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giovedì, 10 aprile 2008

LETTERATURA E MUSICA

I testi delle canzoni sono letteratura?

Quand’è che un testo musicale può considerarsi testo letterario a tutti gli effetti?

E ancora… il testo di una canzone può rientrare nell’ambito della cosiddetta grande letteratura?

Queste le domande che pongo nel post di oggi, incentrato sul tema “letteratura e musica”. Un post che pubblico anche a seguito della notizia dell’attribuzione del premio Pulitzer a Bob Dylan.

Come ha scritto Enzo Gentile su “Il Mattino” del 9 aprile: “A questo punto, quando canterà per l’ennesima volta che i «tempi stanno cambiando» ci sarà da dargli ancora ragione. Mentre il Nobel per la letteratura è ancora dietro l’angolo, a Bob Dylan arriva ora uno dei riconoscimenti internazionali più prestigiosi, quel Pulitzer che da 65 anni segnala le eccellenze nel campo del giornalismo e delle arti e che nella sua storia non aveva mai premiato un rocker, esponente di una musica ritenuta in passato barbarica e sovversiva. L’artista di Duluth è stato insignito dell’onorificenza alla carriera con una motivazione secca, che non lascia spazio agli equivoci: «Per il profondo impatto sulla cultura e la musica d’America grazie a composizioni liriche dallo straordinario potere poetico». (…)

I giurati del Pulitzer hanno inteso indicare con Dylan un cardine, una sorta di periscopio della cultura contemporanea, una voce e un testimone senza confini.”

-A proposito di Bob Dylan, vi segnalo che nel 1972
la Newton Compton ha pubblicato per la prima volta in Italia una raccolta di suoi testi, Blues, ballate e canzoni.

Una raccolta – riproposta in edizione economica (a 5 euro) – dove compaiono le tematiche di impegno politico e sociale, di accusa e di disperazione che hanno reso Dylan un’icona del Movimento di contestazione, nonostante egli non vi si identificasse appieno.

Il volume è introdotto dall’esperta di letteratura americana Fernanda Pivano.

Di seguito avrete modo di leggere i contributi di Francesco Di Domenico ed Enrico Gregori, che hanno affrontato – rispettivamente – i temi: “letteratura e musica italiana” e “letteratura e musica straniera”.

Massimo Maugeri

___________

___________

LETTERATURA E MUSICA ITALIANA

di Francesco Di Domenico

dido.JPG

“E’ giunta mezzanotte/ si spengono i rumori si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffé
le strade son deserte/ deserte e silenziose, un’ultima carrozza cigolando se ne và.”

Probabilmente con questa strofa di “Vecchio Frack”, di Domenico Modugno comincia la storia dei cantautori in Italia e la musica comincia ad avere una sua categoria “colta”.Già in Francia molti poeti avevano cantato, e tre su tutti, Brassens, Brel e Leo Ferrè, veri artisti multimediali, avevano fatto diventare questa materia musicale una vera e propria categoria letteraria. Di lì a poco, in Italia, tutta una generazione di musicisti insofferenti, che avevano una proposta non solo melodica ma comprensiva anche di testi poetici e letterari, avrebbero rivoluzionato un certo modo di proporre la musica. Erano quasi tutti di provenienza da studi classici.       

Comincia Modugno che narra in tre minuti, gorgheggiando a modo suo, il racconto di un suicidio, circoscrivendolo in un ambiente da “telefoni bianchi”. E’ un racconto vero o quantomeno il suo explicit. La musica da quel momento può narrare e poetare in senso non volgare, come  era successo fino ad allora, dove i testi erano stati un semplice complemento per usare la voce come strumento, per veicolare il motivo, la melodia. I componimenti dei cantautori cominciano ad essere vere e proprie poesie a versi sciolti o a rima baciata, sovente usando anche la tecnica del Limerick anglosassone, la forma scherzosa e non-sense della poesia,  come ne  “Il Testamento” di De Andrè : “…per quella candida vecchia contessa che non si muove più dal mio letto/ per estirparmi l’insana promessa di riservarle i miei numeri al lotto/ non vedo l’ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati”. Gino Paoli, che canta “Il cielo in una stanza”, sembra rovesciare la tristezza delle stanze leopardiane, con un inno d’amore liberatorio. Veri racconti brevi irrompono nelle sale discografiche “minori”, cantati da scrittori e poeti che vogliono uscire dalla pagina scritta e narrarli accompagnati da chitarre, quando non da intere orchestre. Uno scrittore e poeta straordinario, che addiziona alle sue liriche una musica gradevole e colta appare, giusto come una nuvola barocca, sulla seconda metà del secolo breve: Faber De Andrè: “Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d’arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l’esuberanza creativa.” Diceva così Fabrizio De Andrè, dovendo giustificare le insistenze dei giornalisti. Ma l’esuberanza creativa l’avrebbe avuta e come visto l’immensa produzione poetica e l’inserimento in moltissime antologie scolastiche dei suoi brani. Scrivono di tutto i cantanti-autori, persino saggi politici e invettive come Claudio Lolli ne “La piccola borghesia”:   Vecchia piccola borghesia, per piccina che tu sia, non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia. Godi quando gli anormali son trattati da criminali/ chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e intellettuali. Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare. Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione alterando bilanci e conti/ fatture e bolle di commissione. Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria hai fatto dell’ipocrisia la tua formula di poesia.   

Francesco Guccini, poeta, scrittore e polemista fine, mette in musica dopo tante storie e racconti un polemico elzeviro contro i giornalisti che lo avevano accusato di imborghesimento: “L’avvelenata”,Una risposta feroce in rima: “Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po’ di milioni, voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni…
Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!”

Quindi finanche giornalismo, mettendo alla berlina un personaggio “cult” del tempo, il giornalista Riccardo Bertoncelli.   “Se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte, tra la vita e la morte avrei scelto l’America”, ne aveva già recitato tante di poesie, molto ermetiche, quasi montaliane, alcune di una delicatezza estrema (“E guarda l’amore che non ha commenti da fare, l’amore comunque che non ha paura del mare da attraversare.”)

Francesco De Gregori, ma con questa frase inserita nella “Donna cannone” riuscì persino a ragionare di filosofia citando la “non scelta” di Schopenhauer.

Ora, una medievalizzazione del gusto musicale, che cammina di pari passo con un “barbarismo” culturale che sta modificando i rapporti di forza tra comunicazione e letteratura sembra abbia bloccato queste deliziose commistioni; viaggia comunque, spedito e silenzioso come un fiume carsico un grande “raccontatore” che da oltre quarantanni ha narrato storie surreali accompagnato da un piano tanghèro e da un orchestrina jazz: Paolo Conte.

Le sue parole sono entrate nel frasario cult e colto delle generazioni susseguitesi: “Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti” e sull’amore : “Non perderti per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia, di uno innamorato di te”.

I suoi racconti ci hanno narrato pezzi d’Italia, storie d’amore; ci hanno fatto vedere film’s d’amore. Se Conte avesse voluto allargare in romanzi scritti le sue ineffabili storie avremmo avuto sicuramente un po’ di letteratura in più.

p.s. ho omesso molti autori validi, ma ho dimenticato, volutamente, un autore che considero sopravvalutato: Luigi Tenco. Non fu un vero poeta, ma un presuntuoso e bravo musicista, che trascinò la sua arroganza culturale fino ad un gesto estremo di narcisismo, il suo personale autoannientamento con il suicidio. Era stato fortunato perché una sua bella melodia aveva fatto da sigla al formidabile sceneggiato su Maigret (“un giorno come un altro”), ma le sue erano belle canzonette, come dice umilmente Bennato, la poesia è altro.

Francesco Di Domenico

___________

 LETTERATURA E MUSICA STRANIERA

di Enrico Gregori

greg.JPG

Oltremanica e oltreoceano i testi delle canzoni (almeno dagli anni 60 in poi) si sono ispirati alla rivendicazione sociale e/o alla trasposizione della realtà in una sorta di “poetica”.
Non credo sia utile, in questa sede, citare i “soliti” Dylan, Coen, Baez o Simon, in quanto autori celeberrimi.Tentiamo di (ri)scoprire chi, per esempio, si affidò a un paroliere quasi suo clone per mettere nero su bianco il suo dolore, il suo disagio, la sua infelicità interrotta solo episodicamente da scorci di gioia.Tim Buckley, per esempio, musicista e cantante pressochè insuperabile, che si affidò sempre al paroliere Larry Beckett. Come nella “Song to the siren” (Canzone alla sirena).

“…Sono confuso come un bimbo appena nato
Sono turbato dalla marea:
Devo fermarmi tra i distruttori?
Devo giacere con la morte mia sposa?
Ascoltami cantare “nuota da me, nuota da me, lasciati dire:
Sono qui, sono qui, aspettando di poterti abbracciare”.
Paradossale la vita di Tim Bucley, morto per eroina dopo che si era disintossicato. Una “una tatum” talmente pura che lo stroncò.
Suo figlio, Jeff, musicista anche lui, morirà annegato. Un’altra coppia padre-figlio accomunata nella morte, esattamente come Bruce e Brandon Lee. 
Ma se intorno a noi c’è solo odio, guerra, distruzione e infelicità. Si può fuggire e ritrovare se stessi.
Una trasposizione quasi metafisica di Peter Hammil e dei suoi “Van der Graaf Generator” nella epocale “Refugees” (Fuggitivi) dove l’Ovest altro non è (forse) che un sogno da raggiungere e coltivare per avere ancora la speranza.

“…..L’Ovest sono Mike e Susie
L’Ovest è dove io amo
 
Là noi passeremo gli ultimi giorni delle nostre vite
Racconteremo le solite vecchie storie
Bene, almeno abbiamo tentato
Andremo verso l’Ovest, con il sorriso sui nostri volti……”

L’infelicità di chi in teoria ha tutto, tranne se stesso.
Nick Drake, autore di tre capolavori ufficiali.
Figlio di un ricco diplomatico inglese, Nick non ha mai voluto rassegnarsi alla vita da figlio di papà.
Un artista enorme e (all’epoca) trascurato.
La sua celebrità, come spesso accade, comincia in un giorno del lontano 1974.
Quando la madre trova Nick, 26 anni, stroncato da un’overdose di tranquillanti.
Oggi Nick Drake significa ristampe, cover, colonne sonore, cult.
L’esatto contrario di ciò che lui (per sfregio) sentiva di essere nei confronti della vita. “Parasite” (Parassita).

 …”E guarda, puoi
vedermi per terra
Perché sono il parassita di questa città
Danzando una giga
in una chiesa con campane
Un segno dei tempi odierni
E non sentendo nessuna campana
da un’altra guglia
La gente tutta in costernazione
Cadendo così in basso su
un cucchiaio d’argento
Prendendo in giro la luna
E cambiando la fune per
una misura troppo piccola
Tutta la gente viene appesa
Guarda e mi vedrai passare
Perché sono il parassita che viaggia in coppia
Quando togli la maschera
a un pagliaccio del luogo
E ti senti già come lui…”

Ascoltare i testi di pezzi americani o inglesi è stata sempre un’arma a doppio taglio.
Magari ci si è innamorati di una musica senza accorgersi che il testo fosse di una banalità sconcertante.
O, più spesso, la stessa bellezza della musica ci ha fatto trascurare le parole.
Qui ho fatto tre esempi, a pioggia, i primi che mi sono venuti in mente tenendo come filo logico il disagio. Ma tanto, volendo, ci sarebbe da scoprire nei testi dei Procol Harum o dei King Crimson, tanto per fare due esempi di gruppi che nelle note di copertina avevano il giusto orgoglio di inserire tra i componenti del gruppo a tutti gli effetti Keith Reid (Procolo Harum) e Pete Sinfield (King Crimson)
Il loro “strumento?”. “Words”… parole.
Per chi vuole “leggere” oltre che ascoltare.

 Enrico Gregori


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Scritto giovedì, 10 aprile 2008 alle 00:34 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

169 commenti a “LETTERATURA E MUSICA”

Ripeto le domande che pongo in questo dibattito.
I testi delle canzoni sono letteratura?

Quand’è che un testo musicale può considerarsi testo letterario a tutti gli effetti?

E ancora… il testo di una canzone può rientrare nell’ambito della cosiddetta grande letteratura?

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 00:37 da Massimo Maugeri


Siete invitati, ovviamente, a dire la vostra.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 00:38 da Massimo Maugeri


È vero, il tema è stato sfiorato altre volte in altri post… ma qui lo approfondiamo.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 00:38 da Massimo Maugeri


Ringrazio Francesco Di Domenico e Enrico Gregori per i loro contributi. E li nomino, sul campo, co-conduttori di questo post.
-
Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 00:40 da Massimo Maugeri


Io ho ascoltato – e letto – in passato, tonnellate di rock. Progressivo, New Wave, glam, italiano, eccetera. Ho visto centinaia di concerti e fatto il presentatore radiofonico notturno per cinque anni e per altri cinque di pomeriggio. Ho lavorato a programmi televisivi musicali. Scritto quaranta pezzi rock e fatto una cinquantina di concerti con due ”band” umbre.
Dunque stavolta un po’ di cose te le devo chiedere per forza, Enrico.
1) Cosa ne pensi di David Bowie?
2) Non pensi che almeno certi testi andrebbero tradotti meglio?
3) Condividi il mio separare Letteratura vera e musica giovanile?
Noto infatti un grande divario fra la nostra vita italiana e gli anglosassoni. Ne restai suggestionato fino a quindici anni fa, poi ho capito che il mio Paese (ed io stesso dunque) era diverso da quei New Model Army, quei Cure, quei Creedence, quegli Yes, eccetera. E ho ripreso in mano i prima bistrattati e sottovalutati Petrarca, Dante, Eccetera. cosi’ il mio mondo e’ tornato ad essere coerente e mio fin dalle radici, fin dai miei antenati. I nostri, antenati, nostri.
Ciao
Sergio
P.S. Per Dido’:
a te ti leggo con calma e poi ti scrivo con altrettanta. Ciaobbello.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 01:21 da Sergio Sozi


Dido’,
prima di leggerti attentamente, devo dirti che, nella famiglia Simoniti Sozi, Paolo Conte e’ un ”necesse est”, un illustre sempre presente ed ammirato anche per la sua scrittura, forse il miglior musicista italiano popolare vivente – al quale pero’ io non avrei assegnato il Premio Montale come avvenne qualche anno fa. Perche’? Perche’ la musica ha gia’ i suoi premi – ricchissimi – lasciamo dunque i premi poetici ai poeti puri. La poesia italiana e’ meglio, nella sua lunga e ammirevole storia letteraria, di qualsiasi canzone. Anche se ”canzone” e’ anche un genere poetico. Ma non si parla di canzonette, seppur belle. Si parla di poesia: quella che la musica ce l’ha gia’ dentro le parole e non necessita di strumenti.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 01:36 da Sergio Sozi


Dunque devo dire che se siamo ridotti ad assegnare il Pulitzer a Dylan, vuol dire che la poesia e’ morta. Quella su carta, che la musica ce l’ha gia’ fra le righe e non abbisogna di spartiti.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 01:38 da Sergio Sozi


bene. visto che mi sono svegliata e non riesco più a dormire, vi ammorberò con una delle canzoni secondo me più belle come testo degli ultimi decenni.
si tratta di robert wyatt, grandissimo musicista rappresentante del più puro canterbury sound (soft machine, matching mole) che a seguito di una caduta dalla finestra rimase paralizzato e continuò a suonare dalla sedia a rotelle. è tuttora in attività, è tuttora di nicchia, è tuttora un grande.
questa è uscita nel gennaio 1998 su shleep, album splendido frutto di varie collaborazioni e di una devastante insonnia, che lo portò a scrivere questo gioiello:

Free Will And Testament (Wyatt, Kramer)
-
Given free will but within certain limitations,
I cannot will myself to limitless mutations,
I cannot know what I would be if I were not me,
I can only guess me.
-
So when I say that I know me, how can I know that?
What kind of spider understands arachnophobia?
I have my senses and my sense of having senses.
Do I guide them? Or they me?
-
The weight of dust exceeds the weight of settled objects.
What can it mean, such gravity without a centre?
Is there freedom to un-be?
Is there freedom from will-to-be?
-
Sheer momentum makes us act this way or that way.
We just invent or just assume a motivation.
I would disperse, be disconnected. Is this possible?
What are soldiers without a foe?
-
Be in the air, but not be air, be in the no air.
Be on the loose, neither compacted nor suspended.
Neither born nor left to die.
-
Had I been free, I could have chosen not to be me.
Demented forces push me madly round a treadmill.
Demented forces push me madly round a treadmill.
Let me off please, I am so tired.
Let me off please, I am so very tired.
—-
libero arbitrio e testamento
-
dato il libero arbitrio, ma entro determinati limiti
non posso destinarmi a mutazioni senza limiti
non posso sapere cosa sarei se non fossi me
posso solo tirare a indovinarmi
-
così, quando dico di conoscermi, come posso saperlo?
che razza di ragno comprende l’aracnofobia?
ho i sensi, e il mio senso di avere sensi
sono io che li guido, o loro me?
-
il peso della polvere eccede il peso degli oggetti stabili
che può significare una tale gravità senza un centro?
esiste la libertà di non-essere?
c’è libertà dal desiderio di esistere?
-
il mero attimo ci fa agire in un modo o in un altro
noi inventiamo soltanto, o diamo per scontata una motivazione
vorrei disperdermi, essere disconnesso. è possibile?
cosa sono mai soldati senza una missione?
.
essere nell’aria, ma non essere aria, essere nella non aria
essere svincolati, nè compattati nè sospesi
nè nati, nè lasciati a morire
-
fossi stato libero, avrei potuto scegliere di non essere me
forze dementi mi spingono follemente a girare la macina
fatemi smettere, per favore, sono tanto stanco.

http://www.youtube.com/watch?v=0Q7gSzJquW8&feature=related

p.s.
la traduzione è mia, fatta al volo, e sono le due del mattino. sorry, sergio.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 02:17 da gea


comunque vediamo di capirci: ”canzonetta” è ‘fin che la barca va’.
”la storia”, ”lusitania”, ”croeuza de mà” sono canzoni.
e non è la stessa cosa.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 03:13 da gea


Una canzone può essere definita poesia quando sta in piedi, e non perde forza e senso, anche leggendone soltanto il testo, senza musica.
Con De Andrè funziona quasi sempre.
Con De Gregori molto spesso.
Con Guccini pure mi sembra (per quanto lo conosca meno degli altri due)
Tra gli anglosassoni vorrei citare Leonard Cohen, e Tom Waits, oltre al già citato Jeff Buckley. Il problema poi è nelle traduzioni. Tranne per le canzoni riproposte in Italia da altri cantautori-poeti, normalmente i testi stranieri di cui si trova traduzione in giro non restituiscono l’originale in modo degno.

buona giornata a tutti
sabrina

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 07:16 da sabrina


Grazie per i vostri primi commenti e buona giornata a tutti.
Che Musica e Letteratura (ML, entrambe maiuscole) possano contribuire a riempire le nostre vite!

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 07:36 da Massimo Maugeri


Io non posso vantare un curriculum musicale come quello di Sergio. Consapevole, dunque, della mia incapacitò di abilitarmi per titoli ed esami, mi limito a lasciare tre pillole.
1. La musica (ed il suo testo) la “sento”
2. La traduzione dice quasi mai la stessa cosa (si potrebbero fare ampi riferimenti ad Umberto Eco). Sono d’accordo con Sabrina
3. Temo la deriva “tecnica” che di solito hanno discussioni come queste. La poesia è espressione dell’animo e con esso deve evolversi, come la musica.
.
Faccio i miei complimenti a Francesco ed Enrico e ringrazio Massimo per questo ennesimo intelligente spunto.
p.s.
io ho avuto un percorso atipico: italiana da giovane, classica da giovane adulto, straniera da vecchio adulto

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 07:53 da eventounico


Per ora quoto assai Sabrina.
Ho pensato a un verso di De Gregori, di cui per lungo tempo ho ignorato villanamente come erano cantati.
“I cavalli a Salò sono morti di noia”.
Perchè non tanto per i significati politici, ma per l’uso di quei significati insomma per me è un capolavoro. RImmel è un grande album.
E anche Paolo Conte, che pure per me è nel santuario dei cantautori preferiti. devo dire, assai di più del de Gregori di sopra.

In sostanza, io non credo, come crede Sergio, che la narrazione letteraria possa essere condizionata se correlata alla produzione musicale. O meglio, la musicalità implica un vincolo esattamente come lo implica il sonetto – che ha una metrica. Forme a cui il talento narrativo deve creare soluzioni idonee. Magari qualcuno c’è più portato altri meno – esattamente come molti romanzieri non riescono a fare poesia tanto facilmente, e poeti romanzieri ce n’è scarsilli mi pare. Ma la talentosità, ci po’ stà.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 07:59 da zauberei


Ricordo una canzone cantata e scritta da Roberto Benigni (musica credo di Nicola Piovani). Grosso modo un verso diceva:
Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai
non l’ho mai detto e non te lo dirò mai
nell’amor le parole non contano conta la musica.

Il concetto mi trova d’accordo, trasposto alle canzoni. I testi delle canzoni sono importantissimi ma non li amo, mai, separati dalla musica. Trovo bellissima Certe notti di Ligabue. Ho scoperto da poco La voce del silenzio che ha un testo bellissimo. Altrettanto potrei dire di Se telefonando oppure di quella che considero la canzone d’amore piu’ bella che sia mai stata scritta With or without you degli U2.
La musica aggiunge alla poesia dei testi un quid indefinibile ma dal quale io non riesco a prescindere. E anche un testo bello come quello della Donna cannone diventa banale se non lo si canta a voce spiegata, soprattutto quella parte che dice:
E con le mani amore, per le mani ti prendero’
e senza dire parole nel mio cuore ti portero’
e non avro’ paura se non saro’ bella come dici tu
e voleremo in cielo in carne e ossa,
non torneremo piu’.
Quindi ben venga il Pulitzer a Bob Dylan, purche’ si riconosca che la sua, e quella di tutti i cantautori, e’ una poesia che ha una marcia in piu’: la musica.
Laura

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 08:35 da Laura Costantini


Più volte Francesci Guccini ha dichiarato che di fa un gran discutere se i testi della musica italiano possano o meno essere considerati poesia. Ogni volta ha concluso con un provocatorio “chissenefrega”. Certo, lui si può permettere una provocazione di questo genere, visto che è autore di versi come:

Un’oca che guazza nel fango,
un cane che abbaia a comando,
la pioggia che cade e non cade
le nebbie striscianti che svelano e velano strade…

Profilo degli alberi secchi,
spezzarsi scrosciante di stecchi,
sul monte, ogni tanto, gli spari
e cadono urlando di morte gli animali ignari…

che sembrano usciti dalla penna di Montale.

Se si leggono solo i testi, allora sì, sono poesia, sono letteratura. Ma c’è anche la musica, che non si aggiunge soltanto alle parole, ma si mescola a loro creando un tutt’uno inscindibile. E allora no, la musica è qualcosa di diverso dalla letteratura, un oggetto complesso in cui le singole parti non possono essere separate. Eppure, con certa letteratura che si vede in giro, non posso che rimpiangere i testi delle canzoni di alcuni autori.

Rinchiudersi in casa a contare
le ore che fai scivolare
pensando confuso al mistero
dei tanti “io sarò” diventati per dempre “io ero”…

Rinchiudersi in casa a guardare
un libro, una foto, un giornale
ignorando quel rodere sordo
che cambia “io faccio” e lo fa diventare “io ricordo”…

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 08:41 da Andrea Borla


Chiarisco intanto, e non è solo un punto di vista professionale, che ritengo la musica il vero ponte verso l’infinito, se esiste; il ponte tra noi e il mito.Per me la musica è anche la ‘letteratura’ ideale, quella in grado di parlare alla parte di noi che non abbisogna di goffe parole per esprimersi. Detto ciò e con ciò attribuendo alla musica l’enorme parte che le spetta in una canzone-opera-etc. ritengo ci siano testi altamente poetici, significativi tanto e più di molta ‘letteratura’ presente nei libri. Credo che De Andrè, Lolli, Battiato, Guccini… ci abbiano regalato testi bellissimi che reggono anche senza note, densi di significato e/o poesia, ben strutturati, scindibili insomma.Certo… con la musica il senso e il valore triplicano e la musica, da sola, vale mille testi; non per niente ai ragazzi si insegna ormai che la musica più che ‘l’arte dei suoni’ è ‘un linguaggio’.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 08:54 da cinzia pierangelini


Dimenticavo Battiato e quindi…
http://it.youtube.com/watch?v=iMZLrJwyqSE

Canzone dai significati estremamente profondi

E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un’immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza

Laura

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 10:11 da Laura Costantini


p.s. Grazie Cinzia per quello che hai detto e per avermi ricordato Battiato.
Laura

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 10:11 da Laura Costantini


Vi sono dei testi di canzoni che reputo delle autentiche poesie.Il fascino della musica però è insuperabile, prende corpo nella mente e per la vita
ti ricorda, indelebile, un frammento di vita vissuta. Bastano alcune note e riemerge quel dorato periodo che era sepolto nella memoria.Tale evento si ripete quando riascolto la mitica orchestra di Glen Miller o anche
” Rapsodia in Blu” e “Concerto in Fa” di G….che – “ci frastornava i cuori”-. O risento alla radio, con acuta nostalgia, le romantiche canzoni americane (delle quali ignoravo il significato delle parole), ma ugualmente hanno intersecato la mia breve gioventù, facendomi sognare….Amo molto anche le canzoni interpretate dalla insuperabile Mina e quelle memorabili di C. Aznavur. Il mio elenco e frammentario e riduttivo, posso solo dire che tutta la musica che ci piace, costituisce un dono prezioso e un godimento insostituibile nell’ esistenza di ognuno.
Tessy

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 10:13 da M. Teresa Santalucia Scibona


A volte i testi delle canzoni sono meravigliose poesie a cui la musica mette le ali.
..il testo di una canzone può rientrare nell’ambito della cosiddetta grande letteratura?
Sì.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 10:41 da Jean de Luxembourg


Ehlà! come disse Wood Allen, mentre si pungeva il dito firmando l’assegno in rosso RH-negativo per il divorzio da Mia Farrow, noto con gusto che il Post presentato oggi dal preside Maugeri e dal vicepreside Gregori, coadiuvati dal bidello Didò, sta scaldando i cuori!
Noto però con disappunto che la prima tornata d’interventi e abbastanza “adulta”, mancano i giovani:
perchè sono a scuola o all’università? o invece perchè hann pochissime motivazioni “letterarie” nella canzone d’autore moderna? Come ho fatto cenno nel mio intervento di sopra?

“Ora, una medievalizzazione del gusto musicale, che cammina di pari passo con un “barbarismo” culturale che sta modificando i rapporti di forza tra comunicazione e letteratura sembra abbia bloccato queste deliziose commistioni”

C’è oggi una musica che abbia testi all’altezza degli anni ‘70?

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 10:58 da francesco di domenico


@Alla dolcissima M. Teresa,
che vedo sperduta nel fantastico swing, perchè il jazz recita senza parole vorrei regalare questo “copia & incolla” da Wikipedia. Forse il testo di “As time goes by” del film Casablanca non era poetico, ma ne ha creato di premesse.

“Ilsa: Suona la nostra canzone, Sam. Come ai vecchi tempi.
Sam: [sospirando] Non conosco cosa dite signora.
Ilsa: Suonala, Sam. Suona… “mentre il tempo passa”.
Sam: [sospirando] Non ricordo signora. Mia testa unn poco stanca.
Ilsa: Su, te l’accenno io. Da-dy-da-dy-da-dum, da-dy-da-dee-da-dum…
[Sam comincia a suonare]
Ilsa: Canta Sam.
Sam: [cantando] You must remember this / A kiss is still a kiss / A sigh is just a sigh / The fundamental things apply / As time goes by. / And when two lovers woo, / They still say, “I love you” / On that you can rely / No matter what the future brings…
Rick: [arrivando lì] Sam, Non ti avevo detto di non suonarla più?
[Guarda Ilsa. Sam chiude il piano and e se ne va]

http://it.wikipedia.org/wiki/Casablanca_%28film%29

Per oggi lascio la portineria del Palazzo Letteratitudine, ho da gestire la mia doppia attività transumante. Ci risentiamo stasera.
Grazie a Massimo & Enrico, e a tutti voi.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 11:20 da francesco di domenico


@ sergio….in particolare:
David Bowie non ha mai nascosto di essere “nato” soprattutto grazie a Lou Reed e ai suoi Velvet Underground. Soprattutto agli esordi il “duca bianco” si affidò a un estetismo decadente estremizzando il lato glamour dei Velvet. I suoi testi, però, furono meno metropolitani e più onirici. In questo senso egli stesso divenne un caposcuola.
Testi di canzoni e/o poesia? Bel dilemma. Io credo che la poesia in senso stretto sia anche “tecnica” oltre che ispirazione e capacità evocare suggestioni.
Nei testi delle canzoni, però, ci può essere della grande “poetica” al di là delle regole della metrica. Persino in una prosa è possibile trovare della “poesia” o, paradossalmente, ci può essere un pezzo solo musicale che sappia di poetico.
Peraltro, nella musica, esistono le stagioni e le esigenze.
I Beatles, per esempio, esorirono cantando “lei ti ama yeh yeh yeh”, che non è esattamente un parto da Nobel. Poi, grazie soprattutto a Lennon, arrivarono a immagini altamente descrittive.
“Io non sono un poeta”, disse De Andrè a Fernamda Pivano. “Sì che lo sei”, replicò lei. Non trovarono alcun accordo, ma si abbracciarono.
Quanto alle traduzioni dallo straniero all’italiano, sì. Secondo me, a prescindere da come sono fatte, quasi mai rendono l’idea perché il linguaggio è anche colore.

“Quando mi sveglio presto la mattina

Alzo la testa, sto ancora sbadigliando

Quando sono nel bel mezzo del sogno

Sto a letto, galleggio in un corso d’acqua (Galleggio in un corso d’acqua)

Per favore, non svegliarmi, no, non scuotermi

Lasciami dove sono, sto solo dormendo

Ognuno ha l’aria di pensare che sono pigro

Non m’importa, penso che sono pazzi

Corro dappertutto così velocemente

Finché capiscono che non c’è bisogno (Non c’è bisogno)

Per favore, non rovinare il mio giorno, sono lontano dei chilometri

E dopo tutto sto solo dormendo

Tengo un occhio sul mondo che scorre dalla mia finestra

Prendo(Prendendo*) il mio tempo

Sto qui disteso e fisso il soffitto

Aspetto il sonno

Per favore, non rovinare il mio giorno, sono lontano dei chilometri

E dopo tutto sto solo dormendo

Oo sì

Tengo un occhio sul mondo che scorre dalla mia finestra

Prendo(Prendendo*) il mio tempo

Quando mi sveglio presto la mattina

Alzo la testa, sto ancora sbadigliando

Quando sono nel bel mezzo del sogno

Sto a letto, galleggio in un corso d’acqua (Galleggio in un corso d’acqua)

Per favore, non svegliarmi, no, non scuotermi

Lasciami dove sono, sto solo dormendo”
(Beatles- I’m only sleeping)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 12:42 da enrico gregori


sono della scuola che ritiene che per quel che riguarda la musica (e anche la poesia, salvo eccezioni) la traduzione debba limitarsi al rendere comprensibile il testo.
per quel che riguarda metrica, lirica e vibrazioni, bisogna affidarsi all’originale, facendosi cullare e trascinare dal suono delle parole.
altrimenti per salvar capra e cavoli si finisce per snaturare e parodiare, più che tradurre.
qualcosina si può fare con lingue dalle radici simili, ma comunque.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 12:55 da gea


E bravi Grego e Didò. Che foste esperti di musica lo sapevamo, però molto bello il vostro contributo in questo post.
Della musica straniera citata non mi intendo molto, quanto meno non delle traduzioni. Diciamo che agisco così: quando la melodia di una canzone mi piace e carpisco frasi, parole che mi colpiscono, allora vado a cercare testo e traduzioni e quasi sempre ne sono entusiasta.
Per i cantautori italiani, quoto Laura (anche La Cura di Battiato secondo me è bellissima) e concordo con chi ha citato i vari De Gregori, Guccini, De Andrè, ecc…
Ne aggiungo uno, che a me piace tantissimo e che secondo me è un vero poeta: Vecchioni.
Ce ne sono tantissime che adoro, ma ne posto una delle più vecchie.Poi mi dite se questa non è poesia.

NINNI

Incontrarvi seduti sopra quel treno
tutti e quattro avevate vent’anni in meno
come in fondo ad un buco
che dà nel tempo;
e cercare incollando paura e amore
una scusa qualunque per non parlare:
se mi guardano in faccia
che gli racconto?

Tu eri bella e parlavi coi tuoi bambini
disegnavi sorrisi sui finestrini,
lui segnava i cavalli da giocare
e passò qualcosa di lieve,
come sole in mezzo alla neve
ed avrei voluto dirvi: “Sono io”.
Dirti: “Guardali bene, che cambieranno,
com’è giusto domani ti lasceranno”.
Dire al piccolo: “Finchè puoi
stiamo insieme”.
Dire all’uomo che fuma senza parlare:
“Fuma piano, ti prego” e poi capire
che il futuro è già stato
e non può cambiare.
E che il tempo mi passa e mi passa sopra,
e tu entravi dicendo: “Vuoi che ti copra,
Ninni, è tardi, fa freddo, stai già dormendo?”
Ninni, Ninni, Ninni…

Ninni è stanco, Ninni ha guardato
Ninni ha pianto, Ninni ha perduto
Ninni ha amato tanto da non amare più.

Quante volte ho pensato di rinunciare
e lasciargliela lì come fosse un gioco
questa vita che è niente
ma non è poco,
quanti mezzi sorrisi ai miei ritorni,
quante corse da scemo sui treni fermi
quanti che chiamo
e non si san più voltare.

Tu sei bella e mi guardi senza parlarmi,
non ti sei neanche accorta di assomigliarmi,
e non sai quanta voglia avrei di dirti
che tuo figlio non è cambiato,
era solo ma si è aspettato,
ed è sempre come lo chiamavi tu
Ninni, Ninni, Ninni…

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 13:15 da Silvia Leonardi


@Francesco carissimo, si adoro lo swing e il mio musicista prediletto è stato, è ,sarà, George Gershwin. Però ho amato anche il Jazz tradizionale.In vacanza a Rimini ebbi la fortuna di incontrare il grande clarinettista Hengel Gualdi, che alloggiava con tutto il suo complesso nella mia stessa pensione. Nella sala ristorante, con la mia amica Giuliana pranzavamo vicino al suo tavolo.Allora non mi sono resa conto di aver conosciuto un Mostro Sacro…. Lui era nato a Medicina, frequentò il corso di armonia in un Liceo Musicale, sotto la guida del maestro Aurelio Barbieri. Se non ricordo male, suo padre suonava il trombone in una banda. Inutile dirti che tutte le sere andavamo ad ascoltare Hengel e il suo complesso. Credo di ricordare che il suo mito fosse Benny Goodman. Quando Gualdi col suo magico clarinetto italiano, suonava le musiche cantate Bing Crosby come Menphis Blues, da Ella Fitzgerald, Frank Sinatra-Confessin’-Pretty Litle Missy- o When the Saints go Marchin ‘del bravissimo Satchmo ,ci venivano i brividi. Qualche volta ho osato chiedergli se mi eseguiva “La vie en rose” , “Rose di Piccardia” e una Ninna Nanna americana di cui ho dimenticato il finale..Con molto dolore ho saputo che è morto l’anno scorso ed è per questo che non avevo voluto menzionare il Jazz .Hengel Gualdi lo voglio ricordare come l’ho conosciuto. Anzi , proprio perché mi hai tirato per i capelli….ti dirò che ho già detto ai miei e agli amici che al mio funerale dovranno suonare
” I santi marciano..” ed essere lieti della mia dipartita..
Tessy
loui

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 14:03 da M. Teresa Santalucia Scibona


Il “disagio” scelto da Enrico mi ha ricordato Dino Campana, le cui poesie sembrano canzoni, sembrano pensate con la musica. E’ vissuto e morto “prima”, oggi con molta probabilità avrebbe cantato e composto musica, e sarebbe stato un grande! E’ sempre una questione d’arte ( e di sensibilità, come scrive Carlo), che in tutte le sue infinite espressioni, comunica con noi intimamente.
La luce del crepuscolo si attenua:
Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
Al cuore che non ama più!
Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
Sorgenti, sorgenti che sanno
Sorgenti che sanno che spiriti stanno
Che spiriti stanno a ascoltare…
Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
Non c’è più dolcezza che possa uguagliare la Morte
Più Più Più
Intendi chi ancora ti culla:
Intendi la dolce fanciulla
Che dice all’orecchio: Più Più
Ed ecco si leva e scompare
Il vento: ecco torna dal mare
Ed ecco sentiamo ansimare
Il cuore che ci amò di più!
Guardiamo: di già il paesaggio
Degli alberi e l’acque è notturno
Il fiume va via taciturno…
Pùm! Mamma quell’omo lassù!

@ Didò
Condivido con te l’opinione su Luigi Tenco, e ritorniamo sempre allo stesso punto: quelli erano anni di “certezze” ideologiche che si alimentavano a miti.
De André era un poeta, a prescindere dai suoi testi.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 14:11 da miriam ravasio


“Sarò il tuo specchio
Rifletterò quello che sei, nel caso in cui tu non lo sappia
Sarò il vento, la pioggia e il tramonto
La luce sulla tua porta per mostrarti che sei a casa

Quando pensi che la notte abbia oscurato la tua mente
che dentro sei contorto e sgradevole
Pemettimi di mostrarti che sei cieco
Per favore abbassa le mani
Perché io ti vedo

Trovo difficile credere che tu non sappia
Che bellezza che tu sia
Ma se così è, permettimi di essere i tuoi occhi
Una mano nel buio, così non avrai paura

Quando pensi che la notte abbia oscurato la tua mente
che dentro sei contorto e sgradevole
Pemettimi di mostrarti che sei cieco
Per favore abbassa le mani
Perché io ti vedo

Sarò il tuo specchio”
(Velvet Underground-I’ll be your mirror)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 14:23 da enrico gregori


@ Didò:
dopo i testi che sta postando Gregori, forse è il caso di sancire ufficialmente che Claudio Lolli è un incidente di percorso della musica italiana. No?
“con la sfortuna incredibile che ho, chissà se a morire ci riuscirò”, non ti racconto in che circostanze mi regalarono il disco, sicuramente mi volevano un gran male.

Bellissimo questo post!!

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 14:41 da miriam ravasio


“Gloria a Babele
rida la Sfinge ancora per millenni
si fabbrichi nel cielo fino a Sirio
schiumino i cavalli sulla Via Lattea
ma…
Quanta vita ha ancora il tuo intelletto
se dietro a te scompare la tua razza ?”

[Miserere alla storia - Banco del Mutuo Soccorso]

Non credo che fare distinzioni tra musica e poesia aiuti a capirne di più. E’ un confine che non esiste.
Chi potrebbe dire che il testo sopra riportato non è poesia, ma musica?
Dov’è la differenza?

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 14:54 da Zagor


non ho tempo di tradurre ora.
se ce la fate.. sennò stasera, promesso.
a me questa piace da morire. non la trovo su youtube se non in cover, comunqye è neil young, through my sails.

Still glaring
from the city lights
Into paradise I soared
Unable to come down
For reasons I’d ignored.

Total confusion,
Disillusion
New things I’m knowin’.

I’m standing on the shoreline
It’s so fine out there
Leaving with the wind blowing
But love takes care.

Know me, know me
Show me, show me
New things I’m knowin’.

Wind blowing through my sails
It feels like I’m gone
Leaving with the wind blowing
Through my sails.
-

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 15:03 da gea


sto finendo ‘la donna che parlava coi morti’ di bassini.
è bellissimo, davvero.
e con questo post c’entra, perchè nel libro di musica ce n’è.
una canzone su tutte:”la donna della tua vita” di paolo conte
-
E non sai più quello che sei
e non sai dove vai
non ti ricordi quel che vuoi
e pensi sempre e solo a lei,
che ti confonde e ti capisce,
donna dalle tua vita,
e qui ferisce e là guarisce,
donna che vive la tua vita.
-

e poi cita ernesto regazzoni, enorme poeta bizzarro.
il tutto in atmosfere à la piero chiara.
oh che bel libro.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 15:21 da gea


Sono due generi diversi. Il testo di una canzone non si regge senza la musica, anche se è bellissimo. Con rarissime eccezioni, qual è quella di “Non il denaro non all’amore né al cielo” e di altri testi dell’indimenticabile Fabrizio de André.
Una poesia, se è veramente tale, sta in piedi da sola.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 15:23 da desi


non al denaro.. è una trasposizione dell’antologia di spoon river di edgar lee masters.
ora vado a lavorare. al mio ritorno mi piacerebbe parlare della contaminazione tra poesia e canzone (da prévert a villon ecc,)
e dello humour (tipo molto cole porter).

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 15:28 da gea


Pienamente d’accordo con Desi. Cio’ non toglie che ci siano dei testi interessanti anche di certe musiche, ma e’ un altro conto.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 15:44 da Sergio Sozi


Caro Zagor,
forse se avesse riportato il pezzo del Banco per intero sarebbe stato piu’ d’aiuto per la Sua tesi. Cosi’ non mi pare regga da solo, da un punto di vista letterario.
Con rispetto del Suo punto di vista
Saluto
Sergio

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 15:49 da Sergio Sozi


S.S. dei naufragati

E venne dall’acqua, e venne dal sale
la penitenza dalla mano del mare
il comandante avanza e niente si puó fare
vuole una morte, la vuole affrontare
e lí l’attandeva, dove il sole cala
cala e non muore, e l’acqua non lo lava
e il demone lo duole, sui banchi d’acqua
stregati di olio e petrolio
e il vento non alzava, e il mare imputridiva
legati a un solo raggio, tutti presi in ostaggio
avanzavamo lenti, senza ammutinamenti
e il comandante é pazzo, e avanza nel peccato
e il demone ch’é suo, adesso vuole mio
e brinda con il sangue all’odio ci convince,
che se é sua la barca che vince, dev’essere la mia
e gli occhi non videro, non videro la luce
non videro la messe, che altri non l’avesse
e il cielo fece nero, e urló la nube al cielo
e s’affamó d’abisso, che tutti ci prendesse
Matri mia, salvezza prendimi nell’anima
Matri mia, le ossa nell’acqua
anime bianche, anime salvate
anime venite, anime addolorate
che io abbia due soldi, due soldi sopra gli occhi
due soldi per l’onore, due monete in pegno
per pagare il legno, la dura voga del traghettatore
e vieni occhi di fluoro, vieni al tuo lavoro
vieni spettro del tesoro
la vela tende, il vento se la prende
la vela cade, le remi allontanate
e accese sui pennoni
i fuochi fatui, i fuochi alati
della Santissima dei naufragati
Matri mia, salvezza prendimi nell’anima
il tempo stremava, l’arsura ci cuoceva
parlavamo alle vare e il silenzio dal mare
e il legno cedeva all’acqua suo pianto
la vela cadde, la sete ci asciugó
acqua, acqua, acqua in ogni dove
e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere
e gli uomini spegnevano, spegnevano il respiro
spegnevano la voce, nel nome dell’odio
che tutti ci appagó, il cielo rigó di sbarre il suo portale
il volto di fuoco, dentro imprigionó
lo spettro vedemmo venire di lontano
venire per ghermire, nero di dannazione
vita e morte, vita e morte era il suo nome
Matri mia, salvezza prendimi nell’anima
Matri mia, salvezza prendimi
questa é la ballata di chi si é preso il mare
che lapide non abbia, ne ossa sulla sabbia
né polvere ritorni, ma bruci sui pennoni
nei fuochi sacri, nei fuochi alati
della Santissima dei naufragati
O Santissima dei naufragati vieni a noi che siamo andati
senza lacrime senza gloria, vieni a noi, perdon, pietá.

Vinicio Capossela

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 18:56 da sabrina


Io credo che alla fine nella diatriba Pivano-De Andrè avesse ragione De Andrè. Un cantautore (termine che va scomparendo, ma…) sceglie di applicarsi ad una forma d’arte (perchè di arte si tratta) che comporta tanto il ricorso alla parola quanto alla musica. E se sceglie ciò vuole dire che la forma completa della sua opera è fatta di entrambe. In una forma in cui l’una è al servizio dell’altra, imprescindibilmente. E quindi valutarlo solo per uno dei due aspetti è, giocoforza limitativo.

Non che per questo un testo non possa avere valore poetico, che non si regga senza la musica come dice Desi: molti dei testi qui citati (e potrei aggiungere Joni Mitchell, Paul Simon, e chissà quanti altri) si reggono benissimo, ma per come sono stati concepiti, sono monchi: manca qualcosa che li completa, qualcosa insieme alla quale sono stati creati.

Fatemi citare comunque quella che per me è la più bella canzone italiana del dopoguerra: Il cielo in una stanza di Gino Paoli.
E non dimentichiamoci dei brasiliani: Chico Barque de Hollanda con “Oh, che sarà che sarà” anche nella bellisssima traduzione di Fossati portata al successo dalla Mannoia, ma anche con altre bellissime canzoni come “Construcao” dove parla uno che sale i piani di un palazzo per buttarsi di sotto e le sue frasi si confondono via via che sale, destrutturandosi proprio come si destrutturano i pensieri di chi sta per ammazzarsi. E poi Vinicius De Moraes, che era anche poeta senza musica….

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 19:19 da Carlo S.


NB: Dimenticavo di dire che in “Construcao” di Chico Barque man mano che il protagonista sale si destrutturano non solo le frasi, ma anche la musica, che assume dissonanze, clusters….

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 19:24 da Carlo S.


@ mASSIMO MAUGERI

SONO MOLTO FELICE CHE PROPRIO OGGI CHE E’ IL MIO COMPLEANNO CI SIA IL TEMA LETTERATURA E MUSICA.
PIU’ TARDI TI SPIEGHERO’.
BACI
ROSSELLA

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 19:33 da ROSSELLA


la poesia come forma espressiva nasce per essere cantata e accompagnata da musica. da questa esigenza deriva la forma metrica in versi, che di per sé crea ritmo e rende la lettura cantilenante.
è solo in seguito che questa cosa si è perduta.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 20:14 da gea


Adelante Adelante di De Gregori per me è l’esempio di come la musica si possa sposare con le immagini più vivide.
Te lo vedi proprio il camion che spruzza acqua dalle ruote e fende l’aria.

La parte che amo di più è

“Nell’orizzonte di un acquazzone
E nei vapori della benzina
Diventa musica nella mattina
E meraviglie Sudamericane
E companatico senza sale
Arcobaleno sotto le scale
E Paradiso nel temporale”.

Cioè capito come? Non solo la scelta delle parole ma la l’immagine che queste evocano, tipo rinascita dopo la notte, ma quanto è bravo? LO AMO … quasi più di Grgo quando dice … quella parolina.

Adelante

Passa correndo lungo la statale
Un autotreno carico di sale
Adelante! Adelante!
C’è un uomo al volante
Ha due occhi che sembra un diavolo
Adelante! Adelante!
L’arrivo è distante
E’ alla fine di questo tavolo
Di questo cavolo di pianura
Di questa terra senza misura
Che già confonde la notte e il giorno
E la partenza con il ritorno
E la ricchezza con il rumore
Ed il diritto con il favore
E l’innocente col criminale
Ed il diritto col Carnevale
Passa correndo lungo la statale
Un autotreno carico di sale
Da Torino a Palermo
Dal cielo all’inferno
Dall’Olimpico al Quirinale
Da Torino a Palermo
Dal futuro al moderno
Dalle fabbriche alle lampare
In questa terra senza più fiumi
In questa terra con molti fumi
Tra questa gente senza più cuore
E questi soldi che non hanno odore
E queste strade senza più legge
E queste stalle senza più gregge
Senza più padri da ricordare
E senza figli da rispettare
Passa correndo lungo la statale
Un autotreno carico di sale
Adelante! Adelante!
C’è un uomo al volante
C’è un obra sulla pianura
Adelante! Adelante!
Il destino è distante
E’ alla fine dell’avventura
E si nasconde in un polverone
Nell’orizzonte di un acquazzone
E nei vapori della benzina
Diventa musica nella mattina
E meraviglie Sudamericane
E companatico senza sale
Arcobaleno sotto le scale
E Paradiso nel temporale.
Passa correndo lungo la statale ….

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 20:16 da F. M. Rigo


Il suono e la parola.
Quando si incrociano si dilatano. E ciò che ne risulta non viene solo per dire qualcosa, ma per lasciare dire qualcosa a chi lo incontra. Credo che musica e poesia si offrano a chi ascolta per suggerire realtà potenziate e per raddoppiare la velocità della percezione.
Se – nonostante la carenza di suono – la parola continua a commuovere, a bisbigliare , a far sentire, ecco … credo che sia poesia compiuta, che potrebbe esistere anche senza l’ausilio delle note.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 21:05 da Simona


E companatico senza sale arcobaleno sotto le scale
lo so che rompo ma ’sta paroline messe in croce, non so … geniali vuol dire essere proprio bravi.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 21:40 da F. M. Rigo


Bene. Vedo che ci state prendendo gusto.
Ne sono molto lieto.
Vi ringrazio tutti per i commenti.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 21:47 da Massimo Maugeri


@ Eventounico
Mi sa che per lo “spunto” devi ringraziare non me, ma Francesco Di Domenico.
Ti spiego.
Didò mi scrive: “Penso che sarebbe interessante un post sui testi musicali”
E io: “Sono d’accordo. Butta giù qualcosa.”
E lui: “Va bene, ma solo sui testi italiani.”
Poi mi sono ricordato che Enrico Gregori vanta un passato da critico musicale. E gli ho chiesto un contributo sui testi musicali stranieri.
Poi Bob Dylan ha pensato bene di vincere il Pulitzer lo stesso giorno in cui avevo deciso di pubblicare il post.
Bravo ragazzo, Bob Dylan.
Ecco. È andata più o meno così.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 21:59 da Massimo Maugeri


@ Rossella
Intanto auguri di buon compleanno. Da parte mia e di tutta Letteratitudine.
Aspetto la tua rivelazione…

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:00 da Massimo Maugeri


@ Enrico e Didò
Mi ero dimenticato di inserire i link ai vostri blog. Chiedo venia, ma ho già riparato (controllate il post)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:01 da Massimo Maugeri


Nel 1961 nel neonato “Folkstudio” di Roma fu

organizzata una serie di serate di nuovi

talenti/esordienti per vedere se qualcuno

potesse ottenere un contratto discografico. Una

sera c’era il responsabile di un’etichetta al quale

raccomandarono di ascoltare un giovane

americano che al tempo si era

stabilito e Roma e, se avesse avuto un

contratto, proprio a Roma sarebbe rimasto.

Quell’allampanato folk-singer salì sul palco con

una chitarra e un’armonica a bocca e fece alcuni

pezzi. Al termine nell’esibizione il discografico

sentenziò: “Ammazza, che palle! Questo non

andrà mai da nessuna parte. Io non gli faccio il

contratto e, anzi, gli consiglio di cambiare

mestiere o morirà di fame”.

Quel giovane americano si chiamava Robert

Zimmerman, alias Bob Dylan.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:02 da enrico gregori


@ Sergio e Enrico
:)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:02 da Massimo Maugeri


Sì, mi ricordo dell’aneddoto romano su Robert Zimmerman…

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:05 da Massimo Maugeri


@ Simona
Hai scritto: “Se – nonostante la carenza di suono – la parola continua a commuovere, a bisbigliare , a far sentire, ecco … credo che sia poesia compiuta, che potrebbe esistere anche senza l’ausilio delle note.”
-
D’accordissimo con te, Simo.

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:07 da Massimo Maugeri


Mi piacerebbe conoscere qualcosa del passato da DJ di Gea.
di Gei di Gea…
bello!
:)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:08 da Massimo Maugeri


Prima di salutarvi e augurarvi buonanotte vi lascio un ulteriore “spunto”.
Sempre sul tema “letteratura e musica”.
Cosa ne pensate dei cantanti romanzieri e narratori?
(domanda provocatoria e istigatrice… ma voi siete bravi).
È appena uscito il primo romanzo di Max Pezzali per “Baldini Castoldi Dalai”:
http://www.internetbookshop.it/code/9788860733375/pezzali-max/per-prendersi-una.html
Qualche mese fa è uscita una raccolta di racconti di Francesco Renga per i tipi della “Feltrinelli”:
http://www.internetbookshop.it/code/9788807701887/renga-francesco/come-viene-vite.html
-
Amici scrittori, la formiamo una band musicale di quelle toste?
;)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:33 da Massimo Maugeri


Bene. Adesso vi posso augurare buonanotte.
Buonanotte!

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:36 da Massimo Maugeri


mi sono sopravvalutata.
sono stanchissima e non ce la faccio. volevo tradurre young, postare brassens, citare villon e prevert, linkare cole porter e nick cave.
lo farò domani.
come domani racconterò a massimo qualcosa su radio fragola, la radio dei matti. ma quelli veri.
sulla band, ok. non suono più da troppo, ma sono bravina nei background vocals. si può fare.
:-)

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 22:42 da gea


io posso suonare il violino… eh, sono già a mezza strada!

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 23:27 da cinzia pierangelini


lei suona il piano. e lui…la tromba

Postato giovedì, 10 aprile 2008 alle 23:57 da Enrico Gregori


Post elegante, sobrio, cool jazz oserei dire,
non tanto per quello che siamo riusciti a fare Massimo, Enrico ed io proponendolo, quanto per la notevole variazione di ragionamenti in cui e sfociato questo fiume Pò, tracimando riflessioni come robusti affluenti.

@Miriam, grazie, non hai abboccato alla “finta”provocazione su Tenco ed io rimarco quello che ho affermato su di lui: non ci si può sparare perchè un testicolo come “Ciao amore, ciao” non va’ in finale a Sanremo, probabilmente era molto meglio “Io tu e le rose” di Orietta Berti. Nessuno deve mai smettere di vivere così, lo dicevo ad un ragazzo stasera nel bus che andava per la terza volta a comprarsi una dose, mio padre non voleva smettere di vivere a 49 anni, ma un cancro lo uccise.

D’accordo ancora di più su Lolli, altro che incidente, una vera jattura poetica: “Lo vedi siamo tutti morti e non ce ne siamo neanche accorti…”
Sono convinto che molti dei nostri coetanei che si lanciarono nella lotta armata lo fecero per sublimarlo.

Prezioso Gregori con i suoi aneddoti (è un po’ che non litigo con Grego, staro invecchiando?)

@Fausta Rigo,
bhe, la Faustina è sempre un po’ speciale nel rimestare nelle passioni, ma “Il Principe De Gregori”, ha scritto anche mini romanzi come “Il bandito e il campione”:
“Ma un bravo poliziotto che sa fare il suo mestiere
sa che ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere
e ti fece cadere la tua grande passione
di aspettare l’arrivo dell’amico campione
quel traguardo volante ti vide in manette
brillavano al sole come due biciclette… ”

…ma poi, volevo dire a @ Sergio Sozi, che giustamente rivendica alla poesia canonica il suo ruolo di reale sentinella della letteratura, Sergio: dimentica per un attimo le regole, e anche la musica di questo testo, se la ricordi, e leggila cosi, come una lettera d’amore rustico, circense e guarda che bella cosa che è!
“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò.

Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà,
senza passare dalla stazione l’ultimo treno prenderà.

E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,
dalle porte della notte il giorno si bloccherà,
un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
e dalla bocca del cannone una canzone suonerà.

E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non aver paura se non sarò come bella come dici tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo….
più…
E senza fame e senza sete
e senza aria e senza rete voleremo via.

Così la donna cannone, quell’enorme mistero volò,
sola verso un cielo nero s’incamminò.
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì,
altri giurarono e spergiurarono che non erano rimasti lì.

E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non aver paura se non sarò come bella come dici tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo….
più

E senza fame e senza sete
e senza aria e senza rete voleremo via.

Notte d’oro, a tutti!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 00:07 da francesco di domenico


più in alto, estremizzando dei concetti, ipotizzavo che la musica può essere poesia anche senza parole. Ovviamente se per poesia intendiamo un lirismo in senso glogale laddove il verbo non è l’elemento cardine.
Per me la risposta è sì. E mi risposi in questo modo, tra le prime volte, nel 1969, quando ascoltai questa cosa che ogni tanto, dopo quasi 40 anni, ancora ascolto.

http://it.youtube.com/watch?v=ARMolmJtofM

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 00:21 da Enrico Gregori


@ Didò:
Sulla musica parlata, quella dei cantautori italiani potremmo lanciarci in provocazioni spericolate…contare i minuti di resistenza all’ascolto, dopo tanto tempo, di certi pezzi o di certi autori… lo fai tu ?
:-)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 00:22 da miriam ravasio


ho ascoltato…
felice notte

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 00:27 da miriam ravasio


Trovo che le donne, anche nella musica, siano penalizzate. Penso, naturalmente, a Joni Mitchell, Carly Simon, Carole King. Hanno scritto pagine musicali e liriche mirabili nella loro carriera. Nessuna di loro, pur avendo avuto successo, gode oggi della fama e della notorietà dei colleghi maschi coetanei: Bob Dylan, Bruce Springsteen , Paul McCartney. Questi ultimi riempiono ancora gli stadi; loro, le donne, fanno fatica a trovare contratti discografici.
Ce n’è una, in particolare, sottovalutata dalla critica e dai media, Stevie Nicks dei Fleetwood Mac. Ha scritto sempre tutte le sue canzoni, molte delle quali vere e proprie perle sia musicalmente che dal punto di vista poetico. Una poesia “a frammenti”, sincopata, che rincorre la melodia musicale. Sentire per credere: “Sara”, dall’album “Tusk” dei Fleetwood Mac del 1979.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 00:49 da Giove


Innanzitutto complimenti a Francesco ed Enrico per la loro competenza in materia e per la bella esposizione che ne fanno.
Arrivo fra gli ultimi perchè non mi ritengo all’altezza di disquisire sull’argomento essendo una semplice fruitrice e non una conoscitrice.
Potrei esprimere le mie preferenze, che mi troverebbero d’accordo con molti degli interventi già espressi.
Penso a De André, con “ La guerra di Piero” o Guccini con la sua “Auschwitz” che, mi pare, vengano insegnati addirittura nelle scuole come autentici poeti, e poi da lì il passo è facile per farvi rientrare moltissimi di quelli già nominati da altri. Forse anche alcuni testi di Dalla, Gaetano, Battisti, e di qualcun altro che adesso mi sfugge.
Per me alcuni di questi cantautori sono dei veri poeti, sulla scia di quelli sperimentali degli anni Sessanta, anche se trovo che i testi della canzone siano inscindibili dall’accompagnamento musicale.
Un cantante può essere più o meno presente nei due aspetti, più poeta o più compositore, ciò non toglie che la musica stessa, se vogliamo, è poesia.
Ho provato a leggere soltanto i versi di alcune canzoni e vi ho colto sicuramente buona poetica.
Di cantautori stranieri, a parte la Baez e Dylan, non ho sufficiente conoscenza se non quella che mi ha sfiorato nell’ascoltare la musica preferita dai miei figli e dai loro giovani amici, con tutta la gamma dei vari “gruppi” o band che di volta in volta andavano per la maggiore. Musica piacevole, ma dai testi intraducibili per me che so poco di inglese, per cui ne ho potuto apprezzare soprattutto la struttura musicale, le voci, l’armonia del contesto, insomma.
Forse ho avuto più dimestichezza con i cantautori francofoni, da Brel, Aznavour, Gainsbourg, e via via fino alla Shapplin…ma qui finisce.
Le mie preferenze sono quelle di chi ama la musica classica, sinfonica principalmente, e pertanto l’argomento è per me necessariamente lacunoso.
Ringrazio ancora Enrico e Francesco per le loro delucidazioni in questo campo.
Un caro saluto a Massimo e a tutti gli altri partecipanti a questo simpaticissimo salotto letterario.
cri

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 06:10 da cristinabove


@Gregori,
l’hai detto, d’accordo con te: “…Ovviamente se per poesia intendiamo un lirismo in senso glogale laddove il verbo non è l’elemento cardine.”

Non per andare oltre, ma per ulteriore suffragio, certa musica da film ( noi italiani siamo dei veri maestri) a volte ti invita a sedere e scrivere, scrivere, scrivere. Poi.
La colonna sonora de “Il postino”, struggente tango italo-argentino* che sottolinea la frase “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi se ne serve” fa quasi il paio (uccidetemi pure per questa dichiarazione, offro il petto) con “Ti guardo e m’illumino d’immenso”!

*l’autore Bacalov e di origini argentine ma naturalizzato italiano.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 08:53 da francesco di domenico


Ngiorno a tutti!
Per la domanda di Massimo.
Eh, ho annusato delle cose di vinicio capossela. Interessanti, ma stream of consciousness, mancavano di struttura. A furia di comporre per la struttura della canzone, passare a un’altra struttura gli riesce credo difficile.
Ho letto incvece un libro di Zamboni cantante mi pare dei CCCP. Ora a me i CCCP dopo la tenerezza me facevano cagare, ma magari non erano il mio genere, ma il diario suo uscito da feltrinelli soprattutto la parte berlinese è molto bello davvero.
Renga?
Soffre di ombelicocentrismo.

In ogni caso, c’è questo porblema della strattura narrativa, che se scrivi una cosa che non è una ballata o una poesia, una qualche struttura ce la deve da avè. Io credo che il cantante consumato, e penso molti poeti, siano messi in difficoltà da questo, e se si spostano si spostano o sulla diaristica o sulla saggistica, ma l’ossatura romanzesca ni ci pare un problemaccio.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 09:18 da zauberei


@Sergio Sozi,
Il testo della canzone “Miserere alla storia” del Banco del Mutuo Soccorso, postato qualche riga sopra, è completo e non parte di un testo più lungo. E’ compreso in un “concept album”, certo e quindi è legato a tutta la storia narrata, tuttavia io ritengo invece che stia in piedi benissimo: il concetto è completo e soprattutto espresso con bellissima cura. Ho letto poesie, definite da tutti tali, molto più banali.
Il tutto sempre e soltanto secondo il mio punto di vista.
Saluti.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 09:52 da Zagor


Grazie Didò.
Ha ragione Giove, non abbiamo parlato delle donne.
Carole King che è una ebrea di Brooklyn molto tosta racconta una storiella famosa a N.Y.
Un passante in visita chiede: come arrivo alla Carnegie Hall? Lei risponde: col sudore e con il sangue, bello mio, altrimenti non ci srrivi proprio.
Se avete tempo ascoltatela: Natural woman ‘na vera bellezza.

http://www.youtube.com/watch?v=TtNXjfaCWEc

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 10:02 da F. M. Rigo


@Zagor: d’accordo con te, però nascondiamoci dietro un muro e aspettiamoci un coltissima rappresaglia del Sublime Sergej Sozi, non si farà attendere.

@Miriam,
devo dirti che ci sono delle poesie delicatissime come “Suzanne” di Cohen, nella versione di De Andrè, che mi angosciano, nonostante la mia divinazione per Faber…

@ Carlo’s,
che bella definizione del grande Vinicius de Moraes: poeta senza musica, a volte con la musica, aggiungerei io.

@ Donne.
Un po’ è vero che sono mediaticamente poco presenti, certo non possiamo infilarle per “quote” come in politica, però un testo&musica squassante, di dirompente bellezza, scritto da una donna, non l’ho sentito, forse per ignoranza.
Joan Baez, aveva successi stratosferici non con tutti brani suoi, ma col suo grande carisma. Tra l’altro, e ci troviamo in tema, fece diventare famosa nel mondo “C’era un ragazzo…” del poeta e scrittore Mauro Lusini, una canzone storia-poesia-manifesto.
La più bella canzone per le donne l’ha scritta un uomo, dolcissimo quanto si voglia, ma geneticamente diverso: Enrico Ruggeri.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 10:11 da francesco di domenico


femmine canterine potenterrime?
Joni Mitchell.
Patti Smith?
Patti Bravo!
Io la trovo incredibile a volte.

Uhm
Mi addentro in campi che conosco poco.
Che so’ de meno è un fatto – ma posso anche immaginare che ci siano solidi motivi storico sociali, per cui quest’assenza sia giustificata e in futuro le cose cambieranno

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 10:25 da zauberei


Il discorso di Giove mi trova parzialmente d’accordo anche perché lui ha spostato (legittimamente) l’asse del discorso sul tema del riscontro e del successo.
In questo senso è vero che, complessivamente, gli artisti maschi hanno avuto e hanno più successo delle artiste.
Però ciò avviene essenzialmente per l’aspetto musicale. Quando Bruce Springsteen cantava “Born in Usa”, molti (anche negli States) pensavano si trattasse di un inno ai “muscoli americani” mentre era esattamente il contrario.
Se vogliamo, quindi, limitarci allo spessore dei testi possiamo prendere ad esempio Patti Smith. Le sue liriche vivono di vita propria ma, se abbinate alla musica, ancora riempiono teatri e stadi.
Carole King e Joni Mitchell, per citare due esempi fatti da altri, hanno sbancato botteghini e classifiche in barba ai loro colleghi uomini.
Poi, ovviamente, il successo costante è difficile da mantenere a prescindere dalle musiche e dai testi. Nemmeno Paul Simon oggi come oggi fa sempre centro. Ma ciò non toglie nulla al suo spessore di musicista e di “poeta”.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 10:30 da Enrico Gregori


Mi ripeto: alcuni testi (molti testi) di canzoni si reggono “poeticamente” anche da soli, ma per puro “incidente”; se sono stati scritti per la musica senza di essa non sono completi, sono privi di una stampella fondamentale per una giusta e corretta valutazione, che è imprescindibile dalla musica stessa.
Quanto a Joni Mitchell io la considero la più grande autrice degli ultimi 30 anni (o anche più). Non ha nulla da invidiare a un Bob Dylan (peraltro secondo me appannatosi dopo gli anni 60 e prima metà ‘70).
La Mitchell è un’artista perfetta e completa: musicista, compositrice di liriche e note, sublime interprete anche di cover (vedi “Both sides Now” dove spazia da Rodgers&Hart a Gordon& Warren fino a se stessa, appunto, per la cover title) perfetta arrangiatrice e pure pittrice (molti album sono illustrati da sue copertine).
———
Vi regalo questa:
I met a young soldier
He said his name was Killer Kyle
He was shakin’ all over
Like a night-frightened child
This is his story
It’s a tough one for me to sing
Hard as the squawk and the flap
And the beat of the beat of black wings
“They gave me a gun” he said
“They gave me a mission
For the power and the glory
Propaganda piss on ‘em
There’s a war zone inside me
I can feel things exploding
I can’t even hear the fucking music playing
For the beat of the beat of black wings”

He said “I never had nothin’
Nothin’ I could believe in
My girl killed our unborn child
Without even grievin
I put my hands on her belly
To feel the kid kickin’ damn!
She’d been to some clinic
Oh the beat of black wings
“They want you they need you
They train you to kill
To be a pin on some map
Some vicarious thrill
The old hate the young
That’s the whole heartless thing
The old pick the wars
We die in ‘em
To the beat of the beat of black wings”

There’s a man drawing pictures
On the sidewalk with chalk
Just as fast as he draws ‘em
Rain come down and wash ‘em off
“Keep the drinks comin’ girl
‘Til I can’t feel anything
I’m just a chalk mark in a rainstorm
I’m just the beat of black wings
(Joni Mitchell “The Beat of Black Wings”-1988)
———–
e su you tube questa:
http://www.youtube.com/watch?v=JqQlfFuQFXo
Ciao a tutti

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 12:27 da Carlo S.


@Per Didò, te la ricordi la famosa dolcissima musica…ciliegi rosa a
primavera ?
Hai ricevuto per e-mail il mio scherzetto baudiano che ti ho allegato da tempo? A presto.
Tessy

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 12:33 da M. Teresa Santalucia Scibona


@didò & Miri
Concordo in pieno su Lolli. Fu vera jattura.
@ gea
Attendo ancora un annunciato Brassens. Ricordiamoci che De Andrè senza di lui forse non sarebbe neanche nato. (ma non dimentichiamoci di Trenet, Mouludji, Brel… e dei miei brasiliani De Moraes, De Hollanda ….).
…..
Quanto a Leonard Cohen non possiamo ignorare che nasce prima come poeta-scrittore. Tenta la via della canzone in seguito, ed in realtà rimane più poeta che cantante, essendo la sua musica (a volte bella, ma a lungo andare ripetitiva e monotona, fino allo sfascio del testicolo) qualcosa di aggiuntivo, francamente non essenziale: a me da quest’impressione. Non a caso dopo un album di grande successo non vendette più una sega: gli altri erano uguali!!!.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 12:47 da Carlo S.


@ carlo
per la prima volta c’è una cosina su cui non sono d’accordo.
non è joni mitchell, che adoro.
ma su dylan.
non tutto quello che ha fatto prima della metà dei ‘70 è grande, e alcune cose più recenti sono al limite della perfezione.
a partire da questa
http://www.youtube.com/watch?v=DnhV-LcVvUc
e poi
http://www.youtube.com/watch?v=ijiVYgvbP1M
comunque ti adoro lo stesso.
:-)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 12:54 da gea


@ carlo.
ho in approvazione un commento con due links per te. non te lo perdere, please
:-)
tra un po’ inizio a elaborare cose, tra cui un pensiero peregrino:
e la letteratura nelle canzoni?
ce n’è, ce n’é..

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 12:59 da gea


E la pittura nelle canzoni ?

Starry
starry night
paint your palette blue and grey

look out on a summer’s day
with eyes that know the
darkness in my soul.
Shadows on the hills
sketch the trees and the daffodils

catch the breeze and the winter chills

in colors on the snowy linen land.
And now I understand what you tried to say to me

how you suffered for your sanity
how you tried to set them free.
They would not listen
they did not know how

perhaps they’ll listen now.

Starry
starry night
flaming flo’rs that brightly blaze

swirling clouds in violet haze reflect in
Vincent’s eyes of China blue.
Colors changing hue
morning fields of amber grain

weathered faces lined in pain
are soothed beneath the artist’s
loving hand.
And now I understand what you tried to say to me

how you suffered for your sanity
how you tried to set them free.
perhaps they’ll listen now.

For they could not love you
but still your love was true

and when no hope was left in sight on that starry
starry night.
You took your life
as lovers often do;
But I could have told you
Vincent
this world was never
meant for one
as beautiful as you.

Starry
starry night
portraits hung in empty halls

frameless heads on nameless walls
with eyes
that watch the world and can’t forget.
Like the stranger that you’ve met

the ragged men in ragged clothes

the silver thorn of bloddy rose
lie crushed and broken
on the virgin snow.
And now I think I know what you tried to say to me

how you suffered for your sanity

how you tried to set them free.
They would not listen
they’re not
list’ning still
perhaps they never will.
(Don McLean: “Vincent”)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:06 da Carlo S.


Eccelsi navigatori delle lettere (è che ho fame e tra poco vado in servizio, prima della “pausa elettorale” che mi terrà incatenato al “Seggio Campione 31″, dove annullerò tutto l’annullabile e denuncerò tutto il denunciabile e perderò i soliti tre chili, perchè io non pagherò mai un dietologo – daltronde non sono mai stato più largo di un chiodo – mi basta un Mastella o un Bertynight che mi annullano un parlameno e via, di corsa ai seggi, maledetto catto-comunsta!), non so giocare a poker ma penso di avere una buona mano, però posto sotto che è meglio!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:17 da francesco di domenico


@Letteratura & Musica, dicevamo?
Questo brano, di una delicatezza indecente, fu composto dal mirabile e controverso scrittore francese Boris Vian per/contro la guerra d’Indocina.
E’ stato interpretato mirabilmente da, forse l’ultimo dei cantanti/poeti italiani, Ivano Fossati:

“In piena facoltà
egregio presidente
le scrivo la presente
che spero leggerà.

La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest’altro lunedì

Ma io non sono qui
egregio presidente
per ammazzar la gente
più o meno come me

Io non ce l’ho con lei
sia detto per inciso
ma sento che ho deciso
e che diserterò.

Ho avuto solo guai
da quando sono nato
i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.

Mia mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.

Quand’ero in prigionia
qualcuno mi ha rubato
mia moglie e il mio passato
la mia migliore età.

Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.

Vivrò di carità
sulle strade di Spagna
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò.

Di non partire più
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.

Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro
se vi divertirà.

E dica pure ai suoi
se vengono a cercarmi
che possono spararmi
io armi non ne ho.

Credo, penso, che la traduzione sia dello stesso Fossati, se qualcuno ne sa’ di più ci informi.
Anche la musica e delicatissima.
Per ulteriori informazioni cè sempre wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Boris_Vian

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:23 da francesco di domenico


Proprio qui a Lecco, Fabrizio De André tenne uno dei suoi primi concerti, concertino da camera. In una sala pubblica, triste, Palazzo Falck , si esibì di fronte ad un pubblico “anziano” (i giovani erano pochissimi), suonò alla chitarra, cantò, ma non pronunciò una parola, una sola parola. Timido e impacciatissimo sembrava soffrire come un ammalato quella sua presenza sul piccolo palco. Maglioncino azzurro, un viso pieno di brufoli, ma la sua voce si impose su tutti noi, nonostante il denso silenzio delle pause. Ero lì, ma solo dopo tanto tempo memorizzai il suo nome. Non ricordo l’anno, ero giovanissima, ricordo benissimo il suo pudore e quella sua voglia di essere altrove.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:25 da miriam ravasio


@ Didò
Il disertore di Boris Vian, è “appeso” accanto al mio pc! Non posso più canticchiarlo perché la mia gatta soffre (e non capisco perché) e mi graffia.
:-)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:27 da miriam ravasio


@ carlo: arte nelle canzoni
Rene and georgette magritte
With their dog after the war
Returned to their hotel suite
And they unlocked the door
Easily losing their evening clothes
They danced by the light of the moon
To the penguins, the moonglows
The orioles, and the five satins
The deep forbidden music
Theyd been longing for
Rene and georgette magritte
With their dog after the war

Rene and georgette magritte
With their dog after the war
Were strolling down christopher street
When they stopped in a mens store
With all of the mannequins dressed in the style
That brought tears to their immigrant eyes
Just like the penguins, the moonglows
The orioles, and the five satins
The easy stream of laughter
Flowing through the air
Rene and georgette magritte
With their dog apres la guerre
Side by side
They fell asleep
Decades gliding by like indians
Time is cheap
When they wake up they will find
All their personal belongings
Have intertwined
Oh rene and georgette magritte
With their dog after the war
Were dining with the power elite
And they looked in their bedroom drawer
And what do you think
They have hidden away
In the cabinet cold of their hearts?
The penguins, the moonglows
The orioles, and the five satins
For now and ever after
As it was before
Rene and georgette magritte
With their dog after the war
( paul simon)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:31 da gea


E a proposito di suono e poesia:

http://www.youtube.com/watch?v=udKtHYwng9I

SIGNOR TENENTE di Giorgio Faletti

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:43 da Simona


letteratura nelle canzoni: mi viene in mente vecchioni, ”per amore mio”
-
Ho combattuto il cuore dei mulini a vento
insieme a un vecchio pazzo che si crede me
ho amato Dulcinea insieme ad altri cento
ho cantato per lei, ma perché?
-
paolo conte ”hemingway”
-
Oltre le dolcezze dell’Harry’s Bar

e le tenerezze di Zanzibar

c’era questra strada…

Oltre le illusioni di Timbuctù

e le gambe lunghe di Babalù

c’era questa strada…

…Quetsa strada zitta che vola via

come una farfalla, una nostalgia,

nostalgia al gusto di curaçao…

…Forse un giorno meglio mi spiegherò…

…Et alors, Monsieur Hemingway,

ça va?…
-
guccini, ”cirano”
-
Non me ne frega niente
se anch’io sono sbagliato,
spiacere è il mio piacere,
io amo essere odiato ;
coi furbi e i prepotenti
da sempre mi balocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.
-
e non finisce qui..

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:43 da gea


MOLTO OFF-TOPIC:
Ecco, i blog possono servire anche per scambi “culturali”. Un po’ per divertimento e un po’ per “provocazione” io pubblico un racconto inedito delle ottime Laura Costantini e Loredana Falcone su
http://enricogregori.splinder.com/

e loro, in contemporanea, ne pubblicano uno mio nel loro blog

http://lauraetlory.splinder.com/

Nessuna competizione, ma solo tanta voglia di giocare con le parole

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:48 da enrico gregori


@gea
Bella, una tra le mie preferite di Paul Simon, dal mio (suo) album che prediligo: Hearts & Bones. Pensa che all’epoca andai pure a cercarmi le canzoni dei penguins, dei moonglows, degli orioles e dei five satins, i gruppi vocali “doo-wop” degli anni ‘50 citati nel testo.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:52 da Carlo S.


@ Enrico
Il tuo off-topic era andato in moderazione.
Per tua fortuna mi sono connesso nell’istante in cui hai postato. E l’ho sistemato (il commento, intendo).

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:53 da Massimo Maugeri


@ Gea
Anche il tuo commento “in moderazione” è pubblicato.
Attendiamo tutti il racconto Storia di Gea a radio Fragola.
Ma che strumento suonavi?

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:54 da Massimo Maugeri


@ Carlo e Gea
Prima o poi proporrò un gioco finalizzato a eleggere “i dieci testi di canzoni più letterari di tutti i tempi”.
Indovinate a chi proporrò di fare da notai?
:D

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:56 da Massimo Maugeri


@gea (2)
E ti rimando la palla su “pittura e musica” tornando a Joni Mithell (e David Crosby, cui credo si debba la maggior parte delle lyrics di questa):
He met her in a French cafe
She slipped in sideways like a cat
Sidelong glances
What a wary little stray!
She sticks in his mind like that
Saying “Avez-vous un allumette?”
With her lips wrapped around a cigarette
Yvette in English saying
“Please have this
Little bit of instant bliss”

He’s fumbling with her foreign tongue
Reaching for words and drawing blanks
A loud mouth is stricken deaf and dumb
In a bistro on the left bank
“If I were a painter” Picasso said
“I’d paint this girl from toe to head!”
Yvette in English saying
“Please have this
Little bit of instant bliss”

Burgundy nocturne tips and spills
They trot along nicely in the spreading stain
New chills new thrills
For the old uphill battle
How did he wind up here again?
Walking and talking
Touched and scared
Uninsulated wires left bare
Yvette in English going
“Please have this
Little bit of instant bliss”

What blew her like a leaf his way?
(Up in the air and down to Earth)
First she flusters
Then she frays
So quick to question her own worth
Her cigarette burns her fingertips
As it falls like fireworks she curses it
Then sweetly in English she says
“Please have this
Little bit of instant bliss”

He sees her turn and walk away
Skittering like a cat on stone
Her high heels clicking
What a wary little stray!
She leaves him by the Seine alone
With the black water and the amber lights
And the bony bridge between left and right
Yvette in English saying
“Please have this
Little bit of instant bliss”
(Jony Mitchell: “Yvette in English” dal suo album più “pittorico” (già dal titolo “Turbulent Indigo”)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:56 da Carlo S.


@ massimo:
mai stato moderato in vita mia. ma grazie
:-)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:56 da enrico gregori


@ Zagor
Sei tu, spirito con la scure?
Se sei tu ti dico che eri (e sei) uno dei miei fumetti preferiti.
Salutami il buon Cico.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 14:57 da Massimo Maugeri


@ Simo
Minchia, signor tenente…
Bel testo… me lo ricordo.
;)
Ma è meglio il Faletti comico, quello romanziere, quello autore di canzoni (ha collaborato molto con Branduardi) o quello cantante?.
Stila una classifica, dài.
Gli altri che ne pensano?

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:01 da Massimo Maugeri


@ carlo
e invece ‘don juan’s reckless daughter’ aveva un titolo molto letterario..
:-)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:01 da gea


@ Gea
Non far finta di non avermi letto.
:)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:02 da Massimo Maugeri


@ Enrico e Didò (ma anche agli altri)
Andate a rivedere il post!
Ho inserito le vostre caricature… fuoriuscite dalla magica penna elettronica di Carlo S.
Quella di Didò è inedita.
Se vi va potete commentarla.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:08 da Massimo Maugeri


In tarda serata, in un nuovo post, parleremo dello scrittore tedesco Veit Heinichen.
Ma qui il dibattito rimane aperto!
A stasera.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:11 da Massimo Maugeri


@Massi…a me Faletti comico non è mai piaciuto(ricordo solo Drive in , però…), ma attore sì, moltissimo (Notte prima degli esami, l’hai visto?)…
lo lo metterei al primo posto come cantautore (soprattutto con Mina) e al secondo come autore di testi letterari (Io uccido: notevole, Niente di personale tranne gli occhi :così e così, Fuori da un evidente destino: non l’ho letto…)
Ma Signor tenente per me è un testo meraviglioso in cui è bravissimo come attore più che come cantante…Non trovi?
Bacio

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:12 da Simona


La poesia, come dice il Buccimpero, non ha bisogno della musica, essendo già lei musica dello spirito, ma, quando accade la fusione tra poesia e musica si raggiungono atmosfere trascinanti. Di solito questo si verifica con il magico fondersi di due autori diversi, come Battisti-Mogol e Toquinho-Vinicius de Moraes. I Beatles, a parte alcuni casi come I’m only sleeping citata da Gregori e Eleanor Rigby, avevano musiche straordinarie ma testi sempliciotti (come loro agli inizi). Traduco una bella creazione dell’ispiratore di De André, Georges Brassens, come omaggio alla componente femminile di Letteratitudine: Penelope.
Tu, la sposa modello, il grillo del focolare
tu, che non hai strappi nel tuo vestito da sposa,
tu l’intrattabile Penelope, seguendo il tuo piccolo simulacro di felicità,
non ti culli mai, senza ombra di male, in piacevoli pensieri furtivi?
Dietro le tue tende, nel tuo giusto ambiente
aspettando il ritorno di un Ulisse di periferia
china sui tuoi lavori di tela, le sere di tristezza e di malinconia,
non hai mai in sogno, nel cielo di un altro letto, contato nuove stelle?
Non hai mai chiamato con desiderio
l’amorino che passa, che prende per i capelli e racconta bazzecole,
mette la margherita nell’orto e la mela proibita sui rami del frutteto,
e lo scompiglio nei tuoi merletti?
Non hai mai desiderato di rivedere per strada
quell’angelo, quel demonio che, l’arco alla mano, scocca frecce maligne,
che restituisce la carne di donna alle statue più fredde,
le fa cadere dal piedistallo, ne scombussola la virtù,
porta via la loro foglia di fico?
Non temere che il cielo ti giudichi male
non c’è nulla in questo per castigare un cuore
che batte la campagna e galoppa!
E’ la colpa comune, il peccato veniale,
la faccia nascosta della luna di miele
e il riscatto di Penelope, il prezzo del riscatto di Penelope.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:20 da Gianmario


@ Simo
Hai ragione. Nell’elenco dimenticavo di citare il Faletti attore.
D’accordo con te. Di Faletti ho letto solo “Io uccido”. È un buon thriller, anche se non credo che Faletti – come ha sostenuto, immagino provocatoriamente D’Orrico – sia il più grande scrittore italiano vivente.
Faletti è un artista poliedrico… non c’è dubbio. Ma è vero… forse è più bravo come attore.
Però non glielo dire, altrimenti s’inalbera (ha messo la scrittura al primo posto).
Bacio a te.

Ora vi lascio.
A stasera.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:21 da Massimo Maugeri


@ massimo
eccheppalle… :-)
suonicchiavo piano e tastiere.
ho smesso da anni; il pianoforte sta in camera di mia figlia e ogni tanto qualcuno strimpella. non io.
radio fragola è (era?) una radio comunitaria nata per dare voce al disagio degli utenti dell’ex opp. mischiando più o meno ‘’sani” e cosiddetti ”malati”, e nelle more facendo un egregio lavoro di diffusione di musica di nicchia.
io ho trasmesso per quindici anni, e non vi toglierò il dubbio sulla categoria in cui ero inquadrata.
:-D

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:21 da gea


@ carlo:
ottimo come sempre. ma solo un dubbio. io credo che didò guidi l’autobus senza mani perché impegnato a suonare il mandolino cantando “rosina dammela”

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:26 da enrico gregori


HEINEKEN!!!!
è bravissimo. oh come sono contenta che tu ci faccia un post!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:26 da gea


@Gea,
bene, Enrico ed io siamo riusciti in un primo intento, quello di far scovare nella memoria quanto la musica d’autore fosse “letteraria”, facendovi andare a caccia dei testi che vi hanno cullato sul cuscino o nelle sere di solitudine e di “luna calante”,
tirando fuori aneddoti “magici”, come quello di @ Miriam a cui, in un tempo lontano le “apparve” Faber De Andrè (la storia tocca i migliori), ma, ed è tragico che il bidello interroghi gli alunni in assenza persino dei supplenti, vorrei un maggiore impegno, il Preside Maugeri aveva lanciato un intrigante quesito:
“Cosa ne pensate dei cantanti romanzieri e narratori?”

Io vado alla mia guerra quotidiana, au bientot!

@Tessy Scibona,
grandioso tutto quello che mi hai mandato, ho intenzione di spedirti qualcosa,direttamente nella tua pace senese. Ci sentiamo in privato.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:27 da francesco di domenico


Oops…mentre postavo non mi accorgevo che, tornati dalla pausa pranzo c’erano tutti, corpo docente e preside, manca solo il rettore Sozi.
Grazie Massimo, esemplare la caricatura del Carlo’s!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 15:31 da francesco di domenico


Dido’:
non vale! Hai postato la piu’ bella canzone di De Gregori! Cosi’ certo che… e’ un’eccezione, direi.
Zagor:
De gustibus non est disputandum.
Riversisco vossignori
Sergio Spiritosus atque Buccimpero
(Saluti a Gianmario)

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 16:02 da Sergio Sozi


@Massimo, in settembre per imbiancare la mia camera ho dovuto svuotare
la libreria. Molti volumi sono sempre nelle scatole.In esse tenterò di rirtrovare un libretto di famosi poeti che hanno scritto i testi delle canzoni.Eri al corrente che il prof. Franco Fortini, che io veneravo, aveva creato una canzone per Milva dalla chioma di fuoco?.Se riuscirò a ripescare il volumetto ve la trascriverò. Non ti dimenticare la promessa che mi facesti….
@Didò, grazie attendo fiduciosa la tua sorpresa, oggi ho ricevuto la gradita lettera di tua figlia.Simpaticissimo il disegno di Carlo S. è un vignettista veramente bravo.Sai se dipinge anche? Felice serata a tutti.
Tessy

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:04 da M. Teresa Santalucia Scibona


Salve a tutti. In una canzone musica e parole sono complementari, per me è difficile scinderle; capita di incontrare bellissime musiche ma con testi scadenti e viceversa (personalmente ritengo ci si possa imbattere più spesso nella prima ipotesi.) Lode e gloria ai vari Buckley, Carly Simon, James Taylor, Carole King così come per Mia Martini, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Dalla. Ecco, già Guccini mi viene difficile perchè lo trovo monocorda ma spesso la musica dipende anche dallo stato d’animo con cui si ascolta. Musica e parole devono coesistere in un giusto mix di sensazioni ed emozioni e spesso le une vanno a soccorso delle altre: non vi capita così nelle canzoni straniere? Abbiamo parlato di Dylan, ma quanti hanno davvero compreso i testi delle sue canzoni? Si sono affidati alla musica, è quella che li ha presi.
Perciò dico: un testo può definirsi letteratura se trova in noi un nido. Punto. Nel nostro piccolo, noi fruitori, noi senza attestati né benemerenze, noi senza Pulitzer m anoi che facciamo mercato, siamo noi che decidiamo.
Cantanti romanzieri e narratori? E di che ci stupiamo? Se sei già famoso come cantante (magari hai anche scritto la più grossa fetenzia della Storia) sei già un business. Nella fattispecie, non ritengo Max Pezzali né un granché di cantante né tantomeno un buon musicista ma ecco che BaldiniCastoldiDalai lo assolda. Ma questa è un’altra polemica.

@Didò: te voglio bene assaje!!!!!!!!!!!!!!!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:07 da simonetta santamaria


A priori, è difficile giudicare la qualità di una composizione musicale, come anche quella del testo che l’accompagna, o viceversa.
Ogni giudizio sarebbe sempre soggettivo. Questo di principio.
Esistono, di certo, composizioni composte eccellenti, quindi ottima musica con altrettanto ottimo testo.
Un musicista dovrebbe essere anche poeta, con le stesse buone qualità, per cui chi le possedesse sarebbe un genio e andrebbe considerato particolarmente.
Ognuno ha poi i suoi gusti, rispecchianti il suo grado d’intendere, le sue necessità sensitive, che variano nel tempo secondo le circostanze nelle quali si trova.
Qui sostengo Sergio, quando afferma di aver ritrovato alla fine del suo percorso la sua vera e propria identificazione nelle sue origini.
È un fatto riscontrato che oggi ci creiamo troppe verità e possibilità, causate tutte da una forma di vita che sempre più ci allontana dalle nostre origini e compiti.
Fino a un certo punto è anche utile e necessario, ma non oltre le proprie capacità d’intendimento, perché potrebbe creare incertezza, illusione e smarrimento, fino al vuoto interiore difficilmente colmabile.
All’inizio tendiamo a identificarci con i forti stimoli della gioventù, poi, nell’età adulta sentiamo il bisogno di cercare nel groviglio della vita un qualcosa che ci doni un giorno il senso di essersi realizzati.
È un voler assaporare tutte le possibilità possibili, per poi confrontarle con quelle già conosciute, fino al punto dove, sazi e stanchi degli sforzi fatti ma anche coscienti che i primi interessi e i primi amori erano più forti, genuini e rispecchio della propria origine, ritorniamo a loro per goderli di nuovo con più soddisfazione.
Qui si chiude il cerchio che ricongiunge la fine con l’inizio. Nel cerchio si definisce e rispecchia la nostra esistenza, che continua nel susseguirsi delle generazioni fino alla sua fine, dove il cerchio si apre e il tutto svanisce nell’incognito.
Viviamo in un’epoca bizzarra e ingannevole che crea più smarrimento che vero piacere; troppo viene creato per appagare i nostri bisogni, alimentati al loro massimo.
Non mi vanno le eccessive ovazioni del pubblico, le frequenti interviste alla televisione o sui giornali per mantenere vivo oltre il necessario l’effetto della sensazione creata.
Anche qui si dovrebbe essere misurati ed equi, di modo che l’artista non venga distolto dalla sua vena creativa, che come sappiamo richiede un animo semplice, sensibile e umile.
Tra l’artista e il pubblico si stabilisce sempre un rapporto emotivo, dal quale possono sorgere dipendenze insane; ritengo quindi utile mantenere l’equilibrio nell’eseguire come nel concedere, di modo che tutti ne traggano un profitto utile.
Non di rado, sono proprio i tifosi a rovinare gli artisti con il loro sostenimento ed entusiasmo smisurato, i promotori con le loro richieste eccessive, con il risultato finale di bloccarli psichicamente e spegnere la loro creatività.
L’artista, prima un vulcano in piena eruzione nel suo momento creativo, diventa dopo arido e chiuso all’ispirazione della sua fantasia.
La fantasia è come la dea dell’amore, gelosa e suscettibile; dona immensamente, ma castiga inesorabilmente il suo amante inabile, infedele e trasgressore.
Saluti a tutti.
Lorenzo

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:10 da lorenzo russo


ragazzi non so se ho visto bene perchè ci sono molti commenti, ma mi sembra che nessuno di voi, dico nessuno, ha pensato al grande Giorgio Gaber!
abbiamo citato Faletti con una canzone, che tra l’altro è più scrittore che cantante. anche perchè la canzone non è letteratura, ma un minimo di melodia ce la mettiamo?

cmq a parte tutto, vi consiglio di ascoltare la poesia vera dei maestri mogol battisti.
QUESTO INFERNO ROSA

Non ferirmi no, non farlo mai più.
I baci tranquillizzanti mi buttano giù.
Tu vuoi mostrare a tutti l’amore che c’è fra noi,
una medaglia al valore che da sola ti dai.
Adesso che hai una casa un uomo e una reputazione,
padrona, padrona anche del tuo padrone.
vorresti che ti seguissi nel goder con distinzione
di tutti i frutti della vita quasi quasi compresi quelli colti da altre dita
No non sei più tu
E la memoria impertinente mi riporta là
a una ragazza fra la gente smagliante di libertà.
Le parolacce le risate le corse e poi tu mia
se fossi un altro uomo direi: poesia.
E quando con un salto tu sei piombata tra le braccia mie
ti sei spogliata senza trovare né scuse né bugie
e quando per scherzare dissi “Quanto vuoi?”
Tu rispondesti seria “L’amor che puoi!”.
La disinvoltura che adesso tu hai
ha come radici gli spiccioli miei.
Le mura di un castello hai alzato intorno a noi
e olio bollente sugli altri getti ormai
scegliendo i nostri amici un computer diventi per l’occasione
e chi hai scartato per te è un barbone
mi offri la fedeltà su un piatto decorato di mille attenzioni
come dire “hai comprato e ora godi le tue prigioni”
Vola la mia mente a qualche anno fa
a una esplosione dirompente di vitalità
a quando per punir quel moralista dell’ultimo piano
tu improvvisamente gli mostrasti il seno!
E quando ancor piangendo per l’emozione tu
cantando Fratelli d’Italia gridasti “io non ti lascio più!”
e la violenza con la quale mi abbracciasti un giorno,
un giorno quando non conoscevo questo rosa inferno

chiamatele….se volete… emozioni!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:22 da Corrado


scusate volevo scrivere la canzone sara’ anche letteratura, ma un pò di melodia ci vuole o no?
sorry!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:23 da Corrado


detto, fatto :-)
http://www.youtube.com/watch?v=oUF7oxwhchQ

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:46 da gea


Allora, visto che ho lanciato il discorso sulle donne, vi invito ad ascoltare e a leggere la già menzionata “Sara” di Stevie Nicks. Vi scrivo qui di seguito il link e il testo della canzone.

http://www.youtube.com/watch?v=3BTomqsanSM

“SARA” (Stevie Nicks)

Wait a minute baby…
Stay with me a while
Said you’d give me light
But you never told me about the fire

Down there, in the sea of love
Where everyone would love to drown
But now it’s gone
It doesn’t matter what for
When you build your house
Then call me home

And it was just like a great dark wind
Within the wings of a storm
I think I had met my match — he was singing
And undoing, and undoing the laces
Undoing the laces

He said Sara, you’re the poet in my heart,
Never change, never stop
But now it’s gone
It doesn’t matter what for
But when you build your house
Then call me home

Hold on
The night is coming and the starling flew for days
I’d stay home at night all the time
I’d go anywhere, anywhere, anyway
Ask me and I’m there, yeah
Ask me and I’ll be there, ‘cause I care

In the sea of love
Where everyone would love to drown
But now it’s gone
They say it doesn’t matter anymore
If you build your house
Then please call me home

Sara, you’re the poet in my heart
Never change, and don’t you ever stop
But now it’s gone
No, it doesn’t matter anymore
When you build your house
I’ll come by

(there’s a heartbeat
and it never really died…..
would you swallow all your pride?)
All I ever wanted
Was to know that you were dreaming

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 17:54 da Giove


Buccimpero, ma davvero hai fatto parte di un complesso rock? Era forse Curzio Rufo e i Legionari? E tu eri il famoso solista Sotio Pannonius che lanciò l’hit ‘Bucina tenebras canens’?
Vale.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 18:01 da Gianmario


la musica va suonata, è collettiva. la scrittura è una dolcissima masturbazione individuale, e si suona un organo solo.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 18:11 da giulio


la musica va suonata, è collettiva. la scrittura è una dolcissima masturbazione individuale.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 18:14 da giulio


Prima di fare la velina assira nel quarto secolo, cantavo in un coro polifonico. Mottetti dell’insuperabile Giovanni Pierluigi da Palestrina, messe di Orlando di Lasso, Monteverdi e i suoi madrigali, frottole e villanelle… e l’immancabile repertorio natalizio. Due cd, concerti, messe… poi altri due cd di canti religiosi. Adesso canto in un costituendo coro lirico.
Quando canti capisci che il canto è unione profonda – sillabica, metrica, semantica… – di parola e musica. Il madrigale ad esempio è una forma poetica E musicale. Siamo noi ad aver scisso i due aspetti. Il sonetto e la canzone – lo dice la parola stessa! – si suonavano e cantavano e perfino danzavano… pensiamo alle ballate! Pensiamo al canto gregoriano e alla sua “cantillazione”… Alle laude, che diventarono drammatiche e venivano quindi rappresentate in forma di sacre rappresentazioni.
Condivido molto di quello che scrivono Sergio e Stefano.
LAURAAAAAAAA!!! Io amo Battiato senza condizioni… Che ne dite del testo de “La cura”? Sgalambro filosofo si può discutere – e cantante?! E dicitore!? I vascelli facaponti… – però ha scritto un testo che mi mette i brividi addosso.
Faletti cantante sì, comico mi piaceva, scrittore è alla Jeffrey Deaver…

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 18:47 da Maria Lucia Riccioli


Cinzia e Silvia e Laura: che ne dite di “Stranizza d’amuri”?
Io adoro Mozart, Bach, Beethoven, il repertorio della polifonia vocale italiana e fiamminga perché l’ho cantato e vi assicuro che la scrittura se ne giova. Sentire soprani contralti tenori bassi che si intrecciano si inseguono in linee vocali meravigliose sottolineando il testo sacro o profano ti aiuta a ricercare la polifonia nella scrittura, le varie voci, i registri linguistici. Registro è una parola derivata dalla musica, come tante altre che crediamo poetiche o in genere letterarie.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 18:56 da Maria Lucia Riccioli


Il “Te Deum” di Cherpentier, “Requiem” di Mozart e Verdi, l’opera… lo swing in blocco e Gershwin…
E poi andiamo al leggero: Whitney Houston, Céline Dion e Mariah Carey mi piacciono per le voci non certo per i testi, Giorgia e De Gregori -”Generale” è un capolavoro!!! – il “Cirano” di Guccini, Battiato senza riserve, Battisti-Mogol… Ma io ero quella degli Europe! Elio e le Storie tese, canzoni dello Zecchino d’oro e dei cartoni animati… In macchina da me si ascolta di tutto! Fino a ieri avevo Lucia di Lammermoor, il best dei Cranberries, Vivaldi… Ho avuro anche Checco Zalone e i cd di W Radio 2!!!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 19:08 da Maria Lucia Riccioli


@ maria lucia e simona
è stupenda, ma io preferisco la versione di carmen consoli
http://www.youtube.com/watch?v=zXEl9OPmZY8&feature=related

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 19:48 da gea


Cantanti scrittori?
Molto prima di Max Pezzali e di faletti:
- Bob Dylan : “Tarantula”scritto tra il 1965 e il 1966 e pubblicato nel 1971, “Tarantula è un’opera composita che raccoglie versi, apologhi, giochi di parole, parabole, mostrando gusto del nonsense e saggezza zen. Un’opera pensata, strutturata e agita con la deliberata intenzione di sfidare la lingua scritta e di condurla ai limiti estremi dell’ambiguità fonetica e del senso”.
-John Lennon: Nel 1964 viene pubblicato il primo libro di John Lennon: “In His Own Write” diventando istantaneamente un best-seller. In Italia il libro viene presto tradotto e pubblicato dalla Longanesi con il titolo “Vivendo Cantando”: si tratta di nonsense, di mini racconti molto surreali, un pò alla “Pere Ubu”, e di disegni assurdi, che a me piacevano molto. Nel 1965 segue il secondo libro: “A Spaniard In The Works”.
Del mio adorato Chico Barque segnalo tre romanzi: Disturbo, Benjamin e Budapest.

Ma fra tutti segnalo Francesco Guccini e i suoi gialli scritti a quattro mani con Loriano Macchiavelli. Io ne ho letti 4 (non so se siano tutti) e sono tutti validissimi, anche se il primo “Macaronì” è quello che mi ha colpito di più: una storia ambientata tra la fine anni ’30 e gli anni ’80, fra la Francia degli italiani esuli dal fascismo (e con al centro dei fatti la storica strage di Aigues-Mortes) e l’appennino tosco emiliano (la zona intorno a Porretta, tanto cara al cantautore di Pavana). Ma sono tutti e 4 storie gialle ambientate in quelle campagne e tra quelle montagne, che hanno nel maresciallo Santovito, trapiantato lì dalla Campania per “punizione” dal regime, ma perfettamente ambientato: un protagonista memorabile dalle caratteristiche dimesse e melanconiche. Ma anche un’ambientazione unica, intrisa di quella cultura contadina che ci rimanda al Guccini nostalgico che forse conosciamo di più.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 20:27 da Carlo S.


quoto carlo per quanto riguarda dylan e guccini, e aggiungerei il liga.
fuori e dentro il borgo è bellissimo

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 20:50 da gea


Musica e parole…un abbinamento che, per me, è sempre stato più che magico. A mio parere, un testo musicale, può essere paragonato ad un vero e proprio testo letterario. Soprattutto se parliamo di Dylan o De Gregori(anche Jovanotti, a volte, si produce in canzoni che mi trasmettono tanto). Non so se voi lo avete mai ascoltato ma, a tutti gli amanti della musica(soprattutto quella strumentale), consiglio Yann Tiersen…un compositore francese che mi ha letteralmente rapito. Nel suo caso, però, non si può parlare di testo perchè, come vi ho appena scritto, la sua è musica strumentale, senza parole (a parte rare eccezioni). Io lo trovo molto indicato per scrivere; quando lo ascolto le parole mi vengono da sole. Anche Liga, però, è da considerare un poeta della canzone(e in questo quoto Carlo e gea).
Saluto a Massimo e buona serata a tutti

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 20:58 da Germano


Gianmario, si’, il gruppo era quello, ma il successo s’intitolava ”Vox clamantis in deserto”. La suonammo cosi’ tante volte che spunto’ una specie di Sahara fuori Roma, verso la borgata del Trullo. Lo stesso luogo in cui, un torrido giorno che eravamo li’ a soliloquiare, quel furbo di Rodari ambiento’ ”La torta in cielo”. Che consumammo assieme ad altri malcapitati beneficati.
E’ una storia triste, sai?

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 21:23 da Sergio Sozi


personalmente ho un grande amore per i pearl jam.
questa secondo me ha un testo bellissimo.
ho visto in giro poesie peggiori.
-
WISHLIST
-

I wish I was a neutron bomb, for once I could go off
I wish I was a sacrifice but somehow still lived on
I wish I was a sentimental ornament you hung on
The Christmas tree, I wish I was the star that went on top
I wish I was the evidence, I wish I was the grounds
For 50 million hands upraised and open toward the sky

I wish I was a sailor with someone who waited for me
I wish I was as fortunate, as fortunate as me
I wish I was a messenger and all the news was good
I wish I was the full moon shining off a Camaro’s hood

I wish I was an alien at home behind the sun
I wish I was the souvenir you kept your house key on
I wish I was the pedal brake that you depended on
I wish I was the verb ‘to trust’ and never let you down

I wish I was a radio song, the one that you turned up
I wish…I wish…I wish…I wish…
I guess it never stops
-
http://www.youtube.com/watch?v=8r01YiEgNa0

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 21:33 da gea


Avete già citato Cohen con ” Il gioco preferito” ?

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 21:59 da outworks110


MAria Stuarda Ricciola:
– LA CURA LA CURA LA CURA! che bellissimo testo!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 22:54 da zauberei


Egregio Massimo,
il tema “letteratura e musica” è estremamente interessante e davvero ampio e profondo.
Tuttavia si possono fare solo alcuni cenni per quanto riguarda le nostre generazioni mettendo in parallelo fra loro le arti quali letteratura, pittura, musica e quant’altro abbiamo chiamato il POP dell’ultimo quarto di secolo oramai trascorso.
Anni sessanta: mia madre cantava malinconica “la lontananza sai è come il vento….” con quella teatralità di Domenico Modugno con una mano rivolta all’infinito e l’altra che stringeva il microfono, lei e quelli come lei a bordo di una fiat nuova di zecca al sabato pomeriggio con capigliature ben laccate per le donne e giacca e cravatta per gli uomini erano pronti all’acquisto di frigoriferi, televisori e lucidatrici, mentre i caroselli stringevano le famiglie nelle serate d’inverno.
La polaroid ci ha immortalati tutti quanti in foto istantanee, veloci come le catene di montaggio e le fabbriche di un Italia economicamente raggiante, industriale, un click anche per le lotte di piazza, i figli dei fiori, le generazioni beat, le donne magrissime coi capelli corti e uomini ossuti dai capelli lunghi, arrivava anche l’eco di un’ America che segnava il passo accendendo la fiaccola della statua della libertà; qualcuno come Janis Joplin o Jimmy Hendrix illuminarono il firmamento con le loro poesie in musica, ma le loro anime avevano troppo bisogno d’amore e non opposero sufficiente resistenza ad sistema che finì per eliminarli proprio come si fa con una lattina di coca cola dopo il suo uso o il tomato o qualsiasi altro prodotto di breve durata.
Il discorso prende una piega che, come gli anelli di una catena, unisce l’arte, l’economia, l’etica, la cultura, i rapporti fra le generazioni ed è forse importante ritornare su che cosa contribuisce alla memoria delle nostre stagioni, alla bellezza di certi momenti della nostra vita. Infatti molti ricordi sono indelebili.
Cantautori italiani con i quali è cresciuta la mia generazione ce ne sono tanti, gruppi stranieri, canzoni d’epoca che fanno ancora ballare, tormentoni che hanno accompagnato i nostri umori, a volte le canzoni oltre a quanto può essere osservato e studiato musicalmente, hanno la fantastica capacità di dipingere un immagine, di descrivere una scena, di rimanere comunque impresse grazie ad altri connotati artistici, e quindi hanno una rilevante importanza per la capacità di rimanere nelle pagine della storia e della memoria collettiva.
Secondo me, infatti, ci sono cantautori più vicini ad una specifica arte quale potrebbe essere la pittura o la letteratura, per esempio mi viene in mente la Donna Cannone di Francesco De Gregori: chi non ha mai pensato idealmente a questa figura descritta nel canto che cicciona vola fra le nuvole?
E’in questo senso che avviene la cosiddetta incisione che non è solo discografica ma che si traduce come una vera e propria simbiosi fra la letteratura, la pittura, la fotografia, il cinema e quanto rimane veramente importante nella nostra vita.
Per ampliare il discorso da un punto di vista sociologico bisogna sottolineare la grande responsabilità soprattutto di carattere morale che hanno i comunicatori di massa, esponenti di punta di un movimento o di qualsiasi forma artistica e della quale spesso ne è stata ignorata l’importanza.

@ Zauberei
Guarda che Battiato Franco ha scritto anche altre belle canzoni d’amore! Per esempio c’è una canzone che s’intitola La preda (Gommalacca) che ti consiglio vivamente di ascoltare.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 23:14 da Rossella


Maria Lucia,
mi stai facendo venire una di quelle orticanti curiosita’ di sentire la tua voce alle prese magari con un madrigale. Fatti sentire!
Sergio

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 23:27 da Sergio Sozi


Io Battiato lo vedrei con indosso una tunica a parlar di daimonon e maieutica con Socrate, fra colonne bombate e giardini popolati di statue dell’Egioco e del Pie’ Alato. Come uomo moderno non convince, nononono…

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 23:31 da Sergio Sozi


Segnalo che anche tra le semplici ‘canzonette’ vi sono casi in cui poesia e musica si fondono ad alto livello, anche senza cantautori. Due mi vengono in mente: Les feuilles mortes con parole di Jacques Prevert (!) e quel gioiellino di Moonlight in Vermont in cui pochi versi affrescano una musica raffinata, poche pennellate che creano la visione di un luogo.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 23:52 da Gianmario


Chissà perché… ma Franco Battiato e Carmen Consoli me li sento particolarmente vicini!

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 23:59 da Massimo Maugeri


@Maria Lucia
Anche io ho cantato in un coro: soprattutto madrigali e villanelle (Orazio Vecchi, Orlando di Lasso, Luca Marenzio..), ma anche Brahams.
Io ho una voce profonda, di basso, ma c’era posto solo tra i tenori e così
facevo una gran fatica. E mi sono convertito al sassofono (contralto).
Ciao.

Postato venerdì, 11 aprile 2008 alle 23:59 da Carlo S.


Credo di avervelo già raccontato… anni fa anch’io avevo la mia band. All’epoca produssi un centinaio di canzoni: testi e musiche. Suonavo la chitarra ritmica e cantavo. Mi ricordo una strampalata formazione con Roberto Rapisarda (l’attuale bassista dei Volver alla batteria) e Davide La Rocca (oggi pittore di fama europea) al basso.
In quegli anni Carmen Consoli si esibiva nei pub della città.

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 00:03 da Massimo Maugeri


Va bene… dopo aver letto il commento di Carlo ho deciso.
Formeremo una “Letteratitudine rock band”.
A giorni cominceremo con i provini.

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 00:05 da Massimo Maugeri


@Didò è qui!
Mi rendo conto che il silenzio del mio sodale @ Gregori è dovuto allo sfarfallamento in cui siete caduti o alla pinta di whisky che si è ingollato e che gli fa credere di essere Mahavisnu Jhon mc Laughlin (tra poco mi telefona urlando “Cazzo Santana, dove sei? Ehi Carlos, non trovo più il plettro e dovrei anche andare in bagno)!

Figlioli,
lo devo dire io? Letteratura e musica! Non musica, per quello c’è Luzzatto Fegiz sul Corriere che è fermo ai New Dada e a Mal dei Primitives.
Mi piazzate testi in inglese, senza traduzione, io napoletano sono, conosco due lingue (napoletano & italiano) e un dialetto, il “parlese” anglo-napoletano che si parlava nel dopoguerra, cioè:
“Quando, good good good, ‘cchiù black dà midnght nun’ po’ get back”*
(*Quando, buono buono buono, più nera della mezzanotte non può venire).

Tirate fuori Mogol e Sgalambro? Quella è poesia, come i mattinali della Questura sono letteratura noir.
Volete uno scrittore?
C’è Jannacci!
“Faceva il palo” è un racconto di mala in tre minuti; “Vincenzina e la Fabbrica”, un dramma popolare in due minuti (era anche il motivo del film “Romanzo popolare”):
“Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina il foulard non si mette più.
Una faccia davanti al cancello che si apre già.
Vincenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c’è altro che fabbrica
e hai sentito anche odor di pulito
e la fatica è dentro là…
Zero a zero anche ieri ’sto Milan qui,
sto Rivera che ormai non mi segna più,
che tristezza, il padrone non c’ha neanche ’sti problemi qua.
Vincenzina davanti alla fabbrica,
Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
e non sa che la vita giù in fabbrica
non c’è, se c’è com’è ?

e “quelli che…” bhe, se quel testo, oltre ad essere “letteratura popolare” non è anche un trattato sociologico, una preveggente disamina di quello che saremmo stati, bhe allora il biscione di Arcore è un cigno fatato:

“Quelli che cantano dentro nei dischi perche’ ci hanno i figli da mantenere, oh yes!
Quelli che da tre anni fanno un lavoro d’equipe convinti d’essere stati assunti da un’altra ditta, oh yes!
Quelli che fanno un mestiere come un altro.
Quelli che accendono un cero alla Madonna perche’ hanno il nipote che sta morendo, oh yes!
Quelli che di mestiere ti spengono il cero, oh yes!
Quelli che Mussolini e’ dentro di noi, oh yes!
Quelli che votano a destra perche’ Almirante sparla bene, oh yes!
Quelli che votano a destra perche’ hanno paura dei ladri, oh yes!
Quelli che votano scheda bianca per non sporcare, oh yes!
Quelli che non si sono mai occupati di politica, oh yes!
Quelli che vomitano, oh yes!
Quelli che tengono al re.
Quelli che tengono al Milan, oh yes!
Quelli che non tengono il vino, oh yes!
Quelli che non ci risultano, oh yes!
Quelli che credono che Gesu’ Bambino sia Babbo Natale da giovane, oh yes!
Quelli che la notte di Natale scappano con l’amante dopo aver rubato il panettone ai bambini, oh yes!
Intesi come figli, oh yes!
Quelli che fanno l’amore in piedi convinti di essere in un pied-a-ter, oh yes!
Quelli, quelli che sono dentro nella merda fin qui, oh yes! Oh yes!
Quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro, oh yes!
Quelli che, quelli che non possono crederci neanche adesso che la terra e’ rotonda, oh yes!
Quelli che non vogliono tornare dalla Russia e continuano a fingersi dispersi, oh yes!
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yes!
Quelli che non vogliono arruolarsi nelle SS.
Quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire, oh yes!
Quelli che dicono “la mia serva”, oh yes! Oh yes!
Quelli che organizzano la marcia per la guerra, oh yes!
Quelli che organizzano tutto, oh yes!
Quelli che perdono la guerra… per un pelo, oh yes! Oh yes!
Quelli che ti vogliono portare a mangiare le rane, oh yes!
Quelli che sono soltanto le due di notte, oh yes!
Quelli che hanno un sistema per perdere alla roulette, oh yes!
Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yes!
Quelli che non ci sentiamo, oh yes!
Quelli diversi dagli altri, oh yes!
Quelli che puttana miseria, oh yes!
Quelli che quando perde l’Inter o il Milan dicono che in fondo e’ una partita di calcio e poi vanno a casa e picchiano i figli, oh yes!
Quelli che dicono che i soldi non sono tutto nella vita, oh yes!
Quelli che qui e’ tutto un casino, oh yes!
Quelli che per principio non per i soldi, oh yes! Oh yes!
Quelli che l’ha detto il telegiornale, oh yes!
Quelli che lo statu quo che nella misura in cui che nell’ottica, oh yes!
Quelli che non hanno una missione da compiere, oh yes!
Quelli che sono onesti fino a un certo punto, oh yes!
Quelli che fanno un mestiere come un altro.
Quelli che aspettando il tram e ridendo e scherzando, oh yes!
Quelli che aspettano la fidanzata per darsi un contegno, oh yes!
Quelli che la mafia non ci risulta, oh yes!
Quelli che ci hanno paura delle cambiali, oh yes!
Quelli che lavoriamo tutti per Agnelli, oh yes!
Quelli che tirano la prima pietra, ma che anche la seconda,la terza, la quarta e dopu? E dopu se sa no…
Quelli che alla mattina alle sei freschi come una rosa si svegliano per vedere l’alba che e’ gia’ passata.
Quelli che assomigliano a mio figlio, oh yes!
Quelli che non si divertono mai neanche quando ridono, oh yes!
Quelli che a teatro vanno nelle ultime file per non disturbare, oh yes!
Quelli, quelli di Roma.
Quelli che non c’erano.
Quelli che hanno cominciato a lavorare da piccoli, non hanno ancora finito e non sanno che cavolo fanno, oh yes!
Quelli li’…

‘notte, non fate chiasso che il Greg dorme!

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 00:48 da francesco di domenico


Carlo ex-Speranza: le villanelle! In famiglia qui a Lubiana di tanto in tanto ascoltiamo quelle dialettali napoletane (splendide) eseguite dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare (De Simone). Bravo, vecchio mio! Metti il sassofono a letto e scatena l’ugola!

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 02:14 da Sergio Sozi


Credo di intuire il ragionamento di didò. Egli, ritengo, divide tra poesia e poetica efficace.
Anche io, rimanendo negli italiani, ho avuto sempre l’impressione che Mogol appartenesse più alla seconda (ma encomiabile) categoria. Forse è stato poeta per esempio in “Emozioni” o ne “I giardini di marzo”, laddove in “Una donna per amico” o “Acqua azzurra acqua chiara” è stato efficacissimo paraculo.
Ci si potrebbe chiedere, poi, quanto quei testi avessero potuto funzionare senza la musica di Battisti, ma il dibattito ci esaurirebbe il tempo concessoci su questa terra.
Qualcuno, più in alto, ha citato Jimi Hendrix.
Che il mancino di Seattle era e rimarrà famoso per aver cambiato il modo di interpretare la chitarra elettrica non c’è dubbio.
Ma spesso egli si dedicava ai testi con una cura particolare. Qui sotto riporto un esempio che sa di “Cormac McCarthy”. Eppure, all’epoca, del sommo de “La strada” non se ne sapeva granché.

“Yeah, la sua chitarra a tracolla
I sui stivali polverosi nella sua Cadillac
I capelli lucenti soffiati dal vento
Non aver visto un letto da così tanto tempo è una pazzia
Andò via di casa a 17 anni
Aveva tanto bramato di vedere il resto del mondo
Ma tutti conoscono il Capo
Una pietra che rotola senza muschio

Voi probabilmente lo chiamerete vagabondo
Ma non è così semplice
E’ un figlio della strada, yeah

Adesso qualcuno dice che aveva una ragazza a casa
Che si è presa gioco di lui e gli ha fatto male
Mi hanno detto che lei l’ha ferito molto
Lei l’ha reso triste
Non potrei dire cosa gli passasse per la mente
In ogni caso ha lasciato il mondo alle sua spalle
Ma tutti conoscono la solita vecchia storia
In amore ed in guerra non si può perdere con gloria

Adesso lo chiamerete vagabondo
Ma io so che non è così semplice
E’ un figlio della strada

Vai avanti fratello
Ancora un passo

La sua vecchia chitarra a tracolla
I suoi stivali polverosi nella sua Cadillac
I capelli lucenti soffiati dal vento
Non aver visto un letto da così tanto tempo è una pazzia

Adesso potrete chiamarlo vagabondo
Ma io so che non è così semplice
E’ un figlio della strada

Vai avanti fratello
Non lasciare che nessuno ti fermi
Figlio della strada
Yeah Yeah Yeah
Figlio della strada
Cammina lungo l’autostrada
Figlio della strada
Yeah Yeah Yeah
Figlio della strada”
(Jimi Hendrix-Highway chile”

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 10:37 da Enrico Gregori


Una delle più belle canzoni mai scritte per una donna a mio avviso merita di essere citata:
jovanotty
A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All’ angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all’aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po’
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei…
e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei…sostanza dei sogni…

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 14:51 da Corrado


se non è letteratura questa!

Ciao e complimenti per l’iniziativa, molto interessante!!!
continuate cosi’!

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 14:58 da Corrado


@ Corrado:
non mi sembra tanto bella! a te a te a te …tu sei tu sei tu sei…insomma a questo tutto sembra corrispondere un parter da niente…. roba da scappare via e di corsa!!!! ( sto sorridendo, ciao)
:-)

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 15:08 da miriam ravasio


Scopro che gli amici di letteratitudine sono anche una bella band: Sax Speranza, Simo Roland, Max Gibson, Sergiej Tromba, Gregory Fender, Zaube flauto (magico) e Didò…al Passaggio a livello. Testi di Miriam, Tessy e Gea, musiche collettive. Ed io? Una volta (aC) facevo parte del gruppo Gneo Pompeo e le Catapulte Flosce, poi mi hanno buttato fuori (suonavo il bombardino); se volete, mi posso riproporre, ma temo che i risultati sarebbero esiziali. Ciao.

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 15:26 da Gianmario


@ Massimo Maugeri
Ciao Massimo….pensavo che sarebbe bello che anche i siciliani di Letteratitudine facessero un incontro per conoscersi.
Per esempio la sottoscritta abita a Riposto (che non è così lontano da Catania) e mi piacerebbe conoscere Simona, Maria Lucia, Zappulla e molti altri che scrivono.
A Roma se sò magnati la pizza…..addirittura qualcuno ha fatto chilometri !!!!
Cerca di organizzare qualcosa dai!!!!!!!
Ciao
Rossella

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 15:36 da Rossella


Rossella… allora sei compatriota di Franco Battiato!!!
Dai Massi…
Comunque, se volete un consiglio venite a Siracusa… vi consiglio la cucina di Simo – e Massimo ne sa qualche cosa!!! Ciao Massi e Agata!
:-)
Corrado, se un uomo mi dedicasse “A te” e “La cura” ci farei un pensierino…
:-)

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 19:23 da Maria Lucia Riccioli


Carlo, i bassi bravi sono oro, ma in tutti i cori del mondo statisticamente c’è penuria di tenori! Chissà che vuol dire? Io sto cantando da contralto in questo periodo… sigh! Necessità obbliga lavoro di squadra. Coro è disciplina, rispetto, passione condivisa…
ML

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 19:32 da Maria Lucia Riccioli


a roma la pizza se la semo magnata solo pe’ antipasto. qua mica stamo a cambia’ l’acqua all’olive!

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 19:55 da enrico gregori


@ Gianmario, Ho la voce da Mario Biondi col raffreddore.
@Gea & Carlo’s, perhè fate di tutto per farmi complimentare con quel ruvido bandito di Gregori?
Perchè postate snobbisticamene brani in inglese, facendovi massacrare dalla traduzione della stupenda “Highway chile” prodotta dal rostro della nave romana “Il Messaggero”?

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 21:47 da francesco di domenico


@ didò
perchè siamo pigri e indaffarati.
:-)

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 22:36 da gea


@ Didò:
devo chiederti una cosa tecnico-pittorica, mi dai la tua e-mail? oppure scrivimi tu.
gd-miriam@libero.it
Grazie, ciao

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 22:38 da miriam ravasio


@@Massimo,
anche i notai vanno votati:
“@ Carlo e Gea
Prima o poi proporrò un gioco finalizzato a eleggere “i dieci testi di canzoni più letterari di tutti i tempi”.
Indovinate a chi proporrò di fare da notai?”

Squalifico subito Carlo & Gea, per manifesta incapacità di tradurre testi che non siano quelli di “Caparezza” e propongo @ Miriam, mia ultima fiamma, come primus notabile, poi se qualcuno fa una cordata per Gregori , bhè, obtorto collo lo voterò, il vaccinaro!

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 22:43 da francesco di domenico


@Miriam,
ho postato in contemporanea (sennò questi pensano alla tresca)!

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 22:44 da francesco di domenico


EVVVAIIII!!!!
carlo, ce l’abbiamo fatta!!!!
:-)

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 22:47 da gea


Non ho capito una mazza di quello che dice didò. A scanso di equivoci comunico che non farò da giudice nè da notaio nè da ragioniere nè da computista ad alcun tipo di competizione. Ma appongo questo omaggio.

“Allora perché mi tieni per mano stanotte?
Non voglio andare lontano
Sto solo dormendo nella stanza di servizio
Ti manderò messaggi quasi ogni giorno
E chi ero io, per sopravvivere, per sempre?
Non avevo promesso di tenere il passo.
Non in questa vita, piccola
Ma staremo sempre assieme:
sarà una specie di paradiso che si vedrà sul tuo viso
Allora perché mi tieni per mano stanotte?
Dunque, mi sento così freddo al tatto?
I miei occhi focalizzano un qualche punto lontano?
Perché trovo difficile parlare tanto?
E chi ero io per sopravvivere per sempre?
Non avevo promesso di tenere il passo
Ma staremo sempre assieme:
sarà una specie di paradiso che si vedrà sul tuo viso.

Allora perché mi tieni per mano stanotte?
Non voglio andare lontano
Sto solo dormendo nella stanza di servizio
Ti manderò messaggi quasi ogni giorno
E chi ero io, per sopravvivere, per sempre?
Non avevo promesso di tenere il passo.
Non in questa vita, piccola
Ma staremo sempre assieme:
sarà una specie di paradiso che si vedrà sul tuo viso”.

(Jethro Tull – At last, forever)

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 22:55 da Enrico Gregori


Ho dimenticato di inserire i vocalists nella Literatitude Big Band: Mary Lucy Curl e Francis Sundy. A proposito, Maria Lucia, ho preso atto della tua straordinaria passione per la musica, ma come fai a conciliare Bach e Zarrillo?

Postato sabato, 12 aprile 2008 alle 23:04 da Gianmario


…”Bacchillo” e’ meglio di ”bacillo”… abbi comprensione, Gianmario…

Postato domenica, 13 aprile 2008 alle 00:15 da Sergio Sozi


@Gregò,
Massimo ha proposto una delle sue cose di “quando ritorna dalla zia Santuzza ad Aci Trezza, che la zia ci feci mangiare le pastedimandorle con tanto zibibbo” e cioè:

“@ Carlo e Gea
Prima o poi proporrò un gioco finalizzato a eleggere “i dieci testi di canzoni più letterari di tutti i tempi”.
Indovinate a chi proporrò di fare da notai?”
e io poi ho detto:


Squalifico subito Carlo & Gea, per manifesta incapacità di tradurre testi che non siano quelli di “Caparezza” e propongo @ Miriam, mia ultima fiamma, come primus notabile, poi se qualcuno fa una cordata per Gregori , bhè, obtorto collo lo voterò, il vaccinaro!”

Non si usa più bere “Citrosodina Granulare”, quelli erano i tempi di Mauro Caputo, fatti mezzo kg di Geffer, vedrai che lo digerisci il blob che ti sale in gola dei Castelli Romani (e bevetevi un po’ di Falanghina a Roma, eh che sarà mai, mica siete genovesi!)

Postato domenica, 13 aprile 2008 alle 00:50 da francesco di domenico


@ GianMario (non scriverò mai Mario con la lettera minuscola, era il nome d mio padre, è il nome di mio figlio, tutt’e due migliori di me),
comunque sarebbe Mc Sunday!

Postato domenica, 13 aprile 2008 alle 01:05 da francesco di domenico


Segnalo questo”fulmine” di Nico Orengo
(in tema con il post)

FULMINI
11/4/2008
-
Dylan il poeta del niente
-

di NICO ORENGO

Il Pulitzer a Bob Dylan si spera cancelli un equivoco durato anche troppo. Quello di chiedersi se il cantautore sia un poeta d’alloro. Con Dylan sembrava ovvio domandarselo, le parole e i suoni delle sue canzoni costituiscono una lunga colonna sonora della Storia militare e sociale dei nostri anni. «Avevo cominciato dal niente», scrive Dylan nella autobiografia «Chronicles» (Feltrinelli). Un «niente» che andava a cercarsi Omero e Villon, il Modern Jazz Quartet e frasi di Malcolm X, con l’ingordigia che nel «niente» ci stanno storie e canzoni con la chitarra o la fisarmonica.

(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 12 aprile)

Postato domenica, 13 aprile 2008 alle 13:33 da Massimo Maugeri


Mary Lucy Curl… o Curls. Mi piace, Gianmario!
La musica è come la letteratura: è bello quel che piace…
Di Zarrillo mi piace “Cinque giorni” e qualche altra…
A volte la semplicità di una “canzonetta” riesce ad esprimere quello che complichiamo o intellettualizziamo troppo, non credete?
Adesso sto ascoltando hit anni ‘80 anche se al coro stiamo studiando una Messa in sol di Schubert. Lo Spirito soffia dove vuole e non c’è strumento tanto disprezzabile da non poter essere utilizzato…

Postato domenica, 13 aprile 2008 alle 15:44 da Maria Lucia Riccioli


@Massimo Maugeri

Si sono io: “lo spirito con la scure”, Cico è quì con me e ti saluta tanto, legge spesso i toui post. Stiamo aspettando il “comandante Mark” e “Gufo Triste” per fare un torneo di tresette.

Postato lunedì, 14 aprile 2008 alle 12:36 da Zagor


“Standing firm on this stony ground
The wind blows hard
Pulls these clothes around
I harbour all the same worries as most
The temptations to leave or to give up the ghost
I wrestle with an outlook on life
That shifts between darkness and shadowy light
I struggle with words for fear that theyll hear
But orpheus sleeps on his back still dead to the world

Sunlight falls, my wings open wide
Theres a beauty here I cannot deny
And bottles that tumble and crash on the stairs
Are just so many people I knew never cared
Down below on the wreck of the ship
Are a stronghold of pleasures I couldnt regret
But the baggage is swallowed up by the tide
As orpheus keeps to his promise and stays by my side

Tell me, Ive still a lot to learn
Understand, these fires never stop
Believe me, when this joke is tired of laughing
I will hear the promise of my orpheus sing

Sleepers sleep as we row the boat
Just you the weather and I gave up hope
But all of the hurdles that fell in our laps
Were fuel for the fire and straw for our backs
Still the voices have stories to tell
Of the power struggles in heaven and hell
But we feel secure against such mighty dreams
As orpheus sings of the promise tomorrow may bring”

“Orpheus” di DAVID SYLVIAN,uno dei miei “poeti con musica” preferiti: autore anche di un pregiato(sia nel senso di “profondo” che di “costosissimo”)libro di poesie,”trophies”,che prima o poi comprerò.

vorrei citare altri due poeti musicisti che non mi sembra di aver letto finora in questo post:ANDREA CHIMENTI(da molti definito il sylvian italiano)e soprattutto FEDERICO FIUMANI,leader e chitarrista di una delle più sottovalutate e influenti bands italiane di sempre, i Diaframma.

Per quanto riguarda il capitolo “musicisti romanzieri”mi limito a consigliare “e l’asina vide l’angelo” di NICK CAVE.

grazie massimo per il post!
ciao a tutti

Postato lunedì, 14 aprile 2008 alle 23:03 da Maverick


Ragazzi anche biancaneve e i sette nani, o il vecchio e il mare a mio avviso fanno parte della letteratura, non sono i paroloni a fare la “letteratura”.
Cio’ che la rende diversa è il fatto che ci faccia pensare, ragionare ed emozionare, e la musica a volte ci riesce anche con parole semplici.
Ciao.

Postato mercoledì, 16 aprile 2008 alle 23:11 da Corrado


Verissimo… io adoro le fiabe, i cartoni animati… credo che mia abbiano formato come scrittrice e come persona quasi come i libri.
Altri miei amori musicali: Elio e le Storie Tese – sganasciarsi pensando. Ascoltate “Born to be Abramo” per credere!
Maria Callas e l’opera. La musica latinoamericana. Anche Ricky Martin!
Elvis e il rock classico. Il bello è nell’orecchio di chi ascolta…

Postato mercoledì, 16 aprile 2008 alle 23:23 da Maria Lucia Riccioli


Letteratura e musica hanno sempre accompagnato (e spesso sottolineato) la mia vita. Va detto che spesso anche i musicisti più quotati come poeti (su tutti, Bob Dylan) si schermiscono, sottolineano come della strofa di una loro canzone sia importante anche come essa viene cantata, insomma che non basti leggerla, che sia necessario anche ascoltarla (perché è diverso se “the answer, my friend, is blowin’ in the wind” viene urlata con la voce rauca di un Joe Strummer, ruggita da un baritono del metallo pesante o sussurrata dolcemente…).
Comunque sia, ci sono testi di canzoni che si reggono in piedi anche senza la musica, anche questo è un dato di fatto. Aggiungerei che la musica mi ha aiutato anche a scoprire alcuni autori: ad esempio, da Lou Reed sono arrivato a Delmore Schwartz, pressoché sconosciuto in Italia.
A questo duplice amore per la musica e i libri ho dedicato anche un romanzo “di formazione”: Music Box, Curcu&Genovese ed, Trento, 2006. Vi invito a leggerlo, si trova facilmente anche su internet. Scusate l’autopromozione.

Postato mercoledì, 7 maggio 2008 alle 17:43 da marco pontoni


ottimo artista bob dylan

Postato sabato, 7 agosto 2010 alle 16:23 da strumenti musicali mercatino musicale


pomeriggio musicale. Dido’ ha riproposto questo post oggi 12 agosto 2013 e me lo sono letto tutto d’un fiato. Sono coetaneo di Carlo S, Enrico G e Dido e quindi negli anni ho ascoltato e amato gli stessi brani (mi trovo molto in linea con quelli postati da Enrico ). trovo che molte persone abbiano commentato motivate soprattutto dai propri gusti musicali. Mi trovo perfettamente d’accordo su quanto ha scritto Carlo Sirotti: “Un cantautore (termine che va scomparendo, ma…) sceglie di applicarsi ad una forma d’arte (perchè di arte si tratta) che comporta tanto il ricorso alla parola quanto alla musica. E se sceglie ciò vuole dire che la forma completa della sua opera è fatta di entrambe. In una forma in cui l’una è al servizio dell’altra, imprescindibilmente. E quindi valutarlo solo per uno dei due aspetti è, giocoforza limitativo”.
Personalmente sono contrario ad ogni tipo di premio ad ogni classifica o graduatoria, ognuno ha il proprio sentire che muta col mutare del tempo e delle situazioni, ciò non vuol dire che se una cosa è bella non sia più bella ma la si vede o si sente in modo diverso in occasioni diverse(in ogni campo dell’arte).

Postato lunedì, 12 agosto 2013 alle 18:42 da falconieredelbosco


Siamo talmente giovani, caro Falcò, che possiamo riprendere i dibattiti dopo 5 anni.
Un saluto al padrone di casa, al Maximo Maugeri.

Postato lunedì, 12 agosto 2013 alle 18:57 da Francesco Di Domenico


Caro Francesco Didò, grazie per essere intervenuto e per aver riportato alla luce questo vecchio post.
Un abbraccio a te e un saluto di benvenuto a Falconieredelbosco!

Postato lunedì, 19 agosto 2013 alle 00:39 da Massimo Maugeri


[...] [in collegamento con il forum permanente "Letteratura e musica" di Letteratitudine] [...]

Postato martedì, 10 dicembre 2013 alle 20:00 da INCONTRO CON NADIA BOULANGER, di Bruno Monsaingeon – la recensione | letteratitudinenews



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