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giovedì, 16 novembre 2006

PUBBLICARE CON CONTRIBUTO

Ho ricevuto diverse e-mail simili a quest’ultima:

"Ho inviato a una casa editrice della mia zona un piccolo libro e l’editore dopo averlo letto ha detto che lo pubblicherà ma che devo dargli prima 1200 € che verranno restituiti in base alle copie vendute.
E’ normale? (questo è il mio primo libro) E’ un prezzo alto?
Cosa devo fare?"
In questi casi, di solito, segnalo un sito a mio giudizio molto utile: Il rifugio degli esordienti, dove c’è la possibilità di trovare informazioni davvero preziose.
Ciò premesso, racconto in estrema sintesi la mia esperienza personale: quando ho deciso di pubblicare il mio romanzo mi sono "imposto" di non accettare offerte che prevedevano forme di contributo da parte dell’autore. Io penso che se l’editore crede davvero in un libro, e decide di pubblicarlo, deve mantenere a suo carico i cosiddetti rischi d’impresa. Questa, però, è solo la mia opinione. So che ci sono in giro ottimi editori che per pubblicare sono costretti a chiedere un contributo all’autore. Nulla di male, dunque. L’importante (sempre secondo me) è che l’autore si ponga due domande fondamentali:
1) L’editore svolgerà, o ha svolto, anche un’attività di editing sul testo? Se la risposta è no, l’autore dovrebbe domandarsi… che cosa differenzia questo editore da un comune tipografo?
2) I libri verranno effettivamente distribuiti nelle librerie? (È bene che l’autore giochi a fare un po’ il detective).
Detto ciò, visto che il problema è "messo in piazza"… lascio la parola (scritta) a voi, amici di letteratitudine.
Avente esperienze da raccontare in proposito?

Scritto giovedì, 16 novembre 2006 alle 23:28 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

34 commenti a “PUBBLICARE CON CONTRIBUTO”

Sconsiglierei vivamente di pubblicare a pagamento. La sfida è sempre quella di scrivere un grande libro, e un grande libro viene pagato, dall’editore. A che serve scrivere un libro che non sia grande?

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 09:53 da Renato Di Lorenzo


A me hanno chiesto molto di più di 1200 euro… e ho detto di no.

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 10:48 da Elektra


Nel mio blog ho pubblicato una serie di post dal titolo “esperienze editoriali”  www.maura.splinder.com), nei quali alcuni autori dicevano di come fossero arrivati a pubblicare ed esprimevano il proprio parere sulla pubblicazione con contributo. Ho poi scritto un articolo in merito sul quinto numero della rivista BombaSicilia ( http://www.bombasicilia.it/bs_5.zip).

Per quanto mi riguarda, sono contraria a questo tipo di pubblicazione. Ritengo sia meglio aspettare piuttosto che pubblicare subito dietro pagamento. L’editore è un imprenditore, quindi deve investire su un prodotto. E’ un mestiere duro, ma se uno sceglie di farlo deve accollarsi tutti i rischi.

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 10:59 da Maura Gancitano


IO STO TENTANDO DI PUBBLICARE OPERE SIA IN DIALETTO SICILIANO CHE IN LINGUA E TROVANDOMI AD OPERARE NELLA REALTà SICILIANA CHE, A PARTE ALCUNE ISOLE FELICI – VEDI SELLERIO – COMPORTA DIFFICOLTà DI VARIA TIPOLOGIA SIA PER GLI AUTORI CHE PER GLI EDITORI, SO CHE IL PROBLEMA DELL’EDITORIA A PAGAMENTO è UNA REALTà CON CUI DOVER FARE I CONTI.PER ADESSO STO COMPORTANDOMI DA “PURA” A TUTTI I COSTI, PERCHé NON VORREI “SVENDERE” TALENTO, TEMPO E I MIEI RISPARMI PER POI RITROVARMI CON UN LIBRO CHE DOVRò IO STESSA DISTRIBUIRE A PARENTI ED AMICI O PIAZZARE IN QUALCHE MODO. CONSIGLIO DI LEGGERE “IL PENDOLO DI FOUCAULT” DI ECO, CHE A MODO SUO TRATTA DEGLI AUTORI APS, A PROPRIE SPESE…

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 12:35 da Anonimo


Ho ricevuto anche io mail di quel genere e devo dire che il mio giudizio – e la mia risposta – è in linea con quanto dice massimo. Io faccio eventualmente lo scrittore, non l’imprenditore. Quest’ultimo ruolo spetta all’editore, che tra i suoi rischi ha anche quello di pubblicare un libro che giudica buono, ma che non vende. Poi ovviamente dipende da caso a caso e il trucco sta appunto nel cercare di capire se quell’editore ha una buona distribuzione. Basta fare soltanto qualche telefonata e girare un po’ sul web per capirlo.

Saluti
Giancarlo

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 13:03 da Giancarlo Cobino


Pubblicare a pagamento è come andare con una prostituta… perdi fiducia in te stesso e non dimostri niente a nessuno.
Meglio aspettare, lottare e vincere con i propri mezzi :-)

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 13:22 da Alessandro


Caro Alessandro,

Credo che nel pubblicare nessuno voglia dimostrare niente a nessuno. Il paragone poi mi sembra assurdo… ah, ma tu forse parlavi di quel vizietto di Simenon dopo la pubblicazione di ogni libro, perché francamente è l’unico nesso che vedo.

Saluti
Giancarlo

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 13:32 da Giancarlo Cobino


Rispondo con piacere alla simpatica provocazione di Massimo Maugeri raccontando sinteticamente la mia esperienza di “giovane” (sempre se lo si è ancora a 43 anni compiuti, ma ne dubito fortemente) scrittore-saggista-divulgatore. Negli ultimi dodici anni ho pubblicato quattro biografie di argomento musicale.
La prima, a trent’anni compiuti, su invito di un affermato poeta e scrittore barese, Giorgio Saponaro, in qualità di direttore di una collana della Schena di Fasano (BR) era sul compositore austro-boemo Gustav Mahler (Per amore di Mahler). Non mi fu chiesta una lira, ma il libro – di poco più di cento pagine – non fu in pratica distribuito nelle librerie pugliesi, se non in pochi esemplari. Proposi poi altri due lavori (sempre a Saponaro) sino alla fatidica pubblicazione di “Brahms, il principe della variazione”, in cui l’editore Schena mi chiese un contributo per le spese pari a 1 milione e 800 mila lire. Il contributo non servì però, nemmeno in quell’occasione a distribuire in modo capillare le copie del libro. Lo stesso dicasi per il successivo “Čaikowskij. Un sognatore decadente”, l’ultimo lavoro da me pubblicato nel 1999 con un editore (sempre pugliese). Costo del contributo: 3 milioni di lire, a fronte però di 300 copie omaggio del libro. Praticamente…gratis. Anche in questo caso la distribuzione è stata però carente e le vendite di conseguenza molto scarse.
Qualcuno probabilmente mi/si chiederà: “caro Romanelli non è che sarai ciuccio, oppure, in subordine, almeno un po’ sfigato?” Risposta: “Forse sì, forse no. Ma mi dite, di grazia, perché l’editore quando pubblica non ci vuole mai rimettere una lira…Insomma, signori miei, costui è o non è un imprenditore?”.
I libri che ho scritto negli anni successivi (“La mia discoteca ideale” e “I fantasmi di Schumann”) li ho regalati alla Grande Rete sotto forma di weblog, così almeno chi è interessato li può agevolmente “scaricare” e soprattutto leggere comodamente e gratis. Per concludere: vista la situazione, consiglio agli apprendisti scrittori di rivolgersi solo ad editori seri e credibili, oppure di provare magari ad auto-prodursi attraverso siti e blog in Rete. Alla fine, se vali e puoi “fare mercato”, qualcuno un giorno verrà a bussare alla tua porta… Oppure, accontentati, se non sei nato genio o almeno bravo e fortunato (l’elenco, lo sai, è comunque già lungo anche senza di te: Ken Follett, John Grisham, Alessandro Baricco, Andrea De Carlo eccetera, eccetera) di farti “leggere” da parenti e amici ben disposti. E’ già una piccola soddisfazione…Non trovi?

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 13:40 da Alessandro Romanelli


in risposta a quanto detto da Alessandro Romanelli.. Credi che le copie del libro siano veramente gratis? Non sarà che forse le hai pagate tu? Anche a me hanno chiesto dei soldi, dicendo che dovevo comprare 150 copie della mia opera per un totale di quasi 4000 euro… Sarei già stata contraria se si fosse trattato di 500euro, figuriamoci di 4000 euro… Che significato h? Come giustamente ha poi detto qualcun altro (non ricordo chi, rileggete tutta la discussione!), tanto vale farseli stampare in tipografia… Quello che pèerò mi fa rabbia è l’atteggiamento delle grandi case editrici, non tanto perchè pubblicano SOLO autori stranieri, ma perchè se gli telefoni ti dicono che hanno troppo lavoro da fare, ma puntualmente il giorno dopo in vetrina ti trovi l’ennesima porcheria del calciatore analfabeta! Mah… che tempi!
A proposito: sapete dirmi se in italia esistono riviste che pubblichino racconti (a parte Intimità!)? In America è il modo migliore per farsi conoscere…

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 15:35 da olimpia


Penso male degli editori che chiedono soldi per pubblicare. Perchè il mio ragionamento è il seguente:
1) Se trovi valido il mio lavoro, c’investi.
2) O forse non hai in azienda editors e staff veramente capaci di valutare i lavori
3) la richiesta é speculativa e non hai voglia di dedicarti al “tuo” lavoro – o forse ti mancano i “mezzi” e sicuramente, oltre a quelli economici, ti mancano le capacitá di mettere il ‘prodotto’ sul mercato, di mirarlo e di distribuirlo. Quindi,ti manca l’impresa. Dunque, visto che mi servi a poco, investo tutto su di me evitando di fare inutili regali ed evito, soprattutto, l’ingenuità di farmi prendere in giro. Un caro saluto a te e a tutti quelli che s’incontrano “quí”. ” La ricerca della veritá e della bellezza, genera vita piacevole”.

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 16:54 da Gianni Parlato


Proprio da oggi sono in cerca di un editore. Ho scritto quattro storie di cui mi piacerebbe averne una lettura critica prima d’essere pubblicate (se mai ne vale la pena d’essere pubblicate). Consigli? Nomi. Indirizzi. Raccomandazioni.
Di esperienze personali ne ricordo soltanto una, perchè soltanto una ne ho fatta e molte ne ho lette, come oggi in questa discussione. Avevo raccolto le mie poesie di allora e le spedii a un editore abbastanza noto, il quale non fece passare nemmeno due minuti dall’arrivo del pacco pieno di lucida poesia che subito mi contattò. Bastarono pochi minuti di conversazione al telefono, e, per quell’arida vibrazione che hanno le cifre, ci capimmo all’istante. Entrambi ci mandammo rispettosamente a cagare.

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 18:51 da marco


Marco, non ho capito l’ultima parte, quella del pacco e dei due minuti… eri serio o c’è dell’ironia che non so cogliere?

Saluti
Giancarlo

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 19:06 da Giancarlo Cobino


Ringrazio inanzitutto Massimo per avere dato spazio alla mia riechiestta di consiglio e voglio dire a tutti che ha me è stata fatta da un editore una richiesta di denaro (trovate la storia nel post tra “) ed io ho accettato.
Forse ho fatto male ma visto la mia giovane età e la mia esperienza editoriale le condizioni mi sembravano buone.
Poi l’editore ha una buona distribuzione.

grazie ancora

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 19:57 da francesco


Carissimi,
anche io consiglierei di stare attenti agli editori che chiedono “contributi” che poi sono in verità le spese di stampa. C’è però anche da dire che una volta firmato il contratto con un editore, diciamo professionale, vale a dire uno che abbia alle spalle degli editor, impaginatori, una società di distribuzione, un ufficio stampa ecc., be’ a quel punto la responsabilità delle vendite ricade abbastanza sull’autore. Mi spiego meglio: un grande editore che decida di investire in un esordiente si aspetta che questo venda almeno un tot di copie. Di solito, se questo non accade, l’autore di cui sopra non viene ripubblicato. Dico questo solo per chiarire che pubblicare con Mondadori non vuol dire essere “arrivati”, questo semmai è il punto di partenza. La fortuna c’entra sempre, come in tutto. Se pubblico con Einaudi e vendo duemila copie, ad esempio, riparto da zero senza passare per il via, e questo ve lo assicuro. Non mitizziamo troppo i grandi editori. E soprattutto non aspettiamoci necessariamente vendite stratosferiche laddove il nostro libro venga distribuito capillarmente. Ah, un’altra cosa: il contratto di un esordiente quasi mai prevede, da parte dell’editore, la responsabilità della promozione del libro, questa è di solito una gatta che deve pelare il novellino. Ecco perché esistono gli agenti letterari, che però non si occupano di esordienti. Bello, no? Una vera giungla ragazzi, non scherzo, e vi saluto calorosamente.

Postato venerdì, 17 novembre 2006 alle 22:22 da Nessie


Caro Massimo,
proprio un bellissimo argomento questo!!!
Le risposte potrebbero essere più di tre.
A voi e a me decidere a quale dare la precedenza.
La vogliamo mettere sul tragico-comico? Orbene, quasi tutti gli scrittori in erba sbattono la testa nel loro percorso creativo e divulgativo con un editore che gli chiede degli spiccioli o tanti soldini per pubblicare il libro nel cassetto….e non posso qui spiegare per mancanza di tempo e spazio da cosa dipenda l’entità della somma…certamente molto dal numero di copie pattuite e di questo non fa menzione nessuno degli intervenuti nel blog…ed è una grossa lacuna perchè chiedere 1200 euro per 1000 copie è da considerarsi quasi un regalo….e contate pure il numero di pagine, il formato, il tipo di carta, la rilegatura, la prima e la quarta di copertina, e buon ultimo il numero degli inserimenti di foto a colori…Detto questo fatto il prezzo….del solo elemento cartaceo. Poi, aggiungiamo la divulgazione, la pubblicità, i passaggi radiofonici o tv, le presentazioni di vario tipo…e allora che ci stiamo a lamentare, non pretenderete mica che a questo mondo, a noi signori poeti, scrittori, musicisti, pittori e fotografi sia riservato un trattamento miracoloso…una manna dal cielo!!!!Insomma, pretendere che qualcuno lavori gratis per degli “illustri sconosciuti” mi sembra una cosa impossibile almeno su questo pianeta….Soltanto le mamme lavorano gratis tutta la vita!!!!
Poi, occorre considerare quella stragrande parte di editoria che se ne strafotte della sensibilità dell’incauto esordiente e se ne approfitta in tutti i sensi: qui secondo me dovrebbero scattare le manette.
Per quanto mi riguarda, m’è capitato di rifiutare un’offerta editoriale a pagamento ma l’ho fatto soltanto perchè mi avrebbero pubblicato quello che avevo già personalmente e autonomamente pubblicato…magari con una veste grafica neanche scelta da me che sono una pignola terribile…e poi, la verità è che in quel momento i soldi li avevo finiti….e chiederli alla mia famiglia mi pesava molto, dal punto di vista economico sono sempre stata libera da compromessi di ogni genere e in quel momento dell’offerta, i miei averi erano destinati ad una prole in arrivo: cioè ai miei nipotini….quindi, non accettati l’offerta. Devo confessare, però, che dopo aver pubblicato due libri da sola, stando otto ore in tipografia a controllare virgole, parentesi e dintorni….mi sono resa conto che poter avere un’equipe di esperti di editor a disposizione, strumenti tecnologici all’avanguardia, materiale cartaceo ottimo….sarebbe uno splendido sogno!!!!Perchè se è complicato scrivere, progettare e stampare e divulgare un libro è direi massacrante seppur un percorso che arricchisce molto. Sogno ardentemente di poter pubblicare un libro dove poter inserire tutti i carattere gotici, calligrafici ornati, insomma gli incipit di lusso come gli chiamo io, con lettere dorate e tutte le foto piene di miliardi di pixel colorati e non mi si chieda un centesimo in più…..Potrei scrivere un romanzo molto movimentato sullo svolgimento della stesura di sette sedicesimi di foto….ricordandomi del modo drastico che usai nello sforbiciare ed eliminare foto a colori per risparmiare sui costi..e di come mi inventai un intero sedicesimo tutto a colori in fondo al testo scritto, facendo mia una originale veste editoriale dove le foto diventarono una bella galleria artistica da me denominata “Galleria del – Ti Amo -” addirittura in lingua aramaica….Vedete come necessità fa virtù….e lo sforzo poi alla fine viene premiato…perchè riunire le foto a colori tutte in un sedicesimo fa risparmiare sui costi di stampa….
Come al solito mi sono allungata troppo….e alla fine per concludere posso dire che è talmente pieno di insidie e di difficoltà il cammino di uno scrittore esordiente che spesso ho scritto le mie ultime volontà inserendo una frase, questa: “dopo la mia morte, esigo che tutto il materiale venga eliminato”….Confesso che ho cambiato spesso intenzione, ma la rabbia e l’umiliazione subite spesso, mi costringe e sollecita fior di vendetta….che spero di non mettere in pratica….Comunque, davanti ad ogni diniego o porta chiusa ho sempre reagito positivamente più o meno facendo poi alla fine quello che avevo in mente di fare….Auguro a tutti gli esordienti come me di resistere e di continuare a scrivere come se nulla fosse…alla faccia di e alla salute di tutti!!!!
E che la Costituzione ci protegga sempre più che altro dagli invidiosi e da quelli privi di talento.

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 01:54 da Gabry Conti


segue…
Ora faccio la seria e aggiungo qui di seguito sempre sullo sesso argomento:
“Spunti di riflessione”
1. Quando non c’era il Word…
2. Correzione di bozze: si preferiscono quattro occhi perchè due non bastano neppure con gli occhiali…
3. Quando pensi di aver assemblato tutto il materiale per la stesura, sappi che l’impresa è appena iniziata….
4. Attenzione a non inciampare in tipografia l’insidia è sempre in agguato!
5. Se pensi ad un libro tutto colorato, sei veramente daltonico e tutte e soltanto verdi diventeranno le tue tasche o rosso il conto in banca.
6.Sappi che la tua poesia che ritenevi fosse la migliore dovrai scartarla: i sentimenti non sono fotogenici…
7. Il testo migliore sarà quello scritto all’ultimo momento magari all’inpiedi.
8. Se pensi di aver inserito qualche idea originale, stai pur certo che prima che il tuo libro sia finito, ti accorgerai che la telepatia che c’è in giro la fa da padrone e arriverà prima di te.
9. Nessuno nel campo della diffusione delle idee è padrone assoluto delle proprie neanche delle più strane….l’etere è stracolmo di orecchie.
10. Non credere di fare soldi scrivendo e pubblicando libri di poesie…se ti dice bene, forse i tuoi pronipoti ne godranno qualche vantaggio, ma non è certo.
11. Agli esordienti quando va bene, alla fine di un lungo calvario di “maltrattamenti e spese impossibili” non passa la voglia di continuare a scrivere e questo è l’unico premio.
(Io sono già approdata alle attività consolatorie e da poetessa in erba anche a pittrice in erba, o tra l’erba perchè disegno tutti quei fiori che non ho potuto far stampare nei miei libri perchè i fiori stampati costano più delle orchidee fresche). Cambiare mestiere per gli esordienti è una pausa inevitabile per non soccombere e per rigenerarsi e riprendere fiato.
12. Se esci vivo da una esperienza editoriale in proprio…ti verrà da ridere a crepapelle qualora qualcuno ti facesse notare che hai sbagliato un congiuntivo….perchè i verbi per te non hanno più alcun valore se non quello di interrogarti sul perchè anche il computer e tutti i programmi di editor facciano a pugni con le coniugazioni ed invece si comportino come degli ubriachi aggiungendo o togliendo vocali come in una danza dispettosa…nonostante tu ce l’abbia messa proprio tutta a leggere e a rileggere ogni riga….
13. Per finire qui: un piccolo avvertimento…non aspettatevi una recensione migliore dal miglior critico letterario del momento, quello manco saprà mai il vostro nome, ma state certi che la recensione più sentita e che vi commuoverà vi arriverà da quell’amica che magari di letteratura ricorda soltanto il 5 maggio.
14. La frase più bella che uno scrittore esordiente si sente dire dai suoi lettori: “Leggo il tuo libro ogni sera, lo tengo sul comodino”. E’ il massimo: per noi diciamocelo questo è un trionfo…..
Alla prossima

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 02:48 da Gabry Conti


Carissimi,
come ho già avuto modo di scrivere in passato su altri siti, chi pubblica
gratuitamente è una persona conosciuta anche se è alla sua prima opera.
(Vedi prefazione di Umberto Eco al libro del Prof. Mauri). Essere conosciuti significa mettersi alla prova su riviste minori, partecipare a discussioni, a riunioni cenacolari, inviare lettere ai quotidiani, anche polemizzando, in modo che il proprio nome cominci pian piano a circolare. Ciò richiede tempo, molta umiltà e pazienza. Attraverso le biografie dei “grandi” si viene a sapere come molti di loro siano giunti alla pubblicazione dei loro capolavori solo dopo innumerevoli rifiuti da parte di Case editrici a dimostrazione che la capacità valutativa degli Editori non è sempre infallibile. Un’altra via può essere quella dei Concorsi Letterari. Anche se in alcuni viene spesso sfruttato l’ingenuo velleitarismo di autori le cui opere raramente trascendono i limiti dell’hobby, per chi sa scegliere esistono premi rigorosi che offrono ai vincitori denaro e pubblicazione gratuita. Non avranno l’importanza di un Campiello o di un Viareggio ma spesso annoverano tra i partecipanti anche grandi nomi in incognito.
Il contributo richiesto mi pare accettabile a condizione che l’Autore non
si illuda sulla eventuale divulgazione dell’opera da parte della Casa
Editrice per la quale “divulgazione” è spesso metafora di “macero” in
quanto si sentirà già appagata dal contributo. Dovrà essere l’Autore a
proporre e divulgare il proprio libro.
Certo, se si tratta di personaggi televisivi è tutto più semplice: per
loro è sufficiente “PEDESCRIVERE”.

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 12:21 da Maria Luisa Papini Pedroni


Grazie mille a tutti per i vostri preziosi interventi.
Ne approfitto per salutare lo scrittore Renato Di Lorenzo, che ha dato il via alla sequela di commenti. Di Lorenzo si divide tra pubblicazioni tecniche per “Il Sole 24Ore libri” e la narrativa (mi viene in mente “L’assalto”, ediz. Mondatori). Tanti in bocca al lupo a Renato per i nuovi nati: “Katarina e il pericolo della neve”, Foschi editore; “I trafficanti”, Hobby & Work; il manuale di scrittura creativa dal titolo stimolante “Smettetela di piangervi addosso. Scrivete un bestseller”, ediz. Gribaudo.
Ringrazio e saluto il musicologo Alessandro Romanelli per averci raccontato molto dettagliatamente la sua esperienza.
A Olimpia che domanda “sapete dirmi se in italia esistono riviste che pubblichino racconti (a parte Intimità!)? In America è il modo migliore per farsi conoscere…”… rispondo così: dà un’occhiata a questo post ( http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine/2006/10/pubblicare_su_r_1.html )
Mi sembra molto interessante quanto scritto da Nessie… da rifletterci su
E poi ringrazio Gabry per i suoi due interessanti interventi fiume.
Naturalmente… la discussione rimane aperta per altri contributi.

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 12:37 da Massimo Maugeri


Carissima e ben ritrovata Maria Luisa, mi sembra di averti letto anche nei forum del “Corriere”, o sbaglio?
Comunque sia, quello che tu intendi per “essere conosciuto” io non lo capisco proprio.
Credo di potermi arruolare tra i proponibili ai Guinness dei primati in fatto di pezzi scritti, di concorsi letterari, e di tutto questo meccanismo stravagante non poco di partecipazione personale o individuale alla diffusione di opinioni….Prima o poi, essendo per natura un’archivista provetta, assemblerò tutto il materiale che mi appartiene e che è stato pubblicato dovunque, comprese alcune recensioni molto particolari e ne farò un master di scrittura libera e variegata che spazia dal potere degli aromi nei confronti della memoria olfattiva dell’uomo al pediluvio mentre scrivi un canto gregoriano, ai cassonetti scassati delle nostre città, alle buche delle strade per asfalto al cioccolato….e via discorrendo, se può interessare un saggio sul cammino di un creativo vero, sono a disposizione ma non pagherò neanche un centesimo….Cara Maria Luisa, purtroppo, non fai cenno alle forze politiche che incidono non poco sulla diffusione o meno di pezzi d’autore…e credimi, è molto diffusa una greve operazione di spremitura di cervelli a loro insaputa ma non tanto…e le idee buone eccome se vengono apprezzate ma in questo mondo grigio non vale il proverbio che chi disprezza compra, anzi chi disprezza…ruba…..Ciao, carissima e facciamoci una risata… e consigliamo a chi non ha coraggio di combattere nel difendere i propri pensieri non di darsi all’ippica, come si suol dire, perchè per farlo occorrerebbe essere amica di Andreotti…e dintorni, ma anche amando molto i cavalli che reputo spesso più arguti degli uomini, io se mi stanco di scrivere mi darò alla pittura e vedrai che razza di caricature so fare….quella di Prodi mi viene benissimo, e non me ne spiego il motivo…..sarà forse per i geni emiliani che abbiamo in comune e per la passione dei tortellini, ma costoro, i tortellini piacciono anche ai cinesi, quindi a molta gente….sarei curiosa di sapere se sono graditi anche ai giapponesi ai quali la ricetta vera l’ho fatta conoscere per vie diplomatiche….un ciao da una scrittrice che non sopporta che uno stato consenta l’uso di droghe più di quelle che si possono adoperare per la terapia del dolore…per la quale siamo ancora molto indietro..ma ci sono speranze….ciao ancora prima che riesca ad arzigogolare all’ennesima potenza…..
Un consiglio, se avete idee, spendetele bene e imbastite dei trabocchetti per coloro che se ne vorrebbero appropriare gratis……I progetti divini sono cose preziose e molto personali anzi personalizzate molto bene da un datore di lavoro che assume a tempo indeterminato, quindi avanti con i tempi…e fuori dal tempo.(cmg)

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 12:45 da Gabry Conti


E’ sabato e di solito dopo le 14 smetto di lavorare….
Così, vi dedico una mia dedica che ho inserito nel mio ultimo libro di poesie, spero possa essere di una certa utilità per gli esordienti come me un po’ maltrattati…
“Qualunque sia il suo costo il Libro è sempre un dono”

L’ho scritta e pensata in un giorno di dicembre di qualche anno fa….Credo sia un buon finale almeno per me, su questo argomento libri a pagamento….anche per evitarmi di diventare più fetente di quel che vorrebbe certuna società che non ti comprende…..Riuscire ad amare il libro nonostante tutto e nonostante il tempo che non lievita come vorremmo…..Buona domenica!

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 13:13 da Gabry Conti


Quest’anno mi è capitato di ricevere due proposte a pagamento da parte di due case editrici. Una era una casa editrice di Bologna (io sono della provincia di Bari), dunque per sentire la loro proposta ho dovuto viaggiare fino a Bologna; la seconda è una casa editrice di Bari (nessun problema di spostamento). La prima mi ha offerto un contratto che prevedeva il pagamento di quasi 6000 euro di contributo, con il 15% sui diritti d’autore; la seconda di 2000 euro più l’acquisto da parte mia di 400 copie con lo sconto del 30% sul prezzo di copertina (il prezzo di copertina è di 12 euro, quindi sarebbe venuto circa 9 euro a copia). Ho dovuto mio malgrado rifiutare: primo, perché è una cifra troppo alta; secondo, perché non ho ad ogni modo garanzie di coprire le spese. Chi acquista i libri di uno sconosciuto? E’ chiaro che quando sei esordiente non vuoi guadagnare, ma se paghi per la pubblicazione vuoi almeno pareggiare entrate e uscite. Dunque se l’editore crede davvero nel libro che ha di fronte, se crede che abbia mercato, dovrebbe rischiare, in fondo. Con il pagamento su contributo anche la letteratura “spazzatura” verrebbe pubblicata? Se presentassi un mio romanzo, cosciente della sua mediocrità, lo pubblicherebbero comunque?
Purtroppo ci sono tanti editori che speculano sull’ingenuità dei giovani scrittori che pagherebbero pur di vedere pubblicato un proprio libro. Questi sono editori da abolire.

James Utopia

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 13:26 da Anonimo


Per tutti gli esordienti.
AAA.
Scusatemi se mi firmo così. Tre volte anonimo. Ma ho le mie ragioni.
Vi racconto la mia esperienza.
In estrema sintesi.
Esordisco con un grosso editore. Nessuna raccomandazione. Solo una serie di circostanze favorevoli.
Il libro d’esordio vende circa quattromila copie.
Un migliaio di copie, all’insaputa dell’editore, le acquisto io, “saccheggiando” le librerie della mia regione.
Mi sembra un piccolo investimento necessario. In fondo sono solo all’inizio di una brillante carriera.
Per il secondo libro mi impongo di non acquistare alcuna copia. Le cose, però, si mettono male.
Non più di mille copie vendute.
A quel punto il grosso editore decide di non pubblicarmi il terzo libro.
Decido di rivolgermi alla media e piccola editoria. Con orrore scopro di essere considerato come una sorta di scarto del grosso editore.
Al momento non sono ancora riuscito a piazzare il terzo libro.
Morale conclusiva: meglio cominciare dal basso; partire a razzo può essere deleterio.
Perdonate la laconicità.

Postato sabato, 18 novembre 2006 alle 18:15 da AAA


Grazie del benvenuto Maria Luisa. Mi sembra che tutti i commenti siano più o meno in linea: val la pena sofrire e cercarsi un editore vero; se il libro è buono… prima o poi ci si riesce.
I dolori vengono dopo, perché gli editori veri quasi sempre, per quanto grandi, non rispondono per nulla alle attese del povero scrittore tapino, ma questo è un altro thread :-)

Postato domenica, 19 novembre 2006 alle 08:41 da Renato Di Lorenzo


Vi mando un capitolo significativo. (tratto da “Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura”… stampa alternativa)

14. Sulle Tracce di un editore….

E già che ci siamo restiamo ai furbi locali che Piombino c’ha poca gente che legge ma ci sono tre editori, noi compresi. Mica pochi. C’è uno di questi editori poi che merita di spenderci qualche parola, così tanto per avvertire chi fa lo scrittore ed è alle prime armi. E se vogliamo fare un corso di scrittura creativa facciamo pure degli esempi pratici. Raccontiamo una storia vera, una storia di ordinaria follia per dirla con zio Buck, che si svolge nel 1997, quando sono tornato a Piombino dopo qualche anno che me ne stavo a Pisa e forse era meglio se ci rimanevo. Cominciai a scrivere racconti, cose lacrimevoli che parlavano di solitudine e ritorni, cose che non vi consiglio di leggere e poi mica le trovate, il libro è esaurito e se è rimasta per caso qualche copia vi giuro che la strappo io con le mie mani. Guarda la cosa strana di questi racconti era che facevano cagare, scrittura antiquata e involuta che non vi dico, però nonostante questo, o forse proprio per questo, vincevano un sacco di premi letterari. Mi venne la malsana idea di farne un libro. Fu così che mi capitò tra le mani Tracce, una rivista che erano anni che era in dissesto finanziario e la volevano chiudere, solo che io stavo a Pisa e mica lo sapevo. Me la ricordavo ai tempi del liceo, negli anni Settanta, rivoluzionaria e ribelle come tutte le riviste di sinistra. Pubblicava racconti underground e storie vere. Autore editore tuttofare era un furbastro anarcoide che non lavorava più in fabbrica da quando aveva messo su quella specie di casa editrice. Come vivesse non si sapeva. Lui diceva che faceva il fotografo di strada, che era un randagio della letteratura. Tipo affascinante, parola sciolta e modi affabili. E poi era un anarchico, via. Come non fidarsi? Ricordo ancora che la rivista mi piacque parecchio. Parlava di Pasolini, del Sessantotto, di Kerouac e beat generation. Decisi di spedire alcuni racconti.
L’editore si fece vivo entusiasta dopo tre giorni.
“Sai che sono belli?” disse.
Lo ringraziai soddisfatto e pure un po’ emozionato.
“Allora li pubblicherà su Tracce?” risposi.
“Non solo” proseguì “ne potremmo fare un libro”.
Un libro. I miei racconti sarebbero diventati un libro.
Ci vedemmo a casa sua. Mi disse subito che produrre un libro aveva un costo e che occorreva un contributo da parte mia, lui però avrebbe mandato copie ai critici e alla stampa, organizzato presentazioni in Toscana e curato la distribuzione nelle Feltrinelli. Tiratura mille copie, per iniziare potevano bastare. Dovevamo solo selezionare i migliori racconti e quelli scartati sarebbero andati su Tracce. Titolo dell’opera: Lettere da lontano. Lo scelse lui. Disse che faceva tanto Dostoevskij. Io corressi le bozze e soprattutto staccai l’assegno, che era ben più di un semplice contributo. L’editore in cambio mi consegnò cinque o sei scatoloni di libri e non si fece più vivo. La stampa si occupò di Lettere da lontano solo perché glielo portai di persona. E poi la stampa, via… Il Tirreno cronaca di Piombino e pochi altri. Neppure le librerie locali avrebbero avuto le copie, se non le avessi portate io. Altro che Feltrinelli. Altro che critici. Non impiegai molto a capire che l’interesse dell’editore si era esaurito con la consegna dell’assegno.
Il seguito della storia parla di presentazioni organizzate da solo, di rapporti con i librai tenuti di persona e di numerose partecipazioni a premi letterari, spesso pure vinti, con mio grande stupore di oggi che se leggo Lettere da lontano mi vengono i conati di vomito. Però c’ho imparato il marketing da questa storia e ho fatto l’addetto stampa di Gordiano Lupi e anche l’agente pubblicitario. Il libro ha pure venduto. Se lo avessi pubblicato con Il Foglio Letterario avrei speso quasi niente e ottenuto gli stessi risultati.
Un paio d’anni fa poi gli ho scritto una lettera a questo anarchico di Tracce che non si era fatto più vivo. Volevo un rendiconto vendite, mica la luna. Risponde il suo avvocato. Un penerone biondo che pare dorma in piedi, però fa l’avvocato, che fare l’avvocato in questa città di zombi lo possono fare proprio tutti, guarda. Non è previsto alcun obbligo di rendiconto, scrive l’avvocato, l’editore può fare cosa crede delle sue copie, il suo cliente, proprio per farmi un favore, mi libera dal contratto e rinuncia ai diritti, che per essere fesso pure i diritti gli avevo ceduto.
E allora impara, amico scrittore alle prime armi che mi leggi, impara da questa storia che io adesso qualcosa ho imparato. Non ti fidare di chi ti chiede i soldi per pubblicare, pure se è anarchico e ti parla di Pasolini, pure se dice di aver fatto il Sessantotto, che di sicuro mica è vero, lui magari occupava le scuole per scopare di nascosto con la ragazzina, come abbiamo fatto in molti. Se vuoi stampare un libro vai in tipografia e se sei di Piombino te ne consiglio uno che costa pure poco, suona anche l’organo in chiesa ed è parecchio bravo, si chiama Michele e io ci stampo pure Il Foglio Letterario e parecchi libri delle Edizioni Il Foglio. Ecco, questa se vuoi è una lezione di scrittura creativa. Abbiamo capito la differenza tra editori e stampatori.

Postato domenica, 19 novembre 2006 alle 13:15 da Gordiano Lupi


E credo che la difficile arte del marketing di se stessi Giordano Lupi l’abbia imparata davvero bene.

Saluti
Giancarlo

Postato domenica, 19 novembre 2006 alle 13:44 da Giancarlo Cobino


Alla fine, mi reputo un cane di razza….il fiuto di non accettare offerte a pagamento da editori furbetti l’ho avuto da subito e devo dire grazie alle mie nonne che mi hanno insegnato che nessuno ti regala niente per niente….ma come è triste il panorama di questo nostro pianeta…e pensare che ogni libro che mi sono autoprodotta ho sempre pensato di darlo in beneficienza, ma qui su questa terra è difficile anche essere solidali, perchè la bontà e la condivisione è considerata dabbenaggine….Buona fortuna, ragazzi e tenete duro….questi padroni del sotto-mercato editoriale, credono di essere furbi ma alla fine cadranno nella stessa fossa che si stanno scavando…che è fatta di tutte le parole e le opinioni degli scrittori onesti…..ciao ciao
Infatti la mia più indovinata citazione che la dice lunga sul mondo della comunicazione è la seguente: “Tutto rimbalza, niente è ovattato, tutto ha un peso” (pubblicata su “e se fosse: profumo di sostanza?”) regolarmente depositato alla Siae dove guarda caso, la normativa mi ha concesso anche di essere iscritta nella sezione Musica come autore….sempre alla faccia di quei furbi mangia idee…..e ora….udite, udite, ho appena terminato il mio cd…..buon ascolto a quei tre o quattro fortunati….ma a me bastano.

Postato domenica, 19 novembre 2006 alle 17:54 da Gabry Conti


Memo:
Devo confessarvi che per riuscire a rimanere indipendente e a non accettare compromessi si deve rinunciare a qualcosa come segue:
1. Rimanere ignoti o quasi
2. non guadagnare niente
3. avere gioielli di un valore inferiore ai 70 euro
4. non avere abiti firmati
5. non tingersi i capelli
6. non fare vacanze a 4 stelle
7. Niente lussi insomma…tanto io mi sento bella anche con poco, siamo la generazione di chi andava a letto contento con una frittata di patate…e carosello.
9. Ma poi, non vedete come scorre il mio pensiero, altro che Pirelli su e Pirelli giù…roba da vecchi con i fitri!!!!
10. niente spese superflue, insomma….ma essere padroni dei propri pensieri e dei propri libretti amatissimi fatti come pare a me……ai posteri l’ardua sentenza….io sono libera …..

Postato domenica, 19 novembre 2006 alle 18:11 da gabry conti


Interessante il post di AAA… quando dico che iniziare dall’alto è pericoloso, tutti mi danno addosso ;-(
Meglio fare piccoli ma costanti gradini verso l’alto :-)
Ciao

Postato lunedì, 20 novembre 2006 alle 11:28 da Alessandro


credo sia illuminante quanto Giulio Mozzi, scrittore ed editor abbastanza conosciuto nel mondo dell’editoria, scriva qui: http://www.vibrissebollettino.net/archives/2006/11/alla_cieca.html#more
perché poi è importante cercare qualcuno che si stima sino in fondo e che, in ultima analisi, abbia un qualche motivo per apprezzare e credere in un nuovo autore.

Postato lunedì, 20 novembre 2006 alle 14:20 da francesco


Ciao,
ti racconto la mia esperienza con le case editrici. Dopo aver contattato numerosi editori mi sono reso conto di quanto sia difficile ottenere la pubblicazione del mio romanzo dato che finora mi hanno fatto solo proposte molto onerose. Infatti, per ora si sono fatte vive solo due case editrici: una mi ha telefonato dicendo di essere disposta a pubblicare il libro se mi accollo una parte delle spese (senza specificare quanto…mi hanno detto: “ne parliamo a voce venga a Bologna!”) mentre l’altra mi manda a casa una lunga lettera dove mi fanno tanti complimenti per lo scritto che li ha davvero impressionati e mi allegano un contratto editoriale per la pubblicazione. Peccato che anche questa pretende che io acquisti 150 copie del romanzo a 13 euro l’una (1950 euro in tutto) e loro si accollano tutte le spese per ristampe, pubblicità (mi invitano ad una trasmissione radiofonica e a un evento in una famosa libreria di Roma per pubblicizzare il libro) ecc. Che ne ricavo io? A parte la soddisfazione, mi costa quasi 2000 euro e mi intascherei i diritti d’autore sulle vendite (esclusi i 150 che acquisto io) che sono pari al 10% del prezzo di copertina al netto d’IVA (un euro e spicci per ogni copia se viene venduto a 13 euro). Per rientrare almeno dei 2000 euro dovrei vendere ben 2000 copie e credo che in Italia siano davvero pochi gli scrittori che riescono ad arrivare a queste tirature! Ho pensato che potrei vendere io le 150 copie ma come? Non ho certo tempo di mettere su una bancarella, insomma ho deciso di rinunciare per ora e aspettare le risposte delle altre case editrici: magari ce n’è una che me lo stampa senza richiesta di contributi.
Nel frattempo, ho provveduto a stamparlo per conto mio sul sito http://www.lulu.com che segnalo anche a tutti voi dato che è molto interessante. Lulu.com è il principale marketplace editoriale indipendente nel web per il fai da te digitale, che permette di pubblicare libri, ebook, calendari, immagini, musica e video senza costi iniziali, mantenendo il controllo dei diritti di autore, senza dover pagare tasse di iscrizione o dover effetuare dei minimi d’ordine. Basta impostare il prezzo al quale si desidera vendere la propria opera e il prodotto viene poi stampato nel momento in cui viene ordinato.
Questa è un’opportunità unica, perchè ora, potenzialmente, tutti possiamo essere autori: un gruppo di musicisti che desidera realizzare un CD, dei giovani registi che vogliono realizzare un dvd con i propri cortometraggi, un fotografo che vuole fare il calendario con le sue fotografie o anche solo vendere le proprie immagini online.
A esempio, per il mio romanzo di fantascienza intitolato “La Terra delle Dodici Stelle” in formato 6X9, copertina rigida plastificata a colori (che puoi anche personalizzare con immagini e foto) e 496 pagine mi chiedono 20 euro a copia per le spese di stampa e posso ordinarne anche una sola! Certo, la distribuzione on-line non è la stessa cosa di quella nelle librerie ma almeno a noi poveri autori non costa niente e abbiamo la possibilità di far conoscere le nostre creazioni a tutti quelli interessati. Per ora, l’ho pubblicato l’altro ieri, ho venduto solo una copia ma non dispero di fare meglio in futuro. A chi interessasse mio link è http://stores.lulu.com/store.php?fAcctID=645420

Ciao
Marco

Postato lunedì, 20 novembre 2006 alle 18:34 da Marco


ciao,

anch’io ho provato a far girare i miei scritti (romanzi gialli) ed ho avuto riscontri come questo.
Ho anche chiesto preventivi alle tipografie per la sola stampa (mi sarei occupata io personalmente di tutto quanta la distribuzione) ed ho trovato costi simili ai 1.200 euro che invece qui sono richiesti da una casa editrice.
Io penso che non sia esagerato il costo, certo, manca di professionalità, e qualunque casa editrice lo fa per gli stessi soldi…ma credo che oggi sia importante comunque farsi conoscere…a quale prezzo?
Se va bene, anche a 1.200 euro…si investe sul futuro!
In bocca al lupo a chi parte per questa avventura!
Dopo il primo libro, naturalmente, le regole si possono cambiare.
Io invece ho trovato un editore interessato che non mi ha chiesto, per ora, dei soldi, ma devo riscrivere tutto il mio romanzo …al passato remoto!!!!!!
ciao a tutti
Lorella

Postato martedì, 21 novembre 2006 alle 13:45 da Lorella


E ci risiamo, ancora con questa indicazione dell’importo di 1200 euro, ma Lorella e tutti gli altri del forum, mi volete dire, per favore, il numero di copie che vi stampano con questi famigerati – 1200 euro -????
Però, alla fine della lettura dei vostri interventi mi sento come consolata….e penso che ci sarebbe proprio bisogno di redigere un super racconto sulle nostre vicissitudini di scrittori molto ma molto idealisti….e descrivere più da vicino il mondo di questa specie di editoria dell’elemosina….
Però, vi devo confessare un segretuccio che segreto non vuole più rimanere….Ho sempre accettato di farmi pubblicare qualche poesia comprese le brevi noti biografiche su di me autoprodotte, e pagando magari soltanto il costo di qualche copia, per una sorta di mia anima di volontario. Sì, avete capito bene, ho accettato di pagare case editrici soltanto per consentire a quelle ragazze gentili che ti telefonano a nome di queste case editrici “mercantili” di mantenere il loro impiego. Tutte le volte che ricevevo tali offerte, ero lì, lì, per esplodere per la rabbia, ma poi pensavo che accettare era un modo per garantire il lavoro e lo stipendio a tutte queste giovani che lavoravano magari a tempo determinato presso queste case editrici…e così accettavo l’offerta. Mi sono concessa una specie di beneficienza contribuendo sia in denaro che con la materia prima delle mie opere…E credetemi mi sono sempre sentita molto contenta…..Siete liberi di pensare che io sia un’ingenua…ma io l’ho fatto veramente col cuore…Ora, che sono trascorsi ormai più di ventanni da quando ho iniziato a scrivere, comincio a volermi un po’ più di bene….e sto per porre termine a questo commercio dello spazio cartaceo…..quello che scrivo, e sono tornata a scrivere a mano…sul computer metto soltanto poca roba…..e magari solo i contributi nei blog, specie dove si possono inserire anche fotografie, perchè adoro il colore…..
Inoltre, ho capito, alla fine, che il mio grande amore è il cinema….anche se lo frequento poco, ma soltanto per non ingrassare, perchè capirete…seduta al computer, seduta a scrivere, seduta, seduta, seduta fin troppo, se vado anche al cinema diventerò obesa….e così, quei dialoghi che non scrivo, li penso…e ho la testa piena di pensieri e di immagini….Nutro la speranza di poter scrivere un copione di vero cinema italiano alla De Sica con un realismo un po’ comico ma ambientato negli anni ‘90 e inizio terzo millennio….Come direbbe Morandi…mi manca….e non sopporto più di vedere storie poco corrispondenti ai miei ricordi….Le storie di Verdone, per esempio, sono simpatiche ma non le sento rappresentative….Però, a lungo andare, riconosco di essere diventata un po’ avara….e mi censuro…perchè alla fine, bisogna credere nei propri sogni…ma tenendoseli ben stretti….farli circolare prima di essere sicuri di poterli realizzare…nun è ccosa!!!…A buon intenditor poche parole….
La verità traspare: siamo gente di cinema e i dialoghi sono dentro di noi…e fuoriescono a fatica….Questa potrebbe essere una fortuna….in un mondo pieno di fauci spietate….occorre stare zitti e fermi…in attesa del momento giusto.

Postato martedì, 21 novembre 2006 alle 19:47 da gabry conti


ciao a tutti, vorrei raccontarvi la mia esperienza, e chiedevi consiglio. ho pubblicato il mio primo libro con un piccolo editore locale senza contributo e con molti elogi. tuttavia, conclusasi la fase “pubblicazione-mediocre distribuzione” la presenza dell’editore si è fatta evanescente, e il mio libro è rimasto sconosciuto al resto del mondo che non fosse la mia famiglia.nessuna pubblicità, nessun marketing, nessuna promozione. a cosa è servita questa pubblicazione se non serve lo stesso a farmi leggere in giro? avevo pensato a farmi pubblicità da sola, ma dopo l’ultima deludente discussione con l’editore, scoraggiata, ho deciso di non fare niente. in fondo, non rientrerei nemmeno nelle spese.
sono confusa.
per questa storia ho accantonato lo studio, non so più se ho solo perso tempo e mi sono svenduta ugualmente.

Postato giovedì, 30 novembre 2006 alle 17:25 da morgana


Morgana, leggendo gli altri messaggi e conoscendo l’esperienza diretta di una mia amica posso dirti che hai tutto il diritto di sentirti soddisfatta e privilegiata. Trovare un editore che crede in te e decide di pubblicarti senza chiederti soldi non è mica da tutti.
Brava.

Postato sabato, 2 dicembre 2006 alle 00:52 da Mark



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