mercoledì, 8 aprile 2009
L’ITALIA IRRAZIONALPOPOLARE. Luca Mastrantonio, Francesco Bonami
Tempo fa Enrico Manca, nel ruolo di Presidente della Rai, marchiò Pippo Baudo con l’epiteto di nazionalpopolare.
Luca Mastrantonio (scrittore e responsabile delle pagine cultura e spettacoli del «Riformista») e Francesco Bonami (curatore internazionale di arte contemporanea, direttore della Biennale di Venezia nel 2003, critico d’arte) sono andati oltre coniando un neologismo poi sfociato nella scrittura di un saggio a quattro mani edito da Einaudi: Irrazionalpopolare (pag. 288, euro 17,50).
Il riferimento è a tutti quei casi in cui il successo di qualcuno o di qualcosa non è spiegabile razionalmente. Sul libro aleggia questa frase: “Siamo una quasi nazione che vive una perenne condizione irrazionalpopolare. Dove l’apocalisse è sempre presente e la verità è un’altra versione dei fatti”.
Un libro pungente, critico, a tratti sferzante dove non manca l’elenco dei personaggi (ma anche degli oggetti) che – a detta degli autori – hanno beneficiato di un successo inspiegabile o ingiustificato. Dunque, irrazionalpopolare.
Come si evince dal libro, nell’irrazionalpopolare è bello ciò che piace senza un motivo. Anzi, è proprio la mancanza apparente di un motivo a rendere qualcosa incredibilmente piú bella.
Gli autori colgono l’occasione per raccontare un’Italia in crisi dove la tecnologia è la nuova teologia, le città sono centri di ragionata follia e quelli commerciali un reality urbanistico. Una “società dello spettacolo” dove c’è informazione piú che formazione, situazione e non circostanza, divertimento piú che intendimento, de-costruzione e non invenzione (le frasi in corsivo sono tratte dalla scheda del libro).
Ce ne parla più in dettaglio Francesca Giulia Marone (che mi aiuterà ad animare e coordinare il post) nell’articolo che segue.
A me interessera tentare di scoprire con voi – e con il supporto degli autori del volume – i meccanismi (arcani?) che portano alla irrazionalpopolarità… magari prendendo spunto per tentare di capire – ancora una volta – l’Italia di oggi e confrontarla con quella del passato.
Per favorire la discussione pongo qualche domanda:
- Convenite sull’esistenza di fenomeni… irrazionalpopolari nella società italiana?
- A vostro avviso questi fenomeni riguardano solo (o principalmente) l’Italia, o sono generalizzati?
- Secondo voi cosa è “irrazionalpopolare”?
(Potremmo tentare di fare un elenco degli oggetti più irrazionalpopolari)
- Quali meccanismi nascosti decretano l’immagine del successo agli occhi della massa?
- Siamo sicuri che l’Italia di oggi sia più irrazionalpopolare e meno nazionalpopolare di quella di ieri?
A voi la parola.
Massimo Maugeri
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Siamo tutti “Irrazionalpopolari”?
di Francesca Giulia Marone (nella foto)
Chi di noi non ricorda il giorno in cui Pippo Baudo, giganteggiante sul nostro piccolo schermo con Fantastico, fu bollato dal presidente della RAI Enrico Manca con il termine “nazionalpopolare”?
E’ certo che Manca non si riferisse a quell’accezione del termine di matrice gramsciana che aveva ispirato politica e cultura della sinistra, ma lo utilizzò come epiteto offensivo verso il modo di comunicare di Baudo. Molti non capirono esattamente cosa significasse “nazionalpopolare”, ma da quel momento il termine fu usato con una certa regolarità ed entrò di forza nel costume italiano.
Da qui muovono i passi gli autori del saggio “Irrazionalpopolare” Luca Mastrantonio (giornalista) e Francesco Bonami (storico dell’arte) edito da Einaudi. Un cocktail corrosivo e variegato sull’inaccettabile indecenza dell’Italia “irrazionalpopolare”.
Ma che cosa vuol dire esattamente “irrazionalpopolare”?
E’ un codice tautologico : irrazionalpopolare è ciò che è bello perché piace a tanti. Piace a tanti?Perciò non può che essere bello!
Con sguardo causticamente intrigante gli autori indagano su perché il successo oggi investa personaggi perlopiù mediocri e avviluppati in una certa incompetenza, ma di cui finiamo tutti per convincerci che siano bravi e competenti soltanto perché fortemente visibili in un determinato contesto. Gli autori si lasciano trasportare in una vertigine giocosa di nomi dello spettacolo e della cultura italiana che, a loro parere, incarnano bene il concetto di “irrazionalpopolare”.
Non si salva nessuno da questo ritratto di un’Italia in cui ci si identifica con i simboli di un successo fallace, sul podio del quale si immolano involucri vuoti riempiti da mediocrità e sotto-cultura, una Italia dove siamo invasi dalla banalità e dalla volgarità .
In un vorticoso elenco di nomi famosi della cultura televisiva, dello spettacolo, finanche di cose (ad esempio l’uso indiscriminato e orgoglioso dei“ Suv” in città! ), gli autori ci raccontano una storia di una società ( la nostra? ) in cui in un’ottica “liberamente totalitaria” si manifestano incomprensibili fenomeni di successo grazie all’eccesso e alla rivincita di un concetto del bello che piace ai più senza un motivo preciso, per l’appunto “irrazionale”.
Ci chiediamo un po’ mestamente, in questo quadro di un’Italia in cui la cultura alta è andata sempre più verso quella bassa guidata da un’estetica di massa, ci siamo tutti incamminati sulla strada di un nichilismo allegro dove non sapremo mai “perché ci piace ciò che piace” e il ricordo di cosa sia stato un mito farà parte della memoria persa dell’umanità baldanzosamente “irrazionalpopolare”?
Tags: einaudi, francesca giulia marone, francesco Bonami, irrazionalpopolare, luca mastrantonio
Scritto mercoledì, 8 aprile 2009 alle 15:11 nella categoria PERPLESSITA', POLEMICHE, PETTEGOLEZZI E BURLE, SEGNALAZIONI E RECENSIONI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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