e Stephen King ? per finire nelle collane di saggistica di nicchia suddivise per generi e dirette da Lupi mannari su poltroncine girevoli, acquattati dietro scrivanie simili a trincee duramente conquistate? E la Poesia? A certi signori, osservava garbatamente zio William Burroughs, tu gliela puoi ficcare in kulo, la Poesia, sta’ sicuro che non la riconoscerebbero… Ma forse l’hombre invisible, il nostro collega era traumatizzato dai tanti rifiuti, sputi e abbandoni che aveva dovuto subire in gioventù.
In ogni caso, non è dell’angoscia di zio Bill che volevamo parlare; e neanche del passaggio, più generale, tra il lavoro mentale di noi zombi e l’industria culturale. Ecco, volevamo parlare un po’ della notte della scrittura.
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La notte della scrittura non è come le altre notti, ma La Notte – sempre la stessa Notte color d’inchiostro, di vento, di selva e d’imboscata. Mostri che durante il giorno sono separati, “cominciano a spogliarsi della loro unicità e tratti distintivi, fondendosi in una ovattata e flessuosa comunità mentale”… “Dove sei ?” – E’ questo che attraverso un filo speciale chiede l’invisibile.
… Era quando l’aria diventava più luminosa, trasparente e più densa, intensa e viva al tempo stesso; o quando scrivevi sul tuo taccuino di etnologo part-time poggiato sulle ginocchia nude, accovacciato sulla sabbia, in un angolo tranquillo fuori del villaggio, sotto le stelle di Dio e fra i dirupi.
Oscillando come l’ago di una bilancia, a un passo dal famoso abisso dell’Accusatore, ripetevi a te stesso “dove sei ?”, e indietreggiavi davanti alla confessione di considerarti posseduto dagli zombi.
Eri prossimo e distante. Quasi dimentico di te stesso, perché preso e trasportato sul piano dell’impercettibile. Qui dove non c’è dove, nel paese immensamente distante della lingua, temendo per la lucidità della tua mente e per la salvezza della tua anima.
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Insomma tra i fantasmi, le “emozioni distruttive” o “gli inevitabili riflessi della colpa o dell’innocenza” – come dicevi per tranquillità.
Un po’ come accade al giovane impiegato Jonathan Harker, costretto – per amore, per dovere o per forza – a permanere in un luogo dal quale non può uscire, forse semplicemente perché non vi è mai entrato.
Eccolo ridotto a tenere sempre accesa la TV ( nel perdurare del black out di Internet imposto da Dracula) e a impugnare una sudicia penna, sottratta per un attimo alla castrazione: “ Non resterò solo con loro; tenterò di calarmi lungo il muro del castello, spingendomi più in là di quanto non abbia fatto finora. Prenderò con me dell’oro, forse ne avrò bisogno. Può darsi che riesca a trovare la via che conduce lontano da questo luogo spaventevole. E poi, a casa! Verso il treno più vicino e più rapido! Via da questo posto maledetto, da questa terra dannata, dove il diavolo e i suoi rampolli ancora camminano con piedi umani! Meglio comunque affidarsi alla misericordia di Dio che a quella di codesti mostri, e il precipizio è erto e profondo. Ai suoi piedi, un uomo può dormire – ed essere ancora un uomo. Addio tutti! Mina! ecc.”
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Riportate il giovane Jonathan Harker a casa, per piacere, prima che lo rapiscano gli zingari o faccia qualche scivolone nel dirupo… come nei giorni scorsi è capitato alla piccola Elsa.
D’altra parte, se le frontiere sono relative, come farà il nostro eroe a ritrovare l’amata Mina e a ritornare sano e salvo a casa?
“Ritornare a casa sano e salvo”, ecco finalmente delle parole chiare!
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Parole chiare e idee che brillano su sfondo oscuro, naturalmente. Finché non spunta tra le fessure della nicchia, il sole – il grande sole mentitore del Mediterraneo che fa evaporare sul cuscino sputi, sangue, lacrime e le tante altre macchie incriminanti lasciate dal passaggio degli zombi. Per non dire delle neve, bianca, immacolata, che ora cade sulla vecchia Europa ( e gli Usa,) cancellando tracce, passi, impronte.
Si fosse almeno zombi, potremmo allora almeno lasciare qualche macchia del nostro passaggio fuori dalla nicchia.
D’altra parte, è anche vero – come diceva quello scrittore – che “quaggiù” tutti alla fine lasciamo una macchia.
Noi zombi vi lasciamo un incubo ricorrente, ascoltato quest’oggi tra le fiamme di un mondo che brucia e innumerevoli tombe.
Ai bordi crescono ciuffi d’erba – erbacce tenaci, come del resto noi zombi diciamo della Speranza, un ‘ “erbaccia” di cui – in quanto semi-dannati – non conosciamo ancora le virtù.
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P. S. Certo, tutti, anche noi zombi vorremmo essere lasciati a riposare un poco in pace. Ma raccontare un incubo – l’incubo di non essere mai i padroni, neanche a casa propria, nella nicchia o sulla zattera – non significa che non si possa entrare in giardino e sognare la pace: la pace perpetua nell’antico giardino, piantato in noi zombi, vampiri e affini da prima che cominciasse la storia e più niente trascina, possiede, morde, sputa o spinge.
Entrare finalmente in giardino? Non avevamo ancora fatto i conti con l’Angelo con la spada fiammeggiante. Il suo “altolà” agghiaccia il sangue nelle vene e risuona come fosse lo strepito di un animale tropicale. Insomma, non serve a niente continuare ad agitare le mani davanti agli occhi per scacciare i fantasmi irriducibili. Forse sarà meglio tendere le mani per ben altro che per prendere o per afferrare quei dèmoni, e pregare – come faceva anche un nostro amico poeta con tipici occhi da esubero o da disoccupato – affinchè l’eterno riposo riposi. Quanto a noi zombi, ebbene, scusate, non facciamo altro che passare.

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Di: Gianfranco Manfredi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140763 Gianfranco Manfredi Wed, 02 Feb 2011 12:36:15 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140763 Il dibattito è alto, ma già troppo vasto per poter aggiungere qualcosa o se volete, " mettere altra carne al fuoco". La spiegazione di Obama, al confronto può apparire semplificata, ma centra un nodo che non è solo "là", ma anche "qua". Cosa significa oggi la parola "democrazia"? Basta votare perché essa sia garantita? Ci sta bene se produce il risultato da noi (chi?) auspicato? D'altro canto, milioni di persone in piazza, provenienti da vissuti diversi, di diverso credo, che si riscoprono popolo, non credete che restino segnati da questa esperienza di condivisione? Poi si sa, la condivisione dura poco... girondini contro giacobini, bolscevichi contro menscevichi, fondamentalisti contro riformisti, e sangue che scorre. Certo, la democrazia era idea di cambiamento senza spargimento di sangue. Ma quando è la Storia stessa a produrre cambiamento, il fiume rompe gli argini. Una cosa pare purtroppo certa: la Vecchia Europa non è più in grado di proporre modello di sviluppo alcuno, le ricorrenti elezioni riproducono la stessa scena, e si decidono su margini esigui ( al punto che i plebisciti ci appaiono come smaglianti testimonianze anti-democratiche). Tra traumi ripetuti e insensibilità da istinto di sopravvivenza, cosa ne è dell'Europa? Come mai eleggiamo in Italia persone che considerano il Darfur come il Fast Food? Come mai tolleriamo che si possa scambiare disinvoltamente (e da parte di un Capo del Governo) una marocchina per un'egiziana? E' come scambiare una svedese per una spagnola, o sbaglio? Cosa ce ne facciamo di questa Europa allo sbando che al cospetto della globalità rincorre localismi di ogni genere e propagande tanto populiste quanto inconsistenti? La letteratura, per fortuna, segue altri percorsi, anche se dei percorsi collettivi deve per forza curarsi. Dell'orrore, per fortuna (?), si può almeno dire che va ben al di là di sommarie definizioni di schieramento. Dei suoi autori e lettori si può dire che formino una bizzarra comunità di gusto, se non altro. Sarà una zattera, ma è una zattera in viaggio. Del resto siamo responsabili in quanto esseri umani, non in quanto scrittori, né in quanto lettori. Il dibattito è alto, ma già troppo vasto per poter aggiungere qualcosa o se volete, ” mettere altra carne al fuoco”. La spiegazione di Obama, al confronto può apparire semplificata, ma centra un nodo che non è solo “là”, ma anche “qua”. Cosa significa oggi la parola “democrazia”? Basta votare perché essa sia garantita? Ci sta bene se produce il risultato da noi (chi?) auspicato? D’altro canto, milioni di persone in piazza, provenienti da vissuti diversi, di diverso credo, che si riscoprono popolo, non credete che restino segnati da questa esperienza di condivisione? Poi si sa, la condivisione dura poco… girondini contro giacobini, bolscevichi contro menscevichi, fondamentalisti contro riformisti, e sangue che scorre. Certo, la democrazia era idea di cambiamento senza spargimento di sangue. Ma quando è la Storia stessa a produrre cambiamento, il fiume rompe gli argini. Una cosa pare purtroppo certa: la Vecchia Europa non è più in grado di proporre modello di sviluppo alcuno, le ricorrenti elezioni riproducono la stessa scena, e si decidono su margini esigui ( al punto che i plebisciti ci appaiono come smaglianti testimonianze anti-democratiche). Tra traumi ripetuti e insensibilità da istinto di sopravvivenza, cosa ne è dell’Europa? Come mai eleggiamo in Italia persone che considerano il Darfur come il Fast Food? Come mai tolleriamo che si possa scambiare disinvoltamente (e da parte di un Capo del Governo) una marocchina per un’egiziana? E’ come scambiare una svedese per una spagnola, o sbaglio? Cosa ce ne facciamo di questa Europa allo sbando che al cospetto della globalità rincorre localismi di ogni genere e propagande tanto populiste quanto inconsistenti? La letteratura, per fortuna, segue altri percorsi, anche se dei percorsi collettivi deve per forza curarsi. Dell’orrore, per fortuna (?), si può almeno dire che va ben al di là di sommarie definizioni di schieramento. Dei suoi autori e lettori si può dire che formino una bizzarra comunità di gusto, se non altro. Sarà una zattera, ma è una zattera in viaggio. Del resto siamo responsabili in quanto esseri umani, non in quanto scrittori, né in quanto lettori.

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140760 Gianni De Martino Wed, 02 Feb 2011 12:24:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140760 E SULLA COLLINA DEI CONIGLI NESSUNO SI SPAVENTA. Dicevo più sopra che il vicino Medio Oriente flagellato da 60 anni di guerre, pervaso da fanatisimi di ogni tipo, abitato da una gioventù verdeggiante, a un tempo entusiasmante, oppressiva ed esplosiva, è oggi agitato da orribili convulsioni, simili alle doglie di un parto. Non si sa come sarà il bambino che nascerà. Potrebbe anche essere un nuovo mostro: “ un Medio-Oriente islamico e potente capace di opporsi a Israele”. E’ quello per cui lavorano i fautori di una svolta islamica. “ I grandi movimenti di popolo ai quali assistiamo in questi giorni in Medio Oriente e nel Nord Africa - ha affermato il pio Mehman-Parast portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, - mirano a mettere fine alla dipendenza dalle grandi potenze. Si tratta di un risveglio islamico e come andrà a finire dipenderà dalla situazione nella regione e dai popoli”. Vediamo. Secondo i dati dell’ultimo sondaggio del Pew Research Center: “al 30 per cento delle persone che si “risvegliano” piace Hezbollah ( il partito del dio Allah) , il 49 per cento ha un’opinione positiva di Hamas e il 20 per cento vede con favore al Qaida. In Egitto, l’82 per cento degli intervistati vorrebbe la lapidazione contro chi commette adulterio, il 77 per cento sarebbe favorevole a fustigazione e taglio delle mani per i colpevoli di furto e l’84 per cento alla pena di morte contro un musulmano che si converta ad altra religione”. Cosa accadrebbe se i Fratelli musulmani sventolassero la propria bandiera al Cairo? “Se prendessero il potere – osserva l’analista del Pew Research Center - sarebbe un pericolo enorme: un nuovo stato di conflitto nella regione, un rinnovato antiamericanismo, tentativi di espandere la rivoluzione nei paesi vicini, un potenziale avvicinamento a Siria e Iran, danni immensi agli interessi occidentali. In breve, sarebbe un disastro. Ciò che è scioccante è il comportamento dei media e degli esperti occidentali. Mi spavento quando nessuno si spaventa”. E’ un po’ quello che diceva anche Cassandra, l’inascoltata febbricitante sacerdotessa di Apollo, quando - nell’imminenza della distruzione di Troia e la caduta della stirpe - storceva il naso, sembrandole di aver sentito in casa odore di bruciato ( “Manda lezzo di morte la casa, e il sangue cola” – “ Ma che dici? E’ solo l’odore che proviene dall’altare dei sacrifici”). Allo stesso modo, nel romanzo “La collina dei conigli” di Richard Adams, un coniglietto sensibile e riflessivo chiamato Quintilio, sentiva a naso il pericolo incombente ; e, oltre a profetizzare l’arrivo di cose “molto brutte” sulla collina dove fino ad allora avevano vissuto felici e contenti, riesce a persuadere pochi compagni - con i quali si mette in moto verso l’avventura dell’ignoto, per salvare la propria pelle e quella degli altri coniglietti. Più che un ragionevole analista , il coniglietto Quintilio era un “analizzatore” sociale: una specie di cartina di tornasole che, mettendosi involontariamente “in crisi”, attraverso il suo inquieto comportamento rivelava al gruppo o società dei conigli quello che altri non avevano il coraggio di dire. Ecco, volevi dare qualche contributo all’ansia che attraversa un mondo, il cui tempo sembra davvero, con Amleto, “uscito fuori dai cardini” (“time out of joint”). E dire, anzi bisbigliare, ancora una volta, che se non fossimo mostri, conigli in trance, creature imperfette e quasi animali falliti, esposti all’errore e al terrore che è nella coscienza, non vi sarebbero varchi e porte, brecce e aperture verso nuove creazioni – tra vortici di “emozioni distruttive” ( come osserva il Dalai lama, evocato da Antonella), perdite infinite, senza rimedio, e doglie simili alle convulsioni, alla febbre alta e ai dolori di un parto. Non si sa come sarà il bambino che nascerà. Potrebbe anche essere un mostro. - P.S. Naturalmente sono contento che il bambino di Antonella non abbia più la febbre e che ora stia un po' meglio. E SULLA COLLINA DEI CONIGLI NESSUNO SI SPAVENTA. Dicevo più sopra che il vicino Medio Oriente flagellato da 60 anni di guerre, pervaso da fanatisimi di ogni tipo, abitato da una gioventù verdeggiante, a un tempo entusiasmante, oppressiva ed esplosiva, è oggi agitato da orribili convulsioni, simili alle doglie di un parto. Non si sa come sarà il bambino che nascerà. Potrebbe anche essere un nuovo mostro: “ un Medio-Oriente islamico e potente capace di opporsi a Israele”. E’ quello per cui lavorano i fautori di una svolta islamica. “ I grandi movimenti di popolo ai quali assistiamo in questi giorni in Medio Oriente e nel Nord Africa – ha affermato il pio Mehman-Parast portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, – mirano a mettere fine alla dipendenza dalle grandi potenze. Si tratta di un risveglio islamico e come andrà a finire dipenderà dalla situazione nella regione e dai popoli”.
Vediamo. Secondo i dati dell’ultimo sondaggio del Pew Research Center: “al 30 per cento delle persone che si “risvegliano” piace Hezbollah ( il partito del dio Allah) , il 49 per cento ha un’opinione positiva di Hamas e il 20 per cento vede con favore al Qaida. In Egitto, l’82 per cento degli intervistati vorrebbe la lapidazione contro chi commette adulterio, il 77 per cento sarebbe favorevole a fustigazione e taglio delle mani per i colpevoli di furto e l’84 per cento alla pena di morte contro un musulmano che si converta ad altra religione”.
Cosa accadrebbe se i Fratelli musulmani sventolassero la propria bandiera al Cairo? “Se prendessero il potere – osserva l’analista del Pew Research Center – sarebbe un pericolo enorme: un nuovo stato di conflitto nella regione, un rinnovato antiamericanismo, tentativi di espandere la rivoluzione nei paesi vicini, un potenziale avvicinamento a Siria e Iran, danni immensi agli interessi occidentali. In breve, sarebbe un disastro. Ciò che è scioccante è il comportamento dei media e degli esperti occidentali. Mi spavento quando nessuno si spaventa”.
E’ un po’ quello che diceva anche Cassandra, l’inascoltata febbricitante sacerdotessa di Apollo, quando – nell’imminenza della distruzione di Troia e la caduta della stirpe – storceva il naso, sembrandole di aver sentito in casa odore di bruciato ( “Manda lezzo di morte la casa, e il sangue cola” – “ Ma che dici? E’ solo l’odore che proviene dall’altare dei sacrifici”).
Allo stesso modo, nel romanzo “La collina dei conigli” di Richard Adams, un coniglietto sensibile e riflessivo chiamato Quintilio, sentiva a naso il pericolo incombente ; e, oltre a profetizzare l’arrivo di cose “molto brutte” sulla collina dove fino ad allora avevano vissuto felici e contenti, riesce a persuadere pochi compagni – con i quali si mette in moto verso l’avventura dell’ignoto, per salvare la propria pelle e quella degli altri coniglietti.
Più che un ragionevole analista , il coniglietto Quintilio era un “analizzatore” sociale: una specie di cartina di tornasole che, mettendosi involontariamente “in crisi”, attraverso il suo inquieto comportamento rivelava al gruppo o società dei conigli quello che altri non avevano il coraggio di dire.
Ecco, volevi dare qualche contributo all’ansia che attraversa un mondo, il cui tempo sembra davvero, con Amleto, “uscito fuori dai cardini” (“time out of joint”). E dire, anzi bisbigliare, ancora una volta, che se non fossimo mostri, conigli in trance, creature imperfette e quasi animali falliti, esposti all’errore e al terrore che è nella coscienza, non vi sarebbero varchi e porte, brecce e aperture verso nuove creazioni – tra vortici di “emozioni distruttive” ( come osserva il Dalai lama, evocato da Antonella), perdite infinite, senza rimedio, e doglie simili alle convulsioni, alla febbre alta e ai dolori di un parto. Non si sa come sarà il bambino che nascerà. Potrebbe anche essere un mostro.
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P.S. Naturalmente sono contento che il bambino di Antonella non abbia più la febbre e che ora stia un po’ meglio.

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140755 Gianni De Martino Wed, 02 Feb 2011 11:10:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140755 @Antonella, “Tu credi veramente alle promesse che i cristiani verranno protetti dal governo che subentrerà?”. - In Medio Oriente e nel vicino Nord Africa, dove anch’io ho abitato anni fa e ritorno spesso perché ho degli amici “laggiù”, è in questione il “risveglio” di un mostro, ovvero di un Islam interventista e rivoluzionario, che raccoglie un gran numero di seguaci militanti disposti a sacrificare la propria vita e quella degli altri “in nome dell’Islam” dell’azione, del jihad, della sharia, del diritto e della giustizia islamica, più che della religione dei semplici devoti. Si tratta dell’arrivo di un mix esplosivo di religione, politica e ideologia totalitaria, in cui è difficile riconoscere l’islam spirituale o quello della pratica religiosa dei semplici devoti. Come spiegava nel suo “Frahang-e Loghat” (Il dizionario politico) il "padre degli intellettuali islamici dell'Iran", Mehdi Bazargan: "Esso è un governo ideologico con una dottrina politica ben definita e un piano preciso che mira, sulla base di un programma rivoluzionario, a cambiare la visione del mondo, le relazioni sociali e il livello di vita degli individui. Il suo scopo non è quello di rappresentare ogni cittadino attraverso il suo voto e il suo partito, ma quello di realizzare una società che possa essere in grado di praticare la dottrina islamica, realizzando così i suoi obiettivi rivoluzionari". L’idea degli intellettuali che fanno da ponte, in Iran con il clero e in Egitto e in Nordafrica con i Fratelli musulmani, è che l’islam debba rinascere, ripassando per l’Origine, di cui loro sarebbero i guardiani. Secondo i guardiani puri e duri, anche i cosiddetti “musulmani tiepidi” dovrebbero ripassare per l’Origine e reislamizzarsi per non essere considerati “apostati” e puniti dalle leggi dettate dai barbuti. Il timore, anzi l’incubo è che si tratti del “risveglio” di un dio oscuro, proveniente dal deserto e, ancora una volta, di umore massacrante. Altro che solo Ebrei e Cristiani: il movimento dei fratelli barbuti e delle sorelle che si rivelano sembra intenzionato a ripulare l’aria ( anche con l’atomica islamica in preparazione) da ogni forma di vita “difettosa” e “impura”. Insomma, la crudeltà praticata in nome del Bene, della Giustizia e della Verità, ovvero l’applicazione pratica dell’idea dell’Uno. D’altra parte, come potrebbe il “risveglio” dell’Onnipotente essere moderato? E da chi ? Da Baradei, pronto a fare da ponte agli islamisti? Oppure da noi qui, imbambolati da Ruby e dai cosiddetti problemi interni? Un incubo che condivido con pochi amici sensibili e riflessivi : la "democrazia" fa vincere i Fratelli musulmani, l'Egitto e i suoi arsenali in mano agli islamisti, l'odio per Israele e il cosiddetto "Satana" occidentale ricompatta il mondo arabo e islamico, la guerra. - P.S. In Egitto e in Nord-Africa, i bambini sono abituati fin da piccoli ad aver paura dell’islàm, a recitare il Corano in un arabo arcaico considerato lingua sacra, e a odiare gli Ebrei. Forse potrebbe essere di una qualche utilità riflettere sull’invito a uscire dalla preistoria espresso, poco prima della morte, dal sacerdote cattolico e filosofo Panikkar – un “trauma” o varco tra la cultura occidentale cristiana e quella indiana induista e buddhista. Ce l’avete sotto gli occhi: “ [...] Il grande pericolo, e qui non vorrei scandalizzare nessuno, è il monoteismo. Il monoteismo pensa che Dio è la Verità, perché il monoteismo pensa un Dio isolato, un Dio solo. Non è così in tutti i monoteismi, la questione è molto complessa, ma vi è questo costante pericolo: benché io non possieda la Verità, c’è un Dio che la possiede e questo Dio ce l’ha rivelata. Non mi convince il monoteismo. Penso che il monoteismo non sia cristiano, perché il cristianesimo crede nella Trinità”. Poveri vampiri cristiani, a cosa servirà aver appreso a contare fino a tre, allorché arriveranno i monoteisti puri e duri, con le preistoriche bandiere verdi e quelle rosse di Troskji al vento, pronti a conficcare al cuore di tante anime belle & letterate il loro puntuto paletto dell’Uno ? D'altra parte, non vorrei – dico a me stesso - far figura di uno zombi che, scrivendo brancolando oltre, sempre oltre, si riduca a farsi portatore della cattiva novella. Perché l’horror, se non dignitoso come un’eutanasia deve essere perlomeno “nobile” ( il conte Dracula docet). Non da oggi la letteratura intrattiene ambigui rapporti con la vergogna di scrivere e con il Male. Si teme sempre che sia “troppo”… Un contagio semi-magico? Temendo di restare “contaminati” dal Male, saresti tentato di tagliare nel vivo. E tuttavia occorre scrivere, cioè elaborare e “passare” il tempo. Erano i tempi in cui le frontiere diventavano relative, gli scarti dello scrittore si agitavano nel cestino dei rifiuti come tentacoli appena recisi. Intanto, il Mediterraneo bruciava… Forse un tentativo d’amore, se non di "democrazia". Forse solo nuove guerre, nuovi dolori e qualche orribile e dura questione in prospettiva - fra sogni persistenti, qualche lampo di risveglio e paure irriducibili. @Antonella, “Tu credi veramente alle promesse che i cristiani verranno protetti dal governo che subentrerà?”.
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In Medio Oriente e nel vicino Nord Africa, dove anch’io ho abitato anni fa e ritorno spesso perché ho degli amici “laggiù”, è in questione il “risveglio” di un mostro, ovvero di un Islam interventista e rivoluzionario, che raccoglie un gran numero di seguaci militanti disposti a sacrificare la propria vita e quella degli altri “in nome dell’Islam” dell’azione, del jihad, della sharia, del diritto e della giustizia islamica, più che della religione dei semplici devoti.
Si tratta dell’arrivo di un mix esplosivo di religione, politica e ideologia totalitaria, in cui è difficile riconoscere l’islam spirituale o quello della pratica religiosa dei semplici devoti. Come spiegava nel suo “Frahang-e Loghat” (Il dizionario politico) il “padre degli intellettuali islamici dell’Iran”, Mehdi Bazargan: “Esso è un governo ideologico con una dottrina politica ben definita e un piano preciso che mira, sulla base di un programma rivoluzionario, a cambiare la visione del mondo, le relazioni sociali e il livello di vita degli individui. Il suo scopo non è quello di rappresentare ogni cittadino attraverso il suo voto e il suo partito, ma quello di realizzare una società che possa essere in grado di praticare la dottrina islamica, realizzando così i suoi obiettivi rivoluzionari”.
L’idea degli intellettuali che fanno da ponte, in Iran con il clero e in Egitto e in Nordafrica con i Fratelli musulmani, è che l’islam debba rinascere, ripassando per l’Origine, di cui loro sarebbero i guardiani. Secondo i guardiani puri e duri, anche i cosiddetti “musulmani tiepidi” dovrebbero ripassare per l’Origine e reislamizzarsi per non essere considerati “apostati” e puniti dalle leggi dettate dai barbuti.
Il timore, anzi l’incubo è che si tratti del “risveglio” di un dio oscuro, proveniente dal deserto e, ancora una volta, di umore massacrante. Altro che solo Ebrei e Cristiani: il movimento dei fratelli barbuti e delle sorelle che si rivelano sembra intenzionato a ripulare l’aria ( anche con l’atomica islamica in preparazione) da ogni forma di vita “difettosa” e “impura”. Insomma, la crudeltà praticata in nome del Bene, della Giustizia e della Verità, ovvero l’applicazione pratica dell’idea dell’Uno. D’altra parte, come potrebbe il “risveglio” dell’Onnipotente essere moderato? E da chi ? Da Baradei, pronto a fare da ponte agli islamisti? Oppure da noi qui, imbambolati da Ruby e dai cosiddetti problemi interni? Un incubo che condivido con pochi amici sensibili e riflessivi : la “democrazia” fa vincere i Fratelli musulmani, l’Egitto e i suoi arsenali in mano agli islamisti, l’odio per Israele e il cosiddetto “Satana” occidentale ricompatta il mondo arabo e islamico, la guerra.
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P.S. In Egitto e in Nord-Africa, i bambini sono abituati fin da piccoli ad aver paura dell’islàm, a recitare il Corano in un arabo arcaico considerato lingua sacra, e a odiare gli Ebrei. Forse potrebbe essere di una qualche utilità riflettere sull’invito a uscire dalla preistoria espresso, poco prima della morte, dal sacerdote cattolico e filosofo Panikkar – un “trauma” o varco tra la cultura occidentale cristiana e quella indiana induista e buddhista. Ce l’avete sotto gli occhi:
“ [...] Il grande pericolo, e qui non vorrei scandalizzare nessuno, è il monoteismo. Il monoteismo pensa che Dio è la Verità, perché il monoteismo pensa un Dio isolato, un Dio solo. Non è così in tutti i monoteismi, la questione è molto complessa, ma vi è questo costante pericolo: benché io non possieda la Verità, c’è un Dio che la possiede e questo Dio ce l’ha rivelata. Non mi convince il monoteismo. Penso che il monoteismo non sia cristiano, perché il cristianesimo crede nella Trinità”. Poveri vampiri cristiani, a cosa servirà aver appreso a contare fino a tre, allorché arriveranno i monoteisti puri e duri, con le preistoriche bandiere verdi e quelle rosse di Troskji al vento, pronti a conficcare al cuore di tante anime belle & letterate il loro puntuto paletto dell’Uno ?
D’altra parte, non vorrei – dico a me stesso – far figura di uno zombi che, scrivendo brancolando oltre, sempre oltre, si riduca a farsi portatore della cattiva novella. Perché l’horror, se non dignitoso come un’eutanasia deve essere perlomeno “nobile” ( il conte Dracula docet). Non da oggi la letteratura intrattiene ambigui rapporti con la vergogna di scrivere e con il Male. Si teme sempre che sia “troppo”… Un contagio semi-magico?
Temendo di restare “contaminati” dal Male, saresti tentato di tagliare nel vivo. E tuttavia occorre scrivere, cioè elaborare e “passare” il tempo. Erano i tempi in cui le frontiere diventavano relative, gli scarti dello scrittore si agitavano nel cestino dei rifiuti come tentacoli appena recisi. Intanto, il Mediterraneo bruciava… Forse un tentativo d’amore, se non di “democrazia”. Forse solo nuove guerre, nuovi dolori e qualche orribile e dura questione in prospettiva – fra sogni persistenti, qualche lampo di risveglio e paure irriducibili.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140734 Antonella Beccari Wed, 02 Feb 2011 08:56:31 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140734 @ Gianni Quanto al discorso della nicchia c'è una massima di profonda verità nel Libro dei Mutamenti che dice: “Non serve re nè principi. / Si pone mete più elevate” (e nel commento si aggiunge: “Solo un lavoro fatto sulla propria persona in vista delle mete superiori dell'umanità dà il diritto di isolarsi a tal punto. Poichè il saggio, anche stando lontano dal trambusto del mondo, crea ugualmente degli incomparabili valori umani per il futuro”) Goethe scelse questa posizione. Renato Serra preferì andare in guerra, anzi fece di più perchè mentre stava andando in guerra, fra uno spostamento e l'altro, scrisse di fretta l' “Esame di coscienza di un letterato” - che è considerato all'unanimità uno dei capolavori del primo Novecento italiano -, scusandosi con Papini per non riuscire a scrivere di più, e con Papini che si sentì in colpa per aver detto bugie riguardo un'immaginaria malattia di De Robertis che gli impediva di sostituirlo perchè Serra si sentisse in colpa e ancora più invogliato a scrivere. Serra ci morì in guerra, e forse scrisse di fretta perchè lo presentiva. Addirittura scrisse le “Ultime lettere dal campo”. * * Io credo che andare o non andare, restare o partire, fare o non fare, sia da farsi dopo essersi guardati dentro o allo specchio, come preferisci tu, e poi agire secondo quello che detta la strada del proprio cuore. Prova a leggere i movimenti del cuore di Serra, e raffrontali con i tuoi. Che cosa ti dice? E' superato? E' moderno? Ti lascia freddo? Ti riscalda il suo senso di solitudine di fronte alla scelta? * Scrivere è una responsabilità gravissima perchè crea opinioni e con le opinioni la gente si muove, nel bene e nel male. * Quanto al lettore, sarebbe encomiabile che sapesse individuare e riconoscere la parola scritta con il cuore, quella sofferta e dedicata, fatta non in vista di un guadagno di qualsiasi genere - anche spirituale -, non interessata (perchè dire disinteressata implica nel senso odierno una forma di negatività), e premiarla. Per dire di più si dovrebbe entrare in poesia, ma di far questo mi sembra proprio che tu sia buono di farlo. * * Ho abitato in Egitto per qualche tempo, anni fa. E non sono digiuna delle loro problematiche, comuni ad altri paesi, come si è reso evidente dai vari malcontenti extra-egiziani, dall'ultima cronaca. E' da molto tempo che tutto questo si preparava. Nota come i cristiani si appellino a Mubarak, “la grande vacca” come benignamente allora veniva soprannominata dal popolo. Tu credi veramente alle promesse che i cristiani verranno protetti dal governo che subentrerà? E quale sarà il governo ch subentrerà, quello che porterà il popolo supposte condizioni migliori? (mi vien da ridere, se non fosse tragico.. condizioni migliori!) Ma soprattutto, chi sta sobillando un popolo che altrimenti non si muoverebbe mai? Basta vedere chi subentrerà: è matematico! Chi subentrerà avrà creato questo casino. E sappiamo tutti perfettamente chi lo sta sobillando: sobillando al di là delle vere esigenze di un popolo che vive veramente nella miseria all'ombra di una minoranza che si fa il bagno nello champagne alla faccia di Allah – e questa minoranza l'ho conosciuta bene -, e di cui questo “ipotetico” governo subentrante se ne fregherà altamente; per altro ipotetico governo di rappresentanza di interessi molto più sommersi a cui fa comodo l'orrore piuttosto del terrore, e che non si possono dire, perchè si romperebbe l'equilibrio di quei re della Terra di cui avevo accennato. Forse, in tutto questo pasticcio (io sono una buona, a usare una parola così dolce), si salverà il Marocco, che è una monarchia. Ma tutti conosciamo le traversie dello scià di Persia e mi sembra che ultimamente un figlio di Farah Diba si sia suicidato. Ma si è suicidato veramente? * Non è una storia dell'orrore, questa? * Allora raccontala, per favore, usando una metafora magari, perchè vorremmo leggere ancora qualcos'altro, dopo. * E un consiglio spassionato: evita di lasciare in giro supposti documenti (soprattutto in formato digitale magari memory cards), per favore, perchè non vorremmo sentire che sei stato perquisito corporalmente (che goduria per O'Brien!); ma se scrivi per il Corriere della Sera, per Repubblica, per L'Unità, per L'Osservatore Romano, per Libero, insomma per i media a hiv conclamato, non preoccuparti. Non ho mai sentito di perquisizioni corporali ai loro giornalisti, ultimamente. O forse le guardie di Pinocchio si infilano preservativi al dito, con loro. Non saprei. Scusa le parole sboccate perchè, oltretutto, provengono dalla bocca di una donna ma, ogni tanto, un po' di bassezza di linguaggio dà quel pizzico di sapore a una minestra insipida che nessuno vuole. Ora ci manca solo che venga fuori a Striscia la Notizia / quel tale con quel (tubo?) in testa a intervistare / la giornalista de Il Giornale. (Senti la rima?). * No, la gente non legge più poesia. E' vero. Sorride della poesia. La considera un po' come un'eccentricità per vanesi colti: esseri fuori dal tempo, a inseguire visioni inattuali. La gente disprezza ciò che ama. E quel sorriso timido di fronte a chi declama è la Coscienza che affiora di quando si ricordava. Io dico che che il terreno è buono per seminare, ora. Ma i semi devono essere buoni semi. @ Gianni
Quanto al discorso della nicchia c’è una massima di profonda verità nel Libro dei Mutamenti che dice: “Non serve re nè principi. / Si pone mete più elevate” (e nel commento si aggiunge: “Solo un lavoro fatto sulla propria persona in vista delle mete superiori dell’umanità dà il diritto di isolarsi a tal punto. Poichè il saggio, anche stando lontano dal trambusto del mondo, crea ugualmente degli incomparabili valori umani per il futuro”)
Goethe scelse questa posizione.
Renato Serra preferì andare in guerra, anzi fece di più perchè mentre stava andando in guerra, fra uno spostamento e l’altro, scrisse di fretta l’ “Esame di coscienza di un letterato” – che è considerato all’unanimità uno dei capolavori del primo Novecento italiano -, scusandosi con Papini per non riuscire a scrivere di più, e con Papini che si sentì in colpa per aver detto bugie riguardo un’immaginaria malattia di De Robertis che gli impediva di sostituirlo perchè Serra si sentisse in colpa e ancora più invogliato a scrivere. Serra ci morì in guerra, e forse scrisse di fretta perchè lo presentiva. Addirittura scrisse le “Ultime lettere dal campo”.
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Io credo che andare o non andare, restare o partire, fare o non fare, sia da farsi dopo essersi guardati dentro o allo specchio, come preferisci tu, e poi agire secondo quello che detta la strada del proprio cuore. Prova a leggere i movimenti del cuore di Serra, e raffrontali con i tuoi. Che cosa ti dice? E’ superato? E’ moderno? Ti lascia freddo? Ti riscalda il suo senso di solitudine di fronte alla scelta?
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Scrivere è una responsabilità gravissima perchè crea opinioni e con le opinioni la gente si muove, nel bene e nel male.
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Quanto al lettore, sarebbe encomiabile che sapesse individuare e riconoscere la parola scritta con il cuore, quella sofferta e dedicata, fatta non in vista di un guadagno di qualsiasi genere – anche spirituale -, non interessata (perchè dire disinteressata implica nel senso odierno una forma di negatività), e premiarla. Per dire di più si dovrebbe entrare in poesia, ma di far questo mi sembra proprio che tu sia buono di farlo.
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Ho abitato in Egitto per qualche tempo, anni fa. E non sono digiuna delle loro problematiche, comuni ad altri paesi, come si è reso evidente dai vari malcontenti extra-egiziani, dall’ultima cronaca. E’ da molto tempo che tutto questo si preparava. Nota come i cristiani si appellino a Mubarak, “la grande vacca” come benignamente allora veniva soprannominata dal popolo. Tu credi veramente alle promesse che i cristiani verranno protetti dal governo che subentrerà? E quale sarà il governo ch subentrerà, quello che porterà il popolo supposte condizioni migliori? (mi vien da ridere, se non fosse tragico.. condizioni migliori!)
Ma soprattutto, chi sta sobillando un popolo che altrimenti non si muoverebbe mai? Basta vedere chi subentrerà: è matematico! Chi subentrerà avrà creato questo casino. E sappiamo tutti perfettamente chi lo sta sobillando: sobillando al di là delle vere esigenze di un popolo che vive veramente nella miseria all’ombra di una minoranza che si fa il bagno nello champagne alla faccia di Allah – e questa minoranza l’ho conosciuta bene -, e di cui questo “ipotetico” governo subentrante se ne fregherà altamente; per altro ipotetico governo di rappresentanza di interessi molto più sommersi a cui fa comodo l’orrore piuttosto del terrore, e che non si possono dire, perchè si romperebbe l’equilibrio di quei re della Terra di cui avevo accennato.
Forse, in tutto questo pasticcio (io sono una buona, a usare una parola così dolce), si salverà il Marocco, che è una monarchia. Ma tutti conosciamo le traversie dello scià di Persia e mi sembra che ultimamente un figlio di Farah Diba si sia suicidato. Ma si è suicidato veramente?
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Non è una storia dell’orrore, questa?
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Allora raccontala, per favore, usando una metafora magari, perchè vorremmo leggere ancora qualcos’altro, dopo.
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E un consiglio spassionato: evita di lasciare in giro supposti documenti (soprattutto in formato digitale magari memory cards), per favore, perchè non vorremmo sentire che sei stato perquisito corporalmente (che goduria per O’Brien!); ma se scrivi per il Corriere della Sera, per Repubblica, per L’Unità, per L’Osservatore Romano, per Libero, insomma per i media a hiv conclamato, non preoccuparti. Non ho mai sentito di perquisizioni corporali ai loro giornalisti, ultimamente. O forse le guardie di Pinocchio si infilano preservativi al dito, con loro. Non saprei.
Scusa le parole sboccate perchè, oltretutto, provengono dalla bocca di una donna ma, ogni tanto, un po’ di bassezza di linguaggio dà quel pizzico di sapore a una minestra insipida che nessuno vuole.
Ora ci manca solo che venga fuori a Striscia la Notizia / quel tale con quel (tubo?) in testa a intervistare / la giornalista de Il Giornale. (Senti la rima?).
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No, la gente non legge più poesia. E’ vero. Sorride della poesia. La considera un po’ come un’eccentricità per vanesi colti: esseri fuori dal tempo, a inseguire visioni inattuali.
La gente disprezza ciò che ama. E quel sorriso timido di fronte a chi declama è la Coscienza che affiora di quando si ricordava.
Io dico che che il terreno è buono per seminare, ora. Ma i semi devono essere buoni semi.

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Di: Antonella Beccari http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140733 Antonella Beccari Wed, 02 Feb 2011 08:55:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140733 Ieri giornata di emergenza: il figliolo aveva febbre quasi a 40 e non riuscivo a tiragliela giù. Nemmeno l'antipiretico funzionava. Alla fine ore di pezze bagnate hanno abbassato il livello di guardia. Delirava: parlava di passaggi segreti. Ora sta un po' meglio. Vorrei fare un post veloce a Gianni che, più di una volta, ha affrontato argomenti a cui non mi sembra sia stato replicato. Non appena gli eventi contingenti me lo permettono, vorrei fare alcune ultime considerazioni sul discorso delle emozioni. Ieri giornata di emergenza: il figliolo aveva febbre quasi a 40 e non riuscivo a tiragliela giù. Nemmeno l’antipiretico funzionava. Alla fine ore di pezze bagnate hanno abbassato il livello di guardia. Delirava: parlava di passaggi segreti. Ora sta un po’ meglio.
Vorrei fare un post veloce a Gianni che, più di una volta, ha affrontato argomenti a cui non mi sembra sia stato replicato.
Non appena gli eventi contingenti me lo permettono, vorrei fare alcune ultime considerazioni sul discorso delle emozioni.

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140637 Gianni De Martino Tue, 01 Feb 2011 13:13:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140637 NUOVI MOSTRI IN ARRIVO? Il vicino Medio Oriente flagellato da 60 anni di guerre, pervaso da fanatisimi di ogni tipo, abitato da una gioventù verdeggiante, a un tempo entusiasmante, oppressiva ed esplosiva, è oggi agitato da orribili convulsioni, simili alle doglie di un parto. V. “Egyptian Revolution” > http://www.youtube.com/watch?v=ncO5qSWINqI&feature=fvwk NUOVI MOSTRI IN ARRIVO? Il vicino Medio Oriente flagellato da 60 anni di guerre, pervaso da fanatisimi di ogni tipo, abitato da una gioventù verdeggiante, a un tempo entusiasmante, oppressiva ed esplosiva, è oggi agitato da orribili convulsioni, simili alle doglie di un parto. V. “Egyptian Revolution” >
http://www.youtube.com/watch?v=ncO5qSWINqI&feature=fvwk

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140551 Gianni De Martino Mon, 31 Jan 2011 22:05:18 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140551 CREATURE SOLE NEL BUIO. TRauma, TRemore, TRance indicano il passaggio dall'angoscia all'estasi e al ritrovamento di una nuova figura del mondo. Il radicale indo-europeo "TR" sarebbe quello della paura - stridore di denti - e del passaggio ( TaRa è il nome della dèa buddhista del buon passaggio). Il latino TRansire in epoca medievale implicava l’agonia: il TRansitus come passaggio da questo mondo all'altro e, nello stesso tempo, come stato individuale dell’agonizzante. Nella stessa epoca, il termine TRansitus era in rapporto con la passione del Crocifisso-risorto. Transire, in un seguito di micro-morti-resurrezioni continue, come condizione del vivente/mortale: " Vita, nome dell'arco; morte il frutto. In medesimi fiumi stiamo e non stiamo, siamo e non siamo" ( Eraclito). Probabilmente per Eraclito vita e morte hanno uguale durata. La questione resta in quella piccola e impercettibile “e” congiunzione o copula: tra vita “e” morte, vale a dire tra i due, che cosa o chi riprende qui tutto quello che è perso? Cosa dice il poeta ? « Lasciami scivolare fuori senza rumore/ con chiavi di tenerezza gira le serrature - con un sussurro / apri le porte, o anima ». - La strana impressione di oscurità che proviamo quando ci rivolgiamo all’invisibile o al cosiddetto passato, potrebbe anche essere effetto del trauma subito al tempo, altrettanto oscuro, in cui eravamo cacciatori e prede. Ne parlo nel capitolo “Creature sole nel buio” del libro ‘Odori’, immaginando le angosce dei primi mammiferi intenti a fiutare sotto lo strato di foglie cadute al suolo nei boschi. Per quei nostri lontani antenati forestali con minuscoli occhi semiciechi e il naso prominente, non doveva essere un idillio. I primi mammiferi vissero nella stessa era dei dinosauri, ma non nelle stesse ore del giorno: uscivano al buio e si nascondevano durante le ore diurne, perché la luce del giorno apparteneva ai grandi rettili, padroni di tutta la Terra… Ricordo che quando ero una specie di seminvisibile topo notturno, tutto il mio mondo era nell’odore di terra e di foglie cadute, e nel terrore di essere afferrato e divorato da qualche drago puzzolente. - … Ecco perché – dico a me stesso – ai bambini piace molto la storia di Cappuccetto rosso e del lupo nel letto. I bambini l’azzeccano sempre, ricordano persino di quando erano topolini… Lo dico passando tra le righe come s’imporpora un viso, insomma arrossendo. Anche le piccole vittime arrossivano allorché si rendevano conto che ormai non c’era scampo. La verità era orribile. Ed è qui, suppongo, quella zona dell’esperienza che fece scrivere a Freud una frase enigmatica e che colpisce nel segno, e cioè che“ vittime e carnefici si ricordano della loro prima infanzia”. Del resto, anche nel campo di Auschwitz , ai tempi dello sterminio degli Ebrei in Europa, i prescelti per andare a morte, nel fare un passo fuori dalla fila arrossivano – forse perché si vergognavano di identificarsi con il godimento dell’Altro. Dinosauri, Lupi, Dèi, Titàni e Padroni della Terra, condividono uno stesso cattivo godimento: quello di essere i padroni della vita e della morte dei soggetti. Insomma, tutti – uomini cosiddetti civilizzati, primitivi, animali e piante - abbiamo subito un trauma – ma abbiamo voluto dimenticarlo. - Da quanto tempo – senza per questo appartenere al popolo viola - abbiamo cominciato a sentirci un po’ tutti delle vittime? Probabilmente dal momento in cui, secondo la Scrittura, la luce si trasformò in “giorno” e il buio in “notte”, ma non senza un resto di tenebra. E questa prima caduta, questo resto di tenebra fu chiamato Lucifero. La prima caduta fu il formarsi dell’immaginario nello psichismo umano. Fu il formarsi dell’immaginario e l’accesso al linguaggio a fare di noi degli animali ragionevoli, ovvero degli animali malriusciti ? Non saprei cosa rispondere, se non che la veglia della ragione non cesserà mai di generare mostri. Non c’è dubbio che in questa virtù infernale, nella lucida veglia della ragione che si sceglie da se stessa come fonte della luce, sia all’opera l’intelligenza del Diavolo, diventato l’idolo di se stesso, chiuso a ogni altra luce che non sia la sua lucidità. L’importante, mi pare, è non scrivere per il Potere, e neanche per il Ribelle. - Nello scrivere tra rivolta e obbedienza, capita talvolta di scrivere solo per essere puniti. Non importa: anche a costo di fare come fa la seppia, esistono per fortuna o sventura numerosi “orribili lavoratori” che, scrivendo oltre, sempre oltre, continuano a diffondere attorno a sé nuvole d’inchiostro per non finire i bocca al predatore. Penso alla “scrittura crudele” di Kafka, per esempio. E a quella sua, e nostra, “strana sensazione di continuo mal di mare in terra ferma”. E tuttavia ancora una volta – dopo il caffè e la doccia - al tavolo da lavoro: in un angolo, vivendo negli interstizi del tempo degli altri. Come piegati da lontano ai gomiti e ai ginocchi? Eccoti spiare l’arrivo dei fantasmi, trasformato dal tempo in un punto di domanda: ? … Con gli animali e i mostri condividiamo la paura, i traumi e una certa tendenza al mimetismo – meno, o per niente l’amore e la speranza, che sono dati culturali, portati dal linguaggio. Insomma, natura e cultura non sembrano avere lo stesso destino. In ogni caso, per uno scrittore non dovrebbe essere troppo difficile capire e quindi cercare di riflettere il punto di vista dei mostri. "Ancora una volta, - con le parole di Roger Caillois ( in "L'occhio di Medusa. L'uomo, l'animale, la maschera") - alla fisiologia e all'automatismo dell'insetto corrispondono nell'uomo comportamenti incerti, esposti all'errore, e in primo luogo ossessioni, fantasmi e tutto il mondo dei sogni persistenti e delle paure irriducibili." CREATURE SOLE NEL BUIO. TRauma, TRemore, TRance indicano il passaggio dall’angoscia all’estasi e al ritrovamento di una nuova figura del mondo. Il radicale indo-europeo “TR” sarebbe quello della paura – stridore di denti – e del passaggio ( TaRa è il nome della dèa buddhista del buon passaggio). Il latino TRansire in epoca medievale implicava l’agonia: il TRansitus come passaggio da questo mondo all’altro e, nello stesso tempo, come stato individuale dell’agonizzante. Nella stessa epoca, il termine TRansitus era in rapporto con la passione del Crocifisso-risorto. Transire, in un seguito di micro-morti-resurrezioni continue, come condizione del vivente/mortale: ” Vita, nome dell’arco; morte il frutto. In medesimi fiumi stiamo e non stiamo, siamo e non siamo” ( Eraclito).
Probabilmente per Eraclito vita e morte hanno uguale durata. La questione resta in quella piccola e impercettibile “e” congiunzione o copula: tra vita “e” morte, vale a dire tra i due, che cosa o chi riprende qui tutto quello che è perso? Cosa dice il poeta ? « Lasciami scivolare fuori senza rumore/ con chiavi di tenerezza gira le serrature – con un sussurro / apri le porte, o anima ».

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La strana impressione di oscurità che proviamo quando ci rivolgiamo all’invisibile o al cosiddetto passato, potrebbe anche essere effetto del trauma subito al tempo, altrettanto oscuro, in cui eravamo cacciatori e prede. Ne parlo nel capitolo “Creature sole nel buio” del libro ‘Odori’, immaginando le angosce dei primi mammiferi intenti a fiutare sotto lo strato di foglie cadute al suolo nei boschi.
Per quei nostri lontani antenati forestali con minuscoli occhi semiciechi e il naso prominente, non doveva essere un idillio. I primi mammiferi vissero nella stessa era dei dinosauri, ma non nelle stesse ore del giorno: uscivano al buio e si nascondevano durante le ore diurne, perché la luce del giorno apparteneva ai grandi rettili, padroni di tutta la Terra… Ricordo che quando ero una specie di seminvisibile topo notturno, tutto il mio mondo era nell’odore di terra e di foglie cadute, e nel terrore di essere afferrato e divorato da qualche drago puzzolente.
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… Ecco perché – dico a me stesso – ai bambini piace molto la storia di Cappuccetto rosso e del lupo nel letto. I bambini l’azzeccano sempre, ricordano persino di quando erano topolini… Lo dico passando tra le righe come s’imporpora un viso, insomma arrossendo. Anche le piccole vittime arrossivano allorché si rendevano conto che ormai non c’era scampo. La verità era orribile. Ed è qui, suppongo, quella zona dell’esperienza che fece scrivere a Freud una frase enigmatica e che colpisce nel segno, e cioè che“ vittime e carnefici si ricordano della loro prima infanzia”. Del resto, anche nel campo di Auschwitz , ai tempi dello sterminio degli Ebrei in Europa, i prescelti per andare a morte, nel fare un passo fuori dalla fila arrossivano – forse perché si vergognavano di identificarsi con il godimento dell’Altro.
Dinosauri, Lupi, Dèi, Titàni e Padroni della Terra, condividono uno stesso cattivo godimento: quello di essere i padroni della vita e della morte dei soggetti. Insomma, tutti – uomini cosiddetti civilizzati, primitivi, animali e piante – abbiamo subito un trauma – ma abbiamo voluto dimenticarlo.
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Da quanto tempo – senza per questo appartenere al popolo viola – abbiamo cominciato a sentirci un po’ tutti delle vittime? Probabilmente dal momento in cui, secondo la Scrittura, la luce si trasformò in “giorno” e il buio in “notte”, ma non senza un resto di tenebra. E questa prima caduta, questo resto di tenebra fu chiamato Lucifero. La prima caduta fu il formarsi dell’immaginario nello psichismo umano.
Fu il formarsi dell’immaginario e l’accesso al linguaggio a fare di noi degli animali ragionevoli, ovvero degli animali malriusciti ? Non saprei cosa rispondere, se non che la veglia della ragione non cesserà mai di generare mostri. Non c’è dubbio che in questa virtù infernale, nella lucida veglia della ragione che si sceglie da se stessa come fonte della luce, sia all’opera l’intelligenza del Diavolo, diventato l’idolo di se stesso, chiuso a ogni altra luce che non sia la sua lucidità. L’importante, mi pare, è non scrivere per il Potere, e neanche per il Ribelle.
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Nello scrivere tra rivolta e obbedienza, capita talvolta di scrivere solo per essere puniti. Non importa: anche a costo di fare come fa la seppia, esistono per fortuna o sventura numerosi “orribili lavoratori” che, scrivendo oltre, sempre oltre, continuano a diffondere attorno a sé nuvole d’inchiostro per non finire i bocca al predatore.
Penso alla “scrittura crudele” di Kafka, per esempio. E a quella sua, e nostra, “strana sensazione di continuo mal di mare in terra ferma”. E tuttavia ancora una volta – dopo il caffè e la doccia – al tavolo da lavoro: in un angolo, vivendo negli interstizi del tempo degli altri.
Come piegati da lontano ai gomiti e ai ginocchi? Eccoti spiare l’arrivo dei fantasmi, trasformato dal tempo in un punto di domanda: ?
… Con gli animali e i mostri condividiamo la paura, i traumi e una certa tendenza al mimetismo – meno, o per niente l’amore e la speranza, che sono dati culturali, portati dal linguaggio. Insomma, natura e cultura non sembrano avere lo stesso destino. In ogni caso, per uno scrittore non dovrebbe essere troppo difficile capire e quindi cercare di riflettere il punto di vista dei mostri. “Ancora una volta, – con le parole di Roger Caillois ( in “L’occhio di Medusa. L’uomo, l’animale, la maschera”) – alla fisiologia e all’automatismo dell’insetto corrispondono nell’uomo comportamenti incerti, esposti all’errore, e in primo luogo ossessioni, fantasmi e tutto il mondo dei sogni persistenti e delle paure irriducibili.”

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Di: Gianni De Martino http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2010/03/01/letteratura-dei-vampiri/comment-page-56/#comment-140550 Gianni De Martino Mon, 31 Jan 2011 21:57:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=1755#comment-140550 @ Gianfranco. “ Fatico davvero a capire il perché per molte persone il fascino per l’oscuro sia considerato come una sindrome dovuta a un trauma subito”. - TORCE UMANE. Forse tutti abbiamo subito un trauma e siamo stati, in qualche modo, abbandonati – ma abbiamo voluto dimenticarlo. Da qui, probabilmente, quella strana impressione di oscurità che si prova, quando ci si si rivolge al passato… Al passato e all’invisibile. Potrebbe trattarsi del cosiddetto “oscuro trauma della nascita”, ovvero del trauma dell’Origine, del passaggio da un dentro al fuori, o viceversa…In noi – abitatori del tempo, creature sessuate e tagliate, per così dire, dal “prima” e dal “dopo” - c’è qualche buco, anche di di memoria, da sempre. Invece di lasciarlo aperto ( come gli occhi di Medusa?), oppure gettarvi sopra un velo pietoso, è forte la tentazione di riempire il buco con falsi ricordi, affabulazioni e chiacchiere, talvolta con la riflessione su qualche possibile. Del resto, trauma (dal greco troma, foro, perforo; dal sanscrito tarami, passo al di là) è quel che apre a un possibile. Attraverso il trauma ci si apre a un’altra storia possibile, anzi a molte altre storie possibili o anche impossibili. Se l’orrore è nello sguardo del Serpente – del Serpente al quale, come suggeriva Voltaire, Eva non sputò in un occhio, evitandoci un sacco di guai, ebbene il primo orrore è quando l’invisibile – attraverso il colpo di filo di un suo telefono speciale – chiede : « Dove sei, Adamo ? ». Fu questo probabilmente il primo trauma : l’orribile scoperta di avere una coscienza e un buco, o forse numerosi buchi da lavorare o da coprire. . . Meglio la placida orizzontalità dell’animale e il silenzio delle piante ? Certamente in Adamo – e in noi con lui – c’è come una tendenza verso l’immobilità minerale. La vita, presa in una struttura di morte, appare spesso come una maledizione. E’ un fatto ( « fatto », come si dice nel gergo dei drogati). Il rifiuto di questa maledizione, come nel caso del povero Monicelli, sembra del tutto legittima. Anche a costo di un volo dalla finestra verso la durezza del pavimento o l’immolazione di decine di ragazzi che nelle piazze arabe si trasformano in torce e in bombe umane ? Dunque a presto verso la trasformazione del maledetto in ben detto – ammesso che una via d’uscita verso la dignità e la libertà sia nella lingua e la Letteratura sia la salvezza – cosa di cui continuo a dubitare. - Citazione: “Qui n’a jamais envié les plantes ignore ce que signifie la terreur de la conscience. Lorsqu’on l’a en horreur, on a un faible pour la nature. Lorsqu’on n’est plus attiré par l’esprit, on aime le silence de la plante: pas de questions ni de réponses.” E. M. Cioran, Nihilisme et nature (1937), da Solitude et destin (Solitudine e destino). Traduzione: ”Chi non ha mai invidiato le piante ignora che cosa significhi il terrore della coscienza. Quando l’abbiamo in orrore, abbiamo un debole per la natura. Quando non siamo più attratti dallo spirito, amiamo il silenzio della pianta: niente domande e niente risposte.”) @ Gianfranco. “ Fatico davvero a capire il perché per molte persone il fascino per l’oscuro sia considerato come una sindrome dovuta a un trauma subito”.
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TORCE UMANE. Forse tutti abbiamo subito un trauma e siamo stati, in qualche modo, abbandonati – ma abbiamo voluto dimenticarlo. Da qui, probabilmente, quella strana impressione di oscurità che si prova, quando ci si si rivolge al passato… Al passato e all’invisibile. Potrebbe trattarsi del cosiddetto “oscuro trauma della nascita”, ovvero del trauma dell’Origine, del passaggio da un dentro al fuori, o viceversa…In noi – abitatori del tempo, creature sessuate e tagliate, per così dire, dal “prima” e dal “dopo” – c’è qualche buco, anche di di memoria, da sempre.
Invece di lasciarlo aperto ( come gli occhi di Medusa?), oppure gettarvi sopra un velo pietoso, è forte la tentazione di riempire il buco con falsi ricordi, affabulazioni e chiacchiere, talvolta con la riflessione su qualche possibile. Del resto, trauma (dal greco troma, foro, perforo; dal sanscrito tarami, passo al di là) è quel che apre a un possibile. Attraverso il trauma ci si apre a un’altra storia possibile, anzi a molte altre storie possibili o anche impossibili. Se l’orrore è nello sguardo del Serpente – del Serpente al quale, come suggeriva Voltaire, Eva non sputò in un occhio, evitandoci un sacco di guai, ebbene il primo orrore è quando l’invisibile – attraverso il colpo di filo di un suo telefono speciale – chiede : « Dove sei, Adamo ? ». Fu questo probabilmente il primo trauma : l’orribile scoperta di avere una coscienza e un buco, o forse numerosi buchi da lavorare o da coprire. . . Meglio la placida orizzontalità dell’animale e il silenzio delle piante ? Certamente in Adamo – e in noi con lui – c’è come una tendenza verso l’immobilità minerale. La vita, presa in una struttura di morte, appare spesso come una maledizione. E’ un fatto ( « fatto », come si dice nel gergo dei drogati). Il rifiuto di questa maledizione, come nel caso del povero Monicelli, sembra del tutto legittima. Anche a costo di un volo dalla finestra verso la durezza del pavimento o l’immolazione di decine di ragazzi che nelle piazze arabe si trasformano in torce e in bombe umane ? Dunque a presto verso la trasformazione del maledetto in ben detto – ammesso che una via d’uscita verso la dignità e la libertà sia nella lingua e la Letteratura sia la salvezza – cosa di cui continuo a dubitare.
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Citazione: “Qui n’a jamais envié les plantes ignore ce que signifie la terreur de la conscience. Lorsqu’on l’a en horreur, on a un faible pour la nature. Lorsqu’on n’est plus attiré par l’esprit, on aime le silence de la plante: pas de questions ni de réponses.” E. M. Cioran, Nihilisme et nature (1937), da Solitude et destin (Solitudine e destino). Traduzione: ”Chi non ha mai invidiato le piante ignora che cosa significhi il terrore della coscienza. Quando l’abbiamo in orrore, abbiamo un debole per la natura. Quando non siamo più attratti dallo spirito, amiamo il silenzio della pianta: niente domande e niente risposte.”)

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