Commenti a: LA MALATTIA CHIAMATA UOMO di Ferdinando Camon http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/ Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Sep 2021 08:46:19 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: Lucia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-240280 Lucia Wed, 16 Nov 2011 09:19:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-240280 Ci vuole coraggio per andare in analisi e mettere in discussione prima se stessi che gli altri, oltre ad avere la capacita' come Camon di saper raccontare e raccontarsi con infinitesime sfumature. Scavare dentro se setessi e' un grande rischio ea meno che non si abbia il privilegio di incontratre un analista come il Prof. Giuseppe Fara. Caro Camon hai tutta la mia stima. Ci vuole coraggio per andare in analisi e mettere in discussione prima se stessi che gli altri, oltre ad avere la capacita’ come Camon di saper raccontare e raccontarsi con infinitesime sfumature. Scavare dentro se setessi e’ un grande rischio ea meno che non si abbia il privilegio di incontratre un analista come il Prof. Giuseppe Fara. Caro Camon hai tutta la mia stima.

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Di: Lucia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-240278 Lucia Wed, 16 Nov 2011 09:17:52 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-240278 Ci vuole coraggio per andare in analisi e mettere in discussione prima se stessi che gli altri, oltre ad avere la capacita' come Camon di saper raacontare e raccontarsi con infinitesime sfumatore. Caro Camon hai tutta la mia stima. Ci vuole coraggio per andare in analisi e mettere in discussione prima se stessi che gli altri, oltre ad avere la capacita’ come Camon di saper raacontare e raccontarsi con infinitesime sfumatore. Caro Camon hai tutta la mia stima.

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Di: Anonimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-240277 Anonimo Wed, 16 Nov 2011 09:16:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-240277 Ci vuole coraggio per andare in analisi e mettere in discussione prima se stessi che gli altri, oltre ad avere la capacita' come Camon di saper raacontare e raccontarsi con infinitesime sfumatore. Caro Camon hai tutta la mia stima. Ci vuole coraggio per andare in analisi e mettere in discussione prima se stessi che gli altri, oltre ad avere la capacita’ come Camon di saper raacontare e raccontarsi con infinitesime sfumatore. Caro Camon hai tutta la mia stima.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-75381 Massimo Maugeri Mon, 07 Sep 2009 20:05:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-75381 Caro Antonio, grazie per questo tuo commento (che mi ero quasi perso). E grazie per i complimenti. Devo dire che il tuo intervento è molto completo: contiene domande, ma anche (in parte) risposte. Aggiungo, dal mio (opinabile) punto di vista, quanto segue: - E' vero, il tema psicanalisi-letteratura suscita ancora molto interesse - Non credo che l'etica professionale che impedisce ai medici di riferire sui colloqui con i pazienti valga in senso opposto (a parte che, pur senza riferire il nome del paziente - per rispetto della privacy - a volte anche il medico espone pubblicamente il caso clinico) - Quando si raccontano aneddoti (o si esprimono opinioni) riferiti a terze persone (viventi o defunte che siano) ognuno si assume le proprie responsabilità. Di certo non è possibile precindere da due cose: a) dire la verità; b) essere in buona fede. A presto. Caro Antonio, grazie per questo tuo commento (che mi ero quasi perso). E grazie per i complimenti.
Devo dire che il tuo intervento è molto completo: contiene domande, ma anche (in parte) risposte.
Aggiungo, dal mio (opinabile) punto di vista, quanto segue:
- E’ vero, il tema psicanalisi-letteratura suscita ancora molto interesse
- Non credo che l’etica professionale che impedisce ai medici di riferire sui colloqui con i pazienti valga in senso opposto (a parte che, pur senza riferire il nome del paziente – per rispetto della privacy – a volte anche il medico espone pubblicamente il caso clinico)
- Quando si raccontano aneddoti (o si esprimono opinioni) riferiti a terze persone (viventi o defunte che siano) ognuno si assume le proprie responsabilità. Di certo non è possibile precindere da due cose: a) dire la verità; b) essere in buona fede.
A presto.

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Di: Antonio Bianchessi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-75140 Antonio Bianchessi Fri, 04 Sep 2009 20:52:10 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-75140 SE PASOLINI FOSSE ANCORA VIVO Frequento da poco il blog “Letteratitudine”, che mi sembra il migliore tra quanti orbitano intorno all’arcipelago della letteratura. Mi piace il clima cordiale degli interventi, anche se a volte con un sorriso di troppo si rischia di pregiudicare la verità. “Caritas in Veritate” secondo l’ultima enciclica, che sarebbe bene diventasse di moda. Entro nella pagina di Camon, per sapere qualcosa di uno scrittore che conosco poco. Mi soffermo sul titolo “La malattia chiamata uomo”, mi stupisco del fatto che la psicanalisi sia ancora un argomento d’interesse letterario, entro tra i commenti, vedo le domande di Massimo Maugeri (a proposito, mai pensato di scrivere le terne per gli esami?) mi sprofondo tra i vari interventi, leggo le considerazioni di Camon, che tutti giudicano bellissime, scopro che Ottieri per ubriacarsi rubava i profumi alla moglie e che Pasolini sarebbe fuggito da Musatti pur di non riconoscere che l’omosessualità non era natura ma cultura. Oibò, mi sono detto, non è possibile che veda solo io. Sarebbe una tragedia: nel clima in cui viviamo, a gridare che il re è nudo si corre il rischio, se va bene, di trovare qualcuno che gratta gratta finisce con lo scoprire che da piccolo rubavi le caramelle e che per questo oggi hai le visioni. E me ne sarei stato volentieri zitto, visto che il dibattito da qualche mese si direbbe ormai concluso. Tanto più che mi sembra un po’ retro occuparsi ancora dei rapporti tra psicanalisi e letteratura. Avendo ormai più di sessant’anni ho seguito la parabola di questo dibattito nel nostro paese, dalle prime ostilità dell’idealismo all’ermeneutica di Lacan e alle visioni escatologiche di Deleuze e Guattari. E ne ho ricavato l’impressione che si fosse armai arrivati -per quanto riguarda il rapporto letteratura psicanalisi- su una sorta di binario morto. Certo, resta la cultura specialista, testimoniata dagli interventi della Zauberei. Ma per i più, passata la moda, rimane il buco della serratura e il piacere di spiarci dentro. Il diario, per l’appunto. Ma alla mia età, con la barba bianca, sarebbe un piacere indecoroso. Una ragione in più per starsene zitti, allora. E invece no. Forse c’è in ballo qualcosa di più importante. Così, per imitare l’ottimo Maugeri, e attratto anch’io da Don Chisciotte (a proposito: io salverei questo romanzo, non perché il più bello ma perché è il più vero e comprende tutti noi, moderni e post) sono stato tentato di proporre alla pagina inesorabilmente bianca, i seguenti argomenti di dibattito: 1) L’etica professionale impedisce all’analista di riferire i colloqui con il paziente (su questo tema, nei film americani gli strizzacervelli son sempre pronti ad immolarsi). Può invece il paziente, l’impunito, spifferare ai quattro venti quanto nel colloquio gli è stato suggerito? E ciò anche nel caso che il riferito coinvolga terzi? La domanda ovviamente non mette in gioco il diritto, ma l’etica. 2) Il fatto che i terzi in oggetto siano defunti costituisce una sorta di liberatoria o un ulteriore vincolo a rispettarne l’inviolabilità personale (che poi è anche quella di parenti, amici ecc)? 3) La circostanza che si tratti di personaggi pubblici autorizza quelle rivelazioni che ai sensi del quesito 1 e 2 potrebbero essere negate? O ne costituisce invece un ulteriore limite? 4) L’interesse storico e le ragioni della letteratura sono al di sopra di ogni obbligo morale? E qui mi fermo, deciso a prevenire il sospetto, come accade tra Repubblica e Berlusconi, di indurre le risposte. E poi mi si potrebbe obiettare che la verità, con buona pace della caritas, non guarda in faccia a nessuno, in quanto valore superiore ad ogni altro. E che Dante a rispettare tutti i vincoli di cui sopra non avrebbe mai scritto la Commedia, anche se resta vero che le sue terzine riprendono fatti e argomenti che erano già di pubblico dominio.. Certo: può essere che l’attaccamento di Ottieri ai profumi della moglie e il rifiuto dell’analisi di Pasolini siano un fatto “storico”. Ma se “storico”, perché stupirsi allora della chiacchiera di Musatti, tanto più se affidata a uno scrittore che prima o poi ne avrebbe fatto “storia”? O non sarà, in cauda venenum, che lo scrittore Camon soffre del medesimo disturbo senile denunciato in Musatti: vale a dire il vizio di parlare (nel suo caso scrivere) troppo? E proprio qui, nel parlare o scrivere troppo, sempre sorridendo - caritas in veritate: se è lecito comparare le cose grandi alle piccole- non sarà forse il caso di vedere, secondo gli schemi della più sgangherata analisi, il tentativo di sostituirsi al padre? Ma, lasciati i sospetti e i sorrisi, confesso che mi è sinceramente dispiaciuto sentire che Pasolini “se avesse continuato l’analisi sarebbe ancora vivo”. E chi l’ha detto, concessa per assurdo l’ipotesi, che l’essere ancora vivo sarebbe, per Pasolini e non solo per lui, un merito? Caro Camon, anche Don Chisciotte si poteva curare e ci ha pure provato. Arriva persino a empirsi la cabeza di testi religiosi e a spirare in santità. Ma resta sempre Don Chisciotte e quella è la sua ultima avventura. Non ho il culto di Pasolini. Ma un grande rispetto sì. E’ accaduto alla mia generazione come agli americani per la morte di Kennedy: molti di noi si ricordano esattamente del luogo e del momento in cui giunse loro la notizia. A me persino capita, di tanto in tanto di rivederlo. Magari alle giornate del cinema democratico, a Venezia, quando tutti lo fischiarono. Alla fine un gruppetto gli si strinse attorno. “Perché non siete intervenuti?” disse. Ecco, questa volta l’ho fatto. In ritardo. Ma ognuno ha i suoi tempi e i suoi conti da chiudere. SE PASOLINI FOSSE ANCORA VIVO

Frequento da poco il blog “Letteratitudine”, che mi sembra il migliore tra quanti orbitano intorno all’arcipelago della letteratura. Mi piace il clima cordiale degli interventi, anche se a volte con un sorriso di troppo si rischia di pregiudicare la verità. “Caritas in Veritate” secondo l’ultima enciclica, che sarebbe bene diventasse di moda. Entro nella pagina di Camon, per sapere qualcosa di uno scrittore che conosco poco. Mi soffermo sul titolo “La malattia chiamata uomo”, mi stupisco del fatto che la psicanalisi sia ancora un argomento d’interesse letterario, entro tra i commenti, vedo le domande di Massimo Maugeri (a proposito, mai pensato di scrivere le terne per gli esami?) mi sprofondo tra i vari interventi, leggo le considerazioni di Camon, che tutti giudicano bellissime, scopro che Ottieri per ubriacarsi rubava i profumi alla moglie e che Pasolini sarebbe fuggito da Musatti pur di non riconoscere che l’omosessualità non era natura ma cultura.
Oibò, mi sono detto, non è possibile che veda solo io. Sarebbe una tragedia: nel clima in cui viviamo, a gridare che il re è nudo si corre il rischio, se va bene, di trovare qualcuno che gratta gratta finisce con lo scoprire che da piccolo rubavi le caramelle e che per questo oggi hai le visioni. E me ne sarei stato volentieri zitto, visto che il dibattito da qualche mese si direbbe ormai concluso. Tanto più che mi sembra un po’ retro occuparsi ancora dei rapporti tra psicanalisi e letteratura. Avendo ormai più di sessant’anni ho seguito la parabola di questo dibattito nel nostro paese, dalle prime ostilità dell’idealismo all’ermeneutica di Lacan e alle visioni escatologiche di Deleuze e Guattari. E ne ho ricavato l’impressione che si fosse armai arrivati -per quanto riguarda il rapporto letteratura psicanalisi- su una sorta di binario morto.
Certo, resta la cultura specialista, testimoniata dagli interventi della Zauberei. Ma per i più, passata la moda, rimane il buco della serratura e il piacere di spiarci dentro. Il diario, per l’appunto. Ma alla mia età, con la barba bianca, sarebbe un piacere indecoroso. Una ragione in più per starsene zitti, allora.
E invece no. Forse c’è in ballo qualcosa di più importante. Così, per imitare l’ottimo Maugeri, e attratto anch’io da Don Chisciotte (a proposito: io salverei questo romanzo, non perché il più bello ma perché è il più vero e comprende tutti noi, moderni e post) sono stato tentato di proporre alla pagina inesorabilmente bianca, i seguenti argomenti di dibattito:

1) L’etica professionale impedisce all’analista di riferire i colloqui con il paziente (su questo tema, nei film americani gli strizzacervelli son sempre pronti ad immolarsi). Può invece il paziente, l’impunito, spifferare ai quattro venti quanto nel colloquio gli è stato suggerito? E ciò anche nel caso che il riferito coinvolga terzi? La domanda ovviamente non mette in gioco il diritto, ma l’etica.
2) Il fatto che i terzi in oggetto siano defunti costituisce una sorta di liberatoria o un ulteriore vincolo a rispettarne l’inviolabilità personale (che poi è anche quella di parenti, amici ecc)?
3) La circostanza che si tratti di personaggi pubblici autorizza quelle rivelazioni che ai sensi del quesito 1 e 2 potrebbero essere negate? O ne costituisce invece un ulteriore limite?
4) L’interesse storico e le ragioni della letteratura sono al di sopra di ogni obbligo morale?

E qui mi fermo, deciso a prevenire il sospetto, come accade tra Repubblica e Berlusconi, di indurre le risposte. E poi mi si potrebbe obiettare che la verità, con buona pace della caritas, non guarda in faccia a nessuno, in quanto valore superiore ad ogni altro. E che Dante a rispettare tutti i vincoli di cui sopra non avrebbe mai scritto la Commedia, anche se resta vero che le sue terzine riprendono fatti e argomenti che erano già di pubblico dominio..
Certo: può essere che l’attaccamento di Ottieri ai profumi della moglie e il rifiuto dell’analisi di Pasolini siano un fatto “storico”. Ma se “storico”, perché stupirsi allora della chiacchiera di Musatti, tanto più se affidata a uno scrittore che prima o poi ne avrebbe fatto “storia”? O non sarà, in cauda venenum, che lo scrittore Camon soffre del medesimo disturbo senile denunciato in Musatti: vale a dire il vizio di parlare (nel suo caso scrivere) troppo? E proprio qui, nel parlare o scrivere troppo, sempre sorridendo – caritas in veritate: se è lecito comparare le cose grandi alle piccole- non sarà forse il caso di vedere, secondo gli schemi della più sgangherata analisi, il tentativo di sostituirsi al padre?
Ma, lasciati i sospetti e i sorrisi, confesso che mi è sinceramente dispiaciuto sentire che Pasolini “se avesse continuato l’analisi sarebbe ancora vivo”. E chi l’ha detto, concessa per assurdo l’ipotesi, che l’essere ancora vivo sarebbe, per Pasolini e non solo per lui, un merito? Caro Camon, anche Don Chisciotte si poteva curare e ci ha pure provato. Arriva persino a empirsi la cabeza di testi religiosi e a spirare in santità. Ma resta sempre Don Chisciotte e quella è la sua ultima avventura.
Non ho il culto di Pasolini. Ma un grande rispetto sì. E’ accaduto alla mia generazione come agli americani per la morte di Kennedy: molti di noi si ricordano esattamente del luogo e del momento in cui giunse loro la notizia. A me persino capita, di tanto in tanto di rivederlo. Magari alle giornate del cinema democratico, a Venezia, quando tutti lo fischiarono. Alla fine un gruppetto gli si strinse attorno. “Perché non siete intervenuti?” disse.
Ecco, questa volta l’ho fatto. In ritardo. Ma ognuno ha i suoi tempi e i suoi conti da chiudere.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-62367 Massimo Maugeri Sun, 05 Apr 2009 08:44:08 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-62367 Grazie, cara Rossella. E grazie per i commenti. Grazie, cara Rossella. E grazie per i commenti.

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Di: rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-62148 rossella Sat, 04 Apr 2009 20:56:42 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-62148 A questo punto colui che non vuole soccombere si comporta come un camaleonte, un trasformista che cambia rapidamente i suoi abiti come fossero involucri usa e getta, nella speranza e nell'intento di non farsi coinvolgere , avendo capito che egli è individualmente un componente di una società che nelle sue metamorfosi trascina con sè, a livello sociologico, crisi psichiatriche molto serie dovute alla idiosincrasia fra i repentini cambiamenti di superficie e la mancanza di cambiamenti profondi e reali di cui l'essere umano ha bisogno. Insomma la gattopardiana frase "tutto cambia perchè niente cambi" là dove ataviche convinzioni bloccavano ventate di novità, non si adatta ai moderni risultati di coloro che, stanchi della storia, hanno condotto il prossimo verso quell'utopia nella quale la società , arrampicandosi su sè stessa, non cresce e non progredisce. Colgo l'occasione per fare gli auguri a Massimo e confermo quanto ha scrtto su di lui Salvo Zappulla su La Sicilia di oggi. Massimo cresce e progredisce. E noi con te. A questo punto colui che non vuole soccombere si comporta come un camaleonte, un trasformista che cambia rapidamente i suoi abiti come fossero involucri usa e getta, nella speranza e nell’intento di non farsi coinvolgere , avendo capito che egli è individualmente un componente di una società che nelle sue metamorfosi trascina con sè, a livello sociologico, crisi psichiatriche molto serie dovute alla idiosincrasia fra i repentini cambiamenti di superficie e la mancanza di cambiamenti profondi e reali di cui l’essere umano ha bisogno.
Insomma la gattopardiana frase “tutto cambia perchè niente cambi” là dove ataviche convinzioni bloccavano ventate di novità, non si adatta ai moderni risultati di coloro che, stanchi della storia, hanno condotto il prossimo verso quell’utopia nella quale la società , arrampicandosi su sè stessa, non cresce e non progredisce.

Colgo l’occasione per fare gli auguri a Massimo e confermo quanto ha scrtto su di lui Salvo Zappulla su La Sicilia di oggi. Massimo cresce e progredisce. E noi con te.

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Di: rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-62145 rossella Sat, 04 Apr 2009 20:47:21 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-62145 è come se la fiducia avesse lasciato il posto alla sfiducia, la paura competitiva alla logica comportamentale, la calma e la lentezza alla nevrotica velocità, il binomio spazio tempo, accorciando le distanze, ha causato una specie di contrazione cerebrale. La psiconalisi in effetti ha un gran da fare. Il linguaggio verbale prende forme slang,la cultura nei lavori usa e getta è un optional che non serve a niente e talvolta fastidioso,l'uomo si muove a scatti come azionato da un telecomando e mi pongo una domanda, ovvero se la parola "metamorfosi" generalmente riferita al passaggio dallo stato di larva allo stato di animale adulto, sia adatta alla società odierna che dice di essere in "evolution"... è come se la fiducia avesse lasciato il posto alla sfiducia, la paura competitiva alla logica comportamentale, la calma e la lentezza alla nevrotica velocità, il binomio spazio tempo, accorciando le distanze, ha causato una specie di contrazione cerebrale. La psiconalisi in effetti ha un gran da fare.
Il linguaggio verbale prende forme slang,la cultura nei lavori usa e getta è un optional che non serve a niente e talvolta fastidioso,l’uomo si muove a scatti come azionato da un telecomando e mi pongo una domanda, ovvero se la parola “metamorfosi” generalmente riferita al passaggio dallo stato di larva allo stato di animale adulto, sia adatta alla società odierna che dice di essere in “evolution”…

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Di: rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-62143 rossella Sat, 04 Apr 2009 20:40:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-62143 METAMOFOSI SOCIALI. Di quale tempo Massimo? Abbiamo appena abbandonato il 900, secolo ricco di capovolgimenti storico culturali. Mai come nel secolo scorso la parola progresso ha trionfato con le sue rivoluzioni industriali, le scoperte scientifiche comprese quelle delle nuove psicologie, per non parlare dei vantaggi in favore ell'abitazione e degli usi domestici, le innovazioni tecniche e mccaniche sono state determinanti nelle trasformazioni sociali. Il quel passaggio fra la fine della seconda guerra mondiale e gli ultimi 40 anni del XX secolo, in quel passaggio vissuto come l'anticamera della moderna democrazia, si sono aperti gli scenari di quelle che sarebbero state le rivoluzioni culturlai legate all'economia, fino ad arrivare ai nostri giorni e se da un lato la vita dell'uomo è stata agevolata dai mezzi meccanici, paradossalmente, dall'altro lato si sono generate le contraddizioni dovute alle paure del rapporto con i mezzi da lui creati.... METAMOFOSI SOCIALI.
Di quale tempo Massimo?
Abbiamo appena abbandonato il 900, secolo ricco di capovolgimenti storico culturali.
Mai come nel secolo scorso la parola progresso ha trionfato con le sue rivoluzioni industriali, le scoperte scientifiche comprese quelle delle nuove psicologie, per non parlare dei vantaggi in favore ell’abitazione e degli usi domestici, le innovazioni tecniche e mccaniche sono state determinanti nelle trasformazioni sociali.
Il quel passaggio fra la fine della seconda guerra mondiale e gli ultimi 40 anni del XX secolo, in quel passaggio vissuto come l’anticamera della moderna democrazia, si sono aperti gli scenari di quelle che sarebbero state le rivoluzioni culturlai legate all’economia, fino ad arrivare ai nostri giorni e se da un lato la vita dell’uomo è stata agevolata dai mezzi meccanici, paradossalmente, dall’altro lato si sono generate le contraddizioni dovute alle paure del rapporto con i mezzi da lui creati….

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Di: franca canapini http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-61342 franca canapini Thu, 02 Apr 2009 21:30:36 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-61342 Che idea avete della “psicanalisi”? E’ una scienza umana che mi ha sempre indirettamente, letterariamente interessato, tanto che, scorrendo i vari interventi, mi sono accorta di aver letto nel tempo tutti i libri storici citati, anche quello della Cardinal di cui avevo dimenticato autrice e titolo, ma non il contenuto. E aggiungerei E liberaci dal male oscuro di Cassano. Mi affascina l’introspezione e l’insondabilità della psiche. Quali sono, a vostro avviso, i pro e i contro? Credo che, se portatori di disturbi seri, aiutati da un buon terapeuta, si possa giungere a risultati di guarigione apprezzabili ( in tempi lunghissimi dicono ). Invece diffido della “moda” di andare in terapia per disturbi più lievi che si potrebbero risolvere solo cambiando abitudini di vita o con una maggiore autointrospezione. Secondo voi l’uomo di oggi ha più difficoltà ad adattarsi alle metamorfosi sociali rispetto a quello di un tempo? E perché? Non saprei dire. In fondo, nel nostro Paese, tutte le generazioni,a partire dal 1945, non vivono il dramma della guerra e per lo più non mancano dei beni primari. Messa così mi parrebbe che oggi dovremmo saperci adattare meglio alle metamorfosi sociali rispetto ai tempi passati. Tuttavia è anche vero che lo sviluppo tecnologico ci costringe a ritmi di vita molto più veloci e che stiamo perdendo quei ritmi distesi e quei contesti sociali che permettevano di assimilare esperienze anche traumatiche. C’è stato davvero un processo di dissoluzione della famiglia? Se sì… con che conseguenze a livello individuale e collettivo? Non vedo dissoluzione della famiglia, caso mai accanto alla famiglia tradizionale sono proliferate le famiglie mononucleari, quelle allargate, le comuni ( poche )…Questi nuovi tipi di famiglia mi sembra che vogliano rispondere al bisogno di rapporti affettivi meno rigidi e più autentici, con quali risultati per ora non saprei dire. Le Chiese-madri e i Partiti-padri sono davvero scomparsi? Forse stanno scomparendo, come la psicanalisi del resto. Leggevo un breve articolo di U. Galimberti il quale sosteneva che la mancanza di speranza oggi è dovuta proprio alla crisi di religione, marxismo e psicanalisi le tre “ scuole “ che garantivano la speranza della salvezza: salvezza eterna; salvezza come giustizia sociale; salvezza come guarigione. siete d’accordo sulla seguente considerazione: “oggi il maschio è in crisi”? Non i più giovani ormai avvezzi ad avere rapporti di “parità” con le donne; la crisi la vedo più nei maschi della generazione che ha vissuto la liberazione della donna: erano cresciuti in famiglie dove i ruoli padre madre erano ben distinti e si sono trovati a fare i conti con una realtà che li metteva in conflitto tra quello che avevano appreso e quello che sentivano giusto. Lo sperdimento della generazione delle passioni tristi credo sia causato da ben altri fattori fattori sociali. Saluti franca Che idea avete della “psicanalisi”?
E’ una scienza umana che mi ha sempre indirettamente, letterariamente interessato, tanto che, scorrendo i vari interventi, mi sono accorta di aver letto nel tempo tutti i libri storici citati, anche quello della Cardinal di cui avevo dimenticato autrice e titolo, ma non il contenuto. E aggiungerei E liberaci dal male oscuro di Cassano. Mi affascina l’introspezione e l’insondabilità della psiche.

Quali sono, a vostro avviso, i pro e i contro?
Credo che, se portatori di disturbi seri, aiutati da un buon terapeuta, si possa giungere a risultati di guarigione apprezzabili ( in tempi lunghissimi dicono ). Invece diffido della “moda” di andare in terapia per disturbi più lievi che si potrebbero risolvere solo cambiando abitudini di vita o con una maggiore autointrospezione.
Secondo voi l’uomo di oggi ha più difficoltà ad adattarsi alle metamorfosi sociali rispetto a quello di un tempo? E perché?
Non saprei dire. In fondo, nel nostro Paese, tutte le generazioni,a partire dal 1945, non vivono il dramma della guerra e per lo più non mancano dei beni primari. Messa così mi parrebbe che oggi dovremmo saperci adattare meglio alle metamorfosi sociali rispetto ai tempi passati. Tuttavia è anche vero che lo sviluppo tecnologico ci costringe a ritmi di vita molto più veloci e che stiamo perdendo quei ritmi distesi e quei contesti sociali che permettevano di assimilare esperienze anche traumatiche.

C’è stato davvero un processo di dissoluzione della famiglia? Se sì… con che conseguenze a livello individuale e collettivo?

Non vedo dissoluzione della famiglia, caso mai accanto alla famiglia tradizionale sono proliferate le famiglie mononucleari, quelle allargate, le comuni ( poche )…Questi nuovi tipi di famiglia mi sembra che vogliano rispondere al bisogno di rapporti affettivi meno rigidi e più autentici, con quali risultati per ora non saprei dire.

Le Chiese-madri e i Partiti-padri sono davvero scomparsi?

Forse stanno scomparendo, come la psicanalisi del resto. Leggevo un breve articolo di U. Galimberti il quale sosteneva che la mancanza di speranza oggi è dovuta proprio alla crisi di religione, marxismo e psicanalisi le tre “ scuole “ che garantivano la speranza della salvezza: salvezza eterna; salvezza come giustizia sociale; salvezza come guarigione.

siete d’accordo sulla seguente considerazione: “oggi il maschio è in crisi”?

Non i più giovani ormai avvezzi ad avere rapporti di “parità” con le donne; la crisi la vedo più nei maschi della generazione che ha vissuto la liberazione della donna: erano cresciuti in famiglie dove i ruoli padre madre erano ben distinti e si sono trovati a fare i conti con una realtà che li metteva in conflitto tra quello che avevano appreso e quello che sentivano giusto. Lo sperdimento della generazione delle passioni tristi credo sia causato da ben altri fattori fattori sociali.

Saluti
franca

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Di: giuseppe ausilio bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-61162 giuseppe ausilio bertoli Thu, 02 Apr 2009 14:14:19 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-61162 Scusate un'altra intromissione nel dibattito, suggeritami dal post "Psichico 61". Un'intromissione per insistere sul valore "taumaturgico" della parola, ossia della narrazione, della scrittura, della poesia e di ogni altra arte nel combattere, anzi nel "battere" i disagi psicologici, specie le depressioni. E un'intromissione per ribadire come spesso - troppo spesso - i disagi psicologici siano "nascosti" dalle persone che ne vengono colpite e dalle loro famiglie, secondo me - soprattutto - per vergogna, pudore, riservatezza eccessiva, stigma sociale. E per la trascuratezza, per non dire incompetenza, di qualche medico di base non aggiornato in materia psicologica e psichiatrica. Sì, anche di qualche medico di base. Purtroppo. Un saluto, A. B. Scusate un’altra intromissione nel dibattito, suggeritami dal post “Psichico 61″.
Un’intromissione per insistere sul valore “taumaturgico” della parola, ossia della narrazione, della scrittura, della poesia e di ogni altra arte nel combattere, anzi nel “battere” i disagi psicologici, specie le depressioni.
E un’intromissione per ribadire come spesso – troppo spesso – i disagi psicologici siano “nascosti” dalle persone che ne vengono colpite e dalle loro famiglie, secondo me – soprattutto – per vergogna, pudore, riservatezza eccessiva, stigma sociale. E per la trascuratezza, per non dire incompetenza, di qualche medico di base non aggiornato in materia psicologica e psichiatrica. Sì, anche di qualche medico di base.
Purtroppo.
Un saluto, A. B.

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Di: Kataweb.it - Blog - erlebnisblog » Blog Archive » Psichico 61/Parole Parole Parole….. http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-61107 Kataweb.it - Blog - erlebnisblog » Blog Archive » Psichico 61/Parole Parole Parole….. Thu, 02 Apr 2009 09:11:51 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-61107 [...] colla collega bloggheressa Topolina Fattucchiera in calce allo psichico 60, deve un altro po’ a questa discussione tenuta dalle parti di Zoologia Fantastica, su un libro di Ferdinando Camon dedicato alla [...] [...] colla collega bloggheressa Topolina Fattucchiera in calce allo psichico 60, deve un altro po’ a questa discussione tenuta dalle parti di Zoologia Fantastica, su un libro di Ferdinando Camon dedicato alla [...]

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Di: simona lo iacono http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-60947 simona lo iacono Wed, 01 Apr 2009 20:54:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60947 Bellissimo il cambiamento del modo di studiare l'inconscio, l'osservatore che muta e che si interroga, la relazione che trabocca di scavi dolenti. Il nuovo intervento di Camon è una testimonianza di questi anni convulsi e dolorosi, dove l'identità patisce i disturbi e le ferite della morale, e in cui la fragilità si veste di violenza. Quanti opposti da leggere. Quanta pietà nel condividerli. La malattia chiamata uomo credo che guarisca solo in mezzo ad altri uomini. Bellissimo il cambiamento del modo di studiare l’inconscio, l’osservatore che muta e che si interroga, la relazione che trabocca di scavi dolenti.
Il nuovo intervento di Camon è una testimonianza di questi anni convulsi e dolorosi, dove l’identità patisce i disturbi e le ferite della morale, e in cui la fragilità si veste di violenza.
Quanti opposti da leggere. Quanta pietà nel condividerli.
La malattia chiamata uomo credo che guarisca solo in mezzo ad altri uomini.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-60926 Massimo Maugeri Wed, 01 Apr 2009 20:25:11 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60926 Grazie mille, Gianmario. E grazie anche a te, Maria Lucia. Grazie mille, Gianmario. E grazie anche a te, Maria Lucia.

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Di: Maria Lucia Riccioli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-60822 Maria Lucia Riccioli Wed, 01 Apr 2009 15:56:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60822 che idea avete della “psicanalisi”? Quali sono, a vostro avviso, i pro e i contro? Capisco perfettamente che Zauberei si possa sentire come un vero medico sul set di ER... ma purtroppo la vulgata sulla psicanalisi, anzi le rappresentazioni letterarie della psicanalisi, prendono il posto della riflessione sull'evoluzione di questa tecnica - tecnica? io direi ermeneutica della psiche. Per me infatti psicanalisi equivale a Svevo, agli universali junghiani... Provo a rispondere alle domande sui massimi sistemi che ci propone Massimo... - secondo voi l’uomo di oggi ha più difficoltà ad adattarsi alle metamorfosi sociali rispetto a quello di un tempo? E perché? Credo che ogni epoca abbia avuto i suoi bravi problemi di adattamento, le sue crisi. Pensiamo al passaggio dalla sociatà contadina a quella industriale, agli spaesamenti, agli sradicamenti familiari e sociali di migranti, deportati, esiliati, pensiamo alle guerre, alle rivoluzioni. Oggi la società affronta problemi nuovi. Tutto qui. Solo che oggi tutti i valori sono in discussione, i ruoli e le gerarchie sono saltati. Gli uomini costituzionalmente si mettono in discussione e riformulano la propria vita meno delle donne. Parlano meno di sé e dei propri problemi e tante reti protettive sono saltate. Forse ci si sta avviando, attraverso questa crisi, a rapporti più autentici. Ad una società meno spersonalizzante. Almeno lo spero. - c’è stato davvero un processo di dissoluzione della famiglia? Se sì… con che conseguenze a livello individuale e collettivo? Sono sotto gli occhi di tutti. Lo vedo a scuola, negli occhi dei ragazzi spesso sperduti, sempre fragili, desiderosi di aggrapparsi a qualcosa di solido. Le famiglie sono paludi di sabbie mobili, e fuori c'è una giungla minacciosa che uccide le speranze. - le chiese-madri e i partiti-padri sono davvero scomparsi? Guardiamo ai partiti italiani. Nessuno credo possa riconoscersi in queste lobby affaristico-mafiose. L'era dei partiti è finita. Ci si associerà diversamente in futuro: anche la politica per come l'abbiamo conosciuta finora è alla frutta. Le chiese, finché saranno cattedre e non sorgenti di dialogo e carità vera, si allontaneranno sempre di più dalla gente, che ha bisogno di presenza e vicinanza, di una chiesa Mater. - siete d’accordo sulla seguente considerazione: “oggi il maschio è in crisi”? Sicuramente. Ogni crisi storicamente ha richiesto una ridefinizione di ruoli. - da dove deriverebbe questa crisi? Quale generazioni di maschi ha colpito di più? E per quale motivo? Una parola! Da una parte vedo giovani uomini molto compresi del solo ruolo di marito o compagno e padre, con un rapporto padre/figlio lontano da certe rigidezze e distanze rispetto a quello delle generazioni precedenti, dall'altra ci sono giovani anaffettivi, afasici dal punto di vista relazionale, che vedono la donna come preda o minaccia. Concordo con Zauberei: spesso anzi la gente non colta soffre anche perché non sa dare un nome alle proprie paure. E chi a queste paure dà un nome poi non sa come affrontarle. Credo che la psicanalisi - ben fatta, intendiamoci, non lasciata ad improvvisatori! - costituisca un aiuto validissimo. Anch'io ho certe remore, diciamo così, letterarie, nei confronti degli psicanalisti. Non so se mi sottoporrei all'analisi. Però ho seguito un corso di scrittura creativa ad orientamento gestaltico, che mi è molto servito. Credo che gli spprocci terapeutici vadano ritagliati sul singolo e che debbano essere pluridisciplinari, a tutto tondo. E credo che l'arte, la creatività, debbano avervi parte. che idea avete della “psicanalisi”? Quali sono, a vostro avviso, i pro e i contro?
Capisco perfettamente che Zauberei si possa sentire come un vero medico sul set di ER… ma purtroppo la vulgata sulla psicanalisi, anzi le rappresentazioni letterarie della psicanalisi, prendono il posto della riflessione sull’evoluzione di questa tecnica – tecnica? io direi ermeneutica della psiche.
Per me infatti psicanalisi equivale a Svevo, agli universali junghiani…
Provo a rispondere alle domande sui massimi sistemi che ci propone Massimo…

- secondo voi l’uomo di oggi ha più difficoltà ad adattarsi alle metamorfosi sociali rispetto a quello di un tempo? E perché?
Credo che ogni epoca abbia avuto i suoi bravi problemi di adattamento, le sue crisi. Pensiamo al passaggio dalla sociatà contadina a quella industriale, agli spaesamenti, agli sradicamenti familiari e sociali di migranti, deportati, esiliati, pensiamo alle guerre, alle rivoluzioni.
Oggi la società affronta problemi nuovi. Tutto qui. Solo che oggi tutti i valori sono in discussione, i ruoli e le gerarchie sono saltati.
Gli uomini costituzionalmente si mettono in discussione e riformulano la propria vita meno delle donne. Parlano meno di sé e dei propri problemi e tante reti protettive sono saltate.
Forse ci si sta avviando, attraverso questa crisi, a rapporti più autentici. Ad una società meno spersonalizzante. Almeno lo spero.
- c’è stato davvero un processo di dissoluzione della famiglia? Se sì… con che conseguenze a livello individuale e collettivo?
Sono sotto gli occhi di tutti. Lo vedo a scuola, negli occhi dei ragazzi spesso sperduti, sempre fragili, desiderosi di aggrapparsi a qualcosa di solido. Le famiglie sono paludi di sabbie mobili, e fuori c’è una giungla minacciosa che uccide le speranze.
- le chiese-madri e i partiti-padri sono davvero scomparsi?
Guardiamo ai partiti italiani. Nessuno credo possa riconoscersi in queste lobby affaristico-mafiose. L’era dei partiti è finita. Ci si associerà diversamente in futuro: anche la politica per come l’abbiamo conosciuta finora è alla frutta.
Le chiese, finché saranno cattedre e non sorgenti di dialogo e carità vera, si allontaneranno sempre di più dalla gente, che ha bisogno di presenza e vicinanza, di una chiesa Mater.
- siete d’accordo sulla seguente considerazione: “oggi il maschio è in crisi”?
Sicuramente. Ogni crisi storicamente ha richiesto una ridefinizione di ruoli.
- da dove deriverebbe questa crisi? Quale generazioni di maschi ha colpito di più? E per quale motivo?
Una parola! Da una parte vedo giovani uomini molto compresi del solo ruolo di marito o compagno e padre, con un rapporto padre/figlio lontano da certe rigidezze e distanze rispetto a quello delle generazioni precedenti, dall’altra ci sono giovani anaffettivi, afasici dal punto di vista relazionale, che vedono la donna come preda o minaccia. Concordo con Zauberei: spesso anzi la gente non colta soffre anche perché non sa dare un nome alle proprie paure.
E chi a queste paure dà un nome poi non sa come affrontarle.
Credo che la psicanalisi – ben fatta, intendiamoci, non lasciata ad improvvisatori! – costituisca un aiuto validissimo. Anch’io ho certe remore, diciamo così, letterarie, nei confronti degli psicanalisti. Non so se mi sottoporrei all’analisi. Però ho seguito un corso di scrittura creativa ad orientamento gestaltico, che mi è molto servito. Credo che gli spprocci terapeutici vadano ritagliati sul singolo e che debbano essere pluridisciplinari, a tutto tondo. E credo che l’arte, la creatività, debbano avervi parte.

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Di: gianmario http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-3/#comment-60702 gianmario Wed, 01 Apr 2009 12:25:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60702 Bravo Navigero, hai ritrovato la pietra nello stagno. Adesso che sai quanto è profonda l'acqua potremo arrivare tutti in porto tranquilli con la tua guida. Grazie, anche per l'interessante intervento di Camon. Bravo Navigero, hai ritrovato la pietra nello stagno. Adesso che sai quanto è profonda l’acqua potremo arrivare tutti in porto tranquilli con la tua guida. Grazie, anche per l’interessante intervento di Camon.

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Di: giuseppe ausilio bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60527 giuseppe ausilio bertoli Wed, 01 Apr 2009 01:06:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60527 @ a Massimo A proposito del sarcastico "Il canto delle balene" (Garzanti, 1989) dello stesso Ferdinando Camon, il protagonista viene invitato dalla moglie, IN ANALISI, a partecipare a una seduta di terapia d'urto. Ebbene, nella "giustificazione introduttiva" del romanzo Camon scrive testualmente: "Questa è la storia di come ho tradito mia moglie e non ne sono affatto pentito. Se lo merita. Non perché anche lei mi tradisca: so bene che non mi tradirà. Però fa qualcosa di peggio, qualcosa che risulta a me assolutamente intollerabile: appena ha fatto l'amore con me, corre a raccontarlo al suo analista. E' come se io non facessi l'amore con lei, ma con lui, o come se lei lo facesse con lui, non con me. Prima, la mia vita intima era mia, adesso non ho più niente di segreto: c'è qualcuno, che io non conosco, che sa tutto di me. E senza segreti non si può vivere: ogni uomo ha il suo ...". Niente di più vero. E qui vorrei chiederti (senza scomodare Ferdinando Camon) se una dose eccessiva di pudore, timidezza o riservatezza accentui la ritrosia delle persone sofferenti di depressione e di altri disagi psichici a recarsi dallo psicanalista. Appunto per non dovergli confessare anche i segreti più reconditi. Secondo me, infatti, moltissime persone - anche "studiate" - non solo non si recano dallo psicanalista, ma neppure dal medico di base. Cordialmente, A. Bertoli @ a Massimo

A proposito del sarcastico “Il canto delle balene” (Garzanti, 1989) dello stesso Ferdinando Camon, il protagonista viene invitato dalla moglie, IN ANALISI, a partecipare a una seduta di terapia d’urto.
Ebbene, nella “giustificazione introduttiva” del romanzo Camon scrive testualmente: “Questa è la storia di come ho tradito mia moglie e non ne sono affatto pentito. Se lo merita. Non perché anche lei mi tradisca: so bene che non mi tradirà. Però fa qualcosa di peggio, qualcosa che risulta a me assolutamente intollerabile: appena ha fatto l’amore con me, corre a raccontarlo al suo analista. E’ come se io non facessi l’amore con lei, ma con lui, o come se lei lo facesse con lui, non con me.
Prima, la mia vita intima era mia, adesso non ho più niente di segreto: c’è qualcuno, che io non conosco, che sa tutto di me. E senza segreti non si può vivere: ogni uomo ha il suo …”.
Niente di più vero.
E qui vorrei chiederti (senza scomodare Ferdinando Camon) se una dose eccessiva di pudore, timidezza o riservatezza accentui la ritrosia delle persone sofferenti di depressione e di altri disagi psichici a recarsi dallo psicanalista. Appunto per non dovergli confessare anche i segreti più reconditi. Secondo me, infatti, moltissime persone – anche “studiate” – non solo non si recano dallo psicanalista, ma neppure dal medico di base.
Cordialmente, A. Bertoli

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60388 Massimo Maugeri Tue, 31 Mar 2009 20:13:39 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60388 Grazie anche a te, Zauberei. E sì, l'intervento di Camon è davvero bello. Vi invito nuovamente a leggerlo. Una serena notte a voi tutti. Grazie anche a te, Zauberei. E sì, l’intervento di Camon è davvero bello. Vi invito nuovamente a leggerlo.
Una serena notte a voi tutti.

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Di: zauberei http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60374 zauberei Tue, 31 Mar 2009 19:59:04 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60374 Bellissimo bellissimo intervento - davvero. Naturalmente ci sono delle cose su cui dissento, o delle cose su cui avrei delle cose da specificare - io mica sono così certa che l'inconscio cambi - tutt'altro, per dire, così come prima di dire mamma, c'è un mondo di comunicaizone anteriore al parlare. E' molto maschile questa fiducia nel logos, io sono donna e nella mia esperienza femminile penso molto a tutte le cose del materno che dal logos non passano affatto... E non si sa le cose che mi verrebbe da dire sugli errori di Musatti... ma era un uomo formidabile, e concordo con Camon sul suo giudizio a proposito di Pasolini. E ci sono delle cose che sottoscrivo in pieno dell'intervento di Ferdinando Camon, la faccenda della psicoanalisi come erlebnis, e la faccenda dello psicoanalista la cui bravura e talento hanno a che fare con il suo modo di essere piuttosto che con le cose che ha studiato sui libri. Mi ha fatto pensare agli insegnamenti di un mio caro amico - il curatore dell'edizione italiana delle opere di Jung, che si spingeva ancora oltre, e mi diceva - non devi essere troppo intelligente in questo mestiere. Non è un mestiere che si eserciti utilizzando il cervello come si fanno gli esercizi di matematica ecco. Vabbè me fermo. Comunque davvero grazie anche da parte mia. Bellissimo bellissimo intervento – davvero.
Naturalmente ci sono delle cose su cui dissento, o delle cose su cui avrei delle cose da specificare – io mica sono così certa che l’inconscio cambi – tutt’altro, per dire, così come prima di dire mamma, c’è un mondo di comunicaizone anteriore al parlare. E’ molto maschile questa fiducia nel logos, io sono donna e nella mia esperienza femminile penso molto a tutte le cose del materno che dal logos non passano affatto…
E non si sa le cose che mi verrebbe da dire sugli errori di Musatti… ma era un uomo formidabile, e concordo con Camon sul suo giudizio a proposito di Pasolini.
E ci sono delle cose che sottoscrivo in pieno dell’intervento di Ferdinando Camon, la faccenda della psicoanalisi come erlebnis, e la faccenda dello psicoanalista la cui bravura e talento hanno a che fare con il suo modo di essere piuttosto che con le cose che ha studiato sui libri. Mi ha fatto pensare agli insegnamenti di un mio caro amico – il curatore dell’edizione italiana delle opere di Jung, che si spingeva ancora oltre, e mi diceva – non devi essere troppo intelligente in questo mestiere. Non è un mestiere che si eserciti utilizzando il cervello come si fanno gli esercizi di matematica ecco. Vabbè me fermo.
Comunque davvero grazie anche da parte mia.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60367 Massimo Maugeri Tue, 31 Mar 2009 19:52:01 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60367 Intanto ho inserito l'intervento di Ferdinando Camon nel corpo del post (in aggiornamneto). Lo trovate in alto... Intanto ho inserito l’intervento di Ferdinando Camon nel corpo del post (in aggiornamneto).
Lo trovate in alto…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60366 Massimo Maugeri Tue, 31 Mar 2009 19:51:02 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60366 Fai bene, caro Renzo. "La malattia chiamata uomo" è un libro da leggere. Nei prossimi giorni inserirò nuovi spunti. Fai bene, caro Renzo. “La malattia chiamata uomo” è un libro da leggere.
Nei prossimi giorni inserirò nuovi spunti.

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Di: Renzo Montagnoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60342 Renzo Montagnoli Tue, 31 Mar 2009 18:58:44 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60342 Questo intervento di Camon mi sembra altamente esauriente, tanto che, pur non nutrendo simpatia per la psicanalisi, mi ha fatto venir voglia di leggere il romanzo. Posso solo dire che mi ritengo fortunato a non aver avuto necessità di sedute. Può darsi che ciò dipenda da un fatto puramente aleatorio, oppure anche da un mio modo di raffrontarmi. Però ci sono andato vicino, e molto, una depressione che piano piano mi avrebbe portato alla follia se non avessi trovato rifugio nella poesia, che scrivo da allora. Questo intervento di Camon mi sembra altamente esauriente, tanto che, pur non nutrendo simpatia per la psicanalisi, mi ha fatto venir voglia di leggere il romanzo.
Posso solo dire che mi ritengo fortunato a non aver avuto necessità di sedute. Può darsi che ciò dipenda da un fatto puramente aleatorio, oppure anche da un mio modo di raffrontarmi. Però ci sono andato vicino, e molto, una depressione che piano piano mi avrebbe portato alla follia se non avessi trovato rifugio nella poesia, che scrivo da allora.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60308 Massimo Maugeri Tue, 31 Mar 2009 17:51:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60308 Carissimo dottor Camon, mi ha mandato un testo bellissimo. Non so come ringraziarla. Un testo importante, che risponde ad alcuni spunti forniti dai lettori/commentatori del blog e che - di fatto - diventa ulteriore postfazione de "La malattia chiamata uomo". È letteratura. Letteratura che merita di essere custodita e divulgata. E infatti le anticipo che questo dibattito confluirà in "Letteratitudine, il libro - vol II - 2008-2010". In queste settimane sto presentando, in giro, "Letteratitudine, il libro - vol I". Chiudo la presentazione leggendo il suo "Perché leggere" (sono un bravo lettore... con voce da "attore", mi dicono): mi sembra un buon promo per la lettura e i libri in genere. Leggo il testo e, una volta finito, scandisco il suo nome e il suo cognome: Ferdinando Camon. Scrosciano gli applausi. La ringrazio di cuore. Carissimo dottor Camon,
mi ha mandato un testo bellissimo. Non so come ringraziarla. Un testo importante, che risponde ad alcuni spunti forniti dai lettori/commentatori del blog e che – di fatto – diventa ulteriore postfazione de “La malattia chiamata uomo”.
È letteratura. Letteratura che merita di essere custodita e divulgata. E infatti le anticipo che questo dibattito confluirà in “Letteratitudine, il libro – vol II – 2008-2010″.
In queste settimane sto presentando, in giro, “Letteratitudine, il libro – vol I”.
Chiudo la presentazione leggendo il suo “Perché leggere” (sono un bravo lettore… con voce da “attore”, mi dicono): mi sembra un buon promo per la lettura e i libri in genere.
Leggo il testo e, una volta finito, scandisco il suo nome e il suo cognome: Ferdinando Camon.
Scrosciano gli applausi.
La ringrazio di cuore.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60307 Massimo Maugeri Tue, 31 Mar 2009 17:47:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60307 Vi ringrazio tutti per i nuovi commenti, ma ringrazio soprattutto Ferdinando Camon. Vi ringrazio tutti per i nuovi commenti, ma ringrazio soprattutto Ferdinando Camon.

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Di: Rossella http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60299 Rossella Tue, 31 Mar 2009 17:36:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60299 3a domanda: il maschio. Le difficili domanda di Massimo s'intrecciano come i fili di una trama storica. Voglio raccontarvi che qualche tempo fa ho trovato fra le pagine di un vecchio libro in biblioteca la descrizione dello spirito delle maschere, fra le quali, non tutti lo sanno, il siciliano Beppe Nappa che non porta la maschera e neppure si trucca o s'infarina, ma con passo saltellante cappello, berreta e scarpe bianche è servitore di un maestro di scuola. Egli vuol far fare tutto ma, non sapendo come fare, combina danni e guai. Parodia che converte lo spirito di questa maschera nell'atavica megalomania non solo siciliana. Sono d'accordo con Zauberei quando scrive che giallo e blu e nero fanno il verde scuro e mi auguro che si riferisca a coloro che sanno dosare le tinte senza diventare "imbrattatele". In fondo la psicoanalisi lo sa che molti aspetti della "naturalità" dell'individuo sono anomalie da curare e devono essere riconosciute come tali e che i passi per chi cerca la propria identità seguono il discernimento di elementi quali natura, cultura, pagano, cristiano, religioso, romantico, mistico, bellezza dell'immanenza, bellezza della trascendenza e che Beppe Nappa come Pantalone e Colombina e Scaramuccia è meglio che non comandino... ma che "una volta bastava questa roba per diertire il rispettabile e l'inclita" Il problema dell'identità dell'uomo non è disgiunto da quello economico e, a parte la robotica e la tecnoetica (?), chi meglio di Frank Lloyd Wright nella sua "Città vivente" illustra il sistema socio economico che si sarebbe prospettato dopo qualche decennio dall'ultimazione del suo libro, come una piramide con l'apice all'ingiù, la cui base è sostenuta da sostegni artificiali... IDENTITA'!!!!!!!!CHE RIDERE!!!!!!!! 3a domanda: il maschio.
Le difficili domanda di Massimo s’intrecciano come i fili di una trama storica.
Voglio raccontarvi che qualche tempo fa ho trovato fra le pagine di un vecchio libro in biblioteca la descrizione dello spirito delle maschere, fra le quali, non tutti lo sanno, il siciliano Beppe Nappa che non porta la maschera e neppure si trucca o s’infarina, ma con passo saltellante cappello, berreta e scarpe bianche è servitore di un maestro di scuola.
Egli vuol far fare tutto ma, non sapendo come fare, combina danni e guai. Parodia che converte lo spirito di questa maschera nell’atavica megalomania non solo siciliana.
Sono d’accordo con Zauberei quando scrive che giallo e blu e nero fanno il verde scuro e mi auguro che si riferisca a coloro che sanno dosare le tinte senza diventare “imbrattatele”. In fondo la psicoanalisi lo sa che molti aspetti della “naturalità” dell’individuo sono anomalie da curare e devono essere riconosciute come tali e che i passi per chi cerca la propria identità seguono il discernimento di elementi quali natura, cultura, pagano, cristiano, religioso, romantico, mistico, bellezza dell’immanenza, bellezza della trascendenza e che Beppe Nappa come Pantalone e Colombina e Scaramuccia è meglio che non comandino… ma che “una volta bastava questa roba per diertire il rispettabile e l’inclita”
Il problema dell’identità dell’uomo non è disgiunto da quello economico e, a parte la robotica e la tecnoetica (?), chi meglio di Frank Lloyd Wright nella sua “Città vivente” illustra il sistema socio economico che si sarebbe prospettato dopo qualche decennio dall’ultimazione del suo libro, come una piramide con l’apice all’ingiù, la cui base è sostenuta da sostegni artificiali…
IDENTITA’!!!!!!!!CHE RIDERE!!!!!!!!

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Di: Ferdinando Camon http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60297 Ferdinando Camon Tue, 31 Mar 2009 17:33:53 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60297 Ferdinando Camon a Massimo Maugeri 31 marzo 2009, ore 17,14 - Caro Maugeri e cari colloquianti di "Letteratitudine", leggo nella mattinata del 31 marzo il dibattito che si sta svolgendo sul mio libro "La malattia chiamata uomo", e poiché qualcuno mi chiama in causa, ritengo un dovere morale rispondere. Non è una buona cosa che un autore risponda a domande su un suo libro, perché il libro dovrebbe già contenere le risposte: se le risposte le dà l'autore, vuol dire che il libro è incompleto o reticente. Ma il fatto è che si tratta di un romanzo-verità, un racconto-diario, e la verità e il diario riguardano una delle esperienze fondanti della vita, la psicanalisi, e perciò basta che uno viva per sentirsi coinvolto e reagire, concordando o dissentendo. Ho detto psicanalisi-esperienza. Il che comporta che chi ne ha fatto l'esperienza sa che cos'è, mentre chi ha soltanto letto dei libri o discusso con amici (o psicanalisti o preti o intellettuali vari) ne ha una intuizione esterna, ma non una conoscenza. La mia analisi è cominciata con Cesare Musatti, presidente degli psicanalisti italiani. Non molto costoso. Loquace. Un grande padre. Non immune da errori, anche gravi, anche gravissimi. Come, del resto, ogni padre. Musatti però stava lontano, dovevo fare tre ore di treno per l'andata e tre per il ritorno, e così dopo un po', passata la buriana del primo transfert, concordammo, lui ed io, che si poteva continuare con uno più vicino, naturalmente membro della Spi, professore universitario, persona squisita, che sapeva impostare e condurre (e sfruttare) il transfert molto meglio di Musatti, praticamente senza il minimo errore. Questi abitava a trenta minuti di auto da casa mia. E' il protagonista del libro. Musatti era vecchio, e come tutti i vecchi parlava troppo. Mi raccontava di un altro scrittore che era stato in analisi da lui, un grande scrittore, che io sentivo come un fratello maggiore, Ottiero Ottieri: Ottieri era caduto in quella che si chiama "analisi interminabile", dopo l'analisi con Musatti entrò in un'analisi junghiana, e dopo in un'altra ancora, e insomma non ne usciva più. Io amavo i suoi romanzi. Avevo raccolto in un libro le mie conversazioni con gli scrittori italiani che frequentavo, Moravia Pratolini Bassani Cassola Pasolini Volponi Ottieri Roversi Calvino, Musatti lo sapeva, e non doveva parlarmi in quel modo di due di questi autori, che per me erano due "figure interiori" dominanti. Ottieri beveva. La moglie gli nascondeva gli alcolici. Ma lui trovava il rimedio, beveva i profumi della moglie, che contengono alcol. Pasolini controllò con sofferenza le prime 6-7-8 sedute, non voleva che saltasse fuori la sua omosessualità. A un certo punto lo disse: "Parlerò di tutto, tranne che della mia omosessualità, perché la considero natura". Musatti rispose: "Ne parlerà comunque, perché è cultura". Pasolini entrò in una crisi d'angoscia, saltò una-due-tre sedute, e alla fine non si fece più vedere. La mia opinione è che, se avesse continuato l'analisi, sarebbe ancora vivo, e avrebbe l'età di Zanzotto. Ma non sono convinto che Musatti abbia fatto bene a dire quelle parole. Lui non doveva spiegare nulla. Doveva soltanto analizzare perché Pasolini credesse che l'omosessualità fosse natura (convinzione, peraltro, che il senno del poi predilige). Anche per questi sconcertanti errori non mi fu traumatico passare da Musatti a Fara. Quella era l'"epoca eroica" della psicanalisi, la psicanalisi freudiana si svolgeva così come io la racconto. Avevo amici psichiatri-psicanalisti che andavano in analisi a Parigi una volta al mese, da Salomon Resnik. Resnik, argentino trapiantato a Parigi, è l'autore delle voci sulla psicanalisi per l'Enciclopedia Einaudi. Questi miei amici stavano a Parigi un week-end al mese, e in quei giorni andavano in analisi ogni mattina e ogni pomeriggio. Poi, separazione totale per un mese. Assurdo. Per me, l'analisi è una "consegna" della vita, man mano che viene vissuta. Tu, all'analista, dai tutto quello che sei, giorno e notte, quello che sai e quello che non sai, e i sogni li consegni alla cieca, ignorando quel che contengono. In quello che non sai, e nei sogni, può esserci anche disprezzo per l'analista, e oltraggio, e protesta. Non ha importanza, il vostro rapporto non cambia. Il vostro rapporto è il rivivimento di altri rapporti, analizzando l'odio di questo rapporto tu capisci l'odio di altri rapporti, e ne vieni fuori. Finché non ne vieni fuori, lo patisci. E' per questo che l'analisi è un cibo: un cibo lo devi mangiare, non saprai mai cos'è finché leggi menù. Così è l'analisi. Finché leggi libri, non ne fai esperienza. L'analisi che racconto nella "Malattia" è la forma classica dell'analisi freudiana. Ci sono altre analisi, certo. Alcune selvagge. Un'analisi selvaggia la racconto nel romanzo "Il canto delle balene", lo dico perché vedo che qualcuno di voi l'ha letto: l'analista del "Canto delle balene" è (scusate) un pazzo, che crede di guarire contagiando con la propria pazzia. Mi sono divertito scrivendo "Il canto delle balene", ho sofferto oltre ogni dire scrivendo la "Malattia". Oggi non la scriverei più così, ma l'analisi nella sua forma classica resta quella. Allora c'erano ruoli inderogabili: padre, tu vieni dopo la famiglia; marito, tu vieni dopo tua moglie; figlio, ama il padre e la madre; omosessuale, tu sei un assassino. I "peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio" erano sette, il primo era l'omicidio volontario, il secondo il "peccato impuro contro natura", cioè l'omosessualità. Capisco la disperazione, allora, di Pasolini, e oggi di Vattimo. Ognuno aveva un ruolo, sgarravi dal tuo ruolo e ti sentivi morire. Imperava il senso di colpa. L'analisi che io racconto è il processo a cui viene sottoposta una morale piena di valori e anti-valori terrificanti. Adesso il campo della morale è vuoto, il senso di colpa è dissolto. Per tutto quello che ho detto, uno psicanalista ottiene più per quello che è che per quello che sa. Non contano le sue risposte, conta il modo con cui ti conduce a trovare le risposte. Non è vero che quando non risponde c'è il silenzio: siete in due, tutt'e due vigili all'estremo, quindi silenzio come assenza non c'è mai. Il silenzio come assenza è l'isolamento. Il silenzio come presenza vigile è la solitudine. E' ben diverso. Capisco chi dice oggi che quattro ore alla settimana sono troppe: oggi forse non sono neanche necessarie. Forse oggi non è necessaria nemmeno l'analisi col lettino, e infatti vedo che qualcuno ironizza sul lettino. Il lettino e il non-vedersi causano regressione. Il punto a cui arrivi con la regressione è il punto da cui parti con la ricostruzione. Vedo che qualcuno parla di "ricostruzione della persona". E' giusto, è l'operazione da fare. La persona fu costruita con la lingua, e con la lingua va ricostruita. Non sono sicuro che si possa porre un "essere" prima che si possa porre il "parlare". Heidegger dice che il linguaggio "è la casa dell'essere". Vito Mancuso dice che "l'essere divino è persona e ha un linguaggio". Su quel che c'era in principio sta scritto: en archè en o lògos, in principio erat Verbum. Credo (ma non è il mio campo) che la lingua fondi la persona, e che il bambino che sente come prima parola "mamma" venga fondato diversamente da quello che sente "Mutter". Poi, crescendo, i due bambini si differenziano sempre di più: il ragazzo che sente "attenzione" sta attento, il ragazzo che sente "Achtung" trema. All'interno di una lingua, ogni parlante è diverso dagli altri, e così per ogni uomo si svolge un'analisi diversa: se non fosse così, potrebbero esistere dei dizionari dei sogni, in cui dato un sogno con i suoi simboli si deducono le oggettive valenze. Come se il senso di un sogno fosse in chi lo interpreta. Invece il senso di un sogno sta dentro il sognatore, e quando vien fuori il senso se ne meravigliano sia l'analista sia chi va in analisi. Il terreno dell'analisi è il terreno dei tabù. Un'analisi si muove sempre nel proibito. E' ingenuo il paragone (che spesso si fa) tra analista e confessore: un'analisi comincia dove la confessione finisce, la confessione a un certo punto si deve fermare (sta scritto nelle guide del confessore; se non si ferma, diventa morbosa), ma l'analisi è da lì che parte. Certo, come dice qui più d'uno (ho imparato molto da queste e-mail; grazie a tutti, da Zauberei agli altri, e grazie anche a Giampiero, che mi ringrazia), i tempi cambiano, cambia la famiglia, cambiano l'uomo e la donna, e dunque cambia anche l'inconscio. Perciò cambia la caccia all'inconscio. Tuttavia l'inconscio fu ipotizzato e cercato e rintracciato e descritto con la tecnica che io descrivo. Quella tecnica sta alla psicanalisi come il latino sta alle Scritture. Per capire le Scritture, bisogna conoscere la lingua in cui sono scritte. Ferdinando Camon a Massimo Maugeri
31 marzo 2009, ore 17,14

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Caro Maugeri e cari colloquianti di “Letteratitudine”, leggo nella mattinata del 31 marzo il dibattito che si sta svolgendo sul mio libro “La malattia chiamata uomo”, e poiché qualcuno mi chiama in causa, ritengo un dovere morale rispondere. Non è una buona cosa che un autore risponda a domande su un suo libro, perché il libro dovrebbe già contenere le risposte: se le risposte le dà l’autore, vuol dire che il libro è incompleto o reticente. Ma il fatto è che si tratta di un romanzo-verità, un racconto-diario, e la verità e il diario riguardano una delle esperienze fondanti della vita, la psicanalisi, e perciò basta che uno viva per sentirsi coinvolto e reagire, concordando o dissentendo. Ho detto psicanalisi-esperienza. Il che comporta che chi ne ha fatto l’esperienza sa che cos’è, mentre chi ha soltanto letto dei libri o discusso con amici (o psicanalisti o preti o intellettuali vari) ne ha una intuizione esterna, ma non una conoscenza. La mia analisi è cominciata con Cesare Musatti, presidente degli psicanalisti italiani. Non molto costoso. Loquace. Un grande padre. Non immune da errori, anche gravi, anche gravissimi. Come, del resto, ogni padre. Musatti però stava lontano, dovevo fare tre ore di treno per l’andata e tre per il ritorno, e così dopo un po’, passata la buriana del primo transfert, concordammo, lui ed io, che si poteva continuare con uno più vicino, naturalmente membro della Spi, professore universitario, persona squisita, che sapeva impostare e condurre (e sfruttare) il transfert molto meglio di Musatti, praticamente senza il minimo errore. Questi abitava a trenta minuti di auto da casa mia. E’ il protagonista del libro. Musatti era vecchio, e come tutti i vecchi parlava troppo. Mi raccontava di un altro scrittore che era stato in analisi da lui, un grande scrittore, che io sentivo come un fratello maggiore, Ottiero Ottieri: Ottieri era caduto in quella che si chiama “analisi interminabile”, dopo l’analisi con Musatti entrò in un’analisi junghiana, e dopo in un’altra ancora, e insomma non ne usciva più. Io amavo i suoi romanzi. Avevo raccolto in un libro le mie conversazioni con gli scrittori italiani che frequentavo, Moravia Pratolini Bassani Cassola Pasolini Volponi Ottieri Roversi Calvino, Musatti lo sapeva, e non doveva parlarmi in quel modo di due di questi autori, che per me erano due “figure interiori” dominanti. Ottieri beveva. La moglie gli nascondeva gli alcolici. Ma lui trovava il rimedio, beveva i profumi della moglie, che contengono alcol. Pasolini controllò con sofferenza le prime 6-7-8 sedute, non voleva che saltasse fuori la sua omosessualità. A un certo punto lo disse: “Parlerò di tutto, tranne che della mia omosessualità, perché la considero natura”. Musatti rispose: “Ne parlerà comunque, perché è cultura”. Pasolini entrò in una crisi d’angoscia, saltò una-due-tre sedute, e alla fine non si fece più vedere. La mia opinione è che, se avesse continuato l’analisi, sarebbe ancora vivo, e avrebbe l’età di Zanzotto. Ma non sono convinto che Musatti abbia fatto bene a dire quelle parole. Lui non doveva spiegare nulla. Doveva soltanto analizzare perché Pasolini credesse che l’omosessualità fosse natura (convinzione, peraltro, che il senno del poi predilige). Anche per questi sconcertanti errori non mi fu traumatico passare da Musatti a Fara.
Quella era l’”epoca eroica” della psicanalisi, la psicanalisi freudiana si svolgeva così come io la racconto. Avevo amici psichiatri-psicanalisti che andavano in analisi a Parigi una volta al mese, da Salomon Resnik. Resnik, argentino trapiantato a Parigi, è l’autore delle voci sulla psicanalisi per l’Enciclopedia Einaudi. Questi miei amici stavano a Parigi un week-end al mese, e in quei giorni andavano in analisi ogni mattina e ogni pomeriggio. Poi, separazione totale per un mese. Assurdo. Per me, l’analisi è una “consegna” della vita, man mano che viene vissuta. Tu, all’analista, dai tutto quello che sei, giorno e notte, quello che sai e quello che non sai, e i sogni li consegni alla cieca, ignorando quel che contengono. In quello che non sai, e nei sogni, può esserci anche disprezzo per l’analista, e oltraggio, e protesta. Non ha importanza, il vostro rapporto non cambia. Il vostro rapporto è il rivivimento di altri rapporti, analizzando l’odio di questo rapporto tu capisci l’odio di altri rapporti, e ne vieni fuori. Finché non ne vieni fuori, lo patisci. E’ per questo che l’analisi è un cibo: un cibo lo devi mangiare, non saprai mai cos’è finché leggi menù. Così è l’analisi. Finché leggi libri, non ne fai esperienza.
L’analisi che racconto nella “Malattia” è la forma classica dell’analisi freudiana. Ci sono altre analisi, certo. Alcune selvagge. Un’analisi selvaggia la racconto nel romanzo “Il canto delle balene”, lo dico perché vedo che qualcuno di voi l’ha letto: l’analista del “Canto delle balene” è (scusate) un pazzo, che crede di guarire contagiando con la propria pazzia. Mi sono divertito scrivendo “Il canto delle balene”, ho sofferto oltre ogni dire scrivendo la “Malattia”.
Oggi non la scriverei più così, ma l’analisi nella sua forma classica resta quella. Allora c’erano ruoli inderogabili: padre, tu vieni dopo la famiglia; marito, tu vieni dopo tua moglie; figlio, ama il padre e la madre; omosessuale, tu sei un assassino. I “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio” erano sette, il primo era l’omicidio volontario, il secondo il “peccato impuro contro natura”, cioè l’omosessualità. Capisco la disperazione, allora, di Pasolini, e oggi di Vattimo. Ognuno aveva un ruolo, sgarravi dal tuo ruolo e ti sentivi morire. Imperava il senso di colpa. L’analisi che io racconto è il processo a cui viene sottoposta una morale piena di valori e anti-valori terrificanti. Adesso il campo della morale è vuoto, il senso di colpa è dissolto.
Per tutto quello che ho detto, uno psicanalista ottiene più per quello che è che per quello che sa. Non contano le sue risposte, conta il modo con cui ti conduce a trovare le risposte. Non è vero che quando non risponde c’è il silenzio: siete in due, tutt’e due vigili all’estremo, quindi silenzio come assenza non c’è mai. Il silenzio come assenza è l’isolamento. Il silenzio come presenza vigile è la solitudine. E’ ben diverso.
Capisco chi dice oggi che quattro ore alla settimana sono troppe: oggi forse non sono neanche necessarie. Forse oggi non è necessaria nemmeno l’analisi col lettino, e infatti vedo che qualcuno ironizza sul lettino. Il lettino e il non-vedersi causano regressione. Il punto a cui arrivi con la regressione è il punto da cui parti con la ricostruzione. Vedo che qualcuno parla di “ricostruzione della persona”. E’ giusto, è l’operazione da fare. La persona fu costruita con la lingua, e con la lingua va ricostruita. Non sono sicuro che si possa porre un “essere” prima che si possa porre il “parlare”. Heidegger dice che il linguaggio “è la casa dell’essere”. Vito Mancuso dice che “l’essere divino è persona e ha un linguaggio”. Su quel che c’era in principio sta scritto: en archè en o lògos, in principio erat Verbum. Credo (ma non è il mio campo) che la lingua fondi la persona, e che il bambino che sente come prima parola “mamma” venga fondato diversamente da quello che sente “Mutter”. Poi, crescendo, i due bambini si differenziano sempre di più: il ragazzo che sente “attenzione” sta attento, il ragazzo che sente “Achtung” trema. All’interno di una lingua, ogni parlante è diverso dagli altri, e così per ogni uomo si svolge un’analisi diversa: se non fosse così, potrebbero esistere dei dizionari dei sogni, in cui dato un sogno con i suoi simboli si deducono le oggettive valenze. Come se il senso di un sogno fosse in chi lo interpreta. Invece il senso di un sogno sta dentro il sognatore, e quando vien fuori il senso se ne meravigliano sia l’analista sia chi va in analisi. Il terreno dell’analisi è il terreno dei tabù. Un’analisi si muove sempre nel proibito. E’ ingenuo il paragone (che spesso si fa) tra analista e confessore: un’analisi comincia dove la confessione finisce, la confessione a un certo punto si deve fermare (sta scritto nelle guide del confessore; se non si ferma, diventa morbosa), ma l’analisi è da lì che parte. Certo, come dice qui più d’uno (ho imparato molto da queste e-mail; grazie a tutti, da Zauberei agli altri, e grazie anche a Giampiero, che mi ringrazia), i tempi cambiano, cambia la famiglia, cambiano l’uomo e la donna, e dunque cambia anche l’inconscio. Perciò cambia la caccia all’inconscio. Tuttavia l’inconscio fu ipotizzato e cercato e rintracciato e descritto con la tecnica che io descrivo. Quella tecnica sta alla psicanalisi come il latino sta alle Scritture. Per capire le Scritture, bisogna conoscere la lingua in cui sono scritte.

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Di: giuseppe ausilio bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60166 giuseppe ausilio bertoli Tue, 31 Mar 2009 13:34:34 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60166 @ Marco Vinci Eh, Marco. La notte fonda "mi lego" alla sedia, davanti al pc, per scrivere, leggere, redigere i risultati delle ricerche effettuate nel pomeriggio e alla sera. Una vitaccia. A volte mi chiedo chi me lo faccia fare. Con cordialità, A. B. @ Marco Vinci
Eh, Marco. La notte fonda “mi lego” alla sedia, davanti al pc, per scrivere, leggere, redigere i risultati delle ricerche effettuate nel pomeriggio e alla sera. Una vitaccia. A volte mi chiedo chi me lo faccia fare. Con cordialità, A. B.

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Di: Zauberei http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60115 Zauberei Tue, 31 Mar 2009 12:04:33 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60115 Francesca giulia, credo di essermi spiegata male. Non intendevo mettere in relazione i due fenomeni - presunta crisi del maschio/soluzione psicoterapeutica, per la verità contestavo la facilità di questa relazione. La psicoanalisi, o io preferisco dire la psicologia dinamica, non si occupa di questo e quando lo fa fa indirettamente come corollario. Questo tipo di questioni hanno innanzitutto una valenza sociale e politica e si combattono sul piano sociale e politico. Non si negozia la propria indipendenza economica andando dal terapeuta. Se si decide di andare può essere perchè questa cosa è colegata ad altre, tutto sommato e non a torto più importanti. Ma sono due campi diversi. In ogni caso, per quella che è la mia esperienza - nei contesti rurali l'evoluzione non è tanto asimmetrica - purtroppo. Il problema del maschilismo è un problema culturale, cioè di una cultura che lo sostiene. gli uomini non hanno bisogno di scoraggiare alcunchè perchè l'orizzonte di senso è masochisticamente condiviso dalle donne. Accettano serafiche e spesso ti dicono sospirando "Volevo nascere maschio". Sull'uso delle psicoterapie però, dinnanzi alle necessità qualsiasi contesto è costretto a fare i conti. Io ho lavorato in una clinica psichiatrica convenzionata con la regione, e arrivavano pazienti da tutto l'hinterland laziale, anche persone molto semplici. dinnanzi alle esortazioni dello psichiatra o del personale, che indicavano la necessità di una psicoterapia, per quanto straniti nessuno ha chiesto a nessuno di rinunciarvi. E lo stesso vale per i servizi che per esempio si occupano di adozione. Insomma la resistenza è in realtà molto più aggirabile oggi di un tempo - se solo lo stato volesse. Francesca giulia, credo di essermi spiegata male. Non intendevo mettere in relazione i due fenomeni – presunta crisi del maschio/soluzione psicoterapeutica, per la verità contestavo la facilità di questa relazione. La psicoanalisi, o io preferisco dire la psicologia dinamica, non si occupa di questo e quando lo fa fa indirettamente come corollario. Questo tipo di questioni hanno innanzitutto una valenza sociale e politica e si combattono sul piano sociale e politico. Non si negozia la propria indipendenza economica andando dal terapeuta. Se si decide di andare può essere perchè questa cosa è colegata ad altre, tutto sommato e non a torto più importanti. Ma sono due campi diversi.
In ogni caso, per quella che è la mia esperienza – nei contesti rurali l’evoluzione non è tanto asimmetrica – purtroppo. Il problema del maschilismo è un problema culturale, cioè di una cultura che lo sostiene. gli uomini non hanno bisogno di scoraggiare alcunchè perchè l’orizzonte di senso è masochisticamente condiviso dalle donne. Accettano serafiche e spesso ti dicono sospirando “Volevo nascere maschio”.
Sull’uso delle psicoterapie però, dinnanzi alle necessità qualsiasi contesto è costretto a fare i conti. Io ho lavorato in una clinica psichiatrica convenzionata con la regione, e arrivavano pazienti da tutto l’hinterland laziale, anche persone molto semplici. dinnanzi alle esortazioni dello psichiatra o del personale, che indicavano la necessità di una psicoterapia, per quanto straniti nessuno ha chiesto a nessuno di rinunciarvi. E lo stesso vale per i servizi che per esempio si occupano di adozione. Insomma la resistenza è in realtà molto più aggirabile oggi di un tempo – se solo lo stato volesse.

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Di: Amelia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60045 Amelia Tue, 31 Mar 2009 09:55:20 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60045 Perché negare che il "maschio" è in crisi? Dire che il "maschio" è in crisi non equivale a dire che è colpa della donna. Perché negare che il “maschio” è in crisi? Dire che il “maschio” è in crisi non equivale a dire che è colpa della donna.

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Di: francesca giulia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60028 francesca giulia Tue, 31 Mar 2009 09:23:09 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60028 zaub hai ragione,ma credo che il punto focale sia proprio il 2:cioè le differenze che intercorrono fra contesti economici e sociali,perchè in quei contesti è più difficile che si ricorra all'aiuto degli strumenti pscicoanalitici,cioè spesso il condizionamento è così forte che seppure una donna ne avesse bisogno le farebbero credere che è sbagliato qualcosa in lei stessa. La scelta più consapevole della psicoanalisi è data dalla conoscenza,anche se non vuol dire necessariamente che in contesti più socialmente e culturalmente elevati non ci siano problemi all'approcciarsi alla disciplina.Molti,spesso,gli uomini, di questi contesti ahanno grande difficoltà a mettersi in discussione e vedono una probabile analisi,di coppia ma anche della donna singola come una minaccia all'equilibrio di coppia. Del tipo:questa mò chissà che scopre facendo l'analisi e poi mi lascia!. IL mio è uno sguardo diciamo dal basso del problema,non da studiosa,ma da ciò che vedo intorno a me. zaub hai ragione,ma credo che il punto focale sia proprio il 2:cioè le differenze che intercorrono fra contesti economici e sociali,perchè in quei contesti è più difficile che si ricorra all’aiuto degli strumenti pscicoanalitici,cioè spesso il condizionamento è così forte che seppure una donna ne avesse bisogno le farebbero credere che è sbagliato qualcosa in lei stessa. La scelta più consapevole della psicoanalisi è data dalla conoscenza,anche se non vuol dire necessariamente che in contesti più socialmente e culturalmente elevati non ci siano problemi all’approcciarsi alla disciplina.Molti,spesso,gli uomini, di questi contesti ahanno grande difficoltà a mettersi in discussione e vedono una probabile analisi,di coppia ma anche della donna singola come una minaccia all’equilibrio di coppia. Del tipo:questa mò chissà che scopre facendo l’analisi e poi mi lascia!.
IL mio è uno sguardo diciamo dal basso del problema,non da studiosa,ma da ciò che vedo intorno a me.

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Di: Zauberei http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60020 Zauberei Tue, 31 Mar 2009 09:09:57 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60020 Ngiorno. Io distinguerei alcuni fattori, perchè se no si finisce col dire che il maschio è in crisi pure perchè ce so meno api. Distinguerei tra: 1. La crisi in cui versa la società per via dei cambiamenti che sono avvenuti nella gestione e nella divisione del lavoro - con il violento impatto delle tecnologie. non vedo una specifica qui che valga solo per gli uomini. 2. La crisi in cui versa la società come mutazioni di valori, rispetto al passato. 3. la crisi intesa come difficoltà nel nuovo modo di gestire la relazione e l'identità di genere. Quando si parla di crisi del maschio il sottotesto è che la donna nun sarebbe in crisi perchè la donna ha imposto un cambiamento dinnanzi a cui il maschio si trova costretto ad adeguarsi. Io credo che sarebbe utile però considerare - le differenze che intercorrono tra generazioni - e credo che i più giovani sentano questa crisi di meno - le differenze che intercorrono tra contesti economici e sociali. Nella campagna laziale la crisi del maschio mi pare che c'è pochino, e sospetto anche in varie arie rurali del sud, essendo che sono rimasti stronzi come prìa - perdonate la franchezza. La mia sensazione è che quelli che si sentono in crisi sono quelli che avavano una disponibilità al sentirsi in crisi anteriore - per incertezze proprie ma anche se vogliamo per una certa sensibilità che stride con il comma culturale di provenienza e che impone una onestà, ma molti uomini scelgono quasi inconsciamente - si ritrovano in un posto: o al di qua - cioè contro una mutazione dei rapporti di potere uomo donna, e contro una riedizione dell'identità di genere femminile che cambi il modo di essere anche insieme anche al cinema etc. E quelli che invece, e sono tutto sommato le persone con cui spesso ho a che fare, per un fatto forse politico e generazionale, hanno bello che saltato e hanno trovato una dimensione pacifica. Questo vale per entrambi, come diceva G.A. Bertoli, ma sarò femminista oltranzista - ma a certe donne - quelle che avrebbero già bello che giulivamente saltato e non hanno problemi di sorta con la propria identità sessuale o di genere e con la loro vita relazionale insomma queste privatamente sarebbero contentone: pubblicamente però è ancora un problema: la disparità di trattamento sul lavoro, gli ausili nulli alla maternità etc. Vorrei dire ancora una cosa: la psicoanalisi può certamente aiutare, ma non perchè essa nasca come cura moderna ai mali della modernità, ma perchè essa ragiona intorno ai simboli che ogni contesto culturale propone e che il soggetto usa per esprimere il proprio malessere. Per quanto un mutamento socioculturale possa essere determinante non sarà mai la prima determinante di una forma di malessere ma piuttosto l'arsenale con cui quel malessere decide di esplicitarsi, quasi la copertura. Per dirla in maniera franca, franca: scordateve che se ariva un paziente e dice: "Dottò nun trombo!" il problema sia perchè le femmine ora vanno a lavorare. Ngiorno.
Io distinguerei alcuni fattori, perchè se no si finisce col dire che il maschio è in crisi pure perchè ce so meno api. Distinguerei tra:
1. La crisi in cui versa la società per via dei cambiamenti che sono avvenuti nella gestione e nella divisione del lavoro – con il violento impatto delle tecnologie. non vedo una specifica qui che valga solo per gli uomini.
2. La crisi in cui versa la società come mutazioni di valori, rispetto al passato.
3. la crisi intesa come difficoltà nel nuovo modo di gestire la relazione e l’identità di genere. Quando si parla di crisi del maschio il sottotesto è che la donna nun sarebbe in crisi perchè la donna ha imposto un cambiamento dinnanzi a cui il maschio si trova costretto ad adeguarsi.

Io credo che sarebbe utile però considerare
– le differenze che intercorrono tra generazioni – e credo che i più giovani sentano questa crisi di meno
– le differenze che intercorrono tra contesti economici e sociali. Nella campagna laziale la crisi del maschio mi pare che c’è pochino, e sospetto anche in varie arie rurali del sud, essendo che sono rimasti stronzi come prìa – perdonate la franchezza.

La mia sensazione è che quelli che si sentono in crisi sono quelli che avavano una disponibilità al sentirsi in crisi anteriore – per incertezze proprie ma anche se vogliamo per una certa sensibilità che stride con il comma culturale di provenienza e che impone una onestà, ma molti uomini scelgono quasi inconsciamente – si ritrovano in un posto: o al di qua – cioè contro una mutazione dei rapporti di potere uomo donna, e contro una riedizione dell’identità di genere femminile che cambi il modo di essere anche insieme anche al cinema etc. E quelli che invece, e sono tutto sommato le persone con cui spesso ho a che fare, per un fatto forse politico e generazionale, hanno bello che saltato e hanno trovato una dimensione pacifica.
Questo vale per entrambi, come diceva G.A. Bertoli, ma sarò femminista oltranzista – ma a certe donne – quelle che avrebbero già bello che giulivamente saltato e non hanno problemi di sorta con la propria identità sessuale o di genere e con la loro vita relazionale insomma queste privatamente sarebbero contentone: pubblicamente però è ancora un problema: la disparità di trattamento sul lavoro, gli ausili nulli alla maternità etc.

Vorrei dire ancora una cosa: la psicoanalisi può certamente aiutare, ma non perchè essa nasca come cura moderna ai mali della modernità, ma perchè essa ragiona intorno ai simboli che ogni contesto culturale propone e che il soggetto usa per esprimere il proprio malessere. Per quanto un mutamento socioculturale possa essere determinante non sarà mai la prima determinante di una forma di malessere ma piuttosto l’arsenale con cui quel malessere decide di esplicitarsi, quasi la copertura.
Per dirla in maniera franca, franca: scordateve che se ariva un paziente e dice: “Dottò nun trombo!” il problema sia perchè le femmine ora vanno a lavorare.

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Di: Domenico http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60016 Domenico Tue, 31 Mar 2009 09:04:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60016 Non so se avrà la possibilità di rispondere, ma vorrei porre una domanda a Ferdinando Camon. Questo libro è stato pubblicato agli inizi degli anni Ottanta. Se dovesse riscriverlo oggi, dopo un quarto di secolo, cambierebbe qualcosa? E cosa, nell'eventualità? Non so se avrà la possibilità di rispondere, ma vorrei porre una domanda a Ferdinando Camon.
Questo libro è stato pubblicato agli inizi degli anni Ottanta. Se dovesse riscriverlo oggi, dopo un quarto di secolo, cambierebbe qualcosa? E cosa, nell’eventualità?

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Di: francesca giulia http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-60015 francesca giulia Tue, 31 Mar 2009 09:03:43 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-60015 La crisi secondo me è di coppia,nel senso che l'incontro già di per sè è difficile,poi il portarlo avanti nella quotidianità sotto diverse pressioni esterne richiede un impegno che spesso gli individui non sono più pronti a dare. Oggi la crisi è visibile nella mancata pazienza,nel fatto che il desiderio è bruciato dai tempi,non c'è condivisione dei progetti comuni,si pensa di vivere tutti al grande fratello dove il protagonismo dell'individuo è spettacolo,stupore,ma falso stupore. Lo stupore vero nell'amore andrebbe nutrito nei gesti del vivere comune. Per quanto riguarda i ruoli,non credo che sia il vero problema,ogni cambiamento imposto dai cambiamenti contigenti sociali si riflette anche sulla coppia,ma è all'interno di questa che vanno armonizzate le differenze,con amore sì ,ma con tanta buona volontà da parte di entrambi. Tutta la crisi ben esposta da G.a.bertoli è reale,ma come già preannuncia nelle sue parole,è una crisi che investe tutti e come tale anche la coppia. La crisi secondo me è di coppia,nel senso che l’incontro già di per sè è difficile,poi il portarlo avanti nella quotidianità sotto diverse pressioni esterne richiede un impegno che spesso gli individui non sono più pronti a dare. Oggi la crisi è visibile nella mancata pazienza,nel fatto che il desiderio è bruciato dai tempi,non c’è condivisione dei progetti comuni,si pensa di vivere tutti al grande fratello dove il protagonismo dell’individuo è spettacolo,stupore,ma falso stupore. Lo stupore vero nell’amore andrebbe nutrito nei gesti del vivere comune. Per quanto riguarda i ruoli,non credo che sia il vero problema,ogni cambiamento imposto dai cambiamenti contigenti sociali si riflette anche sulla coppia,ma è all’interno di questa che vanno armonizzate le differenze,con amore sì ,ma con tanta buona volontà da parte di entrambi.
Tutta la crisi ben esposta da G.a.bertoli è reale,ma come già preannuncia nelle sue parole,è una crisi che investe tutti e come tale anche la coppia.

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Di: Marco Vinci http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59978 Marco Vinci Tue, 31 Mar 2009 07:36:35 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59978 Ma se il "maschio" è in crisi e la "femmina" è in crisi, chi si salva? La crisi, dunque, è dell'uomo inteso in senso lato. Ma se il “maschio” è in crisi e la “femmina” è in crisi, chi si salva?
La crisi, dunque, è dell’uomo inteso in senso lato.

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Di: Marco Vinci http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59977 Marco Vinci Tue, 31 Mar 2009 07:35:28 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59977 Comunque sono d'accordo con te, Bertoli. La crisi del "maschio" c'è. C'è e si sente. Da un lato il rapporto con la donna, per fortuna, è mutato. ma non è mutato il suo ruolo di capofamiglia, di dover fare i conti con questa società ultracompetitiva. Certo, questa società ultracompetitiva ormai interessa pure la donna. Lancio una provocazione. Secondo me ci sono alcune donne che sono più "maschi" di altri uomini. C'è una dicotomia, perciò anche la "femmina" è in crisi. Comunque sono d’accordo con te, Bertoli. La crisi del “maschio” c’è. C’è e si sente. Da un lato il rapporto con la donna, per fortuna, è mutato. ma non è mutato il suo ruolo di capofamiglia, di dover fare i conti con questa società ultracompetitiva. Certo, questa società ultracompetitiva ormai interessa pure la donna. Lancio una provocazione. Secondo me ci sono alcune donne che sono più “maschi” di altri uomini. C’è una dicotomia, perciò anche la “femmina” è in crisi.

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Di: Marco Vinci http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59976 Marco Vinci Tue, 31 Mar 2009 07:31:46 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59976 giuseppe ausilio bertoli, scrivi alle 4:07 am. Ma quando dormi? giuseppe ausilio bertoli, scrivi alle 4:07 am.
Ma quando dormi?

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Di: giuseppe ausilio bertoli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59936 giuseppe ausilio bertoli Tue, 31 Mar 2009 02:07:00 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59936 Caro Massimo, gentili lettrici e lettori, m'intrometto nuovamente nella discussione per tentar di rispondere alla domanda, saltata in precedenza, se ci sia o no la crisi del "maschio". Per me il maschio è effettivamente in crisi. Per molteplici ragioni. Anzitutto è in crisi perché la società tradizionale ("vecchia") sta cambiando rapidamente. E questo cambiamento rapido nei comportamenti come nei ruoli, nei modi di pensare come nelle prestazioni o azioni, negli atteggiamenti verso i nuovi modelli produttivi o ricreativi come verso i rapporti familiari o di coppia, suscita spesso negli "attori" maschili, cioè nei "maschi", un eccesso di ansia nel cimentarsi o nel confrontarsi con la società medesima - che è poi la società dell'efficienza, del successo, dell'apparenza - per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ovvero l'ansia di arrivare nel momento migliore e in splendida forma, ottenendo il risultato massimo nel minor tempo possibile. Ovvio che, alle prime sconfitte, s'instaura negli "attori" sociali un senso d'inadeguatezza se non la percezione della sconfitta. Sconfitta o inadeguatezza curabili con che cosa? Coi farmaci, con la vacanza, con gli sport rilassanti o, eventualmente, con la psicoanalisi e la psicoterapia ... Già, la psicoanalisi. E questo vale non solo per il "maschio", ma anche per la "femmina" inserita negli ambiti lavorativi - e magari anche ricreativi o, comunque, di relazione - della moderna società e dei suoi dettami. Che ne pensate? Ausilio Bertoli Caro Massimo, gentili lettrici e lettori,
m’intrometto nuovamente nella discussione per tentar di rispondere alla domanda, saltata in precedenza, se ci sia o no la crisi del “maschio”.
Per me il maschio è effettivamente in crisi. Per molteplici ragioni.
Anzitutto è in crisi perché la società tradizionale (“vecchia”) sta cambiando rapidamente. E questo cambiamento rapido nei comportamenti come nei ruoli, nei modi di pensare come nelle prestazioni o azioni, negli atteggiamenti verso i nuovi modelli produttivi o ricreativi come verso i rapporti familiari o di coppia, suscita spesso negli “attori” maschili, cioè nei “maschi”, un eccesso di ansia nel cimentarsi o nel confrontarsi con la società medesima – che è poi la società dell’efficienza, del successo, dell’apparenza – per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ovvero l’ansia di arrivare nel momento migliore e in splendida forma, ottenendo il risultato massimo nel minor tempo possibile.
Ovvio che, alle prime sconfitte, s’instaura negli “attori” sociali un senso d’inadeguatezza se non la percezione della sconfitta. Sconfitta o inadeguatezza curabili con che cosa?
Coi farmaci, con la vacanza, con gli sport rilassanti o, eventualmente, con la psicoanalisi e la psicoterapia … Già, la psicoanalisi.
E questo vale non solo per il “maschio”, ma anche per la “femmina” inserita negli ambiti lavorativi – e magari anche ricreativi o, comunque, di relazione – della moderna società e dei suoi dettami.
Che ne pensate?
Ausilio Bertoli

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59835 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 22:00:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59835 Ne approfitto per augurare una serena notte a voi tutti. Ne approfitto per augurare una serena notte a voi tutti.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59834 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:59:59 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59834 Zaub, riesci sempre a farmi sorridere:-) Adesso non ricordo esattamente il post, ma mi ricordo che tu sostenesti la tesi a favore del potere salvifico della parola (o qualcosa del genere). Immagino sarà stato un anno fa, o giù di lì. Zaub, riesci sempre a farmi sorridere:-)
Adesso non ricordo esattamente il post, ma mi ricordo che tu sostenesti la tesi a favore del potere salvifico della parola (o qualcosa del genere). Immagino sarà stato un anno fa, o giù di lì.

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Di: Zauberei http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59828 Zauberei Mon, 30 Mar 2009 21:48:03 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59828 Meno male Massimo:) Sulla questione della parola. Non è che ti ricordi a quando risalgono le mie esternazioni? Perchè è il secondo cambiamento che un interlocutore attento mi rileva e in effetti in questo ultimo anno - più che cambiando sto dando ecco maggior peso a cose che tendevo a sottovalutare, cose che guardavo con una certa spocchia perchè appunto erano poco letterarie e narrative - non avenano lo charme che ha tutta la teoria della psicoanalisi come teoria della narrazione (ci sarebbe un bel post da cucinare in tema se ti interessasse) mi riferisco a Gadamer e Ricoeur etc. Ma narrare si pole tutto - questo è importante. Cioè mi sa che sto a sforà. :) Meno male Massimo:)
Sulla questione della parola. Non è che ti ricordi a quando risalgono le mie esternazioni? Perchè è il secondo cambiamento che un interlocutore attento mi rileva e in effetti in questo ultimo anno – più che cambiando sto dando ecco maggior peso a cose che tendevo a sottovalutare, cose che guardavo con una certa spocchia perchè appunto erano poco letterarie e narrative – non avenano lo charme che ha tutta la teoria della psicoanalisi come teoria della narrazione (ci sarebbe un bel post da cucinare in tema se ti interessasse) mi riferisco a Gadamer e Ricoeur etc. Ma narrare si pole tutto – questo è importante.
Cioè mi sa che sto a sforà.
:)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59823 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:43:40 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59823 Infine... non mi è chiara una cosa. <b>C'è o non c'è la crisi del "maschio"?</b> Zauberei dice di no, altri dicono di sì. Chi avrà ragione? Infine… non mi è chiara una cosa.
C’è o non c’è la crisi del “maschio”?
Zauberei dice di no, altri dicono di sì.
Chi avrà ragione?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59822 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:42:27 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59822 Dunque... meglio essere accoglienti, maturi, umili (per accogliere l'altro e prevenire la "malattia relazionale"). O no? Dunque… meglio essere accoglienti, maturi, umili (per accogliere l’altro e prevenire la “malattia relazionale”).
O no?

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59821 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:40:55 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59821 Mi ritrovo d'accordo con l'ultimo commento di Simona: <em>la parola ha un potenza creatrice e distruttiva molto forte. Quasi uno spirito indipendente. Niente come la parola, inoltre, può essere frainteso se l’accoglienza dell’altro non è matura, sofferta, umile. Essere e parola non sono coincidenti, purtroppo. Per questo la relazione si ammala.</em> - Sì, lo penso anch'io...:-) Mi ritrovo d’accordo con l’ultimo commento di Simona:
la parola ha un potenza creatrice e distruttiva molto forte. Quasi uno spirito indipendente.
Niente come la parola, inoltre, può essere frainteso se l’accoglienza dell’altro non è matura, sofferta, umile.
Essere e parola non sono coincidenti, purtroppo.
Per questo la relazione si ammala.

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Sì, lo penso anch’io…:-)

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59819 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:39:06 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59819 Molti di voi mi hanno ringraziato per il dibattito. No, sono io che ringrazio voi (da Gianmario in su). Se un dibattito <b>diventa</b> interessante è solo grazie alla vostra partecipazione, ai vostri interventi. Molti di voi mi hanno ringraziato per il dibattito. No, sono io che ringrazio voi (da Gianmario in su). Se un dibattito diventa interessante è solo grazie alla vostra partecipazione, ai vostri interventi.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59818 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:37:45 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59818 @ Zauberei Grazie per la tua consulenza. Ero certo che saresti intervenuta da addetti ai lavori. In effetti lo speravo. Dunque non ho nulla da perdonarti, cara. Ho solo da ringraziare. - Sul potere "curativo" della parola, però, noto un leggero cambiamento del tuo pensiero. Ricordo che mesi fa ti esprimesti in maniera più a netta a suo favore. @ Zauberei
Grazie per la tua consulenza. Ero certo che saresti intervenuta da addetti ai lavori. In effetti lo speravo. Dunque non ho nulla da perdonarti, cara. Ho solo da ringraziare.
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Sul potere “curativo” della parola, però, noto un leggero cambiamento del tuo pensiero. Ricordo che mesi fa ti esprimesti in maniera più a netta a suo favore.

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59814 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:33:22 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59814 Aggiungo che - come spesso avviene - ritengo di aver imparato qualcosa in più dalle cose che avete scritto. Anche perché non sempre la verità non è univoca. A volte rimbalza da un pensiero all'altro... Aggiungo che – come spesso avviene – ritengo di aver imparato qualcosa in più dalle cose che avete scritto. Anche perché non sempre la verità non è univoca. A volte rimbalza da un pensiero all’altro…

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Di: Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59811 Massimo Maugeri Mon, 30 Mar 2009 21:31:25 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59811 Cari amici, eccomi qui. Mi scuso per la mia presenza in-costante, ma sono giorni fitti di impegni. Ho letto tutti i vostri commenti, compresi quelli enciclopedici:-) Che vi devo dire se non ancora una volta grazie? Be', grazie... Cari amici, eccomi qui.
Mi scuso per la mia presenza in-costante, ma sono giorni fitti di impegni.
Ho letto tutti i vostri commenti, compresi quelli enciclopedici:-)
Che vi devo dire se non ancora una volta grazie?
Be’, grazie…

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Di: gianmario http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59808 gianmario Mon, 30 Mar 2009 21:15:07 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59808 @Zauberei. Grazie della risposta, sei stata chiara. Mi affascina anche il tuo discorso tra materia (uomo) e forma (sovrastruttura) che, allargato, mi porta direttamente al campo filosofico. Ciao. @Camon. Non mi è certo sembrato da ridere, ma coraggioso. Non dev'esser stato facile ripercorrere l'iter, rimettersi allo specchio, ma forse bisognava attraversarlo, lo specchio, altrimenti non può che riflettere, e sempre la stessa immagine. @Maugeri. Interessante come sempre, il dibattito proposto. Ma ho l'impressione che questa volta il boccone che ci hai gettato sia finito in una pozza d'acqua lasciando dei cerchi che si allargano. Vedi se lo rintracci con lo scandaglio. Ciao. @Zauberei. Grazie della risposta, sei stata chiara. Mi affascina anche il tuo discorso tra materia (uomo) e forma (sovrastruttura) che, allargato, mi porta direttamente al campo filosofico. Ciao.
@Camon. Non mi è certo sembrato da ridere, ma coraggioso. Non dev’esser stato facile ripercorrere l’iter, rimettersi allo specchio, ma forse bisognava attraversarlo, lo specchio, altrimenti non può che riflettere, e sempre la stessa immagine.
@Maugeri. Interessante come sempre, il dibattito proposto. Ma ho l’impressione che questa volta il boccone che ci hai gettato sia finito in una pozza d’acqua lasciando dei cerchi che si allargano. Vedi se lo rintracci con lo scandaglio. Ciao.

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Di: lorenzerrimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59773 lorenzerrimo Mon, 30 Mar 2009 19:40:12 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59773 @ Simona credo che intenda con la parola, la forza dello spirito universale che regge il tutto e che quindi era prima di noi. Il verbo, che noi abbiamo riportato nella lingua e fatto proprio? Se è così, esiste una differenza tra di loro e qui sta la nostra difficoltà a capirla e seguirla. Pochi sanno comprenderla, perché costa molti esami e riflessioni, molte rinunce e sacrifici per liberarci dal peso della nostra limitatezza fisica. Grazie per le tue belle parole, che intendo come compito da assumere e alla fine trovare la luce della liberazione ed elevazione. Un abbraccio Lorenzo @ Simona
credo che intenda con la parola, la forza dello spirito universale che regge il tutto e che quindi era prima di noi.
Il verbo, che noi abbiamo riportato nella lingua e fatto proprio?
Se è così, esiste una differenza tra di loro e qui sta la nostra difficoltà a capirla e seguirla. Pochi sanno comprenderla, perché costa molti esami e riflessioni, molte rinunce e sacrifici per liberarci dal peso della nostra limitatezza fisica.
Grazie per le tue belle parole, che intendo come compito da assumere e alla fine trovare la luce della liberazione ed elevazione.
Un abbraccio
Lorenzo

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Di: lorenzerrimo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/comment-page-2/#comment-59766 lorenzerrimo Mon, 30 Mar 2009 19:29:58 +0000 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/03/27/la-malattia-chiamata-uomo-di-ferdinando-camon/#comment-59766 @ Zauberei mille grazie per la esaudiente risposta. Non preoccuparti, sono tranquillo arrabbiato, il che vuol dire frustrato. Il problema della società è sempre il potere di pochi su tutti gli altri. È il potere che non vuole curarsi del cittadino, ma solo dei suoi seguaci. E così è con lo stato, con la chiesa e tante altre istituzioni che sono strumenti con fini a sé. A quando il bel evento e che nome hai scelto? Saluti Lorenzo @ Zauberei
mille grazie per la esaudiente risposta. Non preoccuparti, sono tranquillo arrabbiato, il che vuol dire frustrato.
Il problema della società è sempre il potere di pochi su tutti gli altri.
È il potere che non vuole curarsi del cittadino, ma solo dei suoi seguaci.
E così è con lo stato, con la chiesa e tante altre istituzioni che sono strumenti con fini a sé.
A quando il bel evento e che nome hai scelto?
Saluti
Lorenzo

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