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Archivio del 6 dicembre 2007

giovedì, 6 dicembre 2007

ALLO SPECCHIO di Silvia Leonardi (recensione di Enrico Gregori)

Vi è mai capitato di leggere una recensione, magari su un giornale e pensare “chissà se questo critico è amico dello scrittore” ?

Bene. Questo problema, qui a Letteratitudine, non si pone. Quella che segue è la recensione del libro di Silvia Leonardi (Allo specchio, edizioni Il Filo, euro 13) scritta da Enrico Gregori. I due, che si sono conosciuti su questo famigerato blog, scoprendo di lavorare in luoghi molto vicini, si incontrano abitualmente nella pausa caffè e sorseggiano con gusto alla salute di letteratitudiniani & friends.

E allora? È credibile la recensione di Enrico Gregori, visto che è amico di Silvia?

È una recensione allo specchio, come la Venere del dipinto (dunque autocelebrativa)?

Secondo voi?

Peraltro, aggiungo, è la prima volta che mi capita di trovare una parolaccia all’interno del testo della recensione di un libro.

Recensione o antirecensione?

Scherzi a parte. Più in basso avrete modo di leggere due stralci del testo della Leonardi.

Silvia scrive: “Qual è la vita perfetta? (…) Io sono sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare”.

È su questa frase che vi inviterei a dibattere.

Fino a che punto noi tutti siamo sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare?

(Massimo Maugeri)

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Silvia Leonardi allo specchio. Lei, o ciò che lei sentiva di essere quando scrisse, appunto, “Allo specchio”.
Non un romanzo autoreferenziale, come il titolo potrebbe suggerire. Perché in quello specchio si riflettono ricordi, persone, emozioni, paure e voglie. Sogni realizzati o tramontati nell’Occidente delle illusioni.

Sono righe ingenue quelle di Silvia, il ché non vuol dire superficiali. Tutt’altro. E’ l’ingenuità della pulizia e dell’onestà di chi non tradisce se stessa pur di essere “alla moda”.

I sentimenti di “Allo specchio” sono genuini come le pietanze di quel compleanno al mare. Là, dove tra sguardi “crudeli”, si consumò il rito dell’amore rubato. Con la piena consapevolezza che mai un furto fu così anelato.

Un romanzo con tanti punti di riferimento. Ma tutti sempre aggirati e scavalcati dalla fantasia che corre. E quando la fantasia galoppa non ci sono redini atte a trattenerla.

Un padre ammazzato, una signora misteriosa. E quell’autobus che non passa. Cazzo, ma quando passa? O meglio, non passare maledetto bus, perché “Allo specchio” deve scivolare via tra felicità e flagelli.

Minimalismo che assurge a vita. Quell’esistenza “normale” da tanti aborrita. Ma che per Silvia è fedeltà, soprattutto a se stessa. La forza di amare fino a scomparire nella coltre di quell’amore. Soffocarsi nel desiderio di avere Claudio. Perché Claudio non è Michele. E perché comunque questo mondo è un susseguirsi di Claudio e Michele a darsi battaglia come gli Orazi e i Curiazi del nostro intimo sentire. La battaglia tra ciò che si deve e ciò che si vuole. Una lotta furibonda per far coincidere, Dio volesse, ciò che si vuole con ciò che si deve. Se poi questo connubio sia avvenuto, non possiamo dirlo noi. Ma solo Silvia, se vorrà.

Enrico Gregori

——————————–

“Non furono facili i primi anni lontani da casa, assalita com’ero da quella malinconia pungente e devastante, che mi tormentava la notte e mi assillava il giorno, lasciandomi appena il tempo di studiare e di essere un’allieva modello. Soffrivo di un dolore così intenso da offendere il dolore autentico del mondo, così irragionevole da non riuscire a comprenderlo. E non so perché, se per la lontananza dalle due uniche persone che avessero mai significato qualcosa per me, o per una solitudine più profonda, un’inquietudine e un’urgenza di vivere, che non sapevo come soddisfare. Desideravo solo essere felice. Un’aspirazione banale, che riassume in sé i desideri di un’intera umanità, ma che per me era vita. Cercavo, in quelle poche amicizie autentiche che ero riuscita a coltivare, il mio pezzetto di gioia latente, e vi trovavo solo la mia croce, la stessa di quel Dio che non sapevo pregare. Più cercavo, più comprendevo, alla fine di ogni giorno, che era ancora lungo il mio cercare, e che forse non sarebbe mai stato abbastanza.”

(…)
“Ogni tanto mi guardo dentro e mi chiedo ancora, come ho fatto tante volte, se sono felice. La risposta è sempre la stessa. Qual è la vita perfetta? Cara Maria… ogni vita anche apparentemente felice nasconde nelle pieghe più nascoste le sue insoddisfazioni e le sue insidie. Io sono sempre alla costante ricerca di quella sottile striscia di confine che delimita l’accontentarsi dal desiderare, ma giuro che ad oggi non l’ho trovata, e ancora adesso sono incapace di capire quale sia il modo giusto per vivere, per cui credo solo che quel mio essere felice “nella maniera che può bastare”, sia già vera felicità.”

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AGGIORNAMENTO del 12 dicembre 2007

Auguri a Enrico Gregori da parte di tutti i letteratitudiniani!

Anche lo spumante, via…

Pubblicato in SEGNALAZIONI E RECENSIONI   274 commenti »

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